La casa più antica di Parigi, la casa di Nicolas Flamel: L'ALCHIMISTA!

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    Maison du Haut-Pignon a 51, rue de Montmorency,
    3 arr.-Paris- fermata Metrò Rambuteau.


    A questo indirizzo di Parigi troverete, se vi capita di passare di là,
    la casa più antica della città.

    L'importanza di questo edificio non risiede solo nel primato che
    le spetta di diritto poichè la sua costruzione risale al 1407,
    dato comunque di tutto rispetto in una città estremamente ricca
    di storia come Parigi.

    Questa è la casa di Nicolas Flamel, L'ALCHIMISTA per eccellenza!

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    Nicolas Flamel (Pontoise, 28 settembre 1330 – Parigi, 1418),
    scrivano e copista dell'Università di Parigi,
    celebre alchimista francese del XV secolo.

    Le leggende narrano che riuscì a perseguire due magici
    traguardi dell'alchimia, quelli che sono ritenuti gli obiettivi principali
    di questa pseudoscienza:

    * Creò la pietra filosofale, in grado di trasformare il piombo in oro.

    * Ottenne l'immortalità assieme a sua moglie Pernelle.


     
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    Nicolas Flamel proveniva da una modesta e dignitosa famiglia
    che lo fece studiare. Divenne copista e in seguito giurista.
    In quel tempo era un'attività redditizia e di notevole importanza,
    poichè dava la possibilità di insegnare a leggere e a scrivere
    anche a coloro che erano agiati e nobili, ma non lo sapevano fare.

    Ma una notte la vita di Flamel subì una svolta decisiva.

    Nicolas vide un Angelo in sogno e il messaggio
    che ricevette dall'Angelo lo sconvolse.

    “Guarda bene questo libro, Nicholas.
    All’inizio non comprenderai niente di esso,
    né tu né altri uomini.
    Ma un giorno vedrai in esso quello
    che nessun altro uomo
    sarà capace di vedere.”


    La cosa incredibile era che Nicolas non lo aveva mai visto dal vivo,
    quel libro, e non lo vide fino ad un giorno del 1357,
    quando lo riconobbe, in mano ad un venditore che non conosceva
    e che stava per mandare via.

    Quando notò il libro che teneva in mano, il cuore gli fece un balzo
    in petto e si affrettò a comprarlo.

    Racconta Flamel: “La legatura in solido ottone, dentro vi erano figure
    e caratteri che non erano latini e neanche francesi.
    Era stato scritto con una matita di piombo, su fogli di corteccia
    ed era stranamente colorato.
    Sulla prima pagina, in lettere d’oro, appariva questa dicitura:

    Abramo l’Ebreo, Prete, Principe, Levita, Astrologo e
    Filosofo alla nazione degli ebrei dispersa in Francia
    (o fra i galli) dall’ira di Dio, augura Salute”.


    Quindi seguivano grandi maledizioni e minacce contro chiunque
    avesse posto i suoi occhi su esso senza essere un sacerdote o
    uno scrivano. La parola misteriosa maranatha,
    ripetuta parecchie volte su ogni pagina,
    accresceva il senso di paura che incuteva il testo".

    Nicolas era uno scrivano!

    Perchè non aprire dunque quel libro?

    Lo fece.


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    Questa serie di sette figure si dice sia una copia dall'originale
    "Libro di Abramo l'Ebreo".
    Non esistono versioni precedenti di queste immagini,
    mentre ve ne sono alcune molto ben colorate in alcuni
    manoscritti del tardo 17° secolo e del 18°.

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    Mercurio incontra Saturno

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    Dragoni planetari su una collina

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    I giardinieri

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    Il massacro degli innocenti

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    Il caduceo alato di Mercurio

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    Il serpente crocifisso

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    Serpenti sulle colline



    Edited by Sad Calipso - 25/6/2010, 18:18
     
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    Il testo si rivelò di assai ardua comprensione, con iconografie
    che Flamel non poteva interpretare. Tuttavia Flamel intuì che
    c'era un messaggio sotteso in esse, una metafora che ormai
    doveva cogliere. Anzi,comprese che era il percorso da seguire
    per giungere alla trasformazione del piombo in oro,
    della materia in spirito.

