TOUR DE FRANCE 2014: altimetria, percorso, tappe [FOTO]

Al via 22 squadre, 198 corridori, 17 italiani. Niente abbuoni

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    Tour de France, il via inglese.
    Poi il pavé e una sola crono.


    Tre tappe inglesi con William e Kate presenti alla Grande Partenza. Al via 22 squadre, 198 corridori, 17 italiani. Niente abbuoni.

    ALTIMETRIA

    Per la ventesima volta nella sua storia, cominciata il 1903 davanti a una taverna alle porte di Parigi, il Tour de France scatta dall’estero: la prima fu nel 1954, Amsterdam. Ma è la rapida successione di Grande Partenze non francesi che impressiona: cinque dal 2007, e sarà così anche nel 2015, Utrecht in Olanda. Sabato da Leeds, Yorkshire, scatta l’edizione numero 101. Conclusione domenica 27 luglio sui Campi Elisi di Parigi: 21 tappe, 3664 chilometri. Tre tappe in Inghilterra, per festeggiare la crescita del ciclismo inglese. Quando il Tour partì da Londra nel 2007, con un prologo vinto da Cancellara, non c’erano ancora stati i 16 ori olimpici (13 su pista e 3 su strada) delle Olimpiadi 2008 e 2012. La prima tappa con volata a Harrogate, anche se il finale è complicato; domenica tappa molto impegnativa a Sheffield, la città dell’acciaio, con 3400 metri di dislivello e 9 Gpm stile Liegi-Bastogne-Liegi; lunedì gran parata a Londra, con arrivo in volata davanti a Buckingham Palace come ai Giochi 2012, prima di riprendere il giorno dopo dalla Francia, senza giorno di riposo. Domani a Leeds sono attesi i principi reali William e Kate Middleton , e due milioni di persone sulle strade.


    LE DIFFICOLTA' — È un tracciato diverso dal solito. Niente prologo, niente cronosquadre, niente abbuoni. C’è soltanto una cronometro individuale il penultimo giorno a Bergerac: 54 chilometri, non pochi, ma arriva dopo tutte le montagne. Cambierà la tattica di gara, corridori come Froome, per esempio, fortissimi contro il tempo dovranno esporsi. Mercoledì, la quinta tappa prevede i nove tratti di pavé della Roubaix (15,4 km in totale), con traguardo davanti all’ingresso della Foresta di Arenberg (che il Tour non farà); poi ci sono 11 Gran premi della montagna sui Vosgi, nell’est della Francia, al confine con la Germania. Un’incognita, perché sono strade e salite poco conosciute. In rapida successione, Gerardmer (sabato 12), Mulhouse (domenica 13) e la durissima rampa di La Planche des Belles Filles, dove sbocciò Froome nel 2012, lunedì 14, giorno della festa nazionale. Le grandi montagne sono state ravvicinate, e formano un corpo unico di sette tappe intervallate da una volata e dal secondo giorno di riposo a Carcassonne. Così in fila: Chamrousse e Risoul (prima si scala l’Izoard) sulle Alpi, Bagneres de Luchon (in fondo alla discesa dopo il Port de Bales), Saint-Lary Pla d’Adet (tappone pirenaico con 4 Gpm) e Hautacam, la montagna sopra Lourdes, con il gigante Tourmalet. Riepilogando: 11 Gpm sui Vosgi, 5 sulle Alpi, 8 sui Pirenei. Al via 22 squadre e 198 corridori. Le italiane sono Lampre-Merida e Cannondale. Gli italiani in gara sono 17 (44 Francia, 20 Spagna). La nostra speranza di classifica è Vincenzo Nibali, 29 anni, campione italiano, terzo nel 2012. Ha puntato tutto sul Tour dopo le vittorie alla Vuelta nel 2010 e al Giro nel 2013 per entrare in un’altra dimensione. I favoriti sono il britannico Chris Froome, primo nel 2013, e lo spagnolo Alberto Contador, al riscatto dopo la delusione della stagione scorsa. Ma per la classifica ci sono anche Valverde, Kwiatkowski, Purito Rodriguez, Van Garderen, Talansky, Mollema e il campione del mondo Rui Costa. In volata: Cavendish, Kittel, Degenkolb, Sagan, Demare, Petacchi, Greipel, Kristoff, Viviani, Matthews, Modolo e Viviani (entrambi al debutto). I cronomen: Tony Martin, Cancellara. Sagan e Kwiatkowski sono i migliori in lotta per la maglia bianca (corridori nati dopo il 1° gennaio 1989). Il più vecchio e il più giovane sono nella stessa squadra, la Trek: il tedesco Jens Voigt ha 42 anni e 291 giorni, e precede lo statunitense Horner (42 anni e 255), e gli italiani Petacchi (40 anni e 183) e Tosatto (40 anni e 53). Il più giovane è l’olandese Danny Van Poppel, 20 anni e 344 giorni. Il più giovane italiano è il friulano Davide Cimolai, 24 anni e 326 giorni.
     
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    1^ TAPPA
    Sprint e maglia gialla per Kittel. Cavendish finisce a terra.


    Il tedesco vince nella prima in terra inglese a Harrogate, precedendo Sagan e Navardauskas.

    In terra inglese, riecco spuntare il Marcel Kittel del Giro d'Italia. L'esordio del Tour de France parla tedesco, con il gigantesco velocista che coglie sul traguardo di Harrogate il primo sprint della Grande Boucle: il primo e più importante, in quanto gli assicura la maglia gialla. "Incredibile, non è reale - commenta a caldo Marcel Kittel - L'ultimo chilometro è stato duro, ma l'entusiasmo del pubblico è stato incredibile, mi ha motivato molto". Una volata di pura potenza, che fa il paio con i due capolavori che Kittel aveva colto in Irlanda a Belfast e Dublino nelle tappe da esportazione della corsa rosa, prima che una febbretta lo consigliasse a mollare baracca e burattini in una tappetta breve breve verso Bari. Comunque quella è ormai acqua passata. Quella presente dice di un tedesco inalterato nella sua esplosività che intepreta in maniera prepotente un certo tipo di sprint. Per il più atteso è invece il giorno più amaro. Marck Cavendish, che in carriera al Tour de France ha già vinto 25 volte, puntava - tra l'altro nella città della madre - alla ventiseiesima per coronare uno dei pochi sogni mancanti, quello giallo. Sfuma tutto nel momento di massima bagarre, quando la sua ruota si aggancia con quella dell'australiano Gerrans. Caduta, quel che è più grave con interessamento della spalla: in serio dubbio il prosieguo del Tour de France.


    Cannonball dunque non è profeta nella sua Gran Bretagna, dalla quale si parte per la quarta volta nella storia: la prima nel 1974, l'ultimo Tour fagocitato da Eddy Merckx. Vinse a Plymouth un olandese, Henk Poppe. L'aria è dell'evento, tanto che al via ci sono il principe William, sua moglie Kate e il principe Harry: presentazioni, applausi, taglio del nastro ecc, ecc. Insomma, lo Yourkshire non può certo respirare la tradizione ciclistica francese, ma a livello di entusiasmo, vista la folla per le strade, il passo è tenuto con disinvoltura. Si parte da Leeds, città di stampo molto calcistico a volte sopra le righe (negli anni settanta hooligans particolarmente 'attivi') che quando si parla di bicicletta deve il massimo legame ad una donna, Beryl Burton, atleta dalla carriera lunghissima (dagli anni sessanta ai primi anni ottanta) e zeppa di successi, una specia di Jeannie Longo in salsa inglese. Spesso di affaccia da queste parti anche Bradley Wiggins, che però nel plotone non ci sta per la 'congiura' ordita dal tiranno del Team Sky, Chris Froome, ma questa è un'altra storia. La frazione propone temi abbastanza da copione. Fuga senza speranze viste le straordinarie velleità dei velocisti, ma grande attenzione tra i big, tra vento e strade strette: in pratica, il classico stress da Tour. La prima azione di avanscoperta è di tre uomini: Edet e Jarrier, due francesi, non riescono però a stare sulla ruota di un giovincello di 43 anni, Jens Voigt. Il tedesco, attivo in bici e non solo (ha sei figli), non salta un Tour dal 1998 e coglie subito il podio, raggranellando nei Gpm di giornata i punti per la amatissima maglia a pois di uomo della salita. Tornando alla stress da Tour, il primo uomo di classifica - visto l'andazzo stagionale solo teoricamente - a soffrirne è Purito Rodriguez, rimasto in un drappello staccato e costretto all'inseguimento. Da quando Voigt viene ripreso, i ritmi si abbassano notevolmente. Una lunga quiete in attesa della tempesta della volata. C'è una leggera pendenza, cosa che stravolge i polpaci degli uomini di Cavendish, il cui treno va in affanno almeno fino al momento del rilancio di Toni Martin. Una azione importante ma insufficiente quando Cancellara piazza una di quelle tirate che lo hanno reso famoso. Pochi metri, a volte gli bastano. Si discute tutto in volata. Kittel accelera, Cavendish cade, Sagan e Navardauskas colgono l'attimo, me per scalare il podio con Kittel ci vuole altro.

    ORDINE D'ARRIVO DELLA PRIMA TAPPA

    1. Marcel Kittel (Ger, Giant) in 4h44'07"
    2. Peter Sagan (Svk, Cannondale) s.t.
    3. Ramunas Navardauskas (Ltu, Garmin) s.t.
    4. Bryan Coquard (Fra) s.t.
    5. Michael Rogers (Aus) s.t.
    6. Christopher Froome (Gbr) s.t.
    7. Alexander Kristoff (Nor) s.t.
    8. Sep Vanmarcke (Bel) s.t.
    9. Josè Joaquin Rojas Gil (Esp) s.t.
    10. Michael Albasini (Sui) s.t.
     
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    2^ TAPPA
    Nibali colpo a Sheffield e maglia gialla.


    Il campione italiano scatta a 1.800 metri e arriva con due secondi di vantaggio su Van Avermaet e Kwiatkowski.

    E' una maglia gialla che fa effetto quella conquistata da Vincenzo Nibali...

