Niccolò Paganini e il suo misterioso patto con il diavolo

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    Niccolò Paganini, con le mani
    affusolate e le dita lunghissime
    che ghermivano il violino
    come artigli, suonava il suo
    strumento in modo inconsueto,
    strappando le corde o tenendolo
    capovolto.

    Il musicista si presentava ai
    suoi concerti su di una carrozza
    nera a sua volta trainata
    da quattro cavalli neri.

    Come già spiegato aveva perso
    tutta la dentatura e la bocca
    gli era così rientrata e naso
    e mento si erano avvicinati,
    così quando Paganini suonava
    sul palcoscenico doveva davvero
    sembrare ad uno scheletro
    in frack con un violino
    incastrato sotto la mascella.

    Era dotato di una tecnica straordinaria
    e le sue composizioni erano considerate
    ineseguibili da un altro violinista.

    Era velocissimo, compiva salti melodici
    di diverse ottave, eseguiva lunghi passi
    con accordi che coprivano tutte e
    quattro le corde, alternava velocemente
    note eseguite con l’arco e note pizzicate
    alla mano sinistra.

    Eseguiva anche misteriosi e
    spettrali armonici artificiali.

    Ogni tecnica era portata all’eccesso e
    le sue violente esecuzioni finivano
    quasi sempre con la volontaria e
    progressiva rottura delle corde
    e la conclusione del concerto
    sull’unica corda superstite,
    quella di sol.


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