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.
C'è chi le giudica solo per il loro fisico,
il loro fascino e i loro vestiti.
E loro ricambiano, prestandosi sornione
a quel gioco da "la più bella del reame",
mentre senza tropo rumore si occupano
di cose serie a fianco dei mariti.
Più o meno come tutte le mogli e compagne
del mondo: se non fosse che solo le signore
della White House fanno farlare di sè
milioni di americani.
Durante il soggiorno nella casa bianca più
famosa del mondo, alcune si sono dedicate
unicamente ai loro uomini: tipi alla Nancy Reagan,
rassicuranti, mai un capello fuori posti, mogli
col fondotinta che nasconde ogni emozione a
eccezione dell'eterno sorriso a labbra strette
con cui ricevono gli ospiti.
Altre, afflitte invece dall'incurabile morbo
della crocerossina, nel momento del
bisogno hanno fatto le veci del coniuge,
meritevole o meno di tanta abnegazione:
una su tutte Eleanor Roosevelt.
Infine ci sono quelle che non hanno mai
rinunciato a dire la loro, secondo il modello
della first lady co-presidente, ingombrante e
politicizzata: Rosalynn Carter, per esempio,
sempre presente accanto al marito Jimmy
durante le riunioni di gabinetto, e Hillary
Clinton, pubblicizzata durante la campagna
elettorale di Bill come una specie di offerta
promizionale "prendi due al prezzo di uno".. -
.
In ordine cronologico, l'ultima ad aver
rinnovato queste vecchie tipologie è
Michelle Obama.
Il suo è in effetti un ruolo nuovo, un pò
un ibrido di quelli passati: mamma e moglie
tutta Casa Bianca e marito, che ha fatto
campagna elettorale per Barack a condizione
che lui smettesse di fumare e a patto di non
dover stare lontana dalle figlie più di una notte;
intraprendente donna lavoratrice che non ha
rinunciato alla sua professione di avvocato, ma
senza mai sovrapporre la propria voce a
quella di lui.
Insomma, una first lady senza eccessi, con
un pregio molto speciale: la normalità.
I vestiti cheap and chic, un fisico bello senza
essere perfetto, il suo non saper cucinare,
le foto con i guanti da giardinaggio e la
zappetta in mano la rendono più umana
delle precedenti first lady.
Persino quando volteggia tra le braccia di suo
marito durante il primo giro di ballo
alla Casa Bianca.
In fondo Michelle è stata da sempre abituata
a vivere con i piedi per terra: padre impiegato
e mamma segretaria, a 17 anni lasciò Chicago,
casa e genitori per andare a studiare a Princeton.
Ma una volta diventata avvocato alla prestigiosa
Harvard Law School, tornò nella sua città
natale, staccandosene a malincuore solo
per il trasloco alla Casa Bianca.. -
.
Aveva conosciuto Barack poco dopo la laurea,
a un pranzo di lavoro: "Fui colpita dai suoi forti
valori morali. Il suo essere comprensivo, la
sua sensibilità e il fatto che si dedicasse alla
comunità erano le sue qualità più belle"
ha dichiarato.
Dal pranzo finirono al cinema per un film
di Spike Lee, poi insieme raggiunsero l'altare:
era l'ottobre 1992.
Sei anni dopo sarebbe nata Malia Ann, seguita
nel 2001 da Natasha.
"Sapevo che mio marito era brillante e che
avrebbe potuto realizzarsi in qualsiasi ruolo
avesse scelto, ma non avrei mai immaginato
che alla fine sarebbe arrivato alla presidenza"
ha confidato in una recente intervista la
first lady, che nel 2006 ha guadagnato un posto
nella classifica delle 25 donne più imitate del
mondo, uno tra le 100 più influenti ex allieve
di Harvard e persino, secondo Vanity Fair e
People, tra le persone meglio vestite al mondo.
"Nella vita bisogna lavorare duramente per
ottenere ciò che si vuole e non si deve
permettere a nessuno di dirci cosa possiamo
o non possiamo fare" ama ripetere.
