PREMIER LEAGUE 2014-15: la cronaca della stagione [FOTO]

I match clou: da Mou a Van Gaal è caccia al City

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    Riparte la Premier:
    da Mou a Van Gaal è caccia al City.


    Mai così tante le pretendenti alla vittoria finale. Il Manchester di Pellegrini difende il titolo, il Chelsea dello Special One Josè Mourinho punta sui gol di Diego Costa. Lo United riparte dall'ex ct dell'Olanda, in prima fila anche Liverpool e Arsenal.

    Mai cosi tante pretendenti per la corona d'Inghilterra...

    O per dirla alla Josè Mourinho, impossibile dire chi vincerà. La Premier League 2014-15 si annuncia come uno dei tornei più equilibrati di sempre, con un livello schizzato verso l'alto nonostante la partenza di campioni come Luis Suarez e David Luiz. Cinque-sei le squadre che hanno le carte per puntare al titolo e a questo elenco vanno aggiunte almeno due outsider. Al di là della brutta sconfitta del Community Shield contro l'Arsenal, il Manchester City resta comunque la squadra da battere, in virtù del successo del maggio scorso e di una campagna acquisti che è andata a rafforzare ulteriormente una squadra già competitiva. Del resto a Wembley mancavano elementi chiave come Kompany, Aguero e Zabaleta, oltre ai nuovi arrivi Sagna e Mangala, senza dimenticare che fino a dicembre Pellegrini potrà disporre anche di Frank Lampard. Al momento, però, la minaccia numero uno per il City è il Chelsea. Difficile che Josè Mourinho resti a bocca asciutta per due stagioni di fila e il lavoro estivo della società è stato impressionante. E' vero che sono andati via David Luiz, Lampard, Cole, Eto'o e Lukaku ma dall'Atletico Madrid vicecampione d'Europa sono sbarcati Courtois, Filipe Luis e Diego Costa, al Barcellona è stato strappato Fabregas e in più è tornato Drogba, che dosato bene può fare ancora la differenza. Per la difesa è stato preso il giovane Zouma ma c'è da scommettere in un ultimo colpo (Benatia?). Dopo aver interrotto un digiuno lungo nove anni con FA Cup e Community Shield, può puntare al bersaglio grosso anche l'Arsenal. Sono partiti Vermaelen e Sagna ma sono stati sostituiti adeguatamente con Chambers e Debuchy. Ospina potrebbe essere finalmente il portiere affidabile cercato da tempo mentre in avanti ecco Alexis Sanchez a offrire nuove soluzioni. Mancherebbe un attaccante top (né Sanogo, né Giroud convincono) ma Wenger ha fra le mani una fuoriserie. Il Liverpool ha perso Suarez ma gli oltre 100 milioni investiti per i vari Can, Lallana, Lovren, Lambert, Markovic e Manquillo sono soldi ben spesi. Potrebbe arrivare qualcun altro (si parla di un'offerta per Rossi) ma intanto l'ottimo precampionato parla a favore di Rodgers. Il Manchester United riparte da una certezza in panchina che risponde al nome di Van Gaal. I primi effetti della cura olandese sono stati positivi, vedi la conquista della Guinness Cup, e nelle prossime ore colpi importanti potrebbero aggiungersi a Shaw ed Herrera, con Vidal, Cuadrado e Di Maria che occupano le prime posizioni nella lista dei desideri dei Red Devils. Nella lotta per i primi quattro posti occhio a Everton, che ha investito parecchio per la conferma di Lukaku, Tottenham e Newcastle, che ha portato a St.James' Park De Jong, Cabella, Janmaat e Riviere. Benvenuti nel campionato più bello del mondo.

     
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    United ko in casa.
    L'era van Gaal parte con una sconfitta.


    Lo Swansea City espugna l'Old Trafford battendo il Manchester United per 2-1 grazie alle reti di Ki e Sigurdsson.

    Parte con un ko, l’avventura sulla panchina del Manchester United per van Gaal che è costretto ad uscire dal campo con un primo record infranto: i Red Devils non avevano mai perso la gara inaugurale in casa in Premier League. Lo Swansea City ha messo alla luce tutti i difetti tattici che lo United ancora ha, considerando inoltre che alla squadra di casa mancavano molti uomini che sarebbero potuti essere decisivi: van Persie, Valencia, Evans, Carrick, Welbeck e il neo acquisto Luke Shaw. La stagione è solo all’inizio e c’è ancora tempo per migliorare, ma soprattutto la finestra di mercato è ancora aperta e tutto può succedere: i tifosi infatti chiedono a gran voce il nome di Vidal nonostante si sia raffreddata la pista tra United e Juventus per il cileno. Onore e merito comunque per Garry Monk e la sua squadra, messa benissimo in campo e con un Sigurdsson rinato. Complimenti!


    LA CRONACA

    Manchester United subito padrone del campo con il centrocampo di casa a cercare la profondità verso Rooney e Hernández. I due attaccanti dei Red Devils vengono però ben marcati dalla difesa dello Swansea e sono pochissime le azione pericolose nei primi minuti. Al 24’ Lingard è costretto a lasciare il campo per infortunio - in favore di Januzaj - ma a sorpresa è la squadra ospite a passare in vantaggio con la conclusione di Sung-Yong Ki che supera de Gea dal limite, dopo l’assist di Sigurdsson. La ripresa inizia con un altro piglio e van Gaal sistema la sua squadra con un 3-5-1-1 con l’inserimento in campo di Nani. Subito si muove qualcosa e al primo calcio piazzato lo United pareggia i conti con la rete in rovesciata di Rooney che non lascia scampo a Fabiański. Rooney è scatenato e poco dopo cerca il bis su punizione, colpendo però il palo alla sinistra di Fabiański. In difesa invece lo United resta vulnerabile e in contropiede la squadra di Monk confeziona il nuovo vantaggio con Sigurdsson solissimo a centro area.

    IL TABELLINO

    Manchester United (3-5-2): De Gea, Jones, Smalling, Blackett, Lingard (24’ Januzaj), Fletcher, Ander Herrera (67’ Fellaini), A.Young, Mata, Rooney, Javier Hernández (46’ Nani). All. Van Gaal

    Swansea City: (4-2-3-1): Fabianski, Rangel, Amat, A.Williams, N.Taylor 6 (54’ Tiendalli); Sung-Yong Ki, Shelvey, N.Dyer 6 (67’ Jefferson Montero), Sigurdsson , Routledge, Bony (77’ B.Gomis). All. Monk

    Gol: 28’ Sung-Yong Ki (S); 53’ Rooney (M); 73’ Sigurdsson (S)

    Arbitro: Mike Dean

    Ammoniti: N.Dyer, N.Taylor, Shelvey, Sung-Yong Ki, Blackett, Young

    Espulsi: nessuno



    Edited by Lottovolante - 16/8/2014, 21:12
     
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    Ancora Ramsey:
    l'Arsenal vince all'ultimo respiro.


