Debussy - L'après-midi d'un faune

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    Claude Debussy


    Nel 1890 Claude Debussy conobbe
    Mallarmè e prese a frequentare
    i "martedì" di casa Mallarmè,
    cenacolo dei più noti artisti dell'epoca
    come il maestro dell'impressionismo
    Claude Monet, lo scultore Auguste Rodin,
    i poeti Paul Valéry e Maurice Maeterlinck,
    il romanziere André Gide.

    Il poeta conosceva la musica di Debussy
    ed era rimasto particolarmente affascinato
    dai suoi Cinq poemès de Baudelaire (1890)
    per voce e pianoforte.

    Chiese quindi al compositore
    di musicare la sua egloga,
    cioè componimento della poesia
    bucolica in forma dialogica,
    ''L'après-midi d'un faune''
    ''Il pomeriggio di un fauno'',
    scritta nel 1876, per la quale aveva
    in mente una rappresentazione teatrale.

    Debussy diede vita al
    Prélude à l'après-midi d'un faune,
    un brano sinfonico la cui musica
    non intendeva tanto illustrare
    il testo poetico quanto rappresentarne
    le emozioni e alludere all'inesprimibile.


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    Stéphane Étienne Mallarmé



    Edited by Lottovolante - 15/10/2010, 21:25
     
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    L'opera venne eseguita nel 1894
    riscuotendo un caloroso successo.

    Mallarmè scrisse a Debussy:

    L'illustrazione che avete fatto
    dell'après-midi d'un faune non
    presenta alcuna dissonanza
    con il mio testo, se non per il fatto che
    riesce ad andare realmente
    più lontano,
    nella nostalgia
    e nella luce,
    con finezza,
    con inquietudine,
    con ricchezza
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    L'egloga evoca il pomeriggio di un fauno
    creatura mitica metà uomo e metà capra
    che sta riposando all'ombra di un albero,
    nella calura estiva, ed è in una sorta di
    dormiveglia in cui realtà e sogno
    si confondono.

    Due bellissime ninfe tingono di intenso
    erotismo le sue fantasie.

    Il Prélude si apre con un suggestivo
    assolo del flauto, dalla melodia sinuosa
    e sensuale, vagamente orientaleggiante.

    Poco dopo glissati impalpabili dell'arpa
    stendono un prezioso tappeto sonoro
    su cui gli strumenti a fiato tracciano
    agili guizzi melodici.

    La musica asseconda il linguaggio allusivo
    di Mallarmè con l'uso di sonorità rarefatte:
    Debussy infatti, pur avendo a disposizione
    una nutrita orchestra sinfonica, preferisce
    far suonare gli strumenti in piccoli gruppi
    cameristici per valorizzare la loro timbrica.

    In particolare predominano i fiati, il flauto,
    l'oboe, il corno inglese, il clarinetto
    e i corni e le arpe.

    Soltanto nella parte centrale dell'opera
    gli strumenti dell'orchestra suonano tutti
    insieme per dar vita all'unico episodio
    veramente cantabile, che viene enunciato
    prima dai fiati poi dagli archi.

    Il suono degli strumenti a fiato evoca
    la figura mitica del fauno Pan, colui che
    aveva inventato la siringa, ossia
    il flauto formato da tante canne
    di lunghezza diversa.

    Il tema iniziale del flauto ricompare
    nella sezione conclusiva, cullato, questa
    volta, da un tessuto sonoro sempre rado
    ed evanescente.

    La musica asseconda, rallentando il ritmo
    e diminuendo l'intensità, lo spegnersi
    delle fantasie del fauno che
    si abbandona al torpore del sonno.


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    Il Prélude segna nella storia della musica
    l'inizio di una nuova epoca.

    Per la prima volta il compositore si muove
    senza tener conto degli schemi costruttivi
    del sinfonismo classico che richiedevano
    l'osservanza dell'impianto tonale e
    dello sviluppo tematico.

    Debussy scrive infatti una musica ambigua
    dal punto di vista tonale, il Prélude non è
    scritto in una tonalità precisa come
    le sinfonie di Mozart e Beethoven, in cui
    i temi, anziché venire sviluppati,
    circolano liberamente.

    Egli stesso aveva dichiarato:

    L'opera è proprio costruita, ma cercherete
    invano le colonne, infatti le ho tolte.

    La leggerezza compositiva ricrea
    magistralmente le atmosfere e
    le "impressioni" d'un pomeriggio
    torpido.

    In particolare il tema iniziale, mascherato
    e riproposto in tutta la composizione,
    si mostra di una potenza immaginifica
    eccezionale, e quasi sembra di vederlo,
    il fauno, suonare ai piedi di un albero,
    tra foglie odorose.

    Il gioco melodico è divino, e culla
    delicatamente la fantasia dell'ascoltatore,
    fino a perderlo nelle luci crepuscolari
    di un antico bosco, percorso dal gorgoglio
    delle acque d'un fonte lontano,
    mentre la eco della syrinx del fauno
    si perde lontana.


     
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3 replies since 15/10/2010, 19:43   662 views
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