    L'Italia non la prendeva dai tempi di Rinaldo Nocentini nel 2007, ma con tutto il rispetto per il bravo corridore toscano questa, almeno simbolicamente, è più pesante. Il siciliano è il terzo favorito di questo Tour dopo Chris Froome e Alberto Contador, ed un italiano con queste credenziali in giallo non lo avevamo dai tempi del grande Marco Pantani. Non aveva colpito nelle classiche di primavera, ma alla prima occasione, lo squale dello stretto inventa da grande campione. A Sheffield arriva una vittoria splendida: due piccoli secondi di margine che valgono la maglia gialla. Contador, che pure aveva acceso la miccia, si arrende, e lo stesso fa Froome, nonostante la bramosia apparsa evidente in corsa di non voler mollare niente. Insomma, per l'Italia un giorno indimenticabile a Sheffield, città sportivamente famosissima per la tradizione nello snooker (il biliardo inglese) e per aver dato i natali alla prima squadra di calcio professionistico della storia, l'FC nel 1857. A livello ciclistico il massimo acuto è offerto da Malcom Elliot, velocista capace di vincere anche tre tappe alla Vuelta di Spagna con relativa classifica a punti. Il velo di amarezza per l'abbraccio appassionato quanto numerosissimo del publico di casa è l'assenza di Mark Cavendish: estremamente tosta la botta dello sprint del giorno prima, cannonball alza bandiera bianca.


    L'arrivo dopo 201 km dalla partenza da York, e sembra la proiezione di una classica della Vallonia: una cartina altimetrica con otto denti ed un bel dentone, la côte de Holme Moss, cartina al tornasole dove i cacciatori delle classiche si rendono conto se le gambe girano. Tra questi ad esempio Peter Sagan, che fa lavorare la squadra per annullare la fuga di giornata. Sette uomini, il più duro a mollare è il francese Biel Kadri (ripreso dopo 164 km di avanscoperta). Corsa dura, in cui salta abbastanza presto la maglia gialla Kittel - ed era prevedibile - seguito in fase successive, e questo già è più sorprendente, da un tedesco di presumibile maggiore resistenza alle cote come John Degenkolb. Altra scremata sulla côte de Midhopestones, quart'ultima salita, quando davanti ne restano una cinquantina E' qui che Chris Froome inizia a schierare la squadra a modo suo, ma è anche qui che il vincitore del Giro del Delfinato, Andrew Talansky, sprizza personalità tirando il collo un po' a tutti con una tirata 'ordinata' al compagno di squadra Slagter. Nibali si vede poco, è sornione, ma c'è sempre. Dopo un tentativo di Rolland, il francese che in patria vorrebbero come nuovo Hinault, la resa dei conti alla cote di Jenkin Road. Contador e Froome si scattano in faccia, il keniano bianco è primo sul Gpm, ma la stoccata dell'italiano a 2 km dall'arrivo è la cosa più bella. Il Tour è lunghissimo, tra pavè e salite la sfida sarà infinita. Ma intanto Vincenzo Nibali è in maglia gialla: ed è bellissimo.

    ORDINE D'ARRIVO DELLA SECONDA TAPPA

    1. Vincenzo Nibali (ITA/AST) 201 km in 5h08:36. (media: 39,1 km/h)
    2. Greg Van Avermaet (BEL/BMC) a 0:02.
    3. Michal Kwiatkowski (POL/OPQ) 0:02.
    4. Peter Sagan (SVK/CAN) 0:02.
    5. Tony Gallopin (FRA/LTB) 0:02.
    6. Michael Albasini (SUI/ORI) 0:02.
    7. Andrew Talansky (USA/GRM) 0:02.
    8. Bauke Mollema (NED/BKN) 0:02.
    9. Tejay Van Garderen (USA/BMC) 0:02.
    10. Romain Bardet (FRA/ALM) 0:02.

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (ITA/AST) 9h52:43.
    2. Peter Sagan (SVK/CAN) a 0:02.
    3. Greg Van Avermaet (BEL/BMC) 0:02.
    4. Michael Albasini (SUI/ORI) 0:02.
    5. Chris Froome (GBR/SKY) 0:02.
    6. Bauke Mollema (NED/BKN) 0:02.
    7. Jürgen Van den Broeck (BEL/LTB) 0:02.
    8. Alberto Contador (ESP/TIN) 0:02.
    9. Tejay Van Garderen (USA/BMC) 0:02.
    10. Jakob Fuglsang (DEN/AST) 0:02.


    Edited by Lottovolante - 6/7/2014, 18:23
     
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    3^ TAPPA
    Nibali in giallo a Londra. Kittel, altro sprint da padrone.


    Kittel è il re dello sprint, Vincenzo Nibali si tiene la maglia gialla e si prende l'ovazione di una Londra mai così pazza per il ciclismo.

    Tra adrenalina di una volata disputata nella pioggia e la gioia fanciullesca del leader della generale, il Tour de France lascia l'Inghilterra per tornare nella madrepatria. Palpabile l'emozione del siciliano, in partenza ed all'arrivo: dà l'idea del bimbo che sa di indossare il vestito più bello e diventa rosso sotto lo sguardo degli altri. Emozioni a parte, va archiviata con soddisfazione questa difesa, anche se oggettivamente è problematico anche il solo pensare di poter difendere la gialla ininterrottamente fino a Parigi. In fondo uno solo si è fatto tutta la Grande Boucle da leader, Ottavio Bottecchia. Ma era il 1924, altri tempi, altro ciclismo: basta pensare che il secondo, Nicolas Frantz (un lussemburghese che il Tour poi lo conquisterà due volte) arrivò ad oltre trentacinque minuti. Ed allora, con rispetto assoluto per la legge della strada che piazza trabocchetti in ogni dove, meglio pianificare e soprattutto ascoltare il 'padrone' ciclistico di Vincenzo Nibali, quell'Alexander Vinokourov molto attento ai particolari. 'Vino' a Londra ha vinto il titolo olimpico, Astana vive due giorni di festa. Quindi, parole sue, l'obiettivo è tenere la gialla almeno fino alla temutissima tappa del pavè di mercoledì prossimo: lì potrebbe anche esserci una cessione strategica, visto che la missione sarà quella di salvare non tanto la maglia, quanto la pellaccia sulle infide pietre.


    Strategie che comunque saranno affrontate nel ritorno in Francia. La terza ed ultima tappa in territorio inglese è, se possibile, un successo ancora più grande dei due giorni precedenti. Si parte da Cambridge, si arriva a Londra dopo 155 km senza difficoltà altimetrica: una volta si sarebbe detto 'tappa di trasferimento'. La capitale inglese ospita il Tour per la seconda volta, dopo la vittoria nel prologo nel 2007 di Fabian Cancellara ed abbraccia i corridori tra ali di folla che solamente qualche corteo reale è in grando di eguagliare. Si avvantaggiano due corridori al loro primo Tour: il ceco Jan Barta e il francese Jean Marc Bideau. Parecchi km se li fanno in avanscoperta, ma il margine è sempre tenuto sotto controllo da un gruppo che divide con minuzia il compitino. Nibali mette parecchi uomini a scandire l'andatura, poi Kittel delega i suoi. Particolare menzione la merita Ji Cheng, il cinese che fu protagonista di una nostra rubrica al Giro 2013, bello pimpante nel guidare il plotone. C'è spazio anche per il 'solito' inconveniente non proprio gradito ai ciclisti. La foto in primo piano, il braccio che sporge troppo sulla sede stradale, il contatto: ne fa le spese Andy Schleck, che finisce a terra per fortuna senza conseguenze. Domanda: che abbia avuto ragione Navardauskas, che nella tappa predecente ha fatto volare un paio di cellulari? Torniamo alla volata. Ji Cheng ha esaurito il suo compito, sono gli altro compagni a sgobbare per Kittel. A dire il vero il tedesco il treno organizzato dai suoi non è mai puntualissimo nel prenderlo, ma la loro organizzazione è comunque maggiore rispetto a Greipel e soci ed a quelli dell'Omega, che orfani di Cavendish non combinano granchè. riassumendo, non c'è storia. Kittel si mette al centro per la strada ed annienta tutti. Sagan, che ha il senso dell'opportunità, neanche prova a fregarlo: si mette alla ruota e la mantiene, significa secondo posto e tati bei punticini in prospettiva maglia verde. "Il pubblico, qui a Londra, è stato eccezionale. C'è stata un'accoglienza che non si trova facilmente da altre parti. I compagni hanno lavorato benissimo e alla fine abbiamo trovato anche alleanze strategiche. Nonostante la pioggia, anche al traguardo e' andato tutto per il verso giusto", commenta Nibali. "Domani? Vediamo che tappa sarà. Al pavè penseremo mercoledì, dobbiamo fare attenzione al tipico manto stradale di Roubaix e dintorni e cercare di passare indenni anche la quinta frazione. Sappiamo che non sarà facile, ma intanto pensiamo a domani. Facciamo un passo alla volta".

    ORDINE D'ARRIVO DELLA TERZA TAPPA

    1. Marcel Kittel (GER/GIA) 155,0 km in 3h38:30. (media: 42,6 km/h)
    2. Peter Sagan (SVK/CAN) a 0:00.
    3. Mark Renshaw (AUS/OPQ) 0:00.
    4. Bryan Coquard (FRA/EUC) 0:00.
    5. Alexander Kristoff (NOR/KAT) 0:00.
    6. Danny van Poppel (NED/TRE) 0:00.
    7. Heinrich Haussler (AUS/IAM) 0:00.
    8. José Joaquin Rojas (ESP/MOV) 0:00.
    9. Romain Feillu (FRA/BSE) 0:00.
    10. Daniel Oss (ITA/BMC) 0:00.

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (ITA/AST) 13h31:13.
    2. Peter Sagan (SVK/CAN) à 0:02.
    3. Michael Albasini (SUI/ORI) 0:02.
    4. Greg Van Avermaet (BEL/BMC) 0:02.
    5. Chris Froome (GBR/SKY) 0:02.
    6. Bauke Mollema (NED/BKN) 0:02.
    7. Alberto Contador (ESP/TIN) 0:02.
    8. Alejandro Valverde (ESP/MOV) 0:02.
    9. Jürgen Van den Broeck (BEL/LTB) 0:02.
    10. Romain Bardet (FRA/ALM) 0:02.
     
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    4^ TAPPA
    Kittel fa tris. Nibali resta in giallo, Froome finisce a terra.


    Nel giorno del ritorno in Francia, a Lille si impone ancora il tedesco. Il britannico cade proprio alla vigilia della temuta tappa del pavè.