    Non fu avida volontà di raggiungere ricchezza e potere,
    quella di Flamel, ma la perseveranza di lavorare su se stesso,
    di sentirsi investito di una missione divina, e Dio sarà sempre
    la Grande Luce, il Fuoco per lui.

    Senza l'aiuto divino, egli era conscio che non sarebbe mai
    arrivato a comprendere il 'grande segreto della Natura',
    dunque iniziò a lavorare dentro di sè, con l'aiuto della moglie
    Pernelle -animicamente a lui affine- e contemporaneamente
    intuendo che necessitava di ulteriore conoscenza, che non possedeva.

    Sempre Dio avrebbe guidato i suoi passi. Era conscio che doveva
    fortificarsi per sopportare la tempesta di luce che l’avrebbe scosso
    nel momento in cui la verità avesse preso il suo cuore.

    Solo allora riuscì a realizzare il suo desiderio.
    Perchè qualsiasi cosa di buono e di grande possa accadere ad
    un uomo, esso non è che il risultato della coordinazione dei suoi
    sforzi volontari e del malleabile destino.

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    "Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi, lavora e allora troverai"(Mutus Liber,XIV Tavola)*


    Fu un percorso lungo e faticoso per Flamel che richiese
    ben vent'anni di instancabile ricerca.

    Flamel fu anche sviato nelle operazioni alchemiche dai falsi
    insegnamenti di un tale Anselmo, un medico che si professava
    in grado di svelargli i segreti contenuti nel mirabile libro.

    Sfibrato, decise di aver bisogno del supporto di un esperto in
    Cabbala ebraica, dal momento che il libro era scritto in
    ebraico antico. A quel tempo, però, gli Ebrei erano stati espulsi
    dalla Francia perchè perseguitati e molti si erano stabiliti
    in Spagna sotto i più illuminati domini arabi.

    Nelle sinagoghe, centri di Cultura preminenti, si studiavano e
    traducevano manoscritti antichissimi.

    Partì quindi per la volta della Galizia, come pellegrino,
    per San Giacomo di Compostella dove andò subito a fare voto.

    Cercò per anni qualcuno che potesse aiutarlo, ma trovò diffidenza
    in quanto era europeo e soprattutto francese fino a che
    -quasi sulla via del ritorno- a Lèon, venne messo in contatto con
    Maestro Canches, che finalmente si dimostrò in grado di dargli
    l'aiuto di cui era alla ricerca.

    Il libro di Abramo, gli disse, era un manoscritto che si credeva
    ormai perduto e Canches si irradiò di luce quando lo vide tra
    le mani di Flamel.

    Nicolas aveva all'incirca 50 anni, la moglie Pernelle lo
    attendeva a casa e mandava avanti gli affari di famiglia.
    Nicolas non vedeva l'ora di tornare a riabbracciarla.
    Propose a Canches di ritornare insieme a Parigi, dove
    avrebbero potuto fare le loro ricerche di alchimia.

    Tra il Maestro e Nicolas si stabilì un legame di fratellanza.
    Canches non conosceva, con tutta probabilità, integralmente
    il segreto contenuto nel libro, ma decise di seguire Flamel a
    Parigi, dove avrebbero potuto studiarlo a fondo.

    Era ebreo, però, e non avrebbe potuto entrare in città.

    Arrivò perfino a convertirsi pur di raggiungere lo scopo prefisso,
    ma in pochi giorni morì a causa di una malattia e
    Flamel lo seppellì nella chiesa di S.Croce.

    Prima di morire, Canches rivelò a Flamel il significato della
    formula misteriosa sulla quale avrebbe dovuto concentrarsi
    e continuare a lavorare.

    Ora, Flamel, doveva proseguire da solo.
    Quel po' che aveva appreso da Maestro Canches doveva bastargli.
    Trascorse più di tre anni a completare la sua conoscenza,
    ma alla fine di questo periodo, la trasmutazione fu compiuta.

