BASKET NBA - STAGIONE 2015-16 [FOTO-VIDEO]

La cronaca della stagione - Le partite clou e le finali playoff

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    OKLAHOMA CITY THUNDER-GOLDEN STATE WARRIORS 101-108


    I Thunder possono recriminare per un finale di gara non gestito al meglio, soprattutto da parte di Westbrook

    I Golden State Warriors con un finale di gara da cinema zittiscono la Chesapeake Energy Arena e riportano la serie in parità. Calza a pennello la leggendaria frase di Rudy Tomjanovich (“Mai sottovalutare il cuore di un campione”) per descrivere il carattere e il coraggio di una squadra che per gran parte del match dà l’impressione di essere arrivata al capolinea della stagione ma che con le giocate spaziali dei suoi grandi interpreti, Klay Thompson su tutti, trova il modo di cambiare rotta nei minuti finali e di trovare il successo. Al termine di una partita che è uno spot per la pallacanestro i Warriors così vincono 108-101 e trascinano una serie straordinaria a gara-7, in programma a Oakland lunedì sera. Se i campioni in carica non sono ufficialmente in vacanza lo devono soprattutto a un Klay Thompson immarcabile, capace di firmare 11 triple (nuovo record Nba per la postseason) e di chiudere un match pazzesco con 41 punti a referto. Golden State fa tutto quello che deve fare e qualcosa di più nei minuti finali, ma pesa parecchio anche l’autolesionismo dei Thunder che crollano negli ultimi 100’’ della gara. Westbrook dopo aver mostrato grande disciplina per più di tre quarti di match, negli ultimi due minuti incappa in turnover in serie, i Warriors ringraziano, segnano gli ultimi nove punti della gara e portano a casa il successo.


    Con la rumorosissima Chesapeake Energy Arena a fare da splendido contorno, i Thunder partono con la giusta intensità e provano subito a portare la gara sui binari a loro più congeniali. Steph Curry ci mette un po’ a carburare, i padroni di casa così a metà primo quarto provano ad accelerare e con le giocate di Ibaka e Westbrook arrivano al +6. Kanter si fa sentire all’inizio del secondo quarto, Okc arriva al vantaggio in doppia cifra e sembra in grado di controllare la reazione dei campioni in carica. Curry e Thompson tengono in scia i Warriors che però difensivamente pagano dazio alla fisicità dei lunghi di Oklahoma City e a Kevin Durant. Le triple di Thompson comunque permettono agli ospiti di limitare i danni e di arrivare al riposo in ritardo di cinque lunghezze, dopo un primo tempo poco brillante. Steve Kerr decide di far partite Iguodala in quintetto, al posto di Barnes, all’inizio del terzo quarto e un incandescente Klay Thompson manda subito un segnale al pubblico della Chesapeake Energy Arena con due triple delle sue nei primi 40’’ della ripresa. Golden State torna davanti ma Russell Westbrook e Kevin Durant rispondono presente e riprendono ad attaccare con successo il canestro dei Golden State Warriors. Undici punti consecutivi di Curry nella seconda parte del terzo quarto aiutano parecchio, Okc però segna gli ultimi sei punti della frazione e arriva così, all’inizio di quello che potrebbe essere l’ultimo periodo della stagione per la squadra capace di vincere settantatre gare durante la regular season, avanti di otto lunghezze. Nonostante le giocate spaziali di Thompson, Okc tiene in mano le redini del match per buona parte del quarto periodo e con il canestro di Durant torna al +7 a 5’09’’ dalla sirena. Klay Thompson si inventa una tripla da distanza siderale, poi passa il testimone a Curry, il quale con due canestri pesanti pareggia i conti (99-99) a 2’48’’ dalla fine. Roberson da sotto riporta avanti Okc ma i Thunder devono fare i conti con un Iguodala versione Mvp delle Finals. L’X-Factor di Golden State prima trova il canestro con una bella penetrazione, poi produce due giocate difensive da cinema che regalano ai Warriors altrettanti recuperi. Thompson ringrazia e con l’ennesima tripla in transizione della sua surreale gara firma il +3 di Golden State a 1’35’’ dalla sirena. Westbrook incappa nell’ennesimo turnover (alla fine saranno ben quattro negli ultimi 100’’ del match), Curry così chiude i conti con un layup a 14’’ dalla fine. I Thunder non possono far altro che alzare bandiera bianca e recitare il mea culpa per la grande occasione sprecata. I campioni in carica così riportano la serie alla Oracle Arena per la decisiva gara-7.

    Oklahoma City: Durant 29 (9/23, 1/8), Westbrook 28. Rimbalzi: Westbrook, Adams, Ibaka 9. Assist: Westbrook 11.
    Golden State: Thompson 41 (3/12, 11/18), Curry 29. Rimbalzi: Green 12, Curry 10. Assist: Curry 9.
     
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    GOLDEN STATE WARRIORS-OKLAHOMA CITY THUNDER 96-88


    Curry (36 punti) trascina la sua squadra alla vittoria sui Thunder in gara-7

    I più forti sono sempre loro...