    C'è un momento in cui la persona più ricercata del Tour è Madame Florence Pommerie. E' lei, in quanto medico della corsa, che analizza in anteprima il fianco sinistro di Chris Froome, il cui primo strato di pelle è un ricordo. Nel giorno del rientro in Francia, la caduta del britannico fa notizia quasi come lo sprint vincente del tedesco Marcel Kittel, che anche senza la nettezza dei giorni precedenti, cala un tris di straordinario spessore. Chris Froome nella prima parte di tappa va a terra senza preavviso, giù talmente veloce che il tonfo ha la meglio sul riflesso. "Sono solo delle escoriazioni, poi per capire le conseguenze ci vuole un po' di tempo...", spiega il medico alla tv francese, affannata a caccia di notizie. Froome indubbiamente torna a pedalare bene, ma la donna Florence ha ragione. Ci vuole un po' di tempo e si avvicina minacciosa la tappa indigesta ai big, ben oltre la sofferenza - a volte piacevole - di Alpi e Pirenei, quella del pavè sulla via della Parigi-Roubaix. In pratica, le escoriazioni potrebbero essere psicologiche, c'è il precedente del Giro del Delfinato, perso dal campione uscente del Tour de France proprio anche per un brutto capitombolo. Staremo a vedere...


    Intanto Nibali conserva una maglia gialla sempre più fiammante. Magari la cederà strategicamente sul pavè, dove l'importante sarà non correre troppi rischi, per ora se la tiene senza eccessivi patemi. Contribuisce a ciò anche l'assortimento della fuga di giornata. Appena due uomini. Uno è lo spagnolo Mate Mardones (Cofidis), l'altro è l'immancabile francese Thomas Voeckler con la sua galleria di smorfie. Hanno un distacco enorme in classifica dalla maglia gialla: l'Astana di Nibali non si deve dannare troppo l'anima, lasciando il compito di gestire alle squadre dei velocisti. Non mancano tuttavia momenti di pathos: Kwiatkowski rimane dietro per un frazionamento del gruppo, una fregatura per Renshaw, velocista dell'Omega, che vede energie preziose dei compagni gettate nel peraltro riuscito inseguimento. Come sempre al Tour, dunque frazione non banale. Altro dato, non c'è Andy Schleck per i postumi della caduta: in tempi non lontani l'organizzazione avrebbe gridato alla disdetta, stavolta visto il livello espresso dal lussemburghese, il colpo è più assorbibile. Si parte la Le Touquet-Paris-Place, costa evidentemente incantevole se dai 6.000 abitanti d'inverno arriva a toccare i 250.000 con il caldo. In passato il Tour ci è arrivato due volte: nel 1971, con Merckx in giallo, vittoria italiana con Mauro Simonetti, cinque anni dopo podio nobile con il successo di Freddy Maertens. Dopo 163 km si arriva a Lille, per due volte, vista la logistica, apertura assoluta della corsa. Viene ricordato ancora il prologo di venti anni fa, vinto dal britannico Chris Boardman con una media record di 55,152. Tornando alla fuga, Voeckler la conclude da solo, vista la foratura del compagno di avventura. A gruppo compatto, altro inconveniente: Sagan finisce a terra e spende molto per rientrare. Comunque lo slovacco c'è, come a conti fatti ci sono gli Omega per Renshaw e i Lotto, che continuano a tirare inutilmente per un Greipel in ombra. Ma le energie sono quelle che sono, i treni si sfaldano. Ne rimane in piedi uno, minimo, della Katusha: Porsev tira la volata a Kristoff, il re della Sanremo. Il norvegese però resta troppo presto al vento. Ha tanto vantaggio, gli basta contro tutti tranne uno: Marcel Kittel, che lo passa, anche se senza la solita tirannia: "Dall'ultima curva sino alla fine ho dato tutto quello che avevo - spiega il vincitore - ma per lo sforzo non riuscivo nemmeno a vedere il traguardo...". Ora la parola passa al pavè. Cancellara dice che non vede l'ora. Probabile anche Nibali, Contador, Froome non vedano l'ora, ma che finisca... Timori dei quali di fa portavoce proprio la maglia gialla. "Il pavè con la pioggia sarebbe veramente difficile e insidioso, mi auguro che faccia almeno bel tempo - spiega Nibali -. Ci sono molti corridori che cercheranno di prendere la maglia gialla come Peter Sagan e Fabian Cancellara. Tutti gli uomini di classifica, me compreso, non hanno esperienza sul pavè non avendo partecipato alla Parigi-Roubaix o al Giro delle Fiandre, anche solo una foratura potrebbe costare minuti. Ci vuole una grande capacità nel guidare la bici e nel tenere sotto controllo tutto, specialmente il terreno". Sulla caduta di Chris Froome: "Per i tapponi di montagna sarà al 100%, non so esattamente la gravità delle escoriazioni che ha riportato.

    ORDINE D'ARRIVO DELLA QUARTA TAPPA

    1. Marcel Kittel (Ger, Giant) in 3h36'39"
    2. Alexander Kristogg (Nor, Katusha) s.t.
    3. Arnaud Demare (Fra, Fdj) s.t.
    4. Peter Sagan (Svk) s.t.
    5. Bryan Coquard (Fra) s.t.
    6. Andrè Greipel (Ger) s.t.
    7. Mark Renshaw (Aus) s.t.
    8. Danny Van Poppel (Ned) s.t.
    9. Davide Cimolai (Ita) s.t.
    10. Daniel Oss (Ita) s.t.

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (Ita, Astana) in 17h07'52"
    2. Peter Sagan (Svk, Cannondale) a 0'02"
    3. Michael Albasini (Sui, Orica) s.t.
    4. Greg Van Avermaet (Bel) s.t.
    5. Alberto Contador (Esp) s.t.
    6. Alejandro Valverde (Esp) s.t.
    7. Christopher Froome (Gbr) s.t.
    8. Jurgen Van Den Broeck (Bel) s.t.
    9. Bauke Mollema (Ned) s.t.
    10. Jakob Fuglsang (Den) s.t.
     
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    5^ TAPPA
    Nibali incanta sul pavè. Contador perde terreno, Froome si ritira.


    Il siciliano non solo consereva la maglia giaiia, ma aumenta notevolmente il margine sullo spagnolo e gli altri rivali per il podio.

    Da Squalo a leone. Vincenzo Nibali si esalta, ci esalta. Nella tappa del pavè, temuta e rispettata, amata o odiata, il siciliano compie un capolavoro. La sua maglia gialla lorda di fango è il simbolo di una classe immensa: solo chi ne ha tanta può interpretare alla perfezione quella sorta di danza macabra sulle pietre verso Arenberg, senza averlo mai fatto prima. Vince l'olandese Lars Boom, ma questo con tutto il rispetto è un particolare secondario. Il primo attore è Nibali, che infligge una severa lezione agli altri pretendenti al podio di Parigi: Alberto Contador, Alejandro Valverde, Talansky, tutti più o meno messi in riga. Non c'è invece più Froome, altro fatto sensazionale di giornata: il keniano bianco cade ancora e dice basta. E questa è un'altra svolta del Tour. Il cammino è ancora lunghissimo, ma ora Vincenzo Nibali - forte di una squadra estremamente competitiva - potrà lasciare agli altri la prima mossa. Del resto, andare o meno alla Roubaix è una scelta, saltare sulle pietre sconnesse proposte dal Tour è una severa imposizione. Lo si evince dall'inquietudine, evidente nello sguardo tetro dei corridori. Non sfugge alla regola Chris Froome, solo che lui al pavè neanche ci arriva: cade ancora, come nella tappa precedente. Due volte, la seconda è il segnale della resa. Sale in ammiraglia con tutto il suo carico di amarezza, accerchiato dalla sorte, attanagliato dall'inconscio senso di colpa per aver silurato il baronetto Bradley Wiggins dalla formazione per la Francia. Chris Froome in macchina è l'immagine più cruda della giornata. Tanto pavè, temuto dai big molto più di Alpi o Pirenei. Questione di caratteristiche e carattere. Francesco Moser ad esempio vi trovava l'habitat naturale, mentre nell'ultimo dei grandissimi di Francia, Bernard Hinault, tra l'altro nel comitato organizzatore, quelle pietre scatenavano disgusto. Il Tasso ci ballò sopra solo per una questione d'onore, ma una volta conquistata la Parigi-Roubaix (dopo essere andato per terra cinque volte e finito per campi), si affrettò a dichiarare - parola mantenuta - che non ci avrebbe messo più ruota.


    La realtà di questa 'piccola Paris-Roubaix' va però oltre la mente perversa degli organizzatori. I nove settori di pave vengono ridotti subito a sette, e il motivo non è sollievo: c'è pioggia a catinelle, a Orchies e Mons-en-Pévèle diventa fango. Come se non bastasse, un vento freddo spazza l'anima dei corridori, e il sapore epico della sfida viene esaltato. Ironia della sorte, per trovare una Roubaix con tale clima da tregenda bisogna tornare alle primavere di oltre 10 anni fa (la più drammatica quella vinta nel 2001 da Servais Knaven), mentre i vari Cancellara, Sagan, gli specialisti più accreditati, l'Inferno del Nord se lo sono fatto sempre respirando quintali di polvere. Stavolta è peggio per tutti: impossibile cercare rifugio ai bordi allagati della strada, correre al centro, i sassi li senti tutti. E ovviamente, colpi di scena a ripetizione. Contador e Valverde nel secondo settore di pavé (Pont-Thibault) vanno in affanno. Nibali gli sta davanti, rischia parecchio in qualche circostanza ma non resta mai solo. Fattore non casuale, visto che Westra (compagno del siciliano) entra nella prima fuga di giornata per tornare utile al momento giusto, e con lui c'è anche un altro Astana Fuglsang. Anche Talansky, altro papabile per Parigi dopo il Delfinato, finisce per terra e insegue. Insomma, tattica e corsa volgono a favore di Nibali. Viene da pensare: Cancellara, Sagan, nel penultimo interminabile settore (3,7 a Hornaing) saranno punti di appoggio fondamentali. Macchè? I due vanno in affanno sotto le tirate di Westra e Fuglsang, poi - ma questa è una supposizione - non si danno il benché minimo vicendevole aiuto in nome di antichi rancori. E' così che Nibali gli rifila un minuto, pilotato sapientemente da Fuglsang, poi aspetta con il cronometro in mano: Talansky, Valverde e Mollema dietro due minuti e mezzo, Contador quasi tre. Il Tour è ancora agli albori, ma... "Oggi è stata una giornata tremenda, ho preso anche io diversi rischi. Ora ho bisogno di un po' di riposo. Almeno tre volte ho rischiato di andare per terra, con un po' di abilità e di fortuna invece sono rimasto sempre in piedi. Tutto è andato bene: la squadra ha portato avanti una buona tattica e il mio compagno Fuglsang è stato stupendo". Sul ritiro di Froome: "Purtroppo il Tour e il ciclismo sono fatti anche di queste cose. Adesso ho un buon vantaggio in classifica generale, ma il Tour è ancora lungo e difficile...".