    Avendo imparato quali materiali fosse necessario mettere insieme,
    seguì strettamente il metodo di Abramo e il 17 gennaio 1382
    cambiò una libbra di piombo in argento, e il 25 aprile fece lo stesso
    per ottenere oro puro.


    E simultaneamente, compì la stessa trasmutazione nella sua anima.


    Dalla sua passione, mischiata in un invisibile crogiolo,
    riuscì ad emergere la sostanza dello spirito eterno.

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    Edited by Sad Calipso - 25/6/2010, 18:56
     
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    Da questo momento, secondo i dati storici, il piccolo venditore
    di libri divenne ricco. Creò molte case di ricovero per poveri,
    fondò tre ospedali, e fece ingenti donazioni alla chiesa.

    Ma non usò mai le sue ricchezze per accrescere il suo
    benessere personale, o per soddisfare le sue vanità.

    Non cambiò niente della sua vita modesta.

    Con Pernelle, che lo aveva aiutato nella ricerca della
    Pietra Filosofale, dedicò la sua vita ad aiutare il prossimo.

    "Marito e moglie soccorsero poveri ed infermi, fondarono ospedali,
    costruirono o ripararono cimiteri, restaurarono la facciata di
    Saint Genevieve des Ardentes e contribuirono all'istituzione di
    molti istituti di cura" secondo lo storico Louis Figuier.

    Nello stesso tempo in cui imparava come far derivare l'oro da
    qualsiasi materiale, acquisiva il potere di scrutare nelle
    profondità del suo cuore.

    Grazie al libro di Abramo l'Ebreo, raggiunse l'appagamento
    dei sensi e delle pulsioni. Sapeva che l'uomo ottiene l'immortalità
    attraverso la vittoria dello spirito sulla materia, per una purificazione
    essenziale, e per la trasmutazione dell'uomo nel divino.

    Dedicò l'ultima parte della sua vita a quello che i cristiani chiamano
    il lavorare per la salvezza personale.

    Ma lui ottenne il suo scopo senza ascetismi o fretta, mantenendo
    l'umile ruolo che il destino gli aveva assegnato, continuando a
    copiare manoscritti, comprando e vendendo nel suo nuovo negozio
    nella rue de St. Jacques la Boucherie.

    Non ebbe mai la tentazione di divulgare il segreto che lo aveva
    rincuorato dopo la lettura del libro, poiché sapeva che la rivelazione
    del segreto ad un'anima non preparata poteva solo
    accrescere lo stato di imperfezione della stessa.

    Malgrado sapesse come fare l'oro, Flamel realizzò "la Grande Opera"
    solo tre volte nell'intera vita e mai cambiò il suo stile di vita: tentò solo
    di alleviare il male che vedeva attorno a sé.

    E questo è il segno tangibile del fatto che raggiunse
    davvero lo status di adepto.



    Sui passi di Nicolas Flamel

     
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    Flamel trascorse gli ultimi anni della sua vita
    senza speciali eventi scrivendo libri di alchimia.
    Era realmente la vita di uno studioso,
    si svolgeva tra la sua casa alla rue de Marivaux
    e il suo negozio.

    Passeggiava nel Cimitero degli Innocenti, perché
    immaginava che i morti ne avessero piacere.

    Trattò bellissimi volumi di pergamena, miniò messali.

    Prestò la dovuta attenzione a Pernelle quando divenne
    anziana (aveva qualche anno in più di Nicolas),
    e sapeva bene che la vita offre poche cose
    migliori della pace di un lavoro quotidiano e
    di una calma affezione.

    Inizia qui, però, l'ennesimo mistero che avvolge la vita
    di Nicolas Flamel e di Pernelle.

    Flamel stesso pianificò come dovesse essere seppellito:
    alla fine della navata di Saint Jacques la Boucherie.

    La lapide per il suo corpo era già stata fatta: da Flamel!
    (Attualmente la lapide è conservata all'Hotel de Cluny di Parigi.)


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    La scritta sulla lapide dice:

    "Fuoco (luminoso) Nicolas Flamel precedentemente
    scrivano ha lasciato ad opera di questa chiesa
    alcune entrate e case di cui aveva fatto acquisizione
    e comperate al suo diletto per fare certo servizio
    divino e distribuzioni di denaro ciascun anno
    per elemosine che toccano i quindici venti,
    l'hotel Dieu ed altre chiese ed ospedali di Parigi.
    " Siano pregati qui i defunti".