    Con un gol del gallese in pieno recupero i Gunners superano 2-1 il Crystal Palace e salvano un esordio non brillantissimo.

    Zuccate e minuti di recupero. Questo il minimo comune denominatore dietro all’esordio con successo dell’Arsenal in questa Premier League 2014/2015. I Gunners di Wenger superano 2-1 un Crystal Palace che, pur abbandonato dal tecnico Pulis a 48 ore da questa sfida, dimostra naturalmente di averne conservato spirito e dettami tattici, e per 90 minuti regge bene di fronte a un Arsenal sì costruttivo ma ben poco pericoloso. I Gunners confermano infatti, per l’ennesima volta, l’assoluta necessità di quel bomber che si attende da tempo immemore, e sono salvati solo da testate nei minuti di recupero: quella di Koscielny poco prima del fischio del duplice fischio e quella di Giroud – fondamentale nella sponda per il tapin di Debuchy poi messo dentro da Ramsey – un 200 secondi prima dei 3 fischi finali. Insomma, non il massimo per una squadra come al solito padrona del campo e del possesso, ma che alla fine ha cavato fuori i gol e le poche occasioni proprio da palla ferma. Intanto però arrivano subito 3 punti…


    LA CRONACA

    In panchina nel Palace siede Keith Millen, ma è come se ci fosse ancora Tony Pulis; e questo non solo perché di Pulis Millen era il vice. Gli Eagles si muovo infatti sul prato dell’Emirates con la stessa attenzione e intensità di una squadra di Pulis, e nonostante per i primi 20 minuti non escano dalla loro metà campo, all’Arsenal dalle parti di Speroni non è concesso arrivare. I Gunners si muovono bene, fanno girare la palla, ma sono – come anticipato – poco pericolosi davanti e la scelta di Wenger di confermare Sanogo paga relativamente poco. Quando poi, a dieci dalla fine del primo tempo, Hangeland sale in cielo per deviare in rete gli sviluppi di un corner, per i tanti tifosi del Palace saliti a nord di qualche chilometro è festa grande. Una gioia però relativamente breve. Il Crystal Palace non riesce ad andare a riposo in vantaggio, ma è beffato in una sorta di vendetta personale da Laurent Koscielny, che dopo essere stato sormontato da Hangeland sul gol del vantaggio rende il favore all’avversario scappando alle sue spalle sulla bella punizione calciata dal cileno Alexis Sanchez e siglando l’uno a uno. Nella ripresa la trama non cambia di un granché, ma da segnalare, dopo un’ora di gioco, c’è questo dato statistico: l’Arsenal ha sì il 68% del possesso palla, ma anche lo stesso numero di conclusioni nello specchio della porta dei propri avversari, ovvero due. Un possesso sterile e abbastanza ben contenuto dalla volontà e il sacrificio del Palace che, infatti, è beffato solo a tempo scaduto. Dopo il secondo giallo che costa a Puncheon la permanenza in campo negli ultimi minuti l’Arsenal butta ‘in the box’ il pallone: sponda di Koscielny, sponda di Olivier Giroud, girata di Debuchy e tapin vincente di Aaron Ramsey. Ecco le dinamiche dei primi 3 punti dell’Arsenal.

    IL TABELLINO

    Arsenal (4-2-3-1): Szczesny, Debuchy, Koscielny, Chambers, Gibbs (52’ Monreal), Arteta, Wilshere (69’ Chamberlain), Ramsey, Alexis, Cazorla, Sanogo (62’ Giroud). All: Wenger

    Crystal Palace (4-4-2): Speroni; Kelly, Dann (75’ Delaney), Hangeland, Ward; Puncheon, Jedinak, Ledley, Bolasie (91’ O’Keefe); Chamakh, Campbell (85’ Gayle). All: Millen

    Marcatori: 35’ Hangeland, 45’+2 Koscielny.

    Ammoniti: Chambers, Cazorla; Chamakh, Kelly.

    Espulsi: Puncheon.

     
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    Liverpool:
    "Double S" fatale al Southampton.


    Esordio vincente per gli uomini di Brendan Rodgers: Sterling e Sturridge stendono i Saints che avevano pareggiato con Clyne.

    Inizio positivo nella Premier League 2014-2015 per il Liverpool di Brendan Rodgers. Un 2-1 che permette ai Reds di partire col piede giusto in una stagione che, per forza di cose, dovrà essere quella del riscatto dopo il drammatico finale di pochi mesi fa. I padroni di Anfield, senza Tevez ma con una "Double S” (Sterling-Sturridge) davvero in palla, hanno la meglio sul nuovissimo Southampton di Koeman e Pellè, che ha brillato in un ottimo secondo tempo e mostrato tutto l’estro di un illustre sconosciuto, Dusan Tadic, prelevato dal Twente grazie alle indicazioni del tecnico olandese.


    LA CRONACA:

    Il Liverpool parte fortissimo: maggiore aggressività ed incisività nella metà campo avversaria. Così, dopo le prove di Sturridge dalle parti di Forster, è al 24’ che arriva il gol del vantaggio: Henderson ruba palla in ben due circostanze a metà campo e sforna un lancio in profondità col contagiri a favore di Sterling, che scatta in profondità e fa secco l’estremo dei Saints con un preciso tocco all’angolino. I Saints provano a scuotersi e, prima del duplice fischio, sfiorano due volte il pari: al 35’ con il diciannovenne Ward-Prowse, che con un calcio di punizione dalla mancina da oltre 25 metri, impegna Mignolet con un colpo di reni che allontana la sfera dal sette. E al 46’ con una potente conclusione dal limite di Schneiderlin su cui, ancora una volta, il portiere belga interviene di gran classe deviando alto sopra la traversa. Il gol del pari ospite arriva nella ripresa, al 56’: il terzino destro Clyne parte dalla fascia di competenza e si accentra cedendo la sfera a Tadic, che gliela restituisce con un delizioso colpo di tacco. A tu per tu con Mignolet, il laterale olandese non sbaglia ed è 1-1. A questo punto i Saints iniziano a martellare dalle parti della difesa guidata da Skrtel e sfiorano il raddoppio al 63’: il solito Tadic, dalla sinistra, pesca Ward-Prowse, che invece di tirare, serve l’accorrente Davis tutto solo di fronte a Mignolet ma il suo tiro risulta incredibilmente debole e centrale. Ne approfittano così i Reds: sono loro a trovare il gol-vittoria, che giunge al 79’. Al termine di un’azione prolungata, Sterling pesca nell’area piccola Sturridge, il cui tocco ravvicinato non perdona Forster, è 2-1. Finita qui? Il Southampton, all’88’, sfiora il gol del pari: Pellè appoggia la palla a Schneiderlin, il cui tiro a botta sicura si stampa sulla base interna della traversa. Dalle retrovie arriva il neoentrato Shane Long che di testa e a porta vuota, devia a lato. Finisce così un sospiro di sollievo, per i Reds, e con rimpianti, per il Southampton di Koeman.