    Golden State riscrive ancora una volta la storia, battendo 96-88 Oklahoma City in gara-7 e guadagnandosi il ritorno alle Finals per sfidare, da giovedì, LeBron James e Cleveland come l'anno scorso. È servito Steph Curry in modalità extraterrestre, 36 punti e 7/12 dall'arco, per far diventare i Warriors la 10ª squadra di sempre a vincere una serie rimontando da 3-1: le superstar fanno così, si vedono quando conta di più. I Thunder hanno mostrato perché sono stati ad un passo dal far fuori i campioni: hanno accarezzato l'impresa anche in gara-7, toccando il +13 nel 2° quarto. Ma si sono arresi alla classe di Curry e al 17/37 dall'arco dei Warriors. "E' stata una vittoria di tutta la squadra" ha ricordato l’mvp, 32 triple a bersaglio nella serie contro i Thunder (nuovo record), dall'altoparlante della Oracle Arena, solo poco prima di riabbracciare il trofeo di campione della Western Conference.


    Oklahoma City merita l'onore delle armi. Perché ha lottato, difeso, morso, messo alle corde i campioni. Ma deve rammaricarsi per non essere riuscita a metterli k.o., soprattutto per gara-6 con quello sciagurato finale che ha compromesso tutto. I Thunder sono stati i protagonisti di questi playoff, eliminando prima San Antonio e arrivando ad un passo dal fare lo stesso scherzetto ai campioni. In gara-7 hanno perso perché nel secondo tempo hanno segnato solo 40 punti e perché non sono riusciti a difendere dall’arco. Durant ci ha messo 27 punti, 7 nel finale di un quarto periodo in cui ha tirato fuori tutta la sua classe, dopo aver pagato la timidezza di chi non riesce ad essere leader e l’arcigna difesa di Iguodala, promosso titolare per l’occasione. Westbrook ha chiuso con 19 punti e 13 assist, ma ha tirato 7/21 dal campo e con lui sul parquet i Thunder hanno segnato 19 punti meno degli avversari. Il 7/27 da tre non ha aiutato, come il 38,2% dal campo. "Perdere fa male, soprattutto dopo essere stati avanti 3-1 - racconta Durant a fine partita, senza nascondere il rammarico -. Ci hanno battuti col tiro da tre nelle ultime due partite: noi li abbiamo battuti in tutto il resto, loro ci hanno battuto dal perimetro e si sono presi la serie". La partita dell’anno a Oakland non ha tradito le attese, in un’atmosfera diventata elettrica soprattutto nel secondo tempo. Kerr piazza Iguodala su Durant e il primo quarto è il momento delle difese: 24-19 Thunder alla sirena, entrambe le squadre sotto il 36%. Oklahoma City scappa sul 35-22 a 7’ dal riposo, ma Golden State ritrova Thompson dopo 7 errori al tiro e ritorna sotto di due possessi, poi arriva all’intervallo sotto 48-42 grazie a una magia di Curry sulla sirena. Steph è il protagonista del sorpasso Warriors, firmato con la tripla del 57-54 a metà parziale. Golden State continua a correre, strappa col supporting cast (5 punti di Livingston sono il prologo al 71-58 firmato Varejao a 58” dalla sirena) e con la difesa, che tiene i Thunder a 12 punti e 5/19 dal campo nel terzo periodo. Oklahoma City però non ha voglia di arrendersi: torna sotto una prima volta con Ibaka (73-69 a 8’31” dalla fine), ma deve ripetere tutto dopo essere risprofondata a -11. Durant tira fuori tutta la sua classe e a 100” dalla fine il vantaggio dei Warriors è solo di quattro punti. Curry allora decide di scrivere un altro capitolo della sua leggenda: prima tre liberi nel silenzio della Oracle, poi una tripla impossibile che fa esplodere i suoi tifosi. I Thunder alzano bandiera bianca, Golden State fa festa nella Oracle Arena impazzita.

    Golden State: Curry 36 (6/12 da due, 7/12 da tre, 3/3 tiri liberi), Thompson 21, Green 11. Rimbalzi: Green 9. Assist: Curry 8
    Oklahoma City: Durant 27 (7/16, 3/7, 4/4 tl), Westbrook 19, Ibaka 16. Rimbalzi: Roberson 12. Assist: Westbrook 13.
     
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    FINALS - GARA 1
    GOLDEN STATE WARRIORS-CLEVELAND CAVALIERS 104-89


    A Cleveland non bastano i 66 punti di James, Irving e Love: sono gli altri ad aver tradito

    Non chiamatele riserve. Gli altri titolari di Golden State, quelli che quando si alza la palla a due delle Finals nel boato della Oracle Arena sono a guardare in panchina, si inventano una partita da fenomeni e stendono Cleveland 104-89. E’ la vittoria degli Andre Iguodala, scatenato con 12 punti, 7 rimbalzi, 6 assist e una difesa da fenomeno. Dei Shaun Livingston, 20 punti di cui 6 determinati nell’iniziare la fuga che consegna ai Warriors la partita a inizio ultimo quarto (“E’ il miglior play di riserva della NBA”, lo ha incoronato Klay Thompson). Dei Barbosa, fenomeno imprendibile con 11 punti. E’ la vittoria della second unit di Golden, dominante con 45 punti, il massimo alle Finals dal 1989, che fanno dimenticare la serata no delle stelle Steph Curry e Thompson, 20 punti con 8/27 in coppia e mai dentro il match. Se i Warriors vincono con Splash Brothers nulli, i Cavs devono preoccuparsi.