    Poi vi sono due righe sotto l'uomo disteso (che ha un
    cartiglio uscente dalla bocca) che dicono a grandi linee
    che terra siamo e in essa ritorniamo.
    Queste parole fanno capire come Flamel non avesse
    intenzione di eludere la morte,
    considerata come transizione naturale.

    I fatti invece direbbero il contrario!

    Flamel -entrato nel mito- fu 'visto' varie volte durante
    le epoche. Un fatto quantomeno 'inspiegabile' è che
    nel XVII secolo un archeologo (Paul Lucas) mandato
    dal re Luigi quattordicesimo in Oriente per effettuare
    delle ricerche per conto della Francia, testimoniò in
    un libro, Voyage dans la Turquie, pubblicato nel 1719,
    di aver avuto notizie di Flamel da un filosofo,
    appartenente ad un gruppo di Sette Saggi,
    che periodicamente, ogni 20 anni, si trovavano in
    un luogo del mondo.

    In quell'anno si riunivano nella località di Broussa,
    dove si trovava l'archeologo in missione.
    Il saggio gli raccontò che loro possedevano la
    Pietra Filosofale e di conseguenza l'Elisir di Lunga Vita,
    e che anche Flamel, in Occidente, la possedeva
    ed era uno dei Saggi.
    Paul Lucas restò di sasso, apprendendo come
    quell'uomo potesse conoscere non solo Flamel
    ma la maniera in cui avesse ricevuto il Libro di Abramo,
    prima di allora ignorata.

    Il saggio rivelò che Flamel e Pernelle erano vivi
    e si trovavano in India.

     
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    Bassorilievo regalato da Flamel alla chiesa del Cimitero degli Innocenti.
    Esso conterrebbe indicazioni e simoli costituenti la formula per la Pietra filosofale.


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    L'ipotesi dell'immortalità di Flamel fu suffragata
    dal fatto che il suo corpo non giaceva nella tomba.

    L'improvvisa ed estrema ricchezza di Flamel suscitò
    gelosie e maldicenze negli ultimi periodi della sua
    vita e fu così che, subito dopo la sua morte, molti
    loschi individui si misero alla ricerca della
    reale fonte della sua fortuna.

    Vennero depredati molti oggetti
    a lui appartenuti, la sua casa venne spogliata,
    e la tomba venne messa a soqquadro,
    ma del corpo di Flamel non v'era traccia.

    Era appena morto quando la notizia dei suoi poteri alchemici
    e di un'enorme quantità d'oro nascosta da qualche parte,
    si diffuse per Parigi e per il mondo.
    Chiunque si trovasse alla ricerca della famosa polvere del
    progetto che mutava tutte le sostanze in oro
    iniziò a vagare per tutti i luoghi dov'egli aveva vissuto,
    nella speranza di trovare una minuta porzione della
    preziosa polvere.

    E' stato detto anche che le figure simboliche che
    aveva fatto scolpire su vari monumenti sepolcrali,
    per coloro che le potevano decifrare, costituivano la formula
    per la Pietra dei Filosofi.

    In molti, alchimisti e non, giunsero in pellegrinaggio
    per studiare la sacra scienza sulle pietre della casa
    di Montmorency, di Saint-Jacques la Boucherie e
    del Cimitero degli Innocenti.

    Le sculture ed iscrizioni furono rimosse dalle loro sedi.
    Le celle della sua casa furono ispezionate e le pareti esaminate.

    Ma nulla fu rinvenuto, nemmeno il Libro di Abramo l'Ebreo.




     
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    Cosa accadde allora al libro di Abramo l'Ebreo?

    Nicholas Flamel aveva lasciato i suoi documenti e l'intera biblioteca
    ad un nipote di nome Perrier, che era interessato all'alchimia e al
    quale era molto affezionato.

    Non si seppe più niente di lui.