    ORDINE D'ARRIVO DELLA QUINTA TAPPA

    1. Lars Boom (NED-Belkin)
    2. Jakub Fugslang (DEN-Astana) a 19''
    3. Vincenzo Nibali (ITA-Astana) a 19''
    4. Peter Sagan (SVK-Canondale) a 1'01''
    5. Fabian Cancellara (SUI-Trek) a 1'01''
    6. Jens Keukeleire (BEL-Orica) a 1'01''
    7. Michal Kwiatkowski (POL-Omega Pharma) a 1'07''
    8. Lieuwe Westra (NED-Astana) a 1'09''
    9. Matteo Trentin (ITA-Omega Pharma) a 1'21''
    10. Cyril Lemoine (FRA-Cofidis) a 1'45''

    ...

    37. Alberto Contador (ESP-Tinkoff) a 2'54''

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (ITA-Astana)
    2. Jakub Fugslang (DEN-Astana) a 2''
    3. Peter Sagan (SVK-Cannondale) a 44''
    4. Michal Kwiaktowski (POL-Omega Pharma) a 50''
    5. Fabian Cancellara (SUI-Trek) a 1'17''
    6. Jurgen Van den Broeck (BEL-Lotto) a 1'45''
    7. Tony Gallopin (FRA-Lotto) a 1'45''
    8. Richie Porte (AUS-Sky) a 1'54''
    9. Andrew Talansky (USA-Garmin) a 2'05''
    10. Alejandro Valverde (ESP-Movistar) a 2'11''

     
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    6^ TAPPA
    sprint vincente di Greipel.


    Il tedesco dopo le delusioni nelle prime volate, non sbaglia a Reims.

    Il ritorno del Gorilla. Dopo le tre giornate da sprinter vissute su fatica e lavoro della sua squadra (Lotto), ma senza nulla produrre, Andrè Greipel piazza finalmente quella stoccata che sembrava non dovesse arrivare mai. Si parla ancora tedesco al Tour de France, anche se stavolta Marcel Kittel (per lui giù un tris nei primi sprint) se ne resta in disparte, lasciando suo malgrado la scena al più maturo connazionale. Volata rischiosa, tanto vento preso in faccia, ma quanta potenza. Duecentocinquanta metri adrenalinici che non lasciano spazio al norvegese Kristoff, all'ennesimo piazzamento. Molto bene Vincenzo Nibali. Dopo la meravigliosa impresa sul pavè, al siciliano si chiedevano due cose: correre senza prendere grossi rischi e conseguenzialmente mantenere la maglia gialla. Missioni entrambe compiute, la cosa va sottolineata perché non c'è proprio mai nulla di scontato.


    Dire che non esistono tappe facili al Tour de France è infatti come dare la ricetta dell'acqua calda. Lo conferma il ritiro di Jesus Hernandez (tra l'altro non è il solo a salire sull'ammiraglia): è uno della Tinkoff Saxo, significa che Alberto Contador ha un luogotenente in meno. Colpa di una delle tante cadute sull'asfalto reso carogna dalla pioggia. Si va da Arras a Reims: non ci sono difficoltà altimetriche importanti ma tanti significati. La frazione infatti ripercorre tratti della linea del fronte della Prima Guerra Mondiale. Non a caso sale sulla macchina dell'organizzazione il presidente della Repubblica, François Hollande, e lo fa nei luoghi della battaglia di Chemin des Dames, che costò migliaia di vite, soprattutto francesi e tedesche. Ciclisticamente parlando, Reims è una città che dice tanto e sorride pure agli italiani. Qui si sono disputati due campionati mondiali: nel 1947 con vittoria dell'olandese Theo Middelkamp e nel 1958, l'anno dell'impresa di Ercole Baldini. Reims ha parlato italiano anche l'ultima volta che vi era arrivato il Tour: nel 2010, guizzo di Alessandro Petacchi, stavolta nel ruolo di uomo di Renshaw (che però non ne azzecca una, è quarto) dopo l'abbandono di Cavendish. Prima dello spezzino, sprint vincenti per Djamolodine Abdoujaparov - l'uzbeko che in volata martirtizzava la bicicletta - e di Robbie McEwen: tutti e tre successivamente maglia verde a punti fino a Parigi. Capito Greipel! Dunque una volata ghiotta. Significa che Mate Mardones, Leezer, Pineau e Gerard, gli autori della fuga di giornata, non hanno una chance che è una di farla franca. Poco spazio per i battistrada (quattro minuti di margine massimo è robetta), anche perché dietro il gruppo è su di giri. Una andatura elevata, generata dalla tensione. Nel finale niente pioggia, ma c'è vento: paura di trappole, di frazionamenti, tutti sul chi vive. Ventagli su ventagli, l'Astana mostra ancora una volta la giusta maturità: tutti molto attenti nelle prime posizioni, a cominciare da Vincenzo Nibali, quando passistoni come Tony Martin sparano tirate impressionanti. Azioni efficaci, visto che davanti restano in una quarantina. Nel finale colpo da finisseur del polacco Kwiatkowski, che prende una ventina di metri: il polacco può vincere, ma dietro la Katusha di Kristoff prende il comando delle operazioni. Andrè Greipel sa aspettare, poi parte e per gli altri non c'è nulla da fare.

    ORDINE D'ARRIVO DELLA SESTA TAPPA

    1. Andre Greipel (Ger, Lotto) in 4h11'39"
    2. Alexander Kristoff (Nor, Katusha) s.t.
    3. Samuel Dumoulin (Fra, Ag2R) s.t.
    4. Mark Renshaw (Aus) s.t.
    5. Peter Sagan (Svk) s.t.
    6. Romain Feillu (Fra) s.t.
    7. Tom Veelers (Ned) s.t.
    8. Bryan Coquard (Fra) s.t.
    9. Sep Vanmarcke (Bel) s.t.
    10. Sylvain Chavanel (Fra) s.t.

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (Ita, Astana) in 24h38'25"
    2. Jakob Fuglsang (Den, Astana) a 0'02"
    3. Peter Sagan (Svk, Cannondale) a 0'44"
    4. Michael Kwiatkowski (Pol) a 0'50"
    5. Fabian Cancellara (Sui) a 1'17"
    6. Jurgen Van Den Broeck (Bel) a 1'45"
    7. Tony Gallopin (Fra) s.t.
    8. Richie Porte (Aus) a 1'54"
    9. Andrew Talansky (Usa) a 2'05"
    10. Alejandro Valverde (Esp) a 2'11"
     
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    7^ TAPPA
    E' ancora Italia, a Nancy vince Trentin.


    Il trentino piega al fotofinish Sagan e bissa il successo dello scorso anno.

    Un centimetro val bene un nuovo giorno di gloria...

    Matteo Trentin non è un ciclista qualunque. Non può esserlo chi, ad ogni Tour parte con compiti di luogotenenza e riesce a ritagliarsi lo spazio per un'impresa. Lo scorso anno il venticinquenne di Borgo Valsugana si era imposto a Lione, interrompendo un interminabile digiuno del ciclismo italiano che durava da tre anni. Stavolta è perfetto nella gestione del rettilineo finale di Nancy: il gruppo, dopo due salite, è orfano di tanti velocisti, ma qualcuno tiene. C'è Peter Sagan che non vede l'ora di lasciare il segno, ha talmente tanta voglia che ha sparato tante cartucce nell'ultima salita. Poi lo slovacco, una volta ripreso, riprende fiato e si rimette in carreggiata per piazzare la stoccata. L'Omega però gioca da vera squadra: Kwiatowski tiene altissima l'andatura, poi lascia la scena a Trentin. Una partenza decisa e rischiosa, Sagan rinviene: fotofinish, un centimetro, è Trentin. "E' incredibile... - spiega il vincitore -. E' un successo che arriva dopo tanta sfortuna della squadra, cercavamo la vittoria dal primo giorno con Cavendish (caduto e costretto al ritiro, ndr), poi ne abbiamo fatte di tutti i colori: tra forature, cadute, momenti sbagliati e salti di catena si potrebbe fare la lista della spesa...".