Ed è l'insegnamento più importante che
le abbia dato la madre, lo stesso che oggi
cerca di trasmettere alle figlie: non dimentica,
infatti, le ingiustizie subite dalla minoranza
nera in America, la sua infanzia nel quartiere
black di Chicago e l'importanza di essere la
prima afroamericana alla Casa Bianca.
Per denigrarla l'hanno etichettata "donna nera
arrabbiata", ma è impossibile non arrabbiarsi
quando si pensa che, in epoca neppure troppo
lontana, in America agli afroamericani e alle
donne non era concesso neppure il più
basilare dei diritti: quello al voto.. -
.
Martha Dandridge Washington
Certo da quando nel 1789 il primo presidente
degli Stati Uniti, George Washington, decise di
dare alla consorte Martha il ruolo di buona
padrona di casa (bianca), affidandole la cura
del cerimoniale e i compiti di rappresentanza,
le first lady hanno fatto passi da gigante.
Da allora, in tacchi comodi e abbigliamento
bon ton, le "prime donne" d'America hanno
percorso una strada lunga e tortuosa per
raggiungere, ognuna a suo modo, ruoli
sempre più impegnativi e soddisfacenti.
Mamie Eisenhower
All'inizio quasi tutte simili a Mamie Eisenhower,
che tra il 1953 e il 1961 gestì la Casa Bianca
mettendo in pratica ciò che aveva imparato
da ragazza a scuola di educazione domestica,
col passare del tempo le mogli dei presidenti
si sono via via emancipate.
Ed ecco anche una insospettabile Barbara Bush
pronta a vestire i panni di prima "testimonial
presidenziale", nel 1992, quando tentò, senza
successo, di convincere gli americani a rieleggere
il marito George.. -
.
Woodrow e Edith
Eppure non occorre avvicinarsi tanto
al XXI secolo per trovare donne coraggiose
a Washington: basti pensare a Eleanor
Roosevelt, che al presidente Franklin non
solo prestò voce e aiuto, ma anche viso,
occhi e orecchie, sia prima che dopo
l'arrivo alla Casa Bianca.
Il suo fu un caso particolare, per alcuni
versi simile a quello poco più di dieci
anni prima alla first lady Edith: la cosiddetta
"prima donna presidente" degli Stati Uniti,
seconda moglie di Woodrow Wilson, fece
credere a tutti che il marito, colpito da
un ictus nel 1919, stesse tutto sommato
bene e che avesse solo bisogno di riposo.
Pubblicamente assunse perciò il ruolo di
infermiera, ma di fatto divenne l'unico
filtro tra il presidente e il Congresso, decidendo
chi, quando e perchè potesse disturbare
il malato; secondo voci di corridoio, presiedette
informalmente persino ad alcune riunioni
di governo.
Anche per Eleanor galeotta fu la malattia che
colpì Franklin nel 1921: la poliomelite (ma
studi moderni sostengono si trattasse di
un'altra malattia) che lo lasciò paralizzato
dalla vita in giù.
La fututa first lady non aveva il carattere
di Michelle Obama: orfana, timida e piena
di complessi, ebbe un'infanzia triste come
il suo matrimonio.
Aveva conosciuto il marito, avvocato e cugino
alla lontana di suo padre, al ritorno dalla
Inghilterra, dove aveva allargato i propri
orizzonti grazie a un'illuminata insegnante
sostenitrice delle cause liberali, della
giustizia sociale e dell'emancipazione femminile.. -
.
Era il 1902: lei aveva diciassette anni, lui venti.
Si fidanzarono ufficialmente nel 1904 e,
nonostante il profondo disaccordo della suocera,
si sposarono l'anno successivo.
Soltanto tredici anni e sei figli dopo, la sconfortante
scoperta: Franklin la tradiva con la segretaria e
lontano dall'averla sposata per amore cercava
in lei solo una quieta e comprensiva moglie di
rappresentanza.
"Per la prima volta ho guardato onestamente
in faccia me stessa, ciò che mi circondava,
il mio mondo" ammise di seguito la donna.