    Senza dubbio beneficiò degli insegnamenti di suo zio e trascorse
    una vita da saggio nell'oscurità che Flamel aveva apprezzato così
    caramente, ma non era stato capace nel contempo di mantenere
    durante gli ultimi anni della sua vita.

    Per due secoli la preziosa eredità passò di padre in figlio, senza che
    nessuno ne avesse notizia.

    Tracce di essa si trovano solo nel regno di Luigi XIII.
    Un discendente di Flamel, di nome Dubois, che doveva possedere
    qualche conoscenza circa la polvere del progetto, gettò all'aria la saggia
    riservatezza dei suoi predecessori, e usò la polvere per stregare i suoi
    contemporanei.

    Alla presenza del Re, si dice che mutò palle di piombo in oro.

    Come risultato di questo esperimento, ebbe molti incontri con il
    Cardinale de Richelieu, che sperava di poter carpire il suo segreto.
    Dubois che possedeva la polvere, ma non era capace di comprendere
    né i manoscritti di Flamel né il Libro di Abramo l'Ebreo, non poteva essere
    per loro di nessun aiuto e fu imprigionato a Vincennes.

    Fu trovato che aveva commesso certe offese in passato, e questo rese
    Richelieu in grado di farlo condannare a morte e confiscare la sua intera
    proprietà. Allo stesso tempo le guardie di Chitelet, senza dubbio
    per ordine di Richelieu, confiscarono la casa che Flamel aveva
    posseduto e cominciarono a cercare da cima a fondo.

    Per vari mezzi, si crede che Richelieu prese possesso del libro di Abramo l'Ebreo,
    costruì un laboratorio alla Chateau di Rueil, che spesso visitava per leggere
    attentamente i manoscritti del maestro e per tentare di interpretarli.

    Ma ciò che un saggio come Flamel era stato capace di comprendere solo
    dopo ventuno anni di meditazione, non poteva essere immediatamente
    accessibile ad un politico come Richelieu.

    La conoscenza della mutazione della materia, della vita e della morte,
    è più complessa dell'arte di pianificare strategie o amministrare un regno.

    La ricerca di Richelieu non diede buoni risultati.

    Alla morte del cardinale, tutte le tracce del libro andarono perdute,
    o piuttosto tutte le tracce del testo, perché i diagrammi sono spesso
    stati riprodotti.

    Infatti il libro deve essere stato copiato, perché è registrato nel XVII secolo
    che l'autore del Trésor des Recherches et Antiquités Gauloises fece un viaggio
    a Milano per vedere la copia che apparteneva al Signore di Cabrieres.
    In ogni caso, il misterioso libro è scomparso per adesso.
    Forse una copia o lo stesso originale riposa sotto la polvere di qualche
    biblioteca di provincia. E può essere che un destino saggio lo manderà
    al momento opportuno ad un uomo che avrà la pazienza di ponderarlo,
    la conoscenza per interpretarlo, il sapere di non divulgarlo troppo presto.

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    Copia del Breviario di Nicolas Flamel trascritto nel diciannovesimo secolo da Albert Poisson.


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    Grazie al meraviglioso Libro di Abramo l'Ebreo tutti gli alchimisti
    dei secoli seguenti hanno avuto l'opportunità di ammirare un
    esempio di vita perfetta, quello di Nicholas Flamel,
    l'uomo che ricevette il libro.

    Dopo la sua morte o scomparsa, molti studenti ed alchimisti
    che hanno dedicato le loro vite alla ricerca della Pietra Filosofale,
    disperarono di riuscirvi per non avere in loro possesso lo splendido
    libro che conteneva i segreti dell'oro e della vita eterna.

    Ma la loro disperazione era fuori luogo.

    Il segreto era diventato vivo.

    La formula magica si era incarnata nelle azioni di un uomo.

    Nessun lingotto d'oro vergine fuso nel crogiuolo avrebbe potuto,
    in colore e purezza, eguagliare la bellezza della saggia vita
    del dotto venditore di libri.

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    La leggenda ha aggiunto qualche dettaglio alla figura
    dell'alchimista Flamel.

    Ma in ogni piccolo spazio in cui germogliano i fiori della
    leggenda, si può trovare, al di sotto, un solido terreno di verità.