    IL TABELLINO

    Liverpool (4-2-3-1): Mignolet; Manquillo, Skrtel, Lovren, Johnson; Gerrard, Lucas Leiva (63’ Allen); Henderson, Couitnho (76’ Lambert), Sterling; Sturridge. All.: Rodgers.

    Southampton (4-3-3): Forster; Clyne, Jose Fonte, Yoshida, Bretrand; S. Davis (82’ Isgrove), Schneiderlin, Wanyama; Ward-Prowse, Pellè, Tadic (74’ Long). All.: Koeman.

    Arbitro: Mark Clattenburg

    Reti: 24’ Sterling, 56’ Clyne, 79’ Sturridge

    Ammoniti: Manquillo, Schneiderlin, S. Davi

     
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    Silva e Aguero:
    il City riparte dai suoi campioni.


    Il Manchester City parte da Newcastle con una vittoria firmata dalle sue stelle e risponde così ad Arsenal e Liverpool.

    E’ come se l’estate e il Mondiale in Brasile non fossero mai esistiti. L’inizio di stagione del Manchester City è il naturale proseguimento di quel 2-0 al West Ham con cui i ragazzi di Pellegrini di erano laureati campioni d’Inghilterra lo scorso maggio. Il City infatti riparte con identico risultato a Newcastle, e con identica prestazione fornisce la sostanziale prova di forza che nella scorsa stagione fece a lungo la differenza: l’importanza di poter schierare dei fuoriclasse. I nuovi acquisti tra infortuni e scelte tecniche sono tutti in tribuna, ma la musica per il City non cambia. Anzi. Basta un tacco delizioso del bosniaco Edin Dzeko, un inserimento di Silva, la sostanziosa copertura di Yaya Touré e il timbro finale di Aguero per espugnare il St.James’s Park. Nel mezzo un Newcastle a tratti interessante, ma che per una ragione o per l’altra non riesce a sfondare. E allora, tra Liverpool, Tottenham, Everton e Manchester United la più convincente è ancora il City. In attesa del Chelsea di Josè Mourinho, quindi, nessuna novità.


    LA CRONACA:

    Possesso e buon giro palla sono le caratteristiche anche del City di Pellegrini ma nella scorsa stagione, a inizio anno, non fu facile esprimerle lontano dall’Etihad Stadium. Trecentosessantacinque giorni dopo e con un titolo di mezzo il City non ha più di questi problemi, e a Newcastle arriva per fare la partita. Un’idea tattica che riesce fin da subito anche perché, a essere cambiati per 5/11, sono proprio i Magpies di Pardew che oltre a una buon intensità e qualche numero fine a sé stesso del nuovo arrivo Cabella, non vanno. Il City allora gestisce la pratica, attende il momento, e quando al 39’ su un pallone aereo i due centrali vanno entrambi su Dzeko, il bosniaco si inventa un tacco delizioso che li beffa entrambi lasciando spazio all’autostrada in cui Silva si butta per sbloccare la gara. Il vantaggio lascia fin troppo rilassato il City che nei primi 10-15 minuti della ripresa subisce una sorta di forcing degli uomini in bianconero, ma che non porta reali occasioni da rete ai Magpies. Cabella infatti chiede e tocca tanti palloni, ma ne perde e spreca altrettanti; così come Riviere che corre e dimostra di poter fare sportellate con tutti, ma è poco lucido nella decisione successiva alla giocata riuscita. Viene così fuori che la migliore occasione se la ritrova a 5 minuti dalla fine il neo entrato Perez ma Fernando, con un tackle disperato, sporca il pallone diretto sul secondo palo e non fa rimpiangere nemmeno un po’ i tanti milioni versati in estate al Porto. E poi c’è il Kun Aguero. Ingresso al minuto 84, gol con il solito contropiede letale al minuto 92. A fare la differenza sono sempre i campioni. E il City ne ha parecchi.

    IL TABELLINO

    Newcastle (4-2-3-1): Krul; Janmaat, Williamson, Coloccini (c), Dummett; Anita (63’ Obertan), Colback; Sissoko, Cabella, Gouffran (74’ Aarons); Riviere (84’ Perez). All: Pardew

    Manchester City (4-2-3-1): Hart; Clichy, Kompany (C), Demichelis, Kolarov; Fernando, Toure; Nasri (78’ Milner), Silva, Jovetic (73’ Fernandinho); Dzeko (84’ Aguero). All: Pelelgrini

    Marcatori: 39’ Silva, 92’ Aguero.

    Ammoniti: Silva, Demichelis, Kompany, Kolarov, Fernando; Janmaat.

    Espulsi: nessuno.

     
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    Fabregas-Diego Costa:
    il nuovo Chelsea incanta.


    L’ex Atletico segna subito, l’ex Barcellona inventa per Schurrle. Poi la chiude Ivanovic.

    È un Chelsea già solido, concreto e collaudato. I Blues incantano all’esordio nella Premier League 2014/15, dimostrando immediatamente di essere i principali favoriti alla conquista del titolo. Dopo un inizio distratto e uno svantaggio inaspettato ma meritato, infatti, la squadra di Mourinho ha disputato un primo tempo eccezionale. Bel gioco, passaggi di prima, coordinazione tra i reparti. Brillano i nuovi Fabregas, autore di un assist da campione, e Diego Costa, subito a segno nella sua "neonata" avventura inglese. Certo, il Burnley era tutt’altro che un avversario ostico, ma ha impressionato la facilità del Chelsea di creare occasioni pericolose e quel modo cinico e mourinhano nel colpire e amministrare, nella ripresa, il doppio vantaggio.


    LA CRONACA:

    Il rinnovato Chelsea di Josè Mourinho, che preferisce inizialmente Azpilicueta a sinistra al neo acquisto Filipe Luis, viene scosso dall’inizio arrembante della matricola Burnley. Sean Mark Dyche, in arte “Ginger Mou” per il colore rosso dei capelli e il modo di allenare simile al portoghese, prepara bene la sfida e sono proprio i padroni di casa ad andare in vantaggio al 14’: Taylor sfonda a sinistra e crossa per Arfield, che al limite controlla e scarica un piazzato imparabile per Courtois. I Blues, però, dopo lo “shock” iniziale, reagiscono e dominano il resto della prima frazione. Diego Costa con un tap-in da opportunista impiega 17 minuti per realizzare il suo primo gol in Premier, Schurrle raddoppia toccando con la punta dopo un’azione sontuosa dei ragazzi di Mourinho, assistita pregevolmente da un CescFabregas maestoso nel mezzo. Ivanovic, con deviazione da corner, triplica e la chiude alla mezz’ora. L’1-3 del primo tempo si materializza e certifica la netta supremazia dei londinesi. Nella ripresa il Chelsea si limita a controllare le rare iniziative del neopromosso Burnley guidate dai due attaccanti Ings e Jutkiewicz. I Blues rallentano i ritmi e gestiscono il possesso, amministrando con la sapienza tipica delle squadra di Mou il doppio vantaggio. L’1-3 finale e un secondo tempo soporifero, vengono scossi solamente dall’ingresso di Didier Drogba a cinque minuti dal termine. L’atteso ritorno dell’ivoriano ha emozionato i tifosi Blues in una serata già di per sé molto positiva.

