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Pier Francesco "VICINO" Orsini
Ma andiamo con ordine.
Alla morte del padre, Vicino aveva appena dodici anni.
Non era nè bello nè fortunato, soprattutto in amore.
Nel 1540 si innamorò di Adriana dalla Roza, che morì precocemente, così come la moglie Giulia Farnese, sposata nel 1544.
In compenso Vicino era sensibile e colto, attratto dal curioso e dal meraviglioso.
Fu amico di poeti del circolo petrarchesco, come Francesco Maria Molza, Franceschina Baffo e Giuseppe Betussi, che conobbe a Venezia attrono al 1540.
Era anche intimo di Annibal Caro, come testimonia un vivace carteggio.
Con il matrimonio sembrò decollare anche la sua carriera militare, per via dei rapporti di parentela tra Giulia e papa Paolo III Farnese, noto per la spregiudicata politica nepotista.
Sfortunatamente, nel 1549 il pontefice morì e con lui la promessa di futuri incarichi.
La vita militare, punteggiata da lunghe prigionie lo allontanò spesso dalla amata moglie e dalla vita di studio e ozio che tanto desiderava.
Nel 1557 partecipò alla distruzione di Montefortino (oggi Artena), ordinata da Paolo IV per punire il passaggio al nemico degli abitanti e del signore locale.
Disgustato da tanta crudeltà, si ritirò dalla vita attiva, per ricongiungersi con la moglie a Bomarzo.
Palazzo Orsini
A questo periodo risalgono i primi interventi nel "Bosco sacro", che si moltiplicarono alla morte dell'amata Giulia nel 1560, quando Vicino combattè la melancholia dandosi anima e corpo alla costruzione del giardino.
Proprio in quanto specchio di vicende e desideri privati, di suggestioni letterarie e filosofiche personali, di fantasie erratiche ed eccentriche, il bosco di Bomarzo costituisce un unicum anche nel suo tempo.
Si sottrae alle regole dei giardini contemporanei, come quelli di Caprarola, Bagnaia o Tivoli, in cui il programma narrativo e iconografico si dipana attraverso un rigido percorso geometrico, realizzato con elementi arborei sempreverdi.
Per Vicino il giardino non è un microcosmo in cui la ragione raggiunge la perfezione dominando la Natura e dove l'ordine cosmico è rifleso nella partizione geometrica.
Il "Bosco sacro" si presenta piuttosto come un percorso ascensionale altamente simbolico, dove il cammino iniziatico è costellato da errori, prove, attese, paure e improvvise apparizioni.
Il tutto è rappresentato da sculture grottesche, mostruose, bizzarre oltre ogni dire.
Il percorso è ascensionale, proprio come negli altri giardini, ma lo sviluppo della narrazione è meno fluido e comprensibile.
Ciò si deve anche al fatto che le sculture furono ricavate dai massi erratici di peperino che nei secoli si erano disposti casualmente sul terreno.
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