E quel che vide non le piacque per niente:
rinunciò al divorzio per non rovinare
la carriera politica del marito e il nome della
famiglia, ma si diede all'attivismo femminista,
presentandosi come fervente sostenitrice del
diritto al voto per le donne e dei diritti civili
per la minoranza afroamericana, e si consolò
ricambiando le infedeltà.
Senza farsi mancare nulla: un trentennale
amore lesbico con la giornalista Lorena Hickok,
una relazione mai ammessa con la propria guardia
del corpo e una con una presunta spia russa.. -
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Ma quando Franklin, da sempre impegnato
in politica, si accasciò sulla sua sedia a rotelle
e smise di combattere, decise di non abbandonarlo:
lo spinse a continuare, a non rinunciare al sogno
della presidenza, riuscì a farlo eleggere governatore
di New York e, vinta la sua innata introversione,
partecipò al suo posto alle visite ufficiali, facendo
in sua vece discorsi agli elettori.
E funzionò.
Tanto che nel 1933 divenne first lady.
Nella veste di appoggio fisico e morale, aiutò
il marito a diventare l'eroe dei "discorsi al caminetto",
che gli americani ascoltavano per radio ogni settimana,
e il campione del New Deal, il "nuovo corso" delle
manovre economiche che avrebbero aiutato la nazione
a uscire dalla grande Depressione esplosa in tutta la
sua drammaticità nel 1929.
Amava dire che insieme formavano una squadra: lei
più seria, meno accomodante e meno paziente di lui;
lui, da buon politico, più incline al compromesso e
più in sintonia con i bisogni della gente.
E insieme conquistarono il popolo americano.
Dopo la morte di Franklin, stroncato da una emorragia
cerebrale nel 1945, l'ex first lady continuò l'attività
politica in favore dei diritti civili, ebbe un ruolo importante
nella creazione delle Nazioni Unite e presiedette la
commissione che approvò la Dichiarazione universale
dei diritti dell'uomo.
Il suo impegno fu tale che il presidente Harry Truman,
dopo averla nominata delegato degli Statio Uniti alla
Assemblea generale dell'Onu, la definì first lady of the
World: un mito che ancora oggi non si è perso, visto
che Eleanor è rimasta per gli USA una specie di santa
nazionale, venerata al punto che Hillary Clinton
sostiene di comunicare "spiritualmente con lei,
è il mio modello".. -
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Quando morì, nel 1962, gli americani continuarono
a portarla nei loro cuori, anche se ormai la Casa
Bianca era occupata dall'amatissima Jacqueline,
moglie di John Fitzgerald Kennedy.
Jackie, convinta che l'edificio dovesse rappresentare
il luogo dove celebrare la storia, la cultura e le conquiste
americane, fece ristrutturare gran parte della dimora
presidenziale, che poi aprì ad artisti, scrittori, scienziati,
poeti, musicisti, attori, atleti e premi Nobel.
Non fu la sola a lasciarsi tentare dalla tipica voglia
femminile di rinnovar casa.
All'inizio degli Anni '80, anche Nancy, la moglie di
Reagan, fece la sua parte; voleva una casa, non
la Casa Bianca, e perciò, facendosi finanziare da
enti privati, decorò e rinnovò interni, infine chiese
un nuovo servizio di porcellare cinesi, in sostituzione
di quello che, negli ultino 15 anni, era stato decimato
dai precedenti "inquilini".
Tante spese futili, affrontate in un periodo di grave
recessione, disoccupazione e povertà, le valsero
l'ironico titolo di "regina Nancy".
Forse per questo, ma anche perchè ormai i lavori
di ristrutturazione si erano conclusi, nel 1982 la
first lady si dedicò a progetti sociali: il suo cavallo
di battaglia fu il programma di prevenzione contro
l'uso di droga tra i giovani.
Viaggiò per le scuole e le piazze americane, macinò
250.000 miglia in tutti gli Stati Uniti dietro lo slogan
"just say no", "basta dire no", portando la campagna
anche oltre i confini nazionali; infine nel 1988 fu la
prima donna a parlare nell'Assemblea generale
dell'ONU, per perorare l'interdizione internazionale
della droga e le leggi contro il traffico di stupefacenti.. -
.