    IL TABELLINO

    Burnley (4-4-2): Heaton; Trippier, Shackell (c), Duff, Mee; Arfield, Jones, Marney, Taylor (Dal 70’ Kightly); Ings (Dall’82’ Sordell), Jutkiewicz (Dal 70’ Barnes). All. Dyche

    Chelsea (4-2-3-1): Courtois; Ivanovic, Cahill, Terry (c), Azpilicueta; Fabregas, Matic; Schurrle (Dal 78’ Willian), Oscar (Dal 82’ Mikel), Hazard (Dall’84’ Drogba); Diego Costa. All. Mourinho

    Arbitro: Oliver

    Gol: 14’ Arfield (B), 17’ Diego Costa (C), 21’ Schurrle (C), 34’ Ivanovic (C)

    Ammoniti: Diego Costa, Sordell

     
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    Diego Costa e Hazard:
    prova di forza del Chelsea.


    I Blues regolano un 'fastidioso' Leicester con due gol nella ripresa. Chelsea a punteggio pieno dopo due giornate.

    Signore e signori eccovi il perfetto esempio della partita che nella scorsa stagione il Chelsea avrebbe probabilmente pareggiato, e che invece quest’anno vince due a zero. Non abbiamo dovuto aspettare poi molto. O meglio, non abbiamo dovuto aspettare nemmeno un po’. Diego Costa segna a Burnley e segna anche a Stamford Bridge sbloccando una gara fin lì tosta e complicata, e dando di fatto dimostrazione dell’importanza di aver un finalizzatore di peso e carisma. E’ questo il succo, è questa la sintesi di una gara che il Leicester ha ben studiato, interpretato e giocato… ma che alla fine vede un tondo risultato per i Blues. Mourinho è già in vetta alla Premier. E lunedì sera una tra City e Liverpool sarà per forza già dietro.


    LA CRONACA

    Sì perché i Foxes arrivano a Stamford Bridge vogliosi di strappare un punticino come fatto settimana scorsa all’Everton, e per 45 minuti ci riescono anche. Il Leicester infatti non rinuncia a giocare pallone, ma con grande attenzione e dedizione si butta negli spazi quando ne trova e pressa piuttosto alto i Blues. Ne viene fuori un primo tempo piuttosto avaro di emozioni ma sintomo di un campionato completamente trasformatosi rispetto a una quindicina di anni fa: le piccole oggi sono preparate e toste, altro che palla lunga e gioco fisico. Mourinho tocca probabilmente le corde giuste negli spogliatoi e i primi 11 minuti della ripresa sono spettacolo puro. Il Chelsea si getta in avanti all’arma bianca e nell’arco temporale sopracitato tira fuori 3 clamorose occasioni da gol: su un paio Kasper Schmeichel si traveste da papà Peter e dice di no a Ivanovic, mentre sull’altra è il palo a dire di no a Oscar. E’ un Chelsea talmente aggressivo che però proprio in quei minuti rischia anche di farsi sorprendere: Courtois è strepitoso per due volte su Nugent, ma nella seconda delle occasioni l’attaccante del Leicester avrebbe potuto davvero fare molto meglio a tu per tu col portiere belga. E allora, poco più tardi, ecco la punizione che condanna i Foxes: Oscar vede un grande passaggio, Ivanovic ne fa fuori due con un finta e sull’assist al centro Diego Costa punisce. Gara sbloccata, gara decisa. Da lì il Chelsea è infatti padrone. Hazard sigla il 2-0 alla sua maniera – rientra sul destro e palla sul secondo palo – e Drogba si prende la standing ovation di tutto lo stadio – Abramovic compreso – per il suo ritorno a Stamford Bridge in maglia Blues.

    IL TABELLINO

    Chelsea (4-2-3-1): Courtois; Ivanovic, Cahill, Terry (c), Azpilicueta; Matic, Fabregas; Schurrle (64’ Ramires), Oscar (70’ Willian), Hazard; D.Costa (80’Drogba). All: Mourinho

    Leicester (4-4-2): Schmeichel; De Laet, Morgan, Moore, Konchesky; Mahrez (69’Albrighton), King, Hammond (74’ Taylor-Fletcher), Schlupp; Ulloa, Nugent. All: Pearson

    Marcatori: 62’Diego Costa, 77’ Hazard.

    Ammoniti: Hammond.

     
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    Cuore e rimonta Arsenal:
    l'Everton è ripreso 2-2.


    Sotto 2-0 con i gol di Coleman e Naismith nel primo tempo, i Gunners raddrizzano una partita giocata male nei 7 minuti finali.

    Dominare un match può non bastare. E’ questa la dura legge della Premier League cui si è dovuto sottoporre oggi l’Everton di Roberto Martinez. Come con il Leicester all’esordio i Toffes sono raggiunti nel finale da un Arsenal tutto fuorché brillante, ma con una grande qualità dalla sua: il volerci credere fino alla fine. In un pomeriggio in cui Arsene Wenger parte con una suicida mossa Alexis Sanchez unica punta e in cui i Gunners vengono sopraffatti per 83 minuti dal ritmo e l’intensità dell’Everton, a pagare sono la voglia nel finale di non tornare a casa con una sconfitta e un paio di belle distrazione difensive degli uomini in più. Un’autentica manna per il solito Ramsey e per la testa della punta francese Olivier Giroud che, tra 83’ e 90’, regalano un punticino insperato ai Gunners. Le indicazioni tattiche comunque, per Wenger, sono tutte lì da vedere e per quanto il punto oggi sia una mezza vittoria, anche una statistica chiave dello scorso anno: contro le big, l’Arsenal, ha ripreso da dove aveva lasciato…ovvero non vincendo.


