La casa pendente
Sicuramente la difficoltà nel trovare un'interpretazione al parco Bomarzo si deve anche alla lunga gestazione dell'opera: dal 1544 al 1560 se ne occupò Giulia, a cui si devono i due obelischi e la Casa pendente, realizzata nel 1552 come augurio per il ritorno del marito dalla prigionia; poi fu la volta di Vicino, che vi lavorò fino alla morte, nel 1585.
Il critico d'arte Maurizio Calvesi ritiene che, a una prima narrazione simbolica, l'Orsini ne avesse poi aggiunte altre nel corso del tempo.
La prima narrazione, realizzata alla morte della moglie (1560-1563), prenderebbe spunto dall'Hypnerotomachia Poliphli ("Sogno di Polifilo") scritta da Francesco Colonna, antenato di Giulia Farnese: vi si narrava di un viaggio iniziatico per ricongiungersi con l'anima dell'amata defunta.
Venere
Proprio quel che serviva a Vicino per onorare Giulia.
Illustrazione tratta dal Hypnerotomachia Poliphili a cui si ispira la fontana delle tre Grazie riportata in basso.
Farebbero parte del viaggio il Tempietto, i falsi ruderi, le fontane delle tre Grazie, del ninfeo, di Venere (nuda dalla cintola in sù e poggiata su una conchiglia dotata di ali mostruose), di Pegaso, quella forma di barca (in cui Polifilo viene trasportato da Cupido su Citera, l'isola dell'Amore), come il teatro e il laghetto ora scomparso.
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