    La biblioteca Nazionale di Parigi contiene lavori copiati dalle sue
    stesse mani e originali opere scritte di suo pugno.

    Tutti i documenti ufficiali relativi alla sua vita sono stati trovati:
    il suo contratto di matrimonio, le sue donazioni o lasciti, le sue volontà.

    La sua storia personale riposa solidamente in queste prove materiali e
    sostanziali di cui normalmente si ha bisogno per credere nelle cose.

    E soprattutto esiste la casa al numero 51 di rue Montmorency, a Parigi
    che misteriosamente resiste al tempo da ben 600 anni.





    Nel video si vede un reportage sul 3^ arrondissement di Parigi, e in particolare del suo pezzo forte, la casa
    di Flamel. Un appassionato ed esperto della storia di questo quartiere, Mr. Czarny, spiega a grandi linee la
    storia di Flamel e poi pone l'attenzione sui simboli scolpiti nella pietra del portale della casa.
    Vengono quindi ben inquadrati le iniziali di Nicolas, N, e un simbolo, misto tra F e P, di Flamel e Pernelle.
    La casa è oggi un Hotel Ristorante.



    Edited by Sad Calipso - 26/6/2010, 09:42
     
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    Nella narrazione fin qui svolta si è sempre dato risalto alla forte
    fede in Dio che è stata alla base del percorso di Flamel.
    Con le immense ricchezze a sua disposizione Flamel e la moglie
    si adoperarono per consolare ed aiutare il prossimo, e per questo
    Flamel aveva disposto nel suo testamento che la casa di rue
    Montmorency venisse adibita, dopo la sua morte, ad accogliere e
    dare rifugio ai poveri.

    Le ultime volontà del benefattore non furono mai rispettate e,
    poco dopo la scomparsa del proprietario, la casa era già affittata
    a locatari paganti.

    Ancora oggi, dopo alcune ristrutturazioni, è un Hotel e un Ristorante.



    L'Auberge Nicolas Flamel.

    Ecco il sito dell'Hotel www.auberge-nicolas-flamel.fr/



     
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    Dopo 600 anni, i saccheggi dopo la morte di Flamel, le rivoluzioni e
    le guerre, oggi l'interesse della costruzione risiede soprattutto nella
    facciata, che ostenta una ricca serie di graffiti con sentenze e allegorie,
    purtroppo difficilmente decifrabili.

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    Nei bassorilievi, riconoscibile dalle iniziali, compare Flamel stesso,
    imberbe, la testa avvolta in un turbante; tra porte e finestre si notano
    invece piccoli personaggi barbuti, coperti da grandi mantelli e da berretti
    a punta, che recano in mano i filatteri sacri sui quali dovevano anticamente
    essere scolpiti dei salmi.


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    Al centro della facciata, quattro angeli suonano il liuto, la chitarra e l'organo
    poichè la musica è simbolo dell'aromnia che regna tra gli elementi e
    simboleggia anche il risveglio delle anime dopo la morte.


    Lungo tutta la cornice si snoda una lunga iscrizione in
    caratteri gotici che rivela lo scopo umanitario dell'opera di Flamel.


    "Nous, hommes affranchis laboureurs demeurant au porche de cette
    maison qui fut faite en l’an de grace mille quatre cent sept, nous
    sommes tenus chacuns de dire tous les jours un "Pater noster "
    et un "Ave Maria " en priant Dieu que dans sa grace il pardonne
    aux pauvres pécheurs trépassés. Amen".



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    "Noi, uomini e donne che lavoriamo, abitando in questa casa, fatta
    nell'anno di grazia 1407, siamo tenuti a recitare ogni giorno un
    "Padrenostro" e un "Ave Maria" pregando Dio che nella sua grazia
    perdoni i poveri peccatori trapassati. Amen."


     
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    ALCUNE FOTO STORICHE DELLA CASA DI RUE MONTMORENCY.


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    I lavori durante l'ultima ristrutturazione.

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    L'edificio oggi.


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    Dettaglio della scala d'epoca tuttora in uso nell'albergo.

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