    Cleveland ci ha provato, ha anche accarezzato il sogno del colpaccio nel terzo quarto, ma tutti quelli che non si chiamano James, Irving e Love sono scomparsi nella marea gialla della Oracle, intontiti dal continuo “Waaaarriors! Waaaarriors!” pronto ad esplodere ad ogni magia della squadra di casa. LeBron ha sfiorato la tripla doppia, provato a mettere in difficoltà Golden State attaccando il ferro e inventandosi passaggi impossibili per gli altri. Irving ci ha messo 26 punti nonostante il 7/22 al tiro, Love ha lottato, riavvicinandosi al ferro e chiudendo con 17 punti e 13 rimbalzi. In totale i Big Three hanno firmato 66 degli 89 punti dei Cavs, con la panchina che ne ha infilati appena 10. I signori dell’Est hanno tirato col 38,1% dal campo, non hanno mai trovato quella continuità da tre che li aveva trascinati fino alle Finals, non sono riusciti a far girare palla (solo 17 assist) e ne hanno perse troppe (ben 17, che i Warriors hanno trasformato in 25 punti). “Non possiamo regalare punti facili come abbiamo fatto. Dobbiamo assolutamente migliorare” ha tuonato Lue dopo la sconfitta. Love firma il primo canestro delle Finals 2016, ma è Golden State che prova a prendere da subito il controllo della partita, toccando il 24-17 con una tripla di Curry prima di ripiegare sul 28-24 alla sirena. Barbosa apre il capolavoro della second unit avviando la prima fuga, che Thompson con i suoi primi canestri dal campo dopo un primo periodo da 0/3 porta fino al 43-29 di metà parziale. Cleveland prova a rientrare con i punti dei Big Three (34 all’intervallo), ma tira 5/23 dal campo nel periodo, viene surclassata in area (appena 18 punti con 9/24 al riposo) e all’intervallo è sotto 52-43 nonostante i 10 punti di coppia degli Splash Brothers. L’ottimo Green, tornato tuttofare (16 punti, 11 rimbalzi, 7 assist e 4 recuperi), firma il 56-45 ad inizio terzo periodo, ma Cleveland trova in Tristan Thompson un prezioso aiuto per i Big Three e sorpassa con Love sul 64-63 a 3’59” dalla sirena. Golden State sembra aver bisogno di Curry e Thompson per reagire, invece resta a galla con i punti di Iguodala e Livingston, che mettono insieme il 7-0 buono per il 74-68 del riposo. La panchina Warriors continua a fare meraviglie nel quarto periodo: Cleveland crolla sotto i colpi di Livingston, e quando Iguodala inchioda la schiacciata del +20 sul 96-76 con 5’43” da giocare è tempo di pensare a gara-2. Alle 2 della notte italiana tra domenica e lunedì dovrà essere un’altra Cleveland. Altrimenti questa serie sarà finita prima ancora di cominciare.

    Golden State: Livingston 20 (8/10 da due, 4/4 tiri liberi), Green 16, Barnes 13. Rimbalzi: Green 11. Assist: Green 7.
    Cleveland: Irving 26 (6/18, 1/4, 11/12 tl), James 23, Love 17. Rimbalzi: Love 12. Assist: James 9.

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    FINALS - GARA 2
    GOLDEN STATE WARRIORS-CLEVELAND CAVALIERS 110-77


    I padroni di casa dominano anche il secondo atto, trascinati dai 28 punti di Draymond Green

    Dominante, spietata, quasi perfetta. Golden State travolge Cleveland 110-77 e si prende il 2-0 nelle Finals, che mercoledì riprendono in Ohio con i Cavs in un baratro da cui solo 3 squadre sono risalite nella serie che assegna il titolo. I Warriors distruggono i rivali in gara-2, smontano canestro dopo canestro le poche certezze della squadra di coach Lue. E lo fanno con Stephen Curry seduto in panchina con problemi di falli per buona parte della gara. Green è mostruoso con 28 punti, 7 rimbalzi e 5 assist. Iguodala è in forma mvp delle Finals per come difende e per come sa colpire quando richiesto: con la sua intelligenza in campo è +28 Warriors. Thompson piazza triple chirurgiche e ci mette grinta in difesa. Cleveland oltre alla partita perde Kevin Love, k.o. per una commozione cerebrale a inizio terzo quarto: aveva preso una botta in testa (involontaria) da Barnes nel corso del secondo periodo, per giocare gara-3 dovrà superare il rigido protocollo NBA. Le prime due partite hanno detto che Golden State è superiore, e anche di molto. Cleveland deve reinventarsi se vuole impedire il bis dei campioni in carica. Ha bisogno di LeBron James in versione semidio, perché quello di gara-2 che ha provato da solo a combattere i Golden State Warriors(19 punti, 8 rimbalzi e 9 assist) ma ha chiuso con 8 palle perse non basta nemmeno per vincere una partita. “Ma la serie non è finita - avverte Curry -. Abbiamo solo vinto due partite, a Cleveland sarà tutta un’altra storia”.


