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Ivan Rabuzin (1921–2008)
“Nei miei quadri abbellisco la natura”
Rabuzin nasce nella piccola città di Kljuc a nord-est di Zagabria,nei pressi di Novi Marof, in Croazia, quasi al confine ungherese, il 27 marzo 1921.
E’ il sesto di undici figli, il cui padre lavora come minatore a sostegno della sua famiglia.
Dopo aver completato quattro anni di scuola elementare, il giovane Ivan inizia a lavorare un piccolo appezzamento di terra della famiglia con i suoi fratelli più anziani.
Durante la seconda guerra mondiale Rabuzin studia carpenteria a Zagabria e più tardi torna a scuola per completare la sua abilità di ebanista; di sera segue un corso che lo introduce al disegno in ambito artistico.
Il suo spiccato interesse per la pittura si manifesta verso i trent’anni, nel 1944; egli dipinge ogni volta che il lavoro glielo permette.“Cielo aperto” – 1973
Olio su tela – 88 x 108
Lavora come carpentiere e falegname a Zagabria, e nel 1950 diviene caporeparto in una fabbrica di mobili a Novi Marof; nel tempo libero crea disegni e dipinti del suo paese natale, dove nel 1956 viene organizzata la sua prima mostra personale.
Nel 1958, Rabuzin vince il primo premio alla Mostra Federale Jugoslava “Pittori dilettanti” a Zagabria. E’ nel 1959 che Rabuzin trova la sua tematica (paesaggi lirici), le proprie forme e colori peculiari ed il colorito, la personale poetica maniera di risolvere gli spazi. Avendo trovato come segni-archetipi l'albero, il bosco, la collina, la casa, la nuvola, la flora in genere (l'erba, i fiori, il grano ecc.), comincia a creare singolari opere paradigmatiche.“Viale”
Giunge a ciò mediante un procedimento di astrazione e di snellimento, di semplificazione sistematica, di stilizzazione e uno sforzo di avvicinare le cose alle forme geometriche più immediate: dipinge serti di nuvole a mo' di globi, alberi dalle chiome rotonde, colline a cupola, fiori e soli sferici, individuando nella sfera ovvero nel cerchio quanto vi è di più semplice, essenziale, conciso, perfetto. La sfera e il cerchio sono i suoi segni dell'assoluto, i simboli dell'interezza.
Nel 1960 la galleria d’Arte Primitiva di Zagabria organizza una personale, fortemente sostenuta dalla critica, che segna l'inizio della sua produttiva, incredibile carriera e l'inizio del suo originale stile naïf, introducendolo nel mercato mondiale dell'arte.
“Fornaciai del Villaggio di Presecki” – 1959
Tempera su tela – 70,8 x 101
Proprio a causa del suo crescente successo, Rabuzin riesce a lasciare il suo lavoro presso la fabbrica di mobili nel 1963 e dedicarsi professionalmente alla pittura, guadagnando consensi nel corso degli anni. Nel 1969 vince il premio Henri Rousseau a Bratislava. Da allora le sue opere sono state esposte in molte importanti mostre nel suo paese, così come in tutto il mondo. I dipinti di Rabuzin sono famosi per i colori pastello e le note gradevoli: soggetti tipici sono paesaggi con nuvole gonfie, i piccoli villaggi, colline e fiori colorati di grandi dimensioni.
Egli si descriveva come un pittore ignorante, tuttavia questa ingenuità non lo ha bloccato e lui ha continuato a sviluppare la sua vena artistica e il suo stile personalissimo. Chi non conosce i suoi paesaggi ben ordinati col cielo eternamente blu, ma solcato da piccole nuvole bianche o rosa, o i suoi fiori e i suoi animali giganti? Nulla traspare della sua povera infanzia dalle sue tele luminose, senza ombre, con toni pastello armoniosi, destinati al riposo, al sogno dei felici proprietari. I suoi quadri sono paradisi inebrianti di una totale armonia, di pace e silenzio; esprimono ottimismo e serenità assoluta, apoteosi della vita e un'ode alla gioia.“Chiesa” – 1988
Olio su tela – 50 x 61“Il mio villaggio” – 1979
Olio su tela – 47 x 56
La grandezza del paesaggio dipinto non dipende mai dalla prospettiva ma dall'importanza della raffigurazione emersa dalla coscienza del pittore. In tal modo i giganteschi fiori rabuziani assumono valori specifici, simbolici, a confronto con le dimensioni degli altri elementi della scena dipinta e in rapporto al posto da essi occupato nel quadro. Il fiore, per Rabuzin, è non soltanto simbolo del Sole ma anche della vita, attributo del perpetuo nascere, dell'eterna giovinezza, della generale armonia. Di per sé il fiore è pure simbolo del paradiso terrestre ed è questa la ragione per cui i paesaggi dipinti da questo artista sono stati definiti edenici, paradisiaci
Oltre alla pittura,Ivan Rabuzin ha progettato un sipario decorato per il palcoscenico di uno dei migliori teatri di Kyoto (Giappone), così come il teatro Takarazuka a Tokyo (10,5 x 24 m, 1980), e altri diversi musei in Giappone: Sategaya Art Museum di Tokyo, Saitama Museo d'Arte Moderna di Urawa, Isetan.
Dal 1976 i suoi disegni sono utilizzati da "Rosenthal", rinomato produttore di porcellane.
Edited by Milea - 6/7/2014, 20:48.