    LA CRONACA

    A dir la verità la partenza dei Gunners non era stata nemmeno male, ma dopo una decina di minuti la differente andatura di passo tra l’Everton e l’Arsenal ha incominciato a mostrarsi piuttosto evidente. Al 15’ Chamberlain sbaglia una buona occasione sulla fesseria di Coleman, ma il terzino irlandese dell’Everton trova la sua redenzione poco dopo: palla perfetta di Barry sul secondo palo, dormita di una difesa ferma, zuccata solitaria proprio di Coleman e vantaggio Everton. Un vantaggio legittimato dall’Everton nei minuti successivi e suggellato nel finale di tempo, anche se la bella corsa di Lukaku e l’assist per il 2-0 di Naismith sono chiaramente viziati da una posizione di offisde proprio dell’autore del gol. Forte del 2-0 l’Everton si ripresenta nel secondo tempo con identica voglia e idea tattica, ma nell’Arsenal al posto di un Alexis Sanchez schierato unica punta e impegnato per 45’ minuti in un folle pressing solitario sul possesso palla di inizio azione dell’Everton c’è Olivier Giroud. Il francese si mostra sin da subito piuttosto attivo e nel corso nella ripresa sono quasi tutti suoi i pericoli creati, ma a parte la girata in diagonale dopo 2 minuti e il sinistro incrociato di metà tempo i Gunners non creano un granché. L’Everton invece continua a correre e pressare alto… e a 8 minuti dalla fine ha saldamente tra le mani la gara. I calcoli però si fanno al triplice fischio e dall’83’ bastano un paio di distrazioni per poter masticare amaro. La prima è in massa della difesa che, completamente schiarata, si perde la corsa di Aaron Ramsey sulla pregevole palla di Cazorla; la seconda è invece di Distin che decide di non saltare sul cross dalla sinistra perdendo così il duello di fisico/posizionamento con Olivier Giroud: zuccata perfetta del francese e 2-2.

    IL TABELLINO

    Everton (4-2-3-1): Howard, Coleman, Jagielka, Distin, Baines, Barry, McCarthy, Mirallas (85’ Atsu), Naismith, Pienaar (10’ Osman), Lukaku (75’ McGeady). All: Martinez

    Arsenal (4-3-3-1): Szczesny: Debuchy, Mertesacker, Chambers, Monreal; Wilshere (74’ Cazorla), Flamini; Ramsey, Ozil, Oxlade-Chamberlain (74’ Campbell); Sanchez (46’ Giroud). All: Wenger

    Marcatori: 18’Coleman, 45’ Naismith; 83’ Ramsey, 90’ Giroud.

    Ammoniti: Baines; Mertesacker, Wilshere, Chambers, Flamini

     
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    United lento e deludente:
    a Sunderland è 1-1.


    Gli uomini di van Gaal non vanno oltre il pari contro i Black Cats di Poyet: apre Mata, ma Rodwell firma l'1-1.

    Servirà tempo, serviranno acquisti. A otto giorni di distanza dalla sconfitta casalinga d’esordio contro lo Swansea non cambia un granché l’analisi in casa Manchester United. Contro un Sunderland ordinato e ben messo in campo gli uomini di van Gaal non vanno oltre il pari allo Stadium of Light, dimostrando che meccanismi, situazioni, ma soprattutto ritmi e giocate dei singoli sono ancora tutti da registrare. Lo United è infatti apparso lento nella costruzione del gioco, imballato e spesso insicuro quando messo sotto pressione ad inizio azione coi difensori e con poco fosforo in mediana. Insomma, come contro lo Swansea è bastata una squadra compatta e volenterosa per fermare la banda di Louis van Gaal. Angel Di Maria è ormai dato per certo e Marcos Alberto Rojo è un affare fatto, ma la verità è che con Cleverley e Fletcher ancora titolari in mediana (assente Herrera), e con Keane a sostituire Smalling là dietro, allo United servirà dell’altro per ambire a un posto ai piani alti. E resta solamente una settimana…


    LA CRONACA

    Una buona intensità, ma non certamente una partita indimenticabile. Il Sunderland parte meglio e più convinto, ma come spesso accade nel calcio è lo United a passare alla prima – ed unica – occasione del primo tempo: Valencia scappa bene a destra, pallone teso che taglia tutta l’area e sul secondo palo Juan Mata è il più lesto di tutti. Il gol aggiusta uno United timido e spesso in difficoltà sul pressing degli avversari , ma soprattutto fa crollare le certezze di un Sunderland che fin lì non aveva certo sfigurato. Il dio del pallone però rende indietro quanto tolto ai Black Cats e in un momento di controllo del Manchester United arriva il pareggio. Buckley – il migliore in campo – conquista un corner dopo un bello spunto sulla destra: dagli sviluppo la difesa del ManU si perde Rodwell sul primo palo e la zuccata è quella giusta. A riposo sull’1-1 il secondo tempo ripropone, di fatto, la stessa trama d’inizio partita. Il Sunderland non si danna l’anima ma è attento a controllare il Manchester United che, in mezzo al campo, non riesce mai a trovare l’idea o lo spunto per creare superiorità. Ne vengono fuori così 45 minuti estremamente equilibrati e privi di reali occasioni da rete. Il mini-assedio finale del Manchester United è più confusionario che efficace e, alla fine, il pareggio, è il risultato che rispecchia l’andamento della gara.

    IL TABELLINO

    Sunderland (4-1-4-1): Mannone; Vergini, Brown, O'Shea, van Aanholt; Cattermole; Larsson, Rodwell (64’ Gomez), Buckley (79’ Bridcutt), Wickham; Fletcher (77’Altidore). All: Poyet

    Manchester United (3-5-2): De Gea; Jones, Smalling (43’ Keane), Blackett; Valencia, Cleverley, Fletcher (64’ Januzaj), Mata, Young; Rooney, van Persie (64’Welbeck). All: Van Gaal

    Marcatori: 17’ Mata; 30’ Rodwell.

    Ammoniti: Young, Cleverley.
     
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    Balotelli-Liverpool, è ufficiale:
    ''Tornare in Italia è stato un errore''.


    Primo allenamento e firma con i 'reds' per l'attaccante, che torna in Inghilterra dopo l'esperienza al City: ''Quando me ne sono andato ho commesso uno sbaglio, ma volevo tornare in Italia. Qui si gioca il calcio più bello''. Il saluto del Milan: ''Siamo stati bene insieme''.

    Firma, allenamento e prima intervista ufficiale. Con stoccata al calcio italiano. Mario Balotelli è ufficialmente un nuovo giocatore del Liverpool. SuperMario torna in Inghilterra dopo l'esperienza al Manchester City tra il 2010 e il 2013. Lo fa in una squadra ricca di storia, tra le più forti della Premier League, un club che ha deciso di investire su un giocatore all'ennesimo bivio della sua carriera. Nella sua prima intervista da giocatore dei reds, affidata al canale tematico del club di Anfield Road, Super MarioBalotelli definisce un errore la decisione, presa ad inizio 2013, di fare ritorno in Italia.


