First Ladies of the United States

Il ruolo delle mogli dei più potenti del mondo

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    fp123thumb%20-%20The%20First%20Ladies%20of%20the%20United%20States


    C'è chi le giudica solo per il loro fisico,
    il loro fascino e i loro vestiti.

    E loro ricambiano, prestandosi sornione
    a quel gioco da "la più bella del reame",
    mentre senza tropo rumore si occupano
    di cose serie a fianco dei mariti.

    Più o meno come tutte le mogli e compagne
    del mondo: se non fosse che solo le signore
    della White House fanno farlare di sè
    milioni di americani.


    1_nancy-reagan-former-first-lady-of-the-united-states-of-america


    Durante il soggiorno nella casa bianca più
    famosa del mondo, alcune si sono dedicate
    unicamente ai loro uomini: tipi alla Nancy Reagan,
    rassicuranti, mai un capello fuori posti, mogli
    col fondotinta che nasconde ogni emozione a
    eccezione dell'eterno sorriso a labbra strette
    con cui ricevono gli ospiti.


    eleanor_2


    Altre, afflitte invece dall'incurabile morbo
    della crocerossina, nel momento del
    bisogno hanno fatto le veci del coniuge,
    meritevole o meno di tanta abnegazione:
    una su tutte Eleanor Roosevelt.

    Infine ci sono quelle che non hanno mai
    rinunciato a dire la loro, secondo il modello
    della first lady co-presidente, ingombrante e
    politicizzata: Rosalynn Carter, per esempio,
    sempre presente accanto al marito Jimmy
    durante le riunioni di gabinetto, e Hillary
    Clinton, pubblicizzata durante la campagna
    elettorale di Bill come una specie di offerta
    promizionale "prendi due al prezzo di uno".


    Rosalynn

     
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    First_Lady_Michelle_Obama_Official_Portrait_2009_HiRes


    In ordine cronologico, l'ultima ad aver
    rinnovato queste vecchie tipologie è
    Michelle Obama.

    Il suo è in effetti un ruolo nuovo, un pò
    un ibrido di quelli passati: mamma e moglie
    tutta Casa Bianca e marito, che ha fatto
    campagna elettorale per Barack a condizione
    che lui smettesse di fumare e a patto di non
    dover stare lontana dalle figlie più di una notte;
    intraprendente donna lavoratrice che non ha
    rinunciato alla sua professione di avvocato, ma
    senza mai sovrapporre la propria voce a
    quella di lui.

    Insomma, una first lady senza eccessi, con
    un pregio molto speciale: la normalità.

    I vestiti cheap and chic, un fisico bello senza
    essere perfetto, il suo non saper cucinare,
    le foto con i guanti da giardinaggio e la
    zappetta in mano la rendono più umana
    delle precedenti first lady.

    Persino quando volteggia tra le braccia di suo
    marito durante il primo giro di ballo
    alla Casa Bianca.

    In fondo Michelle è stata da sempre abituata
    a vivere con i piedi per terra: padre impiegato
    e mamma segretaria, a 17 anni lasciò Chicago,
    casa e genitori per andare a studiare a Princeton.

    Ma una volta diventata avvocato alla prestigiosa
    Harvard Law School, tornò nella sua città
    natale, staccandosene a malincuore solo
    per il trasloco alla Casa Bianca.


    1350409147_barack-obama-michelle-obama-lg

     
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    michelle-obama-corbis-1554669_650x0


    Aveva conosciuto Barack poco dopo la laurea,
    a un pranzo di lavoro: "Fui colpita dai suoi forti
    valori morali. Il suo essere comprensivo, la
    sua sensibilità e il fatto che si dedicasse alla
    comunità erano le sue qualità più belle"
    ha dichiarato.

    Dal pranzo finirono al cinema per un film
    di Spike Lee, poi insieme raggiunsero l'altare:
    era l'ottobre 1992.

    Sei anni dopo sarebbe nata Malia Ann, seguita
    nel 2001 da Natasha.

    "Sapevo che mio marito era brillante e che
    avrebbe potuto realizzarsi in qualsiasi ruolo
    avesse scelto, ma non avrei mai immaginato
    che alla fine sarebbe arrivato alla presidenza"
    ha confidato in una recente intervista la
    first lady, che nel 2006 ha guadagnato un posto
    nella classifica delle 25 donne più imitate del
    mondo, uno tra le 100 più influenti ex allieve
    di Harvard e persino, secondo Vanity Fair e
    People, tra le persone meglio vestite al mondo.