Eppure, nonostante gli impegni pubblici,
Nancy non fu mai un tipo alla Roosevelt;
"La mia vita è iniziata davvero solo
quando ho sposato mio marito" ha
dichiarato, lei che negli anni Cinquanta
abbandonò una promettente carriera
da attrice per dedicarsi con tutta se stessa
al ruolo di moglie e madre.
Classe 1921, figlia di genitori separati, ebbe
comunque un'infanzia felice: nacque a New
York come Eleanor Roosevelt, ma crebbe
a Chicago, la città di Michelle Obama.
Studiò recitazione e dopo la laurea in arti
drammatiche divenne attrice professionista:
proprio a Hollywood nel 1951 conobbe
Ronald.
In capo a un anno erano già marito e moglie
in attesa di una bambina.
Recitarono insieme in uno degli ultimi film della
carriera di Nancy, Hellcats of the navy: nel
1956, infatti, prima che nascesse il figlio Ronald
Prescott, la futura first lady decise di ritirarsi
dalle scene "per poter essere la moglie che
volevo essere, una donna veramente felice
e realizzata dal fatto di poter stare a casa
con suo marito e i suoi figli".
Ronald la lasciò per sempre dopo 52 anni
di vita insieme e, come aveva fatto quando
era in vita, anche dopo la sua morte Nancy
ha continuato a dedicargli l'esistenza, cercando
di mantenere vivo il ricordo nelle nuove
generazioni.
In un'ideale continuazione del lavoro di
onnipresente angelo custode che si era
assunta dopo l'attentato che nel 1981
era quasi costato la vita a Reagan.
Da allora non solo aveva cominciato a passare
al vaglio con rigore i programmi e i luoghi pubblici
in cui il presidente avrebbe dovuto parlare, ma
aveva finito per chiedere a un astrologo date
e luoghi favorevoli per le uscite pubbliche del marito.. -
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Una cosa in realtà la preoccupava forse
più degli attentati: il fatto che Ronald fosse
incline a fidarsi di chiunque.
Toccava perciò a lei metterlo in guardia
su quanti gli giravano intorno solo per
ottenere qualcosa: donna tutta di un
pezzo, arrivò persino a far destituire
il capo di Stato maggiore, che si vendicò
pubblicando in un libro di memorie le
stranezze di quella first lady che affidava
alle stelle la vita del suo uomo.
In realtà fu l'ascendente di Nancy, non quello
degli astri, a influire moltissimno sulla
presidenza Reagan: pur senza avventurarsi mai
nella politica in senso stretto, la first lady spinse
il marito verso il dialogo aperto con il capo di
Stato sovietico Mikhail Gorbaciov.
E senza che nessuno lo potesse prevedere, quel
rapporto formale tra presidenti sfociò in una
amicizia che diede inizio alla politica di distensione
tra Usa e Urss e portò alla firma nel 1987 del trattato
per il disarmo dei missili nucleari a corta e media
gittata delle due superpotenze.
Nel suo bilancio sugli anni passati alla Casa Bianca
a fianco del marito, l'ex first lady nel 1989 scrisse:
"Gli ideali hanno retto, perchè erano giusti e non
sono meno giusti oggi di quanto non lo fosse ieri".
Sicuramente però sono diversi e in attesa di
cambiare ancora quando la first lady, superdonna,
crocerossina o guardia del corpo che sia, sarà
soppiantata da un "first lord".. -
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6 novembre 2012
Michelle Obama sarà la first lady
della Casa Bianca per altri quattro anni.
''Ha salvato l'economia e l'industria dell'auto.
Ha approvato la storica riforma sanitaria''.
Cosi' la First Lady Michelle Obama, al comizio finale
in Iowa della campagna elettorale, ha descritto
come suo marito, il presidente Barack Obama,
ha combattuto ogni giorno per l'America.
''Sono orgogliosa di lui''.
Il Presidente ricambia: "Ti amo più' di prima e non
potrei essere più' orgoglioso di vedere l'America
innamorarsi di te".
E' forse Michelle l'asso nella manica di Barak Obama?.