    La differenza per Golden State l’ha fatta la difesa, come ha sottolineato coach Kerr. I Golden State Warriors hanno tenuto Cleveland al 35,4% al tiro, capitalizzando le 18 palle perse di LeBron James e compagni con 26 punti Iguodala (7 punti e 5 rimbalzi,) si conferma giocatore indispensabile: troppo intelligente, in anticipo sugli avversari, in grado di mandare in confusione persino LeBron per essere lasciato in panchina. Draymond Green non ha solo fatto male in attacco, ha contributo nel primo quarto assieme a Bogut, muro da 5 stoppate, a dettare il ritmo in difesa. I Warriors, straripanti nei due quarti centrali da 63 punti complessivi, hanno ripreso a far girare palla a meraviglia (26 assist) chiudendo col 54,3% al tiro . E Cleveland, dopo un discreto primo quarto, non ci ha capito niente. LeBron ha sbagliato tanto ma è stato abbandonato per infortunio da Love e per errori personali da Irving. Il play, 10 punti con 5/14 dal campo, è la grande delusione dei Cleveland Cavaliers in questa partita: non è riuscito né ad essere aggressivo attaccando il ferro né a creare gioco (1 solo assist). Il resto dei Cavs, tolto Richard Jefferson (12 punti), non si è visto. Cleveland prova il primo affondo quando LeBron schiaccia di rabbia il 28-22 dopo un primo quarto da 0/5 al tiro. La reazione dei Warriors è fulminante: situazione ribaltata in meno di un minuto e fuga, costruita sulle magie di Green (12 punti nel periodo), fino al 52-37 firmato dal meraviglioso Iguodala a 2’08” dal riposo. LeBron James allora piazza di prepotenza il 7-0 che tiene dentro Cleveland, sotto 52-44 quando finisce il primo tempo. Il fantasma di Irving firma il primo canestro della ripresa, poi Golden State mette ancora il turbo. Cleveland perde Kevin Love, quel poco di difesa a cui si era aggrappata nella prima partita e si ritrova con un attacco inconcludente dove l’eterno Jefferson è il solo a dare una mano al confuso James. I Warriors non hanno pietà: Green martella un altro straordinario terzo quarto, Thompson a 58” dalla sirena porta i campioni al +20 (79-59) con un gioco da tre punti. Cleveland alza bandiera bianca e torna in Ohio dopo aver scoperto di essere un brutto anatroccolo, non il meraviglioso cigno che aveva incantato tutto l’Est...

    Golden State: Green 28 (6/12 da due, 5/8 da tre, 1/1 tiri liberi), Curry 18, Thompson 17. Rimbalzi: Curry 9. Assist: Green 5, Thompson 5.
    Cleveland: James 19 (6/12, 1/5, 4/4 tl), Jefferson 12, Irving 10. Rimbalzi: James 8. Assist: James 9.
     
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    FINALS - GARA 3
    CLEVELAND CAVALIERS-GOLDEN STATE WARRIORS 120-90


    James fa rinascere Cleveland con 32 punti che valgono il largo successo in gara-3

    Ohio e accorciando sul 2-1 il vantaggio di Golden State nella serie. Il vento gelido che si insinua nelle vie della città direttamente dal lago è rigenerante per LeBron e compagni: a Oakland erano timidi e disorientati, nel calore della loro Quicken Loans Arena tornano ad essere la squadra determinata che aveva incantato l’Est nei primi tre turni “Seguite me” aveva urlato LeBron ai compagni prima di entrare sul parquet: King James è stato un leader perfetto, indemoniato con 32 punti e 11 rimbalzi. Ma stavolta non era solo: Kyrie Irving, 30 punti e 8 assist, ha ritrovato se stesso dopo il disastro nella gita a Ovest; JR Smith si è ricordato di essere un gran tiratore e ha chiuso con 20 punti e 5/10 da tre, Thompson, dominante su entrambi i lati del campo (14 punti, 13 rimbalzi), ha dato la fisicità che mancava. Kevin Love, rimasto a guardare in panchina per la commozione cerebrale che l’aveva escluso da gara-2, può riprendersi con calma. O forse non rientrare affatto. Golden State non si era mai (almeno a parole) illusa di aver già chiuso i conti, ma prende un cazzotto pesante dopo la passeggiata delle prime due partite. I campioni sono andati da subito in difficoltà, i problemi di falli che hanno tenuto Curry più in panchina che in campo nel primo tempo non hanno aiutato a trovare il ritmo. L’mvp ha chiuso con 19 punti, ammesso di “dover giocare 100 volte meglio” per far vincere i suoi. Questa continua a non essere la sua serie. E per i Warriors sta diventando un vero problema.


