PETER DOIG: la pittura onirica del Gauguin scozzese [FOTO]

Un contemporaneo che non teme il dialogo con Gauguin e Matisse

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    PETER DOIG
    lo spazio della memoria



    Il primato della pittura in un contemporaneo che non teme il dialogo con Gauguin e Matisse




    House of pictures


    Apprezzate dai collezionisti di tutto il mondo, che se le contendono in asta a colpi di milioni di euro generando un susseguirsi di record, le tele di Peter Doig sono rappresentazioni di paesaggi esotici e misteriosi, dove i confini tra realtà fotografica, memoria e immaginazione, si stemperano in un alternarsi di pennellate dense e di colori morbidi e luminosi. All'orogine delle visioni oniriche e un po' malinconiche dell'artista scozzese, nato a Edimburgo nel 1959, ci sono i panorami romantici e suggestivi che lo hanno accompagnato per tutta la vita: la vegetazione lussureggiante e il mare incontaminato dell'isola caraibica di Trinidad, dove Doig trascorre l'infanzia per via del lavoro paterno in una compagnia di navigazione e dove decide di trasferirsi definitivamente nel 2002 con moglie e figli; oppure le cime innevate e imponenti del Canada, dove passa l'adolescenza, dalla metà dei Settanta, prima di trasferirsi a Londra per studiare arte. Anche se a un primo sguardo i suoi dipinti sembrano evocare appieno luci e atmosfere di questi paesaggi, in realtà non sono mai il frutto di una semplice riproduzione naturalistica, ma, spiega l'artista, "sono più simili a collage di cose viste, ricordate, di particolari tratti da fotografie, scene di film e opere di altri artisti". L'immagine fotografica rappresenta solo il punto di partenza, la base attorno alla quale si svilupperanno poi tutti gli altri elementi del dipinto. "Mi interessa la fotografia nel modo in cui la utilizzavano Bonnard, Vuillard o Picasso" continua Peter Doig. "Essa serve a tenere insieme il dipinto, a dare concretezza all'immagine. "Un pò come accade con l'armatura per le sculture".


    Grande Riviere


    LO SPAZIO DELLA MEMORIA

    L'uso espressivo del colore, con la scelta di tinte forti, acide e spesso psichedeliche, che sospendono l'immagine tra sogno e realtà, è un altro degli elementi che avvicina l'opera di Peter Doig alla pittura sensuale dei grandi maestri del colore come Pierre Bonnard, Claude Monet, Paul Gauguin e Henri Matisse. Bonnard soprattutto è uno degli artisti più guardati, per la sua sorprendente capacità di creare, attraverso il colore "uno spazio tra ciò che sta guardando e ciò che sta pensando", afferma Peter Doig. "In qualche modo è come se egli dipingesse lo spazio "dietro ai suoi occhi". Non è affatto uno spazio fotografico , ma uno spazio a memoria, che ha le sue basi nella realtà.". Ed è proprio per questo motivo che Peter Doig lavora molto lentamente, "perchè ci vuole tempo", spiega ancora, "per possedere un'immagine nella tua testa, prima che diventi in qualche modo credibile sulla tela".


    House of flowers (see you there)


    IL PIACERE DELL'OCCHIO

    Nel corso della sua brillante carriera, esplosa quando vince il John Moores Prize nel 1993 e viene selezionato per il Turner Prize l'anno successivo, Doig rimarrà sempre fedele al linguaggio della pittura anche quando nella Londra degli anni Novanta le provocazioni degli Young british artists influenzano molti artisti che spostano il loro lavoro verso approcci più concettuali. Lui, di contro, renderà la propria opera ancora più artigianale. "Non ho mai capito che cosa ci fosse di tanto concettuale in quel tipo di arte. Tutta la pittura, più o meno, è concettuale, perchè ogni dipinto è un'idea, e il risultato di un processo. L'arte concettuale rimuove solo il piacere del guardare, il colore e la bellezza, cose del genere". Oltre ai paesaggi e alle opere dei maestri, un'altra costante fonte di ispirazione per Doig è il cinema. Alcuni suoi dipinti sono esplicitamente ispirati a scene di film, come la famosa "White canoe", che si rifà a un'immagine della pellicola horror Venerdì 13 girata nel 1980 da Sean Cunningham. E a Trinidad l'artista ha adattato il suo ampio studio, un'ex fabbrica di rum, per ospitare una rassegna cinematografica - lo StudioFilmClub gestito con il pittore locale Che Lovelace - dove una volta a settimana vengono proiettati gratuitamente film storici e indipendenti. "E' tutto molto eccitante. Alla fine si discute sempre in modo libero e spontaneo. Quando è venuto Anton Corbijn per assistere alla produzione di Control ha detto che è stata la visione più bella del suo film". (Mar L8v)


    White canoe




    Metropolitan (house of pictures)

     
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