Le Grotte di LASCAUX

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  1. Milea
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    LASCAUX

    Il cielo nella grotta



    lascaux500salatoros



    L’osservazione del cielo sia diurna che notturna è un fatto perfettamente naturale, un’ azione del tutto spontanea, legata all’ambiente che ci circonda. Per l’uomo del Paleolitico, che viveva in stretto contatto con la natura, volgere lo sguardo al cielo era normale anche perché le maggiori sorgenti luminose provenivano dalla volta celeste. Un altro fatto espressivo era lo scorrere del tempo, nozione insita nell’uomo sin dall’inizio delle sue tappe evolutive. La conoscenza della divisione astronomica del ciclo annuale (stagioni) era un dato acquisito, ma le sue estensioni erano ancora incerte. I primi riferimenti fondamentali erano costituiti dalle osservazioni meteorologiche scandite dalle variazioni di temperatura e di piovosità che influivano sul regime dei corsi d’acqua e sulle fasi biologiche della natura.Altre informazioni venivano assunte dall’innevamento, dai venti e dai temporali. Nel paleolitico il computo del tempo era scandito dalle fasi lunari, in particolar modo dai "pleniluni", molto importanti per la luminosità dell’astro. Questo vistoso mutamento dell’aspetto della Luna veniva già registrato intorno al 30.000 a.C. su un osso lavorato ritrovato nella regione di Les Eyzies de Tayac.

    L’osso inciso di Abri Blanchard



    ossoblanchard

    Un osso istoriato da incisioni di forma circolare
    proviene da Abri Blanchard,
    regione di Les Eyzies de Tayac
    sita nel Perigord francese.
    Questo oggetto (30.000 a.C.) presenta 69 incisioni
    che sembrerebbero avere la forma
    delle varie fasi lunari,
    riprodotte con la medesima sequenza
    in cui appaiono nella realtà.
    Secondo alcuni studiosi
    il conteggio delle lunazioni su questo oggetto
    venne fatto più volte;
    a tale riguardo si riscontrò
    che le istoriazioni furono eseguite
    in periodi diversi con 24 strumenti differenti.


    Il magico solstizio d'estate



    Da poco, alle diverse ipotesi si è aggiunta quella di una etnoastronoma francese, Chantal Jégues-Wolkiewiez. Secondo lei a Lascaux sarebbe rappresentata un'antica mappa del cielo. " Tutto è cominciato quando ho deciso di verificare una mia teoria", spiega la ricercatrice. "Avevo misurato l'orientamento dell'ingresso della grotta e mi ero convinta che durante il solstizio d'estate i raggi del Sole al tramonto vi entrassero fino a illuminare i dipinti della grande Sala dei Tori. Per questo motivo il 21 giugno 1999, insieme a Jean-Michel Geneste, l'archeologo responsabile della conservazione di Lascaux, mi sono recata sul posto. Era proprio come pensavo. Questo dimostrava che essa non era stata scelta a caso. I dipinti della Sala dei Tori erano fatti in modo che venissero rischiarati dal Sole morente del solstizio, forse perché come ha dimostrato Alexander Marshak, nel suo libro “Le radici della civiltà” , il solstizio d'estate era un periodo speciale, che serviva come punto di riferimento per la misurazione del tempo durante l'Era paleolitica".


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    Partendo da questa prima constatazione Chantal Jégues-Wolkiewiez è tornata diverse volte nella cavità sotterranea. Ha lavorato all'interno della Sala dei Tori, in fondo al diverticolo e nei pozzi. Voleva sapere se gli splendidi animali dipinti sulla volta e sui muri di Lascaux corrispondessero in qualche modo alle costellazioni zodiacali localizzate nella parte del cielo che dalla Terra appare sempre attraversata dal Sole.
    L'ipotesi provata sul campo: " Per verificare la mia nuova ipotesi ho elaborato una mappa del cielo relativa a poco più di 17.000 anni fa e sul mio computer l'ho impostata sul momento della comparsa delle stelle la sera del solstizio d'estate. Tra le pitture parietali ho poi scelto come riferimento i punti più marcati che contrassegnavano i contorni degli animali (come per esempio le estremità delle corna, del muso, gli occhi)."


    lascauxgrottepreistoria



    " Ho potuto così constatare la perfetta coincidenza tra questi e i punti del cielo dell'epoca presenti sulla mappa che compariva sullo schermo del mio portatile, nonché la similitudine di forma tra quelle costellazioni e alcune delle pitture". Per fare degli esempi, secondo Chantal Jégues-Wolkiewiez uno dei grandi uri, altro non è che lo Scorpione, così come alcuni cavalli corrisponderebbero alla costellazione del Sagittario."