    I Cavs non hanno mai perso in casa in questi playoff. Il pubblico mette le ali ai piedi del supporting cast, rigenera anche un big come Irving. Jefferson titolare al posto di Love è servito per aumentare la grinta difensiva dare più spazio a James. I Cavs hanno chiuso col 52,7% dal campo, mettendo in una partita sola le stesse triple (12) delle prime due. Golden State è tornata sulla terra dopo due gare spaziali: ha tirato col 42,1% dal campo, è stata dominata 52-32 a rimbalzo, ha perso 18 palloni che i Cavs hanno trasformato in 34 punti. Curry ha funzionato solo nel 3° quarto, il fratello di Splash Thompson (10 punti e 4/13 al tiro) solo nel secondo. I Warriors avevano bisogno del loro backcourt stellare per rientrare in partita, ma Steph&Klay hanno deluso. Green ci ha messo la solita grinta, non i 28 punti di gara-2; Barnes ha provato a fare l’X-Factor ma i suoi 18 punti non sono serviti. Nemmeno la difesa di Iguodala, solido con 11 punti dalla panchina, stavolta è bastata per fermare LeBron. Cleveland nel primo quarto è tutto quello che non è stata finora: aggressiva, determinata, decisa. Jefferson e James tirano i primi schiaffi agli intontiti Warriors, poi ci pensa Irving con 16 punti. Cavs sul 33-16 a fine primo quarto, Splash Brothers a zero di coppia ma Golden State non molla. Barnes la riporta sotto, la difesa annulla LeBron (1/10 nel secondo periodo), poi Thompson (10 punti nel periodo dopo lo spavento per una botta alla coscia sinistra) continua a ricucire firmando il 48-41 a 1’55” dal riposo, dove Cleveland arriva avanti 51-43 nonostante il 6/27 del secondo periodo. I Cavs sono di nuovo quelli indiavolati di inizio partita quando si ricomincia: stavolta è LeBron a dettare il ritmo, firmato il nuovo +20 con un volo clamoroso a cui Irving fa seguire, a 2’23” dalla sirena, il canestro dell’81-59. Curry aveva già dato segnali di vita dopo il disastroso primo tempo, e prova con una scarica delle sue a rimettere in partita i Warriors. LeBron però è inarrestabile, e con l’aiuto di Smith regala ai Cavs l’89-69 a fine terzo quarto. Un’altra partenza sprint lancia i Cavs.

    Cleveland: James 32 (13/24 da due, 1/2 da tre, 3/5 tiri liberi), Irving 30, Smith 20. Rimbalzi: T. Thompson 13. Assist: Irving 8.
    Golden State: Curry 19 (3/4, 3/9, 4/4 tl), Barnes 18, Iguodala 11. Rimbalzi: Barnes 8. Assist: Green 7.

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    FINALS - GARA 4
    CLEVELAND CAVALIERS-GOLDEN STATE WARRIORS 97-108


    Golden State sul 3-1 nelle Finals contro Cleveland dopo il 108-97 di gara-4, con 63 punti degli Splash Brothers

    A un passo dalla storia. Golden State sbanca Cleveland 108-97 e ora è avanti 3-1 nelle Finals. Per chiudere col secondo titolo di fila la stagione dei record, quella delle 73 vittorie in regular season, manca solo un successo, da centrare lunedì nella bolgia della Oracle Arena in gara-5. Servivano Curry e Thompson ai Warriors per rialzarsi dopo aver perso di 30 gara-3: gli Splash Brothers sono sbocciati come una meravigliosa primavera, distruggendo con 63 punti in coppia e 11/22 dall’arco i sogni di rimonta di LeBron James e compagni. Stephen Curry ha messo addirittura 38 punti con 7 triple in una partita, la più bella di queste Finals, in cui ha anche sbagliato tanto: ma ha ritrovato i colpi perduti e guidato da mvp l’attacco di Golden State. Thompson ha aggiunto 25 punti e canestri chiave in un terzo quarto in cui la coppia d’oro ha ripreso a fare la differenza. LeBron adesso vede avvicinarsi il fantasma delle quinte Finals perse in carriera: è mancato lui in gara-4, nonostante 25 punti, 13 rimbalzi e 9 assist. Doveva ripetere lo show della terza partita, non ci è riuscito sbagliando dalla media e lunga distanza: ha chiuso con 9/13 a un metro e mezzo, 2/8 nelle altre zone del campo.


    Golden State ha vinto perché ha martellato 17/36 dall’arco, con gli Splash Brothers aiutati soprattutto da Barnes, Iguodala e Gree. I Warriors hanno fatto la differenza nel secondo tempo, stravinto 58-42 nonostante il 38,6% al tiro, colpendo duro dall’arco e fermando LeBron e Irving nel quarto periodo. Cleveland ha smesso di mordere nella ripresa: 36 dei 42 punti se li sono equamente spartiti James e Irving, il resto della squadra ha avuto solo le briciole. Kevin Love dalla panchina non ha funzionato tanto quanto Jefferson in quintetto, Smith è scomparso nel momento clou come Tristan Thompson, dominante nel primo tempo sotto canestro (5 rimbalzi offensivi) e fermo a zero nella ripresa. Gli altri Warriors invece erano lì per aiutare gli Splash Brothers. Green ha giocato una partita grintosa, forse troppo visto il colpo in zona proibita a LeBron. Ma è comunque riuscito a contenere King James. Barnes ha infilato 14 punti, pesanti come i suoi 8 rimbalzi. Iguodala ci ha messo la solita intelligenza in difesa e 7 assist. “Gara-5 sarà la nostra partita più difficile”, preannuncia Kerr. “In casa è sempre più dura chiudere i conti. La serie non è finita”. Gara-4 è stata la più bella della serie. Tirata, tesa, piena di sorpassi e cambi al comando. Golden State prende il vantaggio alla prima sirena, 29-28 con i primi segnali di vero Curry. LeBron invece non è indemoniato come nel primo atto in Ohio, ma riesce a mettere in ritmo i compagni producendo però poco in prima persona (7 punti, 5 rimbalzi, 5 assist e 4 palle perse al riposo). Sono Irving e Tristan Thompson, ispirati da King James, a lanciare i Cavs sul 55-50 all’intervallo. Irving regala ai Cavs il massimo vantaggio, 58-50, appena comincia la ripresa, ma Golden State si aggrappa ai suoi Splash Brothers, che cominciano a fare malissimo dall’arco anche se è Iguodala, a 1’ dalla terza sirena, a firmare il 79-73 Warriors. Cleveland ribalta tutto tra fine terzo periodo e inizio quarto, sorpassando con James sull’81-79 a 11’ dalla fine. Cleveland però si ferma lì, sbaglia 9 tiri di fila non trovando più vie facili verso il canestro. Invece Golden State, con Barnes ad aiutare gli Splash Brothers, scappa fino al 96-86 che Curry timbra a 3’22” dalla fine. James e Irving non vogliono arrendersi, ma Curry e Thompson dalla lunetta non sbagliano niente. 3-1 Warriors, per riabbracciare il Larry O’Brien Trophy serve solo una vittoria.