    ''HO SBAGLIATO, FELICE DI TORNARE'' - "Sono felice di essere tornato in Inghilterra, quando me ne sono andato ho sbagliato. Volevo tornare in Italia, ma mi sono reso conto che è stato un errore. Sono molto felice, avevamo parlato dell'ipotesi di venire qui e ora sono contento di essere arrivato. Il Liverpool è uno dei migliori club d'Inghilterra. Il calcio qui è splendido, questa è una grande squadra con giocatori giovani. Ecco perché sono qui. Forse ho un po' di esperienza in più rispetto ad altri giocatori. Se posso aiutarli, mi fa piacere. Non mi aspettavo una simile accoglienza, visto che ho affrontato il Liverpool da avversario. Ogni volta che ho giocato contro il Liverpool, i tifosi non sono stati carini con me... Ma è normale, questo è il calcio. Adesso sono nel Liverpool e mi rendo conto che la gente si aspetta molto. I tifosi sono felici e questo mi rende contento. Sarà speciale scendere in campo ad Anfield, l'idea di giocare qui mi esalta. Se sei un avversario, è tosta. Non vedo l'ora di conoscere i miei nuovi compagni e di scendere in campo. Voglio il massimo''. Giocherà con la maglia numero 45: "Quando ero giovanissimo ho giocato le prime 3-4 partite con l'Inter con il numero 45 perché le maglie dei ragazzi più giovani andavano dal 36 al 50. Ho tenuto il 45 perché, scherzando, dicevo che 4+5 fa 9. E poi ho segnato in tutte quelle partite: il numero mi porta fortuna e l'ho tenuto". Gli obiettivi sono importanti: "Partecipo ad una competizione con l'intenzione di vincerla. Voglio vincere di sicuro un'altra Champions, perché quella che ho vinto non era del tutto mia. Facevo parte di una squadra. Voglio portare questo team fino alla Champions". Balotelli ha ricevuto il benvenuto al Liverpool dal tecnico Brendan Rodgers. "Questo acquisto rappresenta un valore eccezionale per il club e penso che abbiamo fatto un vero affare. Non vi è alcun dubbio sulle capacità di Mario, lui è un talento di livello mondiale e malgrado la giovane età, ha una grande esperienza ad alti livelli", ha spiegato l'allenatore dei 'reds'. "Ha segnato in Premier League, in Serie A, in Champions League e con la sua Nazionale. Credo che abbiamo le capacità e l'ambiente giusto per ottenere il massimo da lui e per aiutarlo ad esprimere il suo vero potenziale. Siamo un gruppo forte, che lavora duro e sono sicuro saprà trarne vantaggio. "Non vedo l'ora di lavorare con lui e aiutarlo a migliorare come giocatore. Sono sicuro che i tifosi lo faranno sentire come il benvenuto". "Siamo stati bene insieme, Mario. Noi siamo stati felici di averti qui ed è per questo che ti salutiamo e ti ringraziamo". Inizia così il messaggio con cui il Milan ha salutato Balotelli. "In un anno e mezzo hai fatto tanto e bene: sei stato determinante per la qualificazione in Champions League del 2013 e nell'intera ultima stagione agonistica sei stato il nostro capocannoniere. Questo è quello che il tuo Milan pensa di te ed è questa l'occasione per confermartelo pubblicamente". Nel messaggio sono sintetizzati alcuni episodi che hanno visto Balotelli protagonista con la maglia rossonera: "l'esordio pronti via e il gol contro l'Udinese, quel gol che non arrivava mai nel maggio dell'anno scorso a San Siro contro il Torino, il gol decisivo di Siena, il grandissimo tiro di San Valentino quest'anno contro il Bologna proprio fra i cuori rossoneri nel nostro stadio. Grazie di tutto, grazie per quello che hai fatto. Non solo: ti inviamo - è la conclusione - un affettuoso in bocca al lupo per la tua nuova avventura sportiva e professionale".

     
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    Jovetic-Aguero:
    il City asfalta il Liverpool.


    I campioni d'Inghilterra rifilano un netto 3-1 ai Reds all'Etihad di Manchester, sotto gli occhi di un infreddolito Balotelli. Doppietta per il montenegrino, gol per il "Kun". A nulla serve l'autorete di Zabaleta nel finale se non a rendere il punteggio un po' meno rotondo.

    Il duello è ancora Blue. Il Manchester City, con furbizia e autorità, sconfigge nettamente il Liverpool nel primo big match della Premier League 2014/15. È solo la seconda giornata, ma i campioni d’Inghilterra si confermano ancora squadra solida, potente e con delle frecce offensive in grado di punire chiunque. Pellegrini può godersi il ritorno ad alti livelli di un finalmente ritrovato Stevan Jovetic e la possibilità di gestire un parco-attaccanti di assoluto spessore, visto che anche oggi era in panchina il Kun Aguero, poi decisivo, reduce dal faticoso Mondiale. Miss You Luis Suarez”, verrebbe già da dire in casa Liverpool. Senza il loro leader offensivo la squadra di Rodgers gioca sempre bene, con ritmi alti e scambi veloci, ma è meno rapace, meno letale nel concretizzare la mole di gioco, apparso ai soliti livelli fino al 40’ del primo tempo. Riuscirà Mario Balotelli a non farlo rimpiangere?


    LA CRONACA

    Nei primi 40 minuti del primo tempo il Liverpool interpreta alla perfezione la partita. Squadra corta, compatta, veloce nelle ripartenze. Una corsa continua, un’accelerazione dietro l’altra, ritmi folli (nei quali sarà curioso vedere Balotelli inserirsi) che stordisce il City, campione d’Inghilterra mai cos’ in difficoltà tra le mura amiche. Sterling e Sturridge sfiorano il gol attorno alla mezz’ora, ma alla prima distrazione dei Reds i padroni di casa passano. Lovren respinge male in area, Moreno si addormenta e Jovetic, fino a quel momento nullo, anticipa come un rapace l’ex terzino del Siviglia e scarica un destro potente a battere Mignolet. 1-0 e Manchester City avanti all’intervallo. Nella ripresa il Liverpool crolla. Dopo un gol giustamente annullato a Sturridge per fuorigioco, la squadra di Rodgers si fa beffare ancora in velocità. Jovetic scambia di tacco con Nasri e col mancino batte, dopo un terrificante uno-due, un incolpevole Mignolet. 2-0 e Reds in ginocchio. Gli ospiti non riescono più ad organizzarsi e nonostante gli ingressi dei nuovi Markovic e Can, non trova più il modo di rendersi pericoloso. Al 69’ entra Aguero per l’infortunato Dzeko ed esattamente 22 secondi dopo aver messo piede in campo sigla su assist di Navas il 3-0. Il Kun, che si conferma letale (54 reti in 89 presenze di Premier), replica l’impatto di settimana scorsa contro il Newcastle: gol al primo pallone toccato. Il City, così potrebbe gestire il finale in tranquillità, e invece a 10 minuti dalla fine si complica la vita. Cross di Sturridge, colpo di testa di Lambert, para Hart, ma la palla carambola su Zabaleta che fa autorete. Gol del Liverpool e 3-1. Lo stesso neo entrato Lambert avrebbe la possibilità di accorciare le distanze, ma a tu per tu con Hart prova uno strano passaggio per Sturridge, recuperato da Kompany sulla linea. Negli ultimi minuti si fanno male i due terzini Moreno e Johnson a cambi esauriti e i Reds chiudono sconfitti e in nove.