    "Nella vita bisogna lavorare duramente per
    ottenere ciò che si vuole e non si deve
    permettere a nessuno di dirci cosa possiamo
    o non possiamo fare" ama ripetere.

    Ed è l'insegnamento più importante che
    le abbia dato la madre, lo stesso che oggi
    cerca di trasmettere alle figlie: non dimentica,
    infatti, le ingiustizie subite dalla minoranza
    nera in America, la sua infanzia nel quartiere
    black di Chicago e l'importanza di essere la
    prima afroamericana alla Casa Bianca.

    Per denigrarla l'hanno etichettata "donna nera
    arrabbiata", ma è impossibile non arrabbiarsi
    quando si pensa che, in epoca neppure troppo
    lontana, in America agli afroamericani e alle
    donne non era concesso neppure il più
    basilare dei diritti: quello al voto.


    jpg

     
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    martha-washington-wcpd
    Martha Dandridge Washington


    Certo da quando nel 1789 il primo presidente
    degli Stati Uniti, George Washington, decise di
    dare alla consorte Martha il ruolo di buona
    padrona di casa (bianca), affidandole la cura
    del cerimoniale e i compiti di rappresentanza,
    le first lady hanno fatto passi da gigante.

    Da allora, in tacchi comodi e abbigliamento
    bon ton, le "prime donne" d'America hanno
    percorso una strada lunga e tortuosa per
    raggiungere, ognuna a suo modo, ruoli
    sempre più impegnativi e soddisfacenti.


    Mamie-Eisenhower.j-5851
    Mamie Eisenhower


    All'inizio quasi tutte simili a Mamie Eisenhower,
    che tra il 1953 e il 1961 gestì la Casa Bianca
    mettendo in pratica ciò che aveva imparato
    da ragazza a scuola di educazione domestica,
    col passare del tempo le mogli dei presidenti
    si sono via via emancipate.

    Ed ecco anche una insospettabile Barbara Bush
    pronta a vestire i panni di prima "testimonial
    presidenziale", nel 1992, quando tentò, senza
    successo, di convincere gli americani a rieleggere
    il marito George.


    barbarabush

     
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    wilson-couple
    Woodrow e Edith


    Eppure non occorre avvicinarsi tanto
    al XXI secolo per trovare donne coraggiose
    a Washington: basti pensare a Eleanor
    Roosevelt, che al presidente Franklin non
    solo prestò voce e aiuto, ma anche viso,
    occhi e orecchie, sia prima che dopo
    l'arrivo alla Casa Bianca.

    Il suo fu un caso particolare, per alcuni
    versi simile a quello poco più di dieci
    anni prima alla first lady Edith: la cosiddetta
    "prima donna presidente" degli Stati Uniti,
    seconda moglie di Woodrow Wilson, fece
    credere a tutti che il marito, colpito da
    un ictus nel 1919, stesse tutto sommato
    bene e che avesse solo bisogno di riposo.

    Pubblicamente assunse perciò il ruolo di
    infermiera, ma di fatto divenne l'unico
    filtro tra il presidente e il Congresso, decidendo
    chi, quando e perchè potesse disturbare
    il malato; secondo voci di corridoio, presiedette
    informalmente persino ad alcune riunioni
    di governo.

    Anche per Eleanor galeotta fu la malattia che
    colpì Franklin nel 1921: la poliomelite (ma
    studi moderni sostengono si trattasse di
    un'altra malattia) che lo lasciò paralizzato
    dalla vita in giù.

    La fututa first lady non aveva il carattere
    di Michelle Obama: orfana, timida e piena
    di complessi, ebbe un'infanzia triste come
    il suo matrimonio.

    Aveva conosciuto il marito, avvocato e cugino
    alla lontana di suo padre, al ritorno dalla
    Inghilterra, dove aveva allargato i propri
    orizzonti grazie a un'illuminata insegnante
    sostenitrice delle cause liberali, della
    giustizia sociale e dell'emancipazione femminile.


    4278_Eleanor%20Roosevelt_picture_1

     
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    fdr-and-eleanor-in-hyde-park


    Era il 1902: lei aveva diciassette anni, lui venti.

    Si fidanzarono ufficialmente nel 1904 e,
    nonostante il profondo disaccordo della suocera,
    si sposarono l'anno successivo.

    Soltanto tredici anni e sei figli dopo, la sconfortante
    scoperta: Franklin la tradiva con la segretaria e
    lontano dall'averla sposata per amore cercava
    in lei solo una quieta e comprensiva moglie di
    rappresentanza.

    "Per la prima volta ho guardato onestamente
    in faccia me stessa, ciò che mi circondava,
    il mio mondo" ammise di seguito la donna.