    Cleveland: Irving 34 (12/22 da due, 2/6 da tre, 4/5 tiri liberi), James 25, Love 11. Rimbalzi: James 13. Assist: James 9.
    Golden State: Curry 38 (4/12, 7/13, 9/10 tl), Thompson 25, Barnes 14. Rimbalzi: Green 12. Assist: Iguodala 7.

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    FINALS - GARA 5
    GOLDEN STATE WARRIORS-CLEVELAND CAVALIERS 97-112


    Con 41 punti a testa di LeBron e Irving, Cleveland cancella la festa di Golden State

    Due cicloni. LeBron James e Kyrie Irving tengono in vita Cleveland, riportando le Finals in Ohio per gara-6 (alle 3 della notte italiana tra giovedì e venerdì) con 41 punti a testa nel 112-97 con cui i Cavs cancellano la festa di Golden State, ora avanti 3-2 nella serie. Partita leggendaria per entrambi: LeBron ha dominato con 41 punti, 16 rimbalzi e 7 assist; Kyrie si è scritto definitivamente addosso la parola superstar mettendo i suoi 41 punti con 24 tiri. Cleveland aveva bisogno di loro per dare significato al volo di ritorno in Ohio, e LeBron James e Kyrie Irwing sono diventati i primi compagni di squadra nella storia delle Finals con almeno 40 punti nella stessa partita. “Ma sono orgoglioso di come ha giocato l’intera squadra” proclama Tyronn Lue. L’assenza dello squalificato Draymond Green, come aveva predetto Steve Kerr, è pesata a Golden State soprattutto in difesa, ancora di più quando ad inizio ripresa Andrew Bogut si è fermato per un brutto infortunio al ginocchio sinistro. Klay Thompson con 37 punti ha provato a guadagnarsi il premio di mvp delle Finals, ma nella ripresa il tiro da tre dei Warriors ha smesso di funzionare (3/21 dopo l’11/21 del primo tempo). I Cavaliers escono rilanciati da impressionante vittoria; i Warriors in gara-6 riavranno Green, il loro leader emotivo, ma rischiano di aver perso Bogut.


    Cleveland ha vinto perché Kyrie Irving e LeBron James hanno giocato da fenomeni. Kyrie ha martellato in attacco, mettendo in croce la difesa dei Warriors con triple, crossover e aggressività al ferro. LeBron è stato altrettanto stellare: veniva fischiato ad ogni palla toccata, ha saputo zittire la Oracle con uno dei match più dominanti della sua carriera (ed è diventato il 9° miglior realizzatore della storia delle Finals, superando Magic). Insieme hanno segnato 82 dei 112 punti dei Cavs e sopperito alle lacune dell’irriconoscibile Kevin Love (2 punti, 1/5 al tiro). Ma Cleveland è ancora viva perché è stata attenta in difesa (Warriors tenuti al 36,4% dal campo, 26,7% nella ripresa) e padrona dell’area. Golden State ha perso perché non è riuscita a spartire tutto il lavoro oscuro di Green. Bene Iguodala (15 punti, 11 rimbalzi, 6 assist), suo sostituto in quintetto, ma dopo un grande inizio in attacco si è concentrato solo sulla difesa. Accanto al devastante Thompson è mancato un po’ Curry (25 punti con 8/21 dal campo): serviva una prova da mvp, ma Steph ha faticato troppo al tiro. Iguodala “battezza” LeBron rubandogli palla e involandosi nel coast-to-coast che apre la partita. Golden State prova la fuga, ma LeBron si abitua ai “buuu” della Oracle tiene Cleveland a contatto (32-29 alla prima sirena). Irving comincia a dominare con la firma sul sorpasso Cavaliers , ma è Klay Thompson a reagire con un incredibile 2° periodo da 18 punti. Se Golden State non scappa il merito è tutto di LeBron James, che affonda i colpi su cui i Cavs, dopo aver preso il controllo dell’area, costruiscono la parità sul 61 al riposo nonostante l’11/21 dall’arco dei Warriors. L’infortunio di Bogut aggrava i problemi difensivi di Golden State, che comincia anche a non trovare più il canestro e scivola sempre più indietro, colpita e affondata dagli straripanti James e Irving. Jefferson firma l’85-75 Cavaliers a 4’15” dalla terza sirena, Golden State prova a non mollare e, dopo il 93-84 Cavs di fine terzo quarto, Steph Curry riporta i suoi sotto di 6 a metà 4° periodo. E’ Kyrie Irving in modalità fenomeno a rilanciare i Cavaliers, firmando 7 punti consecutivi che valgono il 109-96 a 5’28” dalla fine. La partita, di fatto, finisce lì. E le Finals a Cleveland.