    A completare il quadro perfetto del ciclismo italiano, la difesa della maglia gialla di Vincenzo Nibali. Stavamo per scrivere comoda, ma ci siamo fermati bruscamente. 'Tappaccia', come al solito stressante: a pochi metri dalla maglia gialla, finisce per terra Tejay Van Garderen, uomo di classifica che nonostante gli sforzi non rientra, perde un minuto ed esce dai primi dieci. Altro sconfitto di giornata, il belga van Den Broeck, magari non uno da podio finale ma da bel piazzamento. Buono comunque il tasso di attenzione del siciliano e dell'Astana. L'uomo più pericoloso resta sempre Contador: lo spagnolo ha classe, inventa con la collaborazione di Roche la sparata su uno strappo, ma la maglia gialla si incolla alla sua ruota. Del resto Vinokourov, padre padrone dell'Astana, è stato chiaro: "Lasciare la maglia gialla poteva essere per ora essere nei nostri piani, poi fare quell'impresa sul pavè ad Arenberg è stato così emozionante....". Tradotto: ormai abbiamo la bici, pedaliamo. "Da metà corsa - analizza la maglia gialla - c'era stress per il vento, quindi tutte le grandi squadre stavano davanti. Nel finale ce n'è stato ancora di più, tutti volevamo prendere la salita davanti. Ora ci aspetta un week-end duro e vedremo degli attacchi. Anche oggi si è visto Alberto Contador davanti, ha allungato Roche, ma niente di particolare. Sto bene, vediamo...". Tutti motivi concentrati nella settima frazione, quella che precede i Vosgi. Percorso d'autore. Si parte da Epernay, la città dello Champagne, già in passato scelta per tappe importanti: qui si arrivò nel primo giorno del Tour dei cinquanta anni, quello in cui Bahamontes fece tremare ma non spodestò il sovrano Anquetil. Si arriva a Nancy, in Lorena, dove Michel Platini si affermò come calciatore e soprattutto dove Fausto Coppi piazzò due imprese delle sue. Cronometro nei Tour del 1949 e del 1952 (la prima di 137 km!) in cui il campionissimo affermò la sua netta superiorità nella corsa alla maglia gialla. Insomma, Nancy ci porta proprio bene: l'ultima volta in cui gli organizzatori l'avevano convocata - nel 2005 - Lorenzo Bernucci fu uno dei pochi, sotto un nubifragio, a non partecipare ad una pazzesca caduta di gruppo, una sorta di domino umano nell'ultima curva, andando a vincere. E' la seconda frazione più lunga: un po' noiosetta per larghi tratti, un invito a nozze per gli scattisti nella parte finale. Ci sono due GPM nei pressi all'epilogo: Cote de Maron e soprattutto Cote de Bouffers, toccata a poco più di 5 km dall'arrivo. Non roba per scassare (cadute a parte) la classifica generale, tale però da azzannare i polpacci della maggior parte dei velocisti. In pratica, due corse parallele. La prima finisce ai piedi della prima salita: protagonisti Elmiger, Huzarski (gli ultimi due i più tosti a mollare), Pichot, Delaplace, Edet e Busche. Poi il discorso cambia. Cote de Maron e fuori due: Degenkolb (non è una sorpresa) e Kittel non ce la fanno. Pianura seguente, asfalto stavolta asciutto eppure Van Garderen non riesce a stare in piedi, deve fare una faticaccia per rientrare nei ranghi e non ci riesce. Cote de Bouffers: salta Kristoff, mentre scappano via van Avermaet e Sagan. Il belga decide di non dare cambi allo slovacco, poi ci ripensa ma è troppo tardi. Dietro rientrano, Sagan è stanco è arrabbiato. Poi lo sprint, e l'Italia sorride ancora. Trentin, due vittorie da gregario. La stoffa è da cacciatore di classiche, speriamo in seguito abbia più spazio.

    ORDINE D'ARRIVO DELLA SETTIMA TAPPA

    1. Matteo Trentin (Ita, Omega) in 5h18'39"
    2. Peter Sagan (Svk, Cannondale) s.t.
    3. Tony Gallopin (Fra, Lotto) s.t.
    4. Tom Dumoulin (Fra) s.t.
    5. Simon Gerrans (Aus) s.t.
    6. Daniel Oss (Ita) s.t.
    7. Cyril Gautier (Fra) s.t.
    8. Sylvain Chavanel (Fra) s.t.
    9. Sep Vanmarcke (Bel) s.t.
    10. Greg Van Avermaet (Bel) s.t.

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (Ita, Astana) in 29h57'04"
    2. Jakob Fuglsang (Den, Astana) a 0'02"
    3. Peter Sagan (Svk, Cannondale) a 0'44"
    4. Michael Kwiatkowski (Pol) a 0'50"
    5. Tony Gallopin (Fra) a 1'45"
    6. Richie Porte (Aus) a 1'54"
    7. Andrew Talansky (Usa) a 2'05"
    8. Alejandro Valverde (Esp) a 2'11"
    9. Romain Bardet (Fra) s.t.
    10. Rui Alberto Costa (Por) s.t.
     
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    8^ TAPPA
    Nibali da leader: Contador lo attacca, ma resiste in giallo.


    Nella prima frazione sui Vosgi, con arrivo in salita, vittoria del francese Blel Kadrid.

    Un continuo scambio di sguardi, scatti, tattica, personalità. Vincenzo Nibali lega la sua ruota a quella di Alberto Contador, alla fine lascia qualche secondo (tre per la precisione), ma esce bene dalla prima insidia in montagna. E' iniziata la grande sfida, tecnica e piscologica, tra la maglia gialla e lo spagnolo. L'occasione è il primo arrivo in salita, nel week end lungo sui Vosgi che culminerà nel giorno della Bastiglia con il temutissimo arrivo a Planche des Belles Filles. Tre Gpm: il pistolero sui primi due prepara il terreno facendo tirare i suoi della Tinkoff Saxo. Majka, Rogers, Roche, tutti danno tutto. Gente di classifica paga: Talansky, Kwiatkowski, van den Broeck, Valverde (venti secondi per l'asturiano, a cui la tappa peraltro si addiceva). Il pistolero alla fine porta il duello sul piano preferito, l'uno contro uno: si volta, scruta Nibali e ne viene scrutato. Il siciliano affianca il rivale, si confronta anche sul piano dei nervi. Tre secondi finali che non incidono: è sostanziale parità, è chiaro che ormai il Tour va verso un dualismo.


    La lotta per la maglia gialla non deve comunque oscurare l'impresa di giornata. A Gerardmer, bella vittoria di Blel Kadri, un francese dal sangue algerino, che coglie in solitario la più bella vittoria della carriera. Scorrendone il palmares, la precedente da notizia era stata la Roma Maxima dello scorso anno, famosa per l'esultanza da secondo di Pippo Pozzato, ignaro di averlo davanti. Inizia quindi all'insegna dello spettacolo una tre giorni che per il Tour è uno dei tanti tuffi nell'antico. I Vosgi infatti sono le prime salite serie inserite nella storia di una Grande Boucle che all'epoca, tra strade sterrate e biciclette pesanti quanto macchine, ne aveva bisogno fino ad un certo punto. Era il 1905, fu affrontato il Ballon D'Alsace: dominò Renè Pottier, i cui tendini ne uscirono massacrati al punto tale da costringerlo al ritiro. Era un Tour atipico - valeva la classifica a punti e non a tempo - che finì per sorridere ad un francese dal baffo stile Belle Epoque, Louis Trousselier, capace in quell'anno magico di vincere anche la Parigi Roubaix. Stavolta comunque niente Ballon D'Alsace, ma tre GPM da non sottovalutare nel finale, in rapida successione. Col de la Croix des Moinats, la più lunga (7.6 km al 6% di pendenza media), Col de Grosse Pierre e Côte de La Mauselaine breve ma tosta con il picco del 13%. Un luogo, quello d'arrivo, che piaceva particolarmente ad Abel Hugo, il fratello di Victor, che la definì la 'perla dei Vosgi'. La tappa si presta a situazioni parallele. Chi entra nelle fuga dei fuori classifica ha grosse chance di allargare il margine ed arrivare. E' anche per questo che tutti tentano, e la prima ora passa a 51 di media. Una bagarre dalla quale escono uomini lontani da Nibali ma con un palmares niente male: sono Sylvain Chavanel (che al Tour ha già vinto), Kadri, Yates (uno dei giovani più interessanti del panorama), Petit, e il vincitore dell'ultima Roubaix, Niki Terpstra. Vanno d'accordo fino alla prima salita, poi ognun per sè. Per loro e per il gruppo, anche la marcia di avvicinamento non è una passeggiata: il cielo scarica per vari tratti secchiate d'acqua, vista la temperatura non certo da canicola del Tour, una complicazione in più. Chavanel è quello che accende la miccia, ma Kadri è quello che ne ha di più. Lo salva una buona gamba ed un bel margine sul gruppo maglia gialla, altrimenti, cosa puntualmente accaduta ai compagni di fuga, non potrebbe resistere al ritmi imposto da Contador. A fine tappa, Nibali ci tiene a spiegare anche quei tre secondi: "Nel finale ho sbagliato il rapporto, era troppo duro. E così ho perso l'attimo. Contador ha preso in mano la corsa nelle ultime due salite, si capiva che volava fare qualcosa. Gli ultimi 1800 metri erano più adatti a lui che a me, io ho parlato con Scarponi e stavo bene. Ed ho cercato di controllare". Nessuna sorpresa comunque per l'attacco dello spagnolo: "Ci si aspettava un Contador così, pronto a guadagnare secondi dove può. Per la vittoria finale però non è una corsa a due. Porte era appena dietro di noi, qui era l'ultimo uomo di Froome e sta pedalando bene. Ho visto bene anche Valverde, anche se era un po' indietro: questi sono corridori che tengo in considerazione". E' mancata un po' la squadra della maglia gialla: "Paghiamo anche le ultime giornate, in cui si è lavorato tantissimo. Kangert ha aspettato Fuglsang, che è pur sempre il secondo in classifica, e con me davanti c'era Scarponi. Stiamo cercando di gestire bene queste tappe, domenica ce n'è un'altra molto dura".

    ORDINE D'ARRIVO DELL'OTTAVA TAPPA

    1. Blel Kadri (Fra, Ag2R) in 3h49'28"
    2. Alberto Contador (Esp, Tinkoff) a 2'17"
    3. Vincenzo Nibali (Ita, Astana) a 2'20"
    4. Richie Porte (Aus) a 2'24"
    5. Thibaut Pinot (Fra) a 2'28"
    6. Jean-Christophe Peraud (Fra) s.t.
    7. Alejandro Valverde (Esp) a 2'36"
    8. Tejay Van Garderen (Usa) a 2'40"
    9. Romain Bardet (Fra) a 2'48"
    10. Sylvain Chavanel (Fra) a 2'54"

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (Ita, Astana) in 33h48'52"
    2. Jakob Fuglsang (Den, Astana) a 1'44"
    3. Richie Porte (Aus, Sky) a 1'58"
    4. Michal Kwiatkowski (Pol) a 2'26"
    5. Alejandro Valverde (Esp) a 2'27"
    6. Alberto Contador (Esp) a 2'34"
    7. Roman Bardet (Fra) a 2'39"
    8. Rui Alberto Costa (Por) a 2'52"
    9. Bauke Mollema (Ned) a 3'02"
    10. Jurgen Van den Broecke (Bel) s.t.

     
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    9^ TAPPA
    Nibali 'lascia' la gialla a Gallopin. Martin fa l'impresa solitaria.


    Vince il tedesco dopo una lunga fuga, l'Astana sceglie di non lottare più di tanto per il primato.