    E quel che vide non le piacque per niente:
    rinunciò al divorzio per non rovinare
    la carriera politica del marito e il nome della
    famiglia, ma si diede all'attivismo femminista,
    presentandosi come fervente sostenitrice del
    diritto al voto per le donne e dei diritti civili
    per la minoranza afroamericana, e si consolò
    ricambiando le infedeltà.

    Senza farsi mancare nulla: un trentennale
    amore lesbico con la giornalista Lorena Hickok,
    una relazione mai ammessa con la propria guardia
    del corpo e una con una presunta spia russa.


    1GETD00Z

     
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    egch_03_img0256


    Ma quando Franklin, da sempre impegnato
    in politica, si accasciò sulla sua sedia a rotelle
    e smise di combattere, decise di non abbandonarlo:
    lo spinse a continuare, a non rinunciare al sogno
    della presidenza, riuscì a farlo eleggere governatore
    di New York e, vinta la sua innata introversione,
    partecipò al suo posto alle visite ufficiali, facendo
    in sua vece discorsi agli elettori.

    E funzionò.

    Tanto che nel 1933 divenne first lady.

    Nella veste di appoggio fisico e morale, aiutò
    il marito a diventare l'eroe dei "discorsi al caminetto",
    che gli americani ascoltavano per radio ogni settimana,
    e il campione del New Deal, il "nuovo corso" delle
    manovre economiche che avrebbero aiutato la nazione
    a uscire dalla grande Depressione esplosa in tutta la
    sua drammaticità nel 1929.

    Amava dire che insieme formavano una squadra: lei
    più seria, meno accomodante e meno paziente di lui;
    lui, da buon politico, più incline al compromesso e
    più in sintonia con i bisogni della gente.

    E insieme conquistarono il popolo americano.

    Dopo la morte di Franklin, stroncato da una emorragia
    cerebrale nel 1945, l'ex first lady continuò l'attività
    politica in favore dei diritti civili, ebbe un ruolo importante
    nella creazione delle Nazioni Unite e presiedette la
    commissione che approvò la Dichiarazione universale
    dei diritti dell'uomo.

    Il suo impegno fu tale che il presidente Harry Truman,
    dopo averla nominata delegato degli Statio Uniti alla
    Assemblea generale dell'Onu, la definì first lady of the
    World: un mito che ancora oggi non si è perso, visto
    che Eleanor è rimasta per gli USA una specie di santa
    nazionale, venerata al punto che Hillary Clinton
    sostiene di comunicare "spiritualmente con lei,
    è il mio modello".


    Eleanorbel

     
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    new8


    Quando morì, nel 1962, gli americani continuarono
    a portarla nei loro cuori, anche se ormai la Casa
    Bianca era occupata dall'amatissima Jacqueline,
    moglie di John Fitzgerald Kennedy.

    Jackie, convinta che l'edificio dovesse rappresentare
    il luogo dove celebrare la storia, la cultura e le conquiste
    americane, fece ristrutturare gran parte della dimora
    presidenziale, che poi aprì ad artisti, scrittori, scienziati,
    poeti, musicisti, attori, atleti e premi Nobel.

    Non fu la sola a lasciarsi tentare dalla tipica voglia
    femminile di rinnovar casa.


    nancy-reagan-0907-03


    All'inizio degli Anni '80, anche Nancy, la moglie di
    Reagan, fece la sua parte; voleva una casa, non
    la Casa Bianca, e perciò, facendosi finanziare da
    enti privati, decorò e rinnovò interni, infine chiese
    un nuovo servizio di porcellare cinesi, in sostituzione
    di quello che, negli ultino 15 anni, era stato decimato
    dai precedenti "inquilini".

    Tante spese futili, affrontate in un periodo di grave
    recessione, disoccupazione e povertà, le valsero
    l'ironico titolo di "regina Nancy".

    Forse per questo, ma anche perchè ormai i lavori
    di ristrutturazione si erano conclusi, nel 1982 la
    first lady si dedicò a progetti sociali: il suo cavallo
    di battaglia fu il programma di prevenzione contro
    l'uso di droga tra i giovani.

    Viaggiò per le scuole e le piazze americane, macinò
    250.000 miglia in tutti gli Stati Uniti dietro lo slogan
    "just say no", "basta dire no", portando la campagna
    anche oltre i confini nazionali; infine nel 1988 fu la
    prima donna a parlare nell'Assemblea generale
    dell'ONU, per perorare l'interdizione internazionale
    della droga e le leggi contro il traffico di stupefacenti.