    Golden State: K. Thompson 37 (4/9 da due, 6/11 da tre, 9/9 tiri liberi), Curry 25, Iguodala 15. Rimbalzi: Iguodala 11. Assist: Iguodala 6.
    Cleveland: James 41 (12/22, 4/8, 5/8 tl), Irving 41 (12/17, 5/7, 2/2 tl), Smith 10. Rimbalzi: James 16. Assist: James 7.

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    FINALS - GARA 6
    CLEVELAND CAVALIERS-GOLDEN STATE WARRIORS 115-101


    Cleveland vince con 41 punti, 8 rimbalzi e 11 assist di King James e trascina le Finals alla bella

    Le due parole più belle dello sport sono diventate realtà: gara-7. Per merito del più forte del pianeta, LeBron James. Una mostruosa partita da 41 punti, 8 rimbalzi e 11 assist di King James trascina i Cleveland Cavaliers al 115-101 di gara-6 su Golden State che porta le Finals alla bella, in programma alle 2 della notte italiana tra domenica e lunedì a Oakland. LeBron è stato inarrivabile, soprattutto in un quarto periodo in cui ha cancellato quasi da solo il tentativo di rimonta dei Warriors. Al dominio di James fa da contraltare il crollo di Stephen Curry, cacciato per falli a 4’22” dalla fine con tanto di rabbioso lancio del paradenti. L’mvp, 30 punti ma 8/20 dal campo, si è sciolto nel peggior momento dei suoi. La difesa di coach Kerr (“Almeno 3 dei 6 falli erano chiamate assolutamente ridicole, ha tutto il diritto di essere arrabbiato”) non cancella un’altra prova negativa dell’mvp, beccato dalla Q che ha chiuso cantando “One more win”, ancora una vittoria, dopo che i Cleveland Cavaliers sono diventati la terza squadra della storia a portare le Finals alla bella dopo essere stata sotto 3-1: le due precedenti (Knicks ’51 e i Los Angeles Lakers ’66) hanno entrambe perso.


    Cleveland ha vinto perché LeBron diventa un mostro quando c’è la stagione in gioco. “Alla fine del 3° quarto mi ha detto che non voleva uscire - ha detto coach Lue -. Ha giocato un’altra partita incredibile, come sempre nella sua carriera. Ce ne serve un’altra”. James (41 punti per la seconda gara di fila) ha trovato aiuto da Irving nel primo tempo (20 dei suoi 23 punti) e da Tristan Thompson (15 punti e 16 rimbalzi) per tutta la partita: il centro ha dominato sotto canestro, contribuendo ai 42 punti in area dei Cavs e al 45-35 a rimbalzo. Golden State ha perso per il 40,2% dal campo, con Curry e Thompson (25 punti con 9/21 al tiro) unici a produrre in attacco. Draymond Green ha provato a fare il leader ma ha riempito le statistiche (8 punti, 10 rimbalzi e 6 assist) senza riuscire a limitare i danni. Iguodala è stato frenato da problemi alla schiena che l’hanno costretto a fare avanti e indietro dagli spogliatoi. Il vero fiasco è stato Barnes: nessun punto con 0/8 al tiro in 16’. La Death Lineup, il quintetto piccolo con Green centro su cui Kerr ha puntato per rimpiazzare Bogut, stavolta non ha funzionato. Cleveland ha morso dall’inizio, volando sul 31-9 a 54” dalla prima sirena con Golden State rallentata dai falli di Stephen Curry e dall’1/9 al tiro. I Golden State Warriors chiudono con 11 punti il loro peggior primo quarto da quando esiste il cronometro del tiro: l’mvp con 15 punti nel secondo quarto prova a riportarli sotto (48-36 firmato Green a 4’40” dal riposo), ma LeBron comincia a dominare e, aiutato da Irving e Thompson, manda Cleveland negli spogliatoi avanti 59-43.. I Golden State Warriors annaspano col 29,5% dal campo e 5/21 da tre e Love ad inizio ripresa li spedisce sotto 70-46. Curry prova a riaprire la partita ma è a Klay Thompson che quasi riesce il miracolo, con 8 punti di fila nel finale del terzo quarto che fanno iniziare l’ultimo periodo con Cleveland avanti 80-71. E’ allora che LeBron James inizia a dominare, anche quando l’ottimo Barbosa firma l’86-79 con 8’07” da giocare. King James non si arrende, serve a Thompson il 97-84 e poi va a ringhiare in faccia a Curry tutta la sua rabbia dopo una stoppata. Steph, diventato con 28 il nuovo recordman di triple in una singola serie per il titolo, si fa cacciare per falli a 4’22 dalla fine. Il lancio del suo paradenti è la resa definitiva dei Golden State Warriors. Gara-7 domenica a Oakland sarà un’altra storia.

    Cleveland: James 41 (13/21 da due, 3/6 da tre, 6/8 tiri liberi), irving 23, Thompson 15. Rimbalzi: Thompson 16. Assist: James 11.
    Golden State: Curry 30 (2/7, 6/13, 8/9 tl), Thompson 25, Barbosa 14. Rimbalzi: Green 10. Assist: Green 6.