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    Dipinti per un luogo di culto



    Resta ancora da capire per quale motivo gli uomini preistorici avrebbero dovuto raffigurare le costellazioni sul muro della grotta. " Era una ricostruzione del cielo stellato, in cui le costellazioni erano l'immagine delle loro divinità", continua l'etnoastronoma. "Cerimonie religiose, riti d'iniziazione e invocazioni agli dei erano celebrati in una sala della grotta piuttosto che in un'altra a seconda delle parti del firmamento rappresentate. Il tutto accompagnato da un'idea di trasformazione e di rinascita, che avveniva dopo un percorso disseminato di prove rituali. Il cuore della grotta poteva simboleggiare sia il regno dei morti sia la madre terra dietro la quale scompaiono i corpi celesti prima di rinascere. Ma restano da fare molte ricerche". Se ciò che sostiene la ricercatrice risultasse vero, questo cambierebbe il modo di interpretare non solo l'arte paleolitica ma anche la storia dell'astronomia, visto che comunemente si fanno risalire le prime osservazioni astronomiche del passato all'epoca babilonese,circa 5mila anni fa. Gli archeologi sembrano però indifferenti a questa nuova idea. "Nessuno di loro ha mai seguito le mie conferenze. I risultati della mia ricerca li pongono di fronte a innumerevoli difficoltà, dovute al fatto che quasi sempre essi non hanno una formazione astronomica", conclude la ricercatrice. "Le loro obiezioni più frequenti riguardano il fatto che essendoci migliaia di stelle, a quei punti si potrebbero far corrispondere chissà quali di esse. Tuttavia, non riesco a pensare che qualcuno possa confondere per esempio la costellazione del Toro con Orione, che le sta di fianco. In ogni caso vado avanti, anche se con difficoltà."


    Il "pozzo" delle costellazioni



    642lascauxjpg



    Nella grotta di Lascaux, compare una singolare scena pittorica detta dell’uomo-ucciso. La figura umana che sembra giacere sul dorso, rappresentata schematicamente con un "volto a becco", è inserita in una scena più ampia che raggiunge un’estensione di metri 2,75.
    La figura umana affronta un bisonte ferito da una lancia spezzata. Sotto l’antropomorfo, compare un bastone con uccello e sulla sinistra un rinoceronte in fuga.


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    Secondo Michael Rappenglück (Facoltà di Matematica e di Scienze Informatiche dell’Università "Ludwig–Maximilians", Monaco di Baviera) l’immagine dello sciamano che affronta lo spirito del bisonte è da porre in relazione ad alcune costellazioni che passavano in meridiano alla mezzanotte del solstizio d’estate del 16.500 a.C.
    Il bovino, si identificherebbe con le stelle del "Triangolo Estivo": Deneb (Alfa Cygni), Vega (Alfa Lyra) e Altair (Alfa Aquile), astri rappresentati nel pozzo attraverso gli "occhi" dell’uomo-uccello, del bisonte e del bastone con uccello.

    L’emisfero celeste di Lascaux a mezzanotte del solstizio d’estate del 16500 a.C.

    lascauxschema

    1. Triangolo Estivo composto dalle stelle Deneb, Vega e Altair
    2. L’uomo-ucciso composto dalla costellazione del Cigno (Cyg)
    3. Il bastone con uccello composto dalla costellazione dell’Aquila (Aql)
    4. Il bisonte composto dalle costellazioni della Lira (Lyr),
    da Ercole (Her), dalla Testa del Serpente,
    da Ofiuco e dalla Vergine (Vir)
    5. Il rinoceronte composto dalle costellazioni di Pegaso (Peg),
    da Andromeda (And), del Triangolo (Tri), e dell’Ariete (Ari)
    6. Il cavallo composto dalla costellazione del Leone (Leo)



    Se quanto esposto viene confermato,
    i nomi delle costellazioni
    (arcaicamente uguali in tutto il mondo)
    sono stati insegnati all’Homo moderno da individui arcaici evoluti.


    lascaux450




    Edited by Milea - 22/7/2014, 23:30
     
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