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Giverny non è situata direttamente sulla Senna, ma lungo un piccolo corso, L'Epte, e i ruscelli che l'accompagnano consentono a Monet di non sentire troppa nostalgia del suo elemento...l'acqua.
Dopo i pomeriggi trascorsi sul fiume ad Argenteuil e le dure giornate tra gli spruzzi di Etretat, a Giverny Monet si entusiasma per una nuova forma d'acqua...lo stagno.
Precisamente, Milea, 7500mq di terreno, separato dai binari di una ferrovia, completamente trasformato in un meraviglioso giardino acquatico tenuto in vita mediante un piccolo ma rigoglioso corso d'acqua...un giardiniere si occupava esclusivamente dello stagno, altri cinque a tutto il resto del giardino.
In questo luogo che sonnecchia tranquillo al sole, abitato da scintillanti libellule e...con le rane del canneto che, all'avvicinarsi di una persona, scompaiono con un tonfo nell'acqua, Monet trovò il regno della tranquillità, un luogo di pura meditazione.
Lo stagno, come hai descritto Tu, intessuto di zostra e di alghe, lussureggiante di iris...altro soggetto amato, canne e salici piangenti e coronato da grandi fasci di ninfee che brillano al sole come fasci di madreperla, diventa appunto il soggetto determinante dei suoi ultimi trent'anni...
Ed è evidente come Monet, si accosti sempre più al soggetto...si avvicina sempre più a loro come se avesse uno zoom per immergersi veramente nel suo tema. Prendendo le mosse dalla grande composizione del paesaggio, attraverso la veduta parziale dello stagno con il ponte giapponese, Monet si avvicina sempre più al singolo dettaglio della superficie dello stagno.
Come si nota dall'ultima opera che Tu hai postato...
...il cielo appare soltanto come un riflesso sull'acqua, non più nel bordo superiore della tela. E di conseguenza i suoi paesaggi acquatici sono quadri di paesaggio senza alcun orizzonte. Nel piccolo dettaglio si riflettono però paesaggio, alberi, cielo e nuvole...paesaggi di riflesso.
Nonostante Monet sottolinei spesso che il suo vero studio è la natura all'aperto, la maggior parte dei suoi quadri viene ultimata o elaborata poi in studio. Per un determinato periodo di tempo Monet ha tre studi a Giverny...i quadri dello stagno non sono dipinti esclusivamente all'aperto, sotto l'ombrellone. Diversamente dai ponti sul Tamigi o dallle vedute di Piazza San Marco, a cui per anni ha poi lavorato in studio, di tanto in tanto il pittore torna davanti ai suoi amati soggetti per rinnovare l'impressione ottica e fare propria l'atmosfera creata dalla luce.
L'impressione in riva allo stagno si rinnova continuamente...
Nei quadri dello stagno delle ninfee troviamo, sviluppata al livello massimo, la dissoluzione nella superficie dell'oggetto rappresentato.
Capiamo meglio...
Le ninfee con le ampie foglie piatte sono per Monet il mezzo per creare sulla superficie del quadro una tensione delle linee orizzontali, mentre i riflessi nell'acqua introducono soprattutto le strutture verticali dei salici o delle canne palustri raggruppate attorno allo stagno.
Ed il fatto che, questi intrecci geometrici estremamente equilibrati non creino un'impressione monotona e priva di tensione, è da attribuire si alle forme ornamentali delle irregolari foglie ovali e dei fiori, ma soprattutto dal colore...
Esso viene scomposto, come mai prima d'ora in migliaia di sfumature...
E' superficie vibrante, è steso come un velo, luce e mosaico...con punti, trattini e macchie Monet colloca nell'infinito e accosta toni cromatici ritratti e sovrappone strati sempre nuovi. ...gli strati inferiori sono sottilissimi di vernice trasparente e la luminosità emerge attraverso i tratti sempre più vigorosi degli strati attraverso le sfumature pastose.
...consigliami, sogno mio, che devo fare ? Abbracciare con uno sguardo la casta assenza in questa grande solitudine e, così come a ricordo di un luogo si coglie una delle ninfee magicamente chiuse che si innalzano improvvise e con un intenso bianco circondano il nulla di un sogno inviolato, di una felicità che non ci sarà mai, e fuggire con esso trattenendo il respiro per paura di un'apparizione: avanzare molto lentamente remando in silenzio, senza spezzare l'incantesimo con un colpo di remo e senza che il mormorio delle bollicine di schiuma, che diventano visibili alla mia fuga getti davanti a piedi che si avvicinano inattesi l'allegoria brillante del mio bottino, un fiore ideale...
Stèphane Mallarmè ( Le Nènuphar Blanc )
Edited by Milea - 15/8/2021, 08:45
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