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    FINALS - GARA 7
    GOLDEN STATE WARRIORS-CLEVELAND CAVALIERS 89-93


    King James, mvp delle Finals all’unanimità, trascina con una tripla doppia i Cavs alla vittoria nella "bella" in casa dei Warriors

    “Cleveland, questo è per te”.

    LeBron James in lacrime urla tutta la sua gioia: ce l’ha fatta, ha regalato a Cleveland il primo titolo della sua storia, decidendo la spettacolare gara-7 contro Golden State che i Cavaliers hanno vinto 93-89, con una sontuosa tripla doppia da 27 punti, 11 rimbalzi e 11 assist (guarda gli highlights). È l’impresa più grande di un campione straordinario, che mentre riabbraccia il Larry O’Brien Trophy e viene premiato all’unanimità mvp delle Finals non riesce proprio a trattenere le lacrime. Questo titolo l’aveva promesso due estati fa, quando dopo essere maturato a Miami ed essersi messo al dito i primi due anelli della sua carriera, aveva deciso di tornare a casa. Ha mantenuto la parola trascinando Cleveland a un’impresa storica, facendola diventare la prima squadra a vincere il titolo dopo essere stata sotto 3-1 nelle Finals. Conquistando gara-7, che entra immediatamente nelle 10 partite più belle della storia NBA, in casa della squadra che aveva dominato la regular season vincendo settantatre partite, in casa dei campioni in carica.


    LeBron ha dominato la serie: 29,7 punti, 11,3 rimbalzi, 8,9 assist, 2,6 recuperi e 2,3 stoppate. Chiudendo con la sua settima tripla doppia in carriera nelle Finals. Ma Cleveland ha vinto perché King James non è rimasto solo. Kyrie Irving si è consacrato fenomeno, chiudendo con 27,1 punti di media e la tripla del sorpasso definitivo, del 92-89 con 53” da giocare a cui LeBron ha poi messo il sigillo col libero del +4 a 10” dalla fine. Tyronn Lue ha dimostrato che non è stata una follia cambiare coach il 22 gennaio, con la squadra prima nella Eastern Conference: ha portato tranquillità, ha completato la sua legittimazione facendo tutte le scelte giuste nella decisiva gara-7, dove ha ritrovato anche l’aggressività di Kevin Love, anello debole di Cleveland per il resto della serie. E’ il trionfo dell’imprevedibilità di JR Smith, della classe senza età di Richard Jefferson, della consacrazione di Tristan Thompson. Golden State chiude nel peggiore dei modi la stagione dei record. Le 73 vittorie resteranno senza titolo, dopo un crollo storico proprio nel momento più importante. Eppure i Warriors avevano dominato le prime due partite ed erano avanti 3-1. La squalifica di Draymond Green (l’ultimo ad arrendersi con 32 punti, 15 rimbalzi e 9 assist nella partita decisiva) in gara-5 ha rotto qualcosa, l’infortunio di Andrew Bogut ha dato il colpo di grazia alla difesa, su cui era stato costruito il vantaggio. Steph Curry, il primo mvp eletto all’unanimità, non è riuscito mai ad incidere nelle Finals, e le tre triple sbagliate negli ultimi 75” (in una gara-7 da 17 punti e 6/19 al tiro) sono l’emblema del fallimento dei Warriors. L’ultimo atto di questa imprevedibile serie è già un istant classic. Cleveland è avanti 23-22 quando finisce il primo quarto, con LeBron già scatenato e Love aggressivo (7 rimbalzi nei 12’ inaugurali). Golden State si affida alla grinta del devastante Green (22 punti con 5/5 all’intervallo) e arriva al riposo avanti 49-42. L’attacco di Cleveland non gira (1/14 da tre dopo i primi 24’) e LeBron allora lo rimette in moto con gli assist: prima risveglia Smith (12 punti alla fine), poi fa lo stesso con Irving (26 punti in gara-7), che a 4’ dalla sirena firma il 68-61 Cleveland. Green non molla, riporta sotto i Warriors che cominciano l’ultimo periodo avanti 76-75. Ezeli (partito in quintetto) e Barnes sono gli anelli deboli di Golden State, che però prova a scappare quando Curry, Thompson e Green firmano con 7 punti di fila l’87-83 con 5’38” sul cronometro. LeBron però deve scrivere la sua leggenda e si inventa il sorpasso sull’89-87 con 6 punti di fila. Thompson pareggia subito, ma si resta sull’89-89 fino a 53” dalla fine, quando Irving mette la sua firma sulla vittoria. Il finale è tutto d’un fiato: Curry sbaglia, LeBron si guadagna due liberi dalla sicurezza dopo aver rischiato di farsi male. 93-89, 10” sul cronometro: Golden State non ha più la forza di reagire, Cleveland vede la storia avvicinarsi. E alla sirena sono lacrime: LeBron ce l’ha fatta, i Cavs sono campioni.

    Golden State: Green 32 (5/7 da due, 6/8 da tre, 4/4 tiri liberi), Curry 17, Thompson 14. Rimbalzi: Green 15. Assist: Green 9.
    Cleveland: James 27 (8/19, 1/5, 8/10 tl), Irving 26, Smith 12. Rimbalzi: Love 14. Assist: James 11.

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