TOUR DE FRANCE 2014: altimetria, percorso, tappe [FOTO]

Al via 22 squadre, 198 corridori, 17 italiani. Niente abbuoni

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  1. Lottovolante
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    Nibali, Vinokourov
    e le due anime dell'Astana.


    Ora che il siciliano è maglia gialla, il team manager, braccio esecutivo del ricco team kazako, non fa una piega. Ma dopo le classiche senza risultati, per il corridore era partita anche una lettera di richiamo, sintomo di spaccatura tra parte italiana e kazaka del team.

    Alexander Vinokourov sorride sornione con il suo sguardo da husky. Lui è il braccio operativo del Kazakhstan, al Tour de France sta vivendo il suo momento di gloria manageriale. In maglia gialla, con la tenuta dell'Astana, c'è infatti Vincenzo Nibali: per straordinari meriti propri, ma anche per gli sfortunati forfait in corso d'opera di Chris Froome e Alberto Contador. Nibali diventa a questo punto il punto di riferimento della Grande Boucle: significa riflettori puntati costantemente su di lui, per la gioia dei tifosi italiani ma anche dello sponsor straniero. Tutto rose e fiori quindi? Neanche per sogno. Nel team infatti convivono in realtà due anime, kakaza e italiana. I quattrini, particolare da non sottovalutare, li mettono i kazaki. Se i risultati non arrivano però, non sono tipi da pacca sulla spalla e da frasi di circostanza tipo 'sarà per la prossima volta, coraggio'. E' così che la direzione, dopo che Nibali ha corso le classiche di primavera senza ottenere risultati, ha avuto la 'brillante' idea di mandare una lettera di richiamo vista la scarsità di risultati. Una situazione tale da instaurare, pur in un tipo serafico come Nibali, una certa tensione. La prova evidente sta in quel pianto liberatorio del siciliano dopo aver vinto il campionato italiano, prima vittoria della stagione. Ma se possibile, anche questo successo si porta dietro la doppia anima. Ci sarebbe da mettere un bel fiammante tricolore, ma lo sponsor... E i colori gialloblu del Kazakhstan... Ne esce fuori un compromesso cromaticamente imbarazzante: la tenuta dell'Astana ed un tricolore piazzato orizzontalmente sul petto, messo così strano che uno che non sa niente di ciclismo potrebbe scambiare tranquillamente lo Squalo dello Stretto per il campione d'Ungheria. E neanche il ds Giuseppe Martinelli ha dormito sonni tranquilli. Anche lui è sembrato sul punto di rottura prima del Giro d'Italia, poi un sardo dallo scatto secco come il suo nome, Fabio Aru, ha rimesso le cose a posto. Di sicuro, e dal Giro torniamo al Tour, non è stato Martinelli nella prima tappa sui Vosgi ad ordinare a chi ancora aveva energie di tutelare la posizione di uno spento Fuglsang invece di spalleggiare in tutto e per tutto il capitano. Ed allora perché l'Astana? Ed allora potremo rispondere, perché la Tinkoff, o la Katusha, o il team Sky? Risposta semplicissima, il ciclismo italiano ha perso molta della sua potenza economica e le due squadre più forti, la Lampre e la Cannondale, non possono competere a livello di ingaggi con le altre big. Per fortuna di tanto in tanto spuntano talenti come Nibali. Ad altri quella lettera di richiamo avrebbe fatto un brutto effetto. Lui ha risposto scalando la classifica generale. Ora l'enigmatico Vinokourov ride, a lui del resto quando si vince va tutto bene. Quando era corridore aveva notevole classe, non si discute. Ma per vincere una volta fu coinvolto in un caso di doping, come un caso fu quella Liegi vinta su Kolobnev dopo un testa a testa, risolto, si disse, con un bonifico bancario. Ma queste sono altre storie.

     
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30 replies since 4/7/2014, 22:32   374 views
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