    Nancy_Reagan(1)

     
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    ronaldreaganandnancy


    Eppure, nonostante gli impegni pubblici,
    Nancy non fu mai un tipo alla Roosevelt;
    "La mia vita è iniziata davvero solo
    quando ho sposato mio marito" ha
    dichiarato, lei che negli anni Cinquanta
    abbandonò una promettente carriera
    da attrice per dedicarsi con tutta se stessa
    al ruolo di moglie e madre.

    Classe 1921, figlia di genitori separati, ebbe
    comunque un'infanzia felice: nacque a New
    York come Eleanor Roosevelt, ma crebbe
    a Chicago, la città di Michelle Obama.

    Studiò recitazione e dopo la laurea in arti
    drammatiche divenne attrice professionista:
    proprio a Hollywood nel 1951 conobbe
    Ronald.

    In capo a un anno erano già marito e moglie
    in attesa di una bambina.

    Recitarono insieme in uno degli ultimi film della
    carriera di Nancy, Hellcats of the navy: nel
    1956, infatti, prima che nascesse il figlio Ronald
    Prescott, la futura first lady decise di ritirarsi
    dalle scene "per poter essere la moglie che
    volevo essere, una donna veramente felice
    e realizzata dal fatto di poter stare a casa
    con suo marito e i suoi figli".

    Ronald la lasciò per sempre dopo 52 anni
    di vita insieme e, come aveva fatto quando
    era in vita, anche dopo la sua morte Nancy
    ha continuato a dedicargli l'esistenza, cercando
    di mantenere vivo il ricordo nelle nuove
    generazioni.

    In un'ideale continuazione del lavoro di
    onnipresente angelo custode che si era
    assunta dopo l'attentato che nel 1981
    era quasi costato la vita a Reagan.

    Da allora non solo aveva cominciato a passare
    al vaglio con rigore i programmi e i luoghi pubblici
    in cui il presidente avrebbe dovuto parlare, ma
    aveva finito per chiedere a un astrologo date
    e luoghi favorevoli per le uscite pubbliche del marito.


    nancy-ron-759787

     
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    ESS_PasteBitmap006390


    Una cosa in realtà la preoccupava forse
    più degli attentati: il fatto che Ronald fosse
    incline a fidarsi di chiunque.

    Toccava perciò a lei metterlo in guardia
    su quanti gli giravano intorno solo per
    ottenere qualcosa: donna tutta di un
    pezzo, arrivò persino a far destituire
    il capo di Stato maggiore, che si vendicò
    pubblicando in un libro di memorie le
    stranezze di quella first lady che affidava
    alle stelle la vita del suo uomo.

    In realtà fu l'ascendente di Nancy, non quello
    degli astri, a influire moltissimno sulla
    presidenza Reagan: pur senza avventurarsi mai
    nella politica in senso stretto, la first lady spinse
    il marito verso il dialogo aperto con il capo di
    Stato sovietico Mikhail Gorbaciov.

    E senza che nessuno lo potesse prevedere, quel
    rapporto formale tra presidenti sfociò in una
    amicizia che diede inizio alla politica di distensione
    tra Usa e Urss e portò alla firma nel 1987 del trattato
    per il disarmo dei missili nucleari a corta e media
    gittata delle due superpotenze.

    Nel suo bilancio sugli anni passati alla Casa Bianca
    a fianco del marito, l'ex first lady nel 1989 scrisse:
    "Gli ideali hanno retto, perchè erano giusti e non
    sono meno giusti oggi di quanto non lo fosse ieri".

    Sicuramente però sono diversi e in attesa di
    cambiare ancora quando la first lady, superdonna,
    crocerossina o guardia del corpo che sia, sarà
    soppiantata da un "first lord".


    527px-Nancy_Reagan_with_Michelle_Obama_cropped

     
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    obamamichelle


    6 novembre 2012

    Michelle Obama sarà la first lady
    della Casa Bianca per altri quattro anni.


    ''Ha salvato l'economia e l'industria dell'auto.
    Ha approvato la storica riforma sanitaria''.

    Cosi' la First Lady Michelle Obama, al comizio finale
    in Iowa della campagna elettorale, ha descritto
    come suo marito, il presidente Barack Obama,
    ha combattuto ogni giorno per l'America.

    ''Sono orgogliosa di lui''.


    michellehugsobama


    Il Presidente ricambia: "Ti amo più' di prima e non
    potrei essere più' orgoglioso di vedere l'America
    innamorarsi di te".

    E' forse Michelle l'asso nella manica di Barak Obama?


    michellej

     
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