    A Mulhouse, oltre al museo dell'automobile più famoso del mondo, si trova anche la città del treno. Tra le locomotive più pregiate entra ora anche Tony Martin, il tedesco che, prima in compagnia, quindi da solo per quasi sessanta km, sfodera una impresa coast to coast durata praticamente tutta la tappa. Forte delle sue straordinarie qualità da cronoman (non si diventa a caso campione del mondo per tre volte consecutive), Martin aveva inscenato un numero forse ancora più eclatante alla Vuelta dello scorso anno. Fu ripreso a Caceres a pochi metri dall'arrivo, 'colpa' di una tirata dalla locomotova Fabian Cancellara, che peraltro poi quella tappa non era neanche riuscito a vincerla. Cancellara c'è anche stavolta, è nel gruppetto dei contrattaccanti, ma la Locomotiva di Berna non riesce ad incidere pur conquistando il secondo posto. Che poi l'uomo più reclamizzato del drappello non è Cancellara, ma un altro Tony, questo francese: è Gallopin, omaggiato della maglia gialla da Vincenzo Nibali. Omaggiato, perché l'Astana di fatto sceglie di non difendere il primato. La decisione è frutto degli interrogativi della tappa precedente, con Nibali rimasto solo a lottare - peraltro molto bene - contro Contador, ma anche contro gli uomini del pistolero che imponevano un forcing formibabile. L'Astana non sembra stanca a vedere la scorta fatta alla maglia gialla, ma è un lavoro 'tranquillo', non c'è il sacro fuoco per mantenere il primato. Giusto, sbagliato? La maglia gialla è sempre bello averla, quindi sbagliato. Ma tatticamente, visto che mancano ancora due settimane, lasciare il peso del lavoro ad altri, è comprensibile. Altro dato da non sottovalutare, rientra in classifica Pierre Rolland, francese dalla tattica guascona: non fa paura tanto per la classifica finale, ma è uomo da piazzamento.


    Il tutto in una frazione carica di storia soprattutto nella sede di arrivo, per una particolarità non unica ma molto rara. Nel 1926 infatti a Mulhouse si impose Jules Buysse che prese e tenne la maglia gialla per un paio di giorni. Buysse fu trionfatore finale anche a Parigi, solo che si trattava del fratello Lucien. Solo altri due fratelli (anche loro belgi) hanno portato la maglia gialla nella stessa edizione di un Tour: nel 1939 Roman Maes vinse la crono e diventò leader dopo la seconda tappa, mentre all'epilogo la classifica finale sorrise a Sylvére. Qualche cenno di cronaca. I 170 km da Gerardmer a Mulhouse sono tosti, li rendono tali sei GPM ed il tempo che, come ormai da fastidiosa consuetudine, è inclemente per buoni tratti del percorso. Non ci si aspetta però una sfida senza quartiere tra Vincenzo Nibali e Alberto Contador. Due i motivi: il primo, siamo alla vigilia della tappa con arrivo a Planche des Belles Filles, la più difficile dei Vosgi. Il secondo, il GPM più duro di giornata, il Markstein (10.8 km, con una pendenza media del 5.4%) è lontano oltre 40 km dall'arrivo. Proprio sul Markstein, Tony Martin sceglie la via della solitudine, lasciando un coraggioso Alessandro De Marchi, che insieme a lui aveva dato la caccia ai parecchi punti in palio per la maglia a pois. Da lì in poi è una cavalcata, trionfale quanto difficile: in pianura perde pochissimo, e dietro a darsi il cambio sono in tanti. Buon per lui, buon per Gallopin, buon per i francesi, che si godranno un loro uomo in giallo proprio nel giorno della Bastiglia. "Di piu' non potevamo fare", commenta con razionalità Vincenzo Nibali la perdita della maglia gialla. "La squadra ha lavorato tutto il giorno e nessuno ci ha aiutato - ha spiegato - Avevamo la maglia sin dal secondo giorno e l'abbiamo difesa abbastanza bene. Siamo tranquilli, l'ha presa Gallopin ma non c'è da perdere la testa. Degli uomini di classifica quello che si e' avvicinato di più e' Rolland - ha concluso Nibali - E' stata una giornata difficile, domani pero' non lavoreremo noi...".

    ORDINE D'ARRIVO DELLA 9^ TAPPA

    1. Tony Martin (Ger, Omega) in 4h09'34"
    2. Fabian Cancellara (Swi, Trek) a 2'45"
    3. Greg Van Avermaet (Bel, Bmc) s.t.
    4. Tom Dumoulin (Fra) s.t.
    5. Matteo Montaguti (Ita) s.t.
    6. Josè Joaquin Rojas Gil (Esp) s.t.
    7. Steven Kruijswijk (Ned) s.t.
    8. Mikael Cherel (Fra) s.t.
    9. Brice Feillu (Fra) s.t.
    10. Tiago Machado (Por) s.t.

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Tony Gallopin (Fra, Lotto) in 38h04'38"
    2. Vincenzo Nibali (Ita, Astana) a 1'34"
    3. Thiago Machado (Por, NetApp) a 2'40"
    4. Jakob Fuglsang (Den) a 3'18"
    5. Richie Porte (Aus) a 3'32"
    6. Michal Kwiatkowski (Pol) a 4'00"
    7. Alejandro Valverde (Esp) a 4'01"
    8. Pierre Rolland (Fra) a 4'07"
    9. Alberto Contador (Esp) a 4'08"
    10. Romain Bardet (Fra) a 4'13"
     
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    10^ TAPPA
    Contador cade e si ritira. Nibali si scatena!


    Nella terza tappa sui Vosgi il pistolero deve alzare bandiera bianca: frattura alla tibia.

    Un po' di sole si fa largo tra nebbia e pioggia in un clima spettrale, lascia intravedere la sagoma di Alberto Contador. Il pistolero è a terra, stringe i denti, ma ha preso una botta alla schiena ed anche il ginocchio destro sembra a pezzi, ma la diagnosi è ancora più dura: tibia fratturata. Eppure si rialza, prova a restare in gioco, onora stoicamente il suo ruolo di fuoriclasse. Ma le lacrime che ne segnano il volto valgono più di qualsiasi frase: è l'addio al Tour de France. La Grande Boucle, dopo Chris Froome, perde un altro dei suoi grandi protagonisti. Peccato ovviamente, ma la notizia pur enorme, non riesce a fare ombra alla nuova grandissima giornata di Vincenzo Nibali, che con un finale irresistibile trionfa alla Planche des belles Filles, prende la maglia gialla e si scrolla di dosso anche i nuovi punti di riferimento nella lotta alla classifica finale. Alejandro Valverde, Richie Porte, gente degna di considerazione e forte anche di squadre all'altezza. Il Tour oggettivamente ha però una sola guida, e questa parla italiano. Una impresa che spazza via anche i discorsi triti e ritriti sul fair play, che stavano montando quando Contador è risalito in bici per provarci. L'Astana di Nibali ha concesso un po' di tempo allo spagnolo per riprendersi, dimostrando grande correttezza. Kwiatkowski però era davanti parecchi minuti, quindi il team della maglia gialla ha rotto gli indugi alzando l'andatura. Per Contador insomma, ormai purtroppo alla deriva, sarebbe finita anche senza il ritiro. Legge della strada, incontestabile. A beneficio di chi non fosse sulla lunghezza d'onda, ricordiamo mostri sacri della storia che non ebbero scrupoli in situazioni ben meno drammatiche. Charly Gaul divenne 'Monsieur pipì' perchè nel Giro del 1957 (vinto da Nencini) andò a espletare il bisogno dietro un albero e Bobet lo attaccò a fondo. E lo stesso Nencini, dopo una foratura, cadde in una trappola tesa dai celebratissimi Coppi e Magni nel Giro del lontano '55.


    Dunque l'ultima sui Vosgi stravolge il Tour. Sette salite, quattro di prima categoria, compresa l'ultima con arrivo a Planche des Belles Filles, 6 km con una pendenza che tocca il 20%. E' qui che due anni fa Chris Froome colse una vittoria significativa iniziando quel processo di insofferenza verso Bradley Wiggins, poi esplosa senza remore. Che dire, i tempi cambiano. Froome sta recuperando da fratture varie, mentre il ringalluzzito Wiggins annuncia che nel prossimo anno farà la Roubaix e tenterà il record dell'ora. A proposito di Roubaix, Nibali ripropone il copione tattico esibito nella frazione del pavé. Nel drappello che va all'attacco manda un uomo (Westra) che poi si lascia sfilare al momento opportuno, quando Contador cede, per dare manforte al siciliano. Davanti restano Kwiatkowski (per parecchio tempo maglia gialla virtuale), Martin (l'unico che tira, ma lavora proprio per Kwiatkowski ), Visconti, Moinard, Rodriguez (Purito abbassa le pretese e punta alla maglia a pois), Voeckler, Wyss, Taaramae e Riblon. Sulla penultima salita, Kwiatkowski e Purito Rodriguez restano soli, Scarponi fa un gran lavoro per Nibali prima di finire tra le braccia del pubblico nella discesa seguente (l'inossidabile marchigiano poi rientra), mentre la gialla di Gallopin inizia irrimediabilmente a scolorirsi. Nell'ascesa finale lo show. Scarponi fa una tirata impressionante, ai meno tre caccia l'urlo di battaglia. Nibali parte e fa il vuoto. Un'azione spettacolosa, Purito Rodriguez - che ormai assaporava la vittoria - diventa piccolo piccolo quando lo Squalo lo passa. Nel giorno della Bastiglia il Tour trova un nuovo dominatore. "Ho esultato con il pollice in bocca all'arrivo, perché pensavo alla mia bimba. Mia moglie mi dice che la piccola ogni giorno sta davanti alla tv e che mi guarda e mi segue sempre con i suoi occhioni. Dedico a lei questa vittoria", commenta raggianti Nibali. "Io padrone del Tour? Oggi è stata una bellissima vittoria, arrivata al termine di un grande lavoro della mia squadra. Adesso godiamoci un po' di riposo; poi penseremo al resto della corsa, che e' ancora lunga". Sulla caduta di Contador: "Andavamo a 65 chilometri all'ora in quel tratto. Ho rischiato anche io. Mi dispiace per la sua caduta: potevamo fare un grande spettacolo nell'ultima salita io e lui, che eravamo quelli con piu' 'gamba'. Pure Scarponi ha fatto una brutta 'scivolata': quando c'e' brutto tempo, come oggi, bisogna stare sempre molto attenti. Il lavoro del mio team è stato fondamentale, soprattutto Scarponi ha fatto tanto per aiutarmi, nonostante la sua caduta. Oggi, con tutta la squadra, abbiamo speso tantissimo: ci siamo veramente 'consumati'. Il riposo di domani ci vuole".

