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Cristo portacroce, 1510 - 1535
olio su tavola, 76,5 x 83,5 cm
Gand, Musée des Beaux Arts
Consistenti i dubbi emersi più o meno recentemente intorno a un dipinto come questo, che solo a stento si fa ancora rientrare nel gruppo ristretto di opere boschiane, originali e/o di bottega. Si considera generalmente appartenente alla fase estreme della pittura di Bosch, per l’utilizzo di trovate spaziali e cromatiche di forte impatto e originalità che non condivide con le composizione di soggetto analogo ( Vienna e Madrid).
Autografia a parte, resta innegabile il suo fascino: alcuni volti sono diventati tra le icone più riconoscibili di Bosch. La costruzione geometrica estremamente compressa, organizzata generalmente intorno alla diagonale della croce, fa emergere come un mare diabolico e fluttuante solo le teste di protagonisti e comprimari. I primi, riconoscibili per gli occhi chiusi, sono Cristo e la Veronica: il primo è sofferente e composto, l’altra per l’orrore volge lo sguardo altrove, spegnendolo. e già mostra il lenzuolo con la sacra effigie.
Tutt’intorno un pandemonio di volti grotteschi, arcigni, perfidi, sdentati: un’umanità crudele assetata di sangue e di carneficina alla quale non sfugge nemmeno il diabolico confessore del buon ladrone, sulla stessa linea verticale dell’altro.
Sinistri bagliori si accendono qua e là, lasciando emergere dall’oscurità queste teste ghignanti e accigliate.
Sono innegabili gli intenti fisiognomici di Bosch, centrati sull’equivalenza tra bruttezza fisica e perfidia dell’animo che non può non ricordare analoghe composizioni di Leonardo da Vinci e Albrecht Dürer. (M.@rt)
Edited by Milea - 14/6/2014, 11:17.