Autoritratto dall'inferno

Edvard Munch, 1903

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    autoritratto

    Edvard Munch
    Autoritratto dall'inferno
    1903
    Olio su tela
    82X65,5cm
    Munch museet - Oslo







    L'immagine è assolutamente emblematica: come "Il grido" è il simbolo dell'angoscia universale, così l'"Autoritratto all'Inferno" rappresenta la dimensione esistenziale dell'artista.
    La composizione è semplice e intensa, giocata sul contrasto di forme e colori e sullo sguardo letetralmente infuocato che Munch rivolge all'obiettivo della macchina fotografica: un autoscatto dell'estate 1903 è infatti usato come modello.

    Il pittore si ritrae vivo fra le fiamme dell'inferno con risonanze simboliche molteplici.
    Il padre era fortemente religioso e tale componente si era ingigantita fino a diventare ossessiva in seguito alla morte della moglie. I figli ne erano stati inevitabilmente influenzati ed Edvard raccontava di essersi sentito oppresso dal moralismo puritano del genitore.

    Nonostante la frequentazione dei circoli bohèmiens di Christiania e Berlino, un latente senso di colpa aveva sempre sotteso le sue azioni e anche nei dipinti, l'immaginario del peccato e della dannazione, legato in modo particolare alla consumazione dell'amore, era stato spesso utilizzato.

    I riferimenti ai progenitori, alla cacciata dal Paradiso, alla Crocifissione e alla profanazione dell'albero dell'Eden erano ricorrenti, ma l'artista avrebbe utilizzato l'inferno soltanto in questo caso.

    Nei suoi appunti, parlando della relazione con Tulla Larsen, conclusasi tragicamente nel 1902, aveva dichiarato di:

    ''essere incapace di liberarmi dalla paura della vita,
    e dai miei pensieri di dannazione eterna''.



    Con questo autoritratto Munch si condanna da solo. Si rappresenta fra le fiamme con una nudità che è al contempo fisica e psicologica. La pennellata rossa sul collo serve a recidere virtualmente la testa, che appare già consumata dal fuoco.
    Alle sue spalle giganteggia la sua stessa ombra che materializza la colpa, come accadeva in "Pubertà".
    La cromia è accesa e urlante, mentre la stesura energica della materia pare voler consumare la superficie stessa della tela. ( Mar L8v )


    Edited by Milea - 9/7/2014, 19:20
     
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