    IL TABELLINO

    Manchester City (4-2-3-1): Hart; Zabaleta, Kompany, Demichelis, Clichy; Fernando, Yaya Toure; Nasri, Silva (Dal 65’ Navas), Jovetic (Dal 80’ Fernandinho); Dzeko (Dal 69’ Aguero. All: Pellegrini

    Liverpool (4-3-3): Mignolet; Johnson, Skrtel, Lovren, Moreno; Gerrard, Henderson, Allen (Dal 75’ Can); Coutinho (Dal 59’ Markovic), Sterling (Dal 79’ Lambert), Sturridge. All: Rodgers

    Arbitro: Oliver

    Gol: 41’ e 55’ Jovetic (M) e 69’ Aguero (M), 83’ aut. Zabaleta (M)

    Ammoniti: Yaya Toure, Can

     
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    League Cup:
    lo United di van Gaal umiliato e eliminato dal MK Dons.


    Continua a stentare lo United di Louis van Gaal che esce di scena al secondo turno di Capital Cup contro il Milton Keynes Dons, formazione di League One, che asfalta i Red Devils 4-0. Per l'olandese il bilancio nel prime tre gare è di due sconfitte e un pareggio.

    Doveva essere la serata di Angel Di Maria, l'acquisto più costoso della storia della Premier League, invece si è tramutata tutta ad un tratto nella serata in cui il modesto Milton Kaynes Dons ridicolizza i Diavoli Rossi ed umilia il tecnico Louis van Gaal, ancora a secco di successi dopo tre gare ufficiali. Il Manchester United rimedia un pesantissimo 4-0 contro una formazione di giocatori poco più che dilettanti (l'intera rosa del MK Dons ha un valore che si aggira sulle 235.000 sterline, pari allo stipendio percepito in sette giorni da Rooney, ndr) e rimedia un’incredibile ed inattesa eliminazione al secondo turno. Un massacro quello rimediato dai Diavoli Rossi, che complica non poco i piani di van Gaal che è già nel mirino della critica dopo neanche un mese dal suo insediamento e nell'occhio del ciclone dei velenosi media britannici. Va detto che lo United è sceso in campo con una formazione sperimentale e ricca di rincalzi (gli unici titolari erano l'estremo difensore De Gea, Evans mentre in avanti Louis van Gaal ha optato per l’inedito tridente Kagawa, Chicharito Hernandez, Welbeck) ma questa è solo una parziale alibi per la squadra del santone olandese che ha palesato imbarazzanti limiti difensivi ed è stata completamente alla mercé degli avversari che hanno fatto il bello e il cattivo tempo contro l’impresentabile retroguardia ospite. La sensazione è che non basti il pur fenomenale Di Maria a risolvere i problemi di una squadra che in mezzo al campo e soprattutto in difesa lascia assolutamente a desiderare e in questo momento appare un cantiere aperto. Gli eroi di questa pazza serata si chiamano Will Grigg e Benik Abofe. Sono questi due perfetti sconosciuti i giustizieri dello United che va sotto già poco prima della mezzora trafitto da Grigg che sfrutta un incredibile svarione difensivo della retroguardia a tre e trafigge De Gea con un rasoterra da centro area. Nella ripresa lo United si sbilancia e l’MK Dons non fa sconti raddoppiando al 63’ con Grig che di petto quasi scherzo devia il traversone dalla sinistra di Reeves. Il 2-0 manda in cortocircuito lo United che esce definitivamente dalla partita e al 70’ subisce il tris con Afobe che scarta come birilli i difensori ospiti e trafigge l’incredulo De Gea. La serata da incubo del portiere iberico però non finisce qui perché al 84’ ancora Afobe ridicolizza Vermijil, vince due contrasti e sigilla il pazzesco 4-0 finale.

     
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    Non basta Di Maria:
    0-0 tra United e Burnley.


    L'argentino debutta da titolare, ma i Red Devils mancano ancora l'appuntamento con la prima vittoria in campionato contro la neopromossa di Dyche. Primo punto per il Burnley, soltanto due pareggi nelle prime quattro gare ufficiali per il Manchester United.

    Il "cantiere aperto" dei Red Devils inserisce l'acquisto più caro di tutta la storia del calcio inglese, ma poco cambia. Il Manchester United di van Gaal resta ancora una grande, grandissima incompiuta nonostante il debutto dal primo minuto con la maglia da titolare dell'argentino Angel Di Maria. L'ex-Real Madrid, schierato da interno di centrocampo come già visto nella passata stagione con la gestione Ancelotti, illumina a tratti con le sue discese sulla fascia sinistra, ma le sue scintille, fiaccate sulla distanza da una condizione fisica non certo eccelsa che lo costringe a restare sul campo da gioco per soli 70', non bastano per rianimare un Manchester United dall'encefalogramma ancora piatto. Lo 0-0 contro il neopromosso Burnley costituisce il quarto passo falso della squadra di Louis van Gaal in altrettante partite ufficiali disputate fino ad ora tra campionato e coppa, e gli sbadigli di Sir Alex Ferguson dalla tribuna la dicono lunga sull'involuzione preoccupante di una delle squadre un tempo abituate a dominare la Premier League.


    LA CRONACA

    Come detto, van Gaal propone Di Maria interno di centrocampo inserendolo in una squadra ancora zoppa per i tanti infortuni: davanti c'è Mata alle spalle di van Persie e Rooney, ma i palloni giocabili per i due attaccanti dello United arrivano con il contagocce. Anzi, è il Burnley che approccia nel modo migliore la partita, sfiorando subito il vantaggio con la traversa colpita da Jones su punizione dopo soli 3'. L'unica occasione del primo tempo per i Red Devils arriva sui piedi di van Persie, imbeccato proprio da un lancio spettacolare di Di Maria da centrocampo: splendido, però, Heaton nell'opporsi a tu per tu con l'attaccante Orange. Lo United vive qualche guizzo all'inizio della ripresa, con un salvataggio di Duff sulla linea e un colpo di testa di van Persie su lancio di Fletcher che si spegne però alto sopra la traversa: poi arriva la girandola di cambi, con le uscite di Di Maria, Mata e dello stesso van Persie e gli ingressi di Anderson, Januzaj e Welbeck. Il Manchester perde la poca spinta che aveva, il Burnley si difende con grande ordine spaventando anche De Gea (punizione di Taylor al 75'), e porta a casa il primo - meritato - punto della stagione.