    ORDINE D'ARRIVO DELLA DECIMA TAPPA

    1. Vincenzo Nibali (ITA-Astana)
    2. Thibaut Pinot (FRA-FDJ) a 15''
    3. Alejandro Valverde (ESP-Movistar) a 20''
    4. Jean Christophe Peraud (FRA-Ag2r) a 20''
    5. Romain Bardet (FRA-Ag2r) a 22''
    6. Tejay Vangarderen (USA-BMC) a 22''
    7. Richie Porte (AUS-Sky) a 25''
    8. Leopold Konig (CZE-Netapp) a 50''
    9. Joaquim Rodriguez (ESP-Katusha) a 52''
    10. Mikel Nieve (ESP-Sky)a 54''

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (ITA-Astana)
    2. Richie Porte (AUS-Sky) a 2'23''
    3. Alejanro Valverde (ESP-Movistar) a 2'47''
    4. Romain Bardet (FRA-Ag2r) a 3'01''
    5. Tony Gallopin (FRA-Lotto) a 3'12''
    6. Thibaut Pinot (FRA-FDJ) a 3'47''
    7. Tejay Vangarderen (USA-BMC) a 3'56''
    8. Jean Christophe Peraud (FRA-Ag2r) a 3'57''
    9. Rui Alberto Costa (POR-Lampre) a 3'58''
    10. Bauke Mollema (NED-Belkin) a 4'08''

     
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    Nibali, Vinokourov
    e le due anime dell'Astana.


    Ora che il siciliano è maglia gialla, il team manager, braccio esecutivo del ricco team kazako, non fa una piega. Ma dopo le classiche senza risultati, per il corridore era partita anche una lettera di richiamo, sintomo di spaccatura tra parte italiana e kazaka del team.

    Alexander Vinokourov sorride sornione con il suo sguardo da husky. Lui è il braccio operativo del Kazakhstan, al Tour de France sta vivendo il suo momento di gloria manageriale. In maglia gialla, con la tenuta dell'Astana, c'è infatti Vincenzo Nibali: per straordinari meriti propri, ma anche per gli sfortunati forfait in corso d'opera di Chris Froome e Alberto Contador. Nibali diventa a questo punto il punto di riferimento della Grande Boucle: significa riflettori puntati costantemente su di lui, per la gioia dei tifosi italiani ma anche dello sponsor straniero. Tutto rose e fiori quindi? Neanche per sogno. Nel team infatti convivono in realtà due anime, kakaza e italiana. I quattrini, particolare da non sottovalutare, li mettono i kazaki. Se i risultati non arrivano però, non sono tipi da pacca sulla spalla e da frasi di circostanza tipo 'sarà per la prossima volta, coraggio'. E' così che la direzione, dopo che Nibali ha corso le classiche di primavera senza ottenere risultati, ha avuto la 'brillante' idea di mandare una lettera di richiamo vista la scarsità di risultati. Una situazione tale da instaurare, pur in un tipo serafico come Nibali, una certa tensione. La prova evidente sta in quel pianto liberatorio del siciliano dopo aver vinto il campionato italiano, prima vittoria della stagione. Ma se possibile, anche questo successo si porta dietro la doppia anima. Ci sarebbe da mettere un bel fiammante tricolore, ma lo sponsor... E i colori gialloblu del Kazakhstan... Ne esce fuori un compromesso cromaticamente imbarazzante: la tenuta dell'Astana ed un tricolore piazzato orizzontalmente sul petto, messo così strano che uno che non sa niente di ciclismo potrebbe scambiare tranquillamente lo Squalo dello Stretto per il campione d'Ungheria. E neanche il ds Giuseppe Martinelli ha dormito sonni tranquilli. Anche lui è sembrato sul punto di rottura prima del Giro d'Italia, poi un sardo dallo scatto secco come il suo nome, Fabio Aru, ha rimesso le cose a posto. Di sicuro, e dal Giro torniamo al Tour, non è stato Martinelli nella prima tappa sui Vosgi ad ordinare a chi ancora aveva energie di tutelare la posizione di uno spento Fuglsang invece di spalleggiare in tutto e per tutto il capitano. Ed allora perché l'Astana? Ed allora potremo rispondere, perché la Tinkoff, o la Katusha, o il team Sky? Risposta semplicissima, il ciclismo italiano ha perso molta della sua potenza economica e le due squadre più forti, la Lampre e la Cannondale, non possono competere a livello di ingaggi con le altre big. Per fortuna di tanto in tanto spuntano talenti come Nibali. Ad altri quella lettera di richiamo avrebbe fatto un brutto effetto. Lui ha risposto scalando la classifica generale. Ora l'enigmatico Vinokourov ride, a lui del resto quando si vince va tutto bene. Quando era corridore aveva notevole classe, non si discute. Ma per vincere una volta fu coinvolto in un caso di doping, come un caso fu quella Liegi vinta su Kolobnev dopo un testa a testa, risolto, si disse, con un bonifico bancario. Ma queste sono altre storie.

     
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    11^ TAPPA
    per Gallopin altra gloria.


    Il francese, dopo essere stato leader della generale nel giorno della Bastiglia, si impone con un assolo solitario nella undecima tappa.

    Che volere di più di Monsieur Tony Gallopin? Ha portato la maglia gialla nel giorno della presa della Bastiglia, si è fatto invidiare mentre baciava la fidanzata Marion Rousse, avvenente bionda, anch'essa campionessa di ciclismo. Ma non basta. Il francese va a vincere anche ad Oyonnax l'undecima tappa, successo frutto della convinzione acquisita in corso di Tour de France. Solo uno forte, ma anche convinto dei propri mezzi, sa leggere correttamente situazioni intricate. Gallopin condivide il momento della verità con Rogers, Peter Sagan e Kwiatkowski. Gli ultimi due, soprattutto lo slovacco, se la vorrebbero giocare in volata, per batterli bisogna anticipare: chi fa la prima mossa è a metà dell'opera, il francese osa e vince. Molto buona la difesa della maglia gialla da parte di Vincenzo Nibali. Le frazioni cosidette interlocutorie sono sempre piene di insidie, ma lui è sempre davanti. In un frangente spaventa anche Alejandro Valverde e Richie Porte, che rientrano. Un altro giorno passato in giallo con significativa disinvoltura.


    Dopo il giorno di riposo, l'arrivo è ad Oyonnax, sede inedita toccata 187 km dopo la partenza da una città storica del Tour, Besançon. Qui la Grande Boucle arrivò nel 1905, nel giorno della prima salita della storia: vinse Hippolyte Aucouturier, un francese dall'alias - il terribile - che era tutto un programma. Poi però divenne un luogo per cronoman. Anquetil nel 1963 volò nella prova contro il tempo, dando più colore alla maglia gialla già sua e sigillando il suo quarto trionfo, stessa cosa per Bradley Wiggins due anni or sono. E' una frazione per velocisti ma non troppo, alla Sagan per intenderci. Gli organizzatori infatti prevedono un poker di GPM (tre di terza categoria e quarta tappa), piazzandoli nella parte finale. Ma è ben prima dell'epilogo che l'Andrew Talansky uomo va oltre il ciclista. Lo statunitense, tra gli uomini più attesi della vigilia come si conviene ai vincitori del Delfinato, paga tutte insieme le cadute dei giorni precedenti: scende di bici, dà tutti i segnali possibili e immaginabili di ritiro, poi riparte. Ovvio che per lui la classifica generale (arriva ad oltre trentadue minuti) diventa ininfluente, ma che carattere. La prima fuga di giornata vede protagonisti tre uomini: Elmiger, Lemoine e Delaplace. Dopo le prime due salite resta a rappresentare il tentativo solo il primo, affiancato da Roche, Bakelants, Herrada e Gautier. Circostanze che lasciano totalmente indifferente l'Astana di Nibali: la squadra della maglia gialla si limita solamente a tenere alta la concentrazione, il lavoro di squadra leader se lo prendono però sempre la Cannondale di Sagan e la Orica di Gerrans. Sulla Cote d'Echallon il nipote d'arte Roche lascia i compagni di avventura, ma in discesa il solito Tony Martin si incarica di andarlo a riprendere: tirata da carro armato che Nibali sfrutta per mettere un po' di paura a Valverde e Porte, che perdono terreno salvo poi riuscire a rientrare. Il finale è un esempio di come l'ansia sia nemica del risultato. La prova la fornisce Peter Sagan. Lui, tra fotofinish e contrattempi vari, è dal periodo inglese che continua a rinviare l'appuntamento con la vittoria. Stavolta fa lavorare molto la squadra, poi però ha scarsa freddezza. Va a chiudere personalmente su chi tenta la sortita, non avendo più gamba quando si tratta di tamponare l'ultimo assolo di giornata, quello di Monsier Gallopin. "Sono contento. La mia una 'batbici'? E' vero: questa comunque è una storia particolare, ripresa da una poesia scritta da mia moglie sulla scorta delle sensazioni della nostra bimba Emma, sempre incollata davanti alla tv a fare il tifo per me. Ormai anche lei è diventata importante dopo la dedica dell'altro giorno. In realtà quando ho vinto in quella tappa non avevo la forza per alzare le braccia e pensavo esclusivamente a guadagnare secondi in classifica. Poi ho pensato alla bimba e ho fatto il gesto del ciuccio". I francesi intanto hanno adottato il siciliano: "Nibali'? L'accento mi diverte. Mi fa molto piacere vedere il grande interesse della gente per me non solo in Italia ma anche qui in Francia. Il caldo? Oggi ce ne era parecchio: in questi giorni si farà di certo sentire".

    ORDINE D'ARRIVO DELL'UNDICESIMA TAPPA

    1. Tony Gallopin (Fra, Lotto) in 4h25'45"
    2. John Degenkolb (Ger, Giant) s.t.
    3. Matteo Trentin (Ita, Omega) s.t.
    4. Daniele Bennati (Ita) s.t.
    5. Simon Gerrans (Aus) s.t.
    6. Josè Joaquin Rojas Gil (Esp) s.t.
    7. Greg Van Avermaet (Bel) s.t.
    8. Samuel Dumoulin (Fra) s.t.
    9. Peter Sagan (Svk) s.t.
    10. Kevin Reza (Fra) s.t.

