JUNO KALIPSO e JOYCE: il suo alter ego [FOTO]

La bellezza? Una trappola insidiosa

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    Juno Kalipso
    e il suo alter ego Joyce


    La bellezza? Una trappola insidiosa: guardate i miei autoritratti

    Cinquant’anni fa Betty Friedan scriveva The Feminine Mystique denunciando quel deliberato inganno che portò milioni di donne a segregarsi nei sobborghi residenziali americani, inseguendo l’impossibile ideale della moglie e casalinga perfetta. Trent’anni dopo l’abbaglio ritorna nel mito della bellezza, più ambiguo ma altrettanto insidioso. Scriveva nel 1991 Naomi Wolf: «L’identità delle donne deve presupporre la loro bellezza, perché restino vulnerabili all’approvazione esterna e siano costrette a esporsi mettendo in dubbio quella caratteristica vitale e sensibile che è l’autostima… Quanto più le donne si avvicinano al potere, tanto più la bellezza diventa la condizione indispensabile per fare il passo successivo». E che accade nel terzo millennio? Una fotografa londinese di 24 anni, Juno Calypso, già pluripremiata e inserita dalla Catlin Guide tra i giovani artisti più promettenti, ha creato il suo alter ego, Joyce, inquietante caricatura di una femminilità stereotipata, intrappolata nei moderni rituali della bellezza e della seduzione.


    Joyce, ritratta di volta in volta come casalinga annoiata oppure segretaria e receptionist impeccabile, ti guarda con occhi vuoti e inespressivi; mentre l’ambientazione è algida e meticolosa, sia che Joyce sieda dietro scrivanie ingombre di voluminosi computer anni Ottanta, sia che spunti da gigantesche torte di crema, oppure compaia con négligée rosa shocking e massaggiatori elettrici anti rughe. Dichiara l’artista Kalipso: «Joyce racchiude molte persone in un unico carattere, non amo seguire un rigido canovaccio, ma la descriverei come una solitaria perfezionista, ossessionata dalla bellezza. La sua apparenza levigata è come uno specchio in cui si riflette la stanchezza di chi porta su di sé tutto il peso della costruzione della femminilità»


    L’ispirazione per questi bizzarri autoritratti ha una genesi quasi casuale. Racconta l'artista Juno Kalipso: «In privato mi sono sempre fatta degli autoscatti, ma li tenevo separati dal mio lavoro di artista. In passato, il mio unico desiderio come fotografa era creare bellissimi e impeccabili ritratti di donne. Poi, una sera nel mio studio stavo usando me stessa come modella e ho iniziato a fare le boccacce come un pagliaccio davanti alla macchina fotografica per apparire più disinvolta. Quando ho mostrato queste foto ai miei nuovi compagni di corso li ho visti ridere molto. Tutto qui. La risata per me è diventata più importante rispetto al tentativo di provocarli con il sesso o la bellezza». Gli elaborati set delle sue foto sono una combinazione di ispirazione improvvisata e accurate ricerche: «In Popcorn Venus ho creato il set da zero con la torta gigantesca e la tavola imbandita. Ma di recente ho cominciato ad usare le camere da letto di altre persone. Amo i luoghi con arredamenti datati, fuori moda, in particolare i vecchi centri commerciali e gli splendidi hotel delle periferie inglesi. Molti dei miei ultimi lavori sono ambientati nella casa della nonna». Qualcuno l’ha definita la nuova Cindy Sherman, ma Juno pur amando la pioniera delle trasformazioni nell’autoritratto, come fonti principali d’ispirazione cita film come “Pink Flamingos” e “Female Trouble” di John Waters (con spiccata predilezione per il kitsch), “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Pedro Almodovar, “Edward mani di forbice” di Tim Burton, “Shining” di Stanley Kubrick… Joyce è un progetto: dopo la prima e seconda serie, Juno sta creando nuove immagini, sempre usando se stessa come soggetto ed esplorando l’estetica fantascientifica dell’industria della bellezza. Perché lo specchio della matrigna di Biancaneve è passato nelle mani delle giovanissime già alla ricerca della perfezione: «Le aspettative nei confronti delle donne sono ancora forti come nel passato. Sono cambiate, ma oggi sono ancora più ambigue, pericolose. Persino la cosiddetta bellezza naturale è in realtà accuratamente studiata»


    Dunque è ancora lunga la battaglia. E Juno cita le parole di Naomi Wolf: «L’attuale mito della bellezza è più insidioso di qualsiasi mistica della femminilità. Cent’anni fa Nora sbatteva la porta della sua Casa di bambole; una generazione fa le donne giravano le spalle ai paradisi consumistici delle loro casette piene di elettrodomestici; ma nel luogo dove le donne sono oggi intrappolate non ci sono porte da sbattere. Le attuali devastazioni del mito di ritorno della bellezza stanno distruggendo le donne fisicamente ed esaurendole psicologicamente». La trappola (e l’obbligo) della bellezza sono strettamente collegati agli episodi di sessismo quotidiano che vi abbiamo chiesto di raccontare su twitter, prendendo spunto dal progetto di Laura Bates “Everyday Sexism”. Perché sul lavoro, come per strada in fondo è sempre sull’aspetto esteriore che si esercita (o si accanisce) l’arroganza maschile.

    Non è così anche per voi?

     
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