    IL TABELLINO

    Burnley (4-4-2) - Heaton; Trippier, Shackell, Duff, Mee; Arfield, Marney, Jones, Taylor; Jutkiewicz, Ings (dal 79' Barnes). All.: Dyche

    Manchester Utd (3-4-1-2) - De Gea; Jones, Evans, Blackett; Valencia, Fletcher, Di Maria (dal 70' Anderson), Young; Mata (dall'86' Januzaj); van Persie (dal 74' Welbeck), Rooney. All.: van Gaal.

    Arbitro: Oliver

    Ammoniti: nessuno
     
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    Diouf, gol alla Weah:
    il City crolla in casa.


    Il City viene clamorosamente sconfitto in casa dallo Stoke City del grande ex Mark Hughes; decide una rete favolosa del senegalese Diouf nella ripresa. Aspettando Falcao, i "citizens" rimediano la prima sconfitta della loro stagione e restano inchiodati a quota sei punti.

    Era l’8 settembre 1996 (Milan-Verona) quando George Weah si presentava alla Scala del Calcio con un gol stratosferico, maturato dopo coast-to-coast mozzafiato a tagliare il campo da parte a parte. A distanza di diciotto anni la prodezza del fuoriclasse liberiano rivive nella leggiadra cavalcata di Mame Biram Diouf, attaccante senegalese dello Stoke City: è il super gol che condanna il Manchester City di Pellegrini alla prima sconfitta stagionale, per giunta di fronte al pubblico amico. Dopo aver annichilito i rivali del Liverpool la scorsa settimana il City affonda con il piccolo – ma tostissimo – Stoke City in attesa dell’ultimo regalo del calciomercato; già, Radamel Falcao è a un passo e in una partita così complicata per gli sky blues un guizzo del Tigre avrebbe certamente giovato ai Campioni d’Inghilterra, anche considerando la “stecca” odierna di Stevan Jovetic.


    LA CRONACA

    Si contano solo due occasione nel primo tempo: Begovic disinnesca una bordata di Nasri, liberato al tiro dall’assist del debuttante Sagna; nel recupero Aguero si porta a spasso l’intera difesa dello Stoke, apre per Kolarova il quale arma il sinistro di Yaya Touré; la conclusione scheggia la traversa per il sollievo dei potters. Il secondo tempo è tutta un’altra musica, con Touré e Nasri a spaventare subito Begovic; a sorpresa al 57’ passano gli ospiti, quando Silva sbaglia il cross al centro e innesca involontariamente il contropiede del senegalese ex Hannover e soprattutto United Mame Biram Diouf. Il film della sua cavalcata: parte dalla propria metà campo, vince il duello spalla a spalla con Kolarov, si presenta sulla trequarti avversaria liberandosi con un dribbling – palla da una parte, scatto nell’altra direzione – a lasciare sul posto Fernandinho per poi trafiggere Hart con il tocco beffardo che passa in mezzo alle gambe del portiere della nazionale inglese. Lo Stoke sfiora subito il raddoppio con lo stesso Diouf, poi si rintana nel fortino difensivo sistemando il pullman davanti alla porta di Begovic e chiudendo ogni varco ai citizens. Episodio dubbio all’88’: Toure salta “netto” Pieters e va per le terre dopo il contatto con il difensore; il tocco c’è, l’ivoriano lo accentua ma il dubbio permane, così come il clamoroso 0-1 sul tabellone.

    TABELLINO

    Manchester City (4-2-3-1): Hart, Sagna, Kolarov, Kompany, Demichelis, Fernando (38’ Fernandinho), Nasri (65’ Navas), Yaya Touré, Silva, Jovetic (65’ Dzeko), Aguero All: Pellegrini

    Stoke City (4-2-3-1): Begovic; Bardsley, Shawcross, Wilson, Pieters; Whelan, Nzonzi; Diouf, Walters (46’ Odemwingie; 65’ Adam), Moses (80’ Muniesa); Crouch All: Hughes

    Arbitro: Mason

    Marcatori: 57’ Diouf

    Ammoniti: Touré; Bardsley
     
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    E' un Chelsea tennistico:
    6-3 all'Everton.


    I Blues centrano il terzo successo consecutivo in campionato espugnando Goodison Park.

    Lo US Open fa una capatina a Goodison Park, e il Chelsea certifica con un tennistico 6-3 il suo terzo successo consecutivo in campionato, una vittoria che gli permette di riprendere lo Swansea in testa alla classifica in attesa delle partite di Tottenham e Manchester City, le uniche altre due formazioni ancora imbattute. Ancora una volta il grande protagonista è lo spagnolo ex Atletico Madrid Diego Costa: dopo le due reti realizzate nelle prime due uscite di campionato in maglia Blues, l'attaccante spagnolo impiega soltanto 34' per sbloccare il risultato e mettere in discesa una partita non così semplice come potrebbe suggerire il punteggio finale. L'Everton lotta a lungo riavvicinandosi a più riprese, ma non ha mai la compattezza giusta per riuscire a resistere agli affondi e alle ripartenze brucianti della formazione di Josè Mourinho, ultra-cinica nello sfruttare ogni occasione.


    LA CRONACA

    Come detto, bastano soltanto 34" perché Cec Fabregas pennelli una delizia per Diego Costa: l'ex-Atletico non ha problemi nel trafiggere Howard, ma la doccia fredda dell'Everton diventa gelata quando, al 3', è Ivanovic (in posizione di off-side però non ravvisata) a raddoppiare immediatamente. La risposta dei padroni di casa arriva al 45' con Mirallas, prima del delirio della ripresa: al 67' Hazard cala il tris dopo una discesa fulminante sulla sinistra, ma dopo due minuti i Toffees si riavvicinano con Naismith. Il Chelsea ristabilisce le distanze al 74' con un gol dalla distanza di Matic che bacia il palo interno, ma ancora una volta l'Everton risponde immediamente con un colpo di testa di Eto'o, che mette così a segno il suo primo gol in campionato con la sua nuova squadra. La partita sembra poter vivere un finale bruciante, ma, pronti-via, è Ramires che trova l'ennesimo buco nella retroguardia dell'Everton per siglare il 5-3. Nel finale, poi, su una ripartenza nelle praterie, è Diego Costa a sigillare il tutto chiudendo il set con la sua doppietta.

    IL TABELLINO

    Everton (4-2-3-1) Howard; Coleman, Jagielka, Distin, Baines; McCarthy, Barry; Mirallas, Naismith, McGeady (dal 70' Eto'o); Lukaku (dall'89' Besic). All: Martinez.

    Chelsea (4-2-3-1) -Courtois; Ivanovic, Cahill, Terry, Azpilicueta; Ramires, Matic; Willian (dal 75' Mikel), Fabregas (dall'89' Drogba), Hazard (dall'83' Filipe Luis); Diego Costa. All: Mourinho.

    Gol: Diego Costa 1', Ivanovic 3', Mirallas 45', Coleman (aut) 67', Naismith 69', Matic 74', Eto'o 76', Ramires 77'

    Arbitro: Moss

    Ammoniti: Fabregas

     
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