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (Ita, Astana) in 46h59'23"
    2. Richie Porte (Aus, Sky) a 2'23"
    3. Alejandro Valverde (Esp) a 2'47"
    4. Romain Bardet (Fra) a 3'01"
    5. Tony Gallopin (Fra) a 3'12"
    6. Thibaut Pinot (Fra) a 3'47"
    7. Tejay Van Garderen (Usa) a 3'56"
    8. Jean Christophe Peraud (Fra) a 3'57"
    9. Bauke Mollema (Ola) a 4'08"
    10. Jurgen Van den Broeck (Ned) a 4'18"
     
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    #GoTalanskygo:
    la corsa eroica di Andrew, cade, soffre, arriva ultimo!


    Il corridore Usa 25 anni, recordman delle cadute in questo giro d Francia.

    Certe volte ci vuol tanto coraggio a proseguire, anche se sai che arriverai ultimo e in testa hai solo quel pensiero: scendere dalla bici e porre fine a quel calvario disumano. Prendi Andrew Talansky, per esempio. Ha 25 anni, è una promessa del ciclismo Usa e il recente vincitore del Giro del Delfinato. Dall’inizio del Tour ha collezionato un numero record di cadute. Allo sprint, sul pavè dell’Aremberg, persino una specie di violentissimo «frontale» con Michele Scarponi. Al via della tappa di mercoledì - l’undicesima, vinta dall’ex maglia gialla Gallopin senza mutamenti in classifica generale - il corridore era sul punto di mollare, poco prima del via. Dolorante, la maglia stracciata per l’ennesimo ruzzolone sull’asfalto. Poi deve aver cambiato idea.


    ANDREW TALANSKY: TEMPRA DA MARINE - A questo punto è partita una personalissima sfida con se stesso: forse la più dura della sua carriera. Riuscire ad arrivare in fondo, costi quel che costi, per evitare di giungere fuori tempo massimo e dovere dunque abbandonare la corsa. Anche se staccato di brutto dal gruppo. Testa bassa, mani serrate sul manubrio, la stessa tempra di un fante all’assalto di un bunker ad Omaha beach. Un calvario in diretta, su tutte le televisioni che trasmettono il Tour de France. Figurarsi i francesi che guardavano la corsa, sia davanti allo schermo che assiepati lungo le strade dello Jura, dove si snodava la tappa. Da sempre innamorati dei magnifici perdenti - i cugini hanno sempre preferito, per dirne una, «l’eterno secondo» Raymond Poulidor a un «semidio» bello ed eternamente vincente come Jacques Anquetil - hanno subito adottato Andrew Talansky. «Allez, Andrew, allez!». Un tifo sfegatato, rimbalzato immediatamente su twitter dove sta spopolando l’hashtag #gotalanaskygo. Il distacco di Talansky da «le peloton» ha cominciato a ingrossarsi sempre più. Prima 5 minuti, poi 10, poi 15... Pedalate sempre più lente, stanche, dure. Epiche, in qualche modo. Andrew - seguito passo passo da quello che chiameremmo il carro scopa, il furgone che sta appresso all’ultimo in gara - ha resistito a dolore e fatica, incitato dal pubblico impazzito. Poi finalmente la vista dello striscione dell’ultimo chilometro. L’arrivo a 32’ 06” dal vincitore, il francese Tony Gallopin. Abbastanza per sfuggire alla tagliola del «fuori tempo massimo» fissata a 35’. Ovazione dei tifosi. E passa persino in secondo piano quello svarione dello speaker ufficiale della corsa che aveva annunciato l’abbandono di Andrew Talansky, dato fuori tempo massimo. Héroïque.

     
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    12^ TAPPA
    Kristoff batte Sagan. Nibali mantiene la maglia gialla.


    A Saint Etienne il norvegese si impone allo sprint sullo slovacco, giunto all'ennesimo piazzamento.

    Stavolta Peter Sagan non ha stremato i suoi per controllare la corsa, altrimenti l'ennesimo secondo posto dello slovacco avrebbe nuovamente amplificato la beffa. A Saint Etienne è sprint, non per tutti visti i quattro GPM, ma comunque per professionisti del settore. Conferma di saper pescare bene in questo 2014 Alexander Kristoff: il norvegese, vincitore della Milano-Sanremo, si porta a casa anche una bella tappa del Tour de France. La sua è una volata rischiosa ma prepotente: non rischia l'imbottigliamento alla transenne, piazza lo spunto ai 200 metri a centro strada e stravince. Lo stesso numero in questo Tour l'aveva fatto a Lille, solo che lì era stato Marcel Kittel (stavolta in ritardo) a rovinargli la festa. Archivia con grande soddisfazione la giornata il nostro Vincenzo Nibali: la maglia gialla si vede poco (in queste frazioni è buona cosa), bada a non commettere errori e mantiene senza patemi il primato. Detto così sembra scontato, ma ad esempio il francese Tony Gallopin, quinto in partenza, esce dai primi dieci. Insomma, la maglia gialla meglio di così non poteva fare visto che da venerdì, con l'arrivo sulle Alpi, saranno inevitabilmente ridisegnate le strategie.


    Proprio nel giorno che precede le Alpi, il Tour si concede un po' di routine. Dopo la partenza da Bourg en Bresse (città giovane ma blasonata della Grande Boucle, vittorie di Hushovd e Boonen), si arriva a Saint Etienne, luogo storico di calcio e ciclismo. I verts sono il club più titolato di Francia (dieci volte campioni), e il Tour nel dopoguerra approda nella città della Loira per la ventitreesima volta. Immancabili i nomi che hanno fatto storia: nel 1980 partì da qui Jop Zoetemelk, il 'quasi' eterno secondo, per la cavalcata verso Parigi nel suo unico trionfo. Ma Saint Etienne è stata soprattutto croce e delizia per Bernard Hinault. Il Tasso era uno che amava stupire, tanto che nel 1978 - primo dei suoi 5 Tour vinti - si impose allo sprint in maglia di campione di Francia. Inoltre, tanto per non farsi mancare niente, nel 1985 (la sua quinta e ultima vittoria), con Lucho Herrera vincitore in maglia a pois, il bretone ebbe la brillante idea di fare lo sprint per il secondo posto sfigurandosi il viso sull'asfalto. Insomma, una volta tanto meglio che i big non cerchino di imitare l'ex fuoriclasse: per loro e squadre annesse, l'unica preoccupazione deve essere quella di mantenere elevato il livello di attenzione. Non a caso, l'Astana di Nibali è nelle prime, ma non nelle primissime posizioni. La tappa la 'fanno' gli altri. La fuga di giornata ha quattro protogonisti: Langveld, Clarke (i più tosti a mollare) Rast e Vachon. Il quinto sarebbe De La Cruz, che però in poche battute si ritrova dall'esaltazione alla polvere: caduta in curva dopo un contatto con Langeveld, violenta spallata sull'asfalto e ritiro. Disdetta imprevista. Annunciata invece quella di Andrew Talansky, che dopo lo stoicismo, apprezzatissimo, del giorno precedente (mezz'ora di ritardo nel dolore), non riesce neanche a partire. A gestire l'inseguimento stavolta niente Cannondale, ma Giant Shimano: Kittel non è uomo giusto, il team cambia tedesco puntando su un Degenkolb in crescendo. L'altra squadra che dà molto è l'Europcar. Preparazione per lo sprint di Coquard o altro? Altro. Attacco classico del team francese, spesso esibito anche al Giro d'Italia. Quemeneur è il 'faticatore', porta fuori Gautier, ma quest'ultimo a sua volta non riesce a scrollarsi di dosso Clarke. Risultato: il gruppo rientra. Greipel si aggancia con Chavanel e deve rinunciare alla volata, la Cannondale almeno negli ultimi 3 km un treno lo abbozza, manca però di compattezza. Chi starebbe messa meglio è l'Omega: l'uomo è Trentin, ma l'italiano nonostante il lavoro di Tony Martin e Kwiatkowski, quando sfida i velocisti puri, ancora non ha il cambio di marcia. Il passo ce l'avrebbe Degenkolb ma resta chiuso. Tutto a vantaggio di Kristoff: il vecchio leone Luca Paolini lo porta fuori, lui ricambia dominando lo sprint. "E' stato un finale molto difficile - analizza Vincenzo Nibali -. La giornata non è stata semplice, a causa soprattutto del gran caldo. Ci stiamo abituando a queste condizioni climatiche, ma è sempre faticoso quando ci sono 30 gradi. Abbiamo comunque controllato bene gli avversari e siamo felici di come è andata oggi". La prima sulle Alpi coinciderà con il centenario della nascita di Gino Bartali: "Ho visto il film della sua vita, ricordo bene le sue gesta, soprattuto quelle relative ai suoi successi qui al Tour. Si tratta di storia, ma per me rappresenta una leggenda, un sogno. Sulle Alpi non sarà facile, bisognerà difenderci, ma speriamo di tenere la vetta della classifica. Confido molto nell'aiuto della mia squadra, soprattutto in Michele Scarponi".

    ORDINE D'ARRIVO DELLA 12^ TAPPA

    1. Alexander Kristoff (Nor, Katusha) in 4h32'11"
    2. Peter Sagan (Svk, Cannondale) s.t.
    3. Arnaude Demare (Fra, FDJ) s.t.
    4. Michael Albasini (Sui) s.t.
    5. Ramunas Navardauskas (Ltu) s.t.
    6. Daniele Bennati (Ita) s.t.
    7. Bryan Coquard (Fra) s.t.
    8. Daniel Oss (Ita) s.t.
    9. Samuel Dumoulin (Fra) s.t.
    10. Josè Joaquin Rojas Gil (Esp) s.t.

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (Ita, Astana) in 51h31'34"
    2. Richie Porte (Aus, Sky) a 2'23"
    3. Alejandro Valverde (Esp) a 2'47"
    4. Romain Bardet (Fra) a 3'01"
    5. Thibaut Pinot (Fra) a 3'47"
    6. Tejay Van Garderen (Usa) a 3'56"
    7. Jean Christophe Peraud (Fra) a 3'57"
    8. Bauke Mollema (Ola) a 4'08"
    9. Jurgen Van den Broeck (Ned) a 4'18"
    10. Jakob Fuglsang (Den) a 4'31"
     
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30 replies since 4/7/2014, 22:32   374 views
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