Nuda Veritas

Gustav Klimt, 1899

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    nudaveritas
    Gustav Klimt
    Nuda Veritas
    1899
    Olio su tela
    252X56,2cm
    Osterreichisches Theatermuseum - Vienna











    "Non puoi piacere a tutti con la tua azione e la tua arte.

    Rendi giustizia a pochi.

    Piacere a molti è male
    ".




    La citazione di Schiller incisa sul fondo oro nella parte superiore del dipinto alludeva certamente alle numerose polemiche suscitate dal nuovo corso dell'arte klimtiana, cui non poteva sfuggire la Nuda Veritas, "con i suoi riccioli selvaggi e la bocca cattiva e fanatica".

    La descrizione di Hermann Bah, uno dei più fedeli sostenitori della Secessione nonchè primo proprietario del quadro, volgeva in positivo proprio le qualità contro cui insorgeva il pubblico; il carattere demoniaco, fatale, delle donne klimtiane , colto anche dal critico Hevesi che scorgendo nella figura "qualcosa di ieratico", proponeva di definirla "una Iside secessionista".

    Il realismo del nudo, così lontano da quelli idealizzati cui il pubblico era abituato, urtava il perbenismo dei viennesi, in un'epoca in cui il lavoro di Sigmund Freud faceva della sessualità uno scomodo oggetto di studio.

    Nonostante la figura della Veritas non abbia un atteggiamento provocatorio, la presenza del serpente ai suoi piedi, dei fiori nei capelli e dello sfondo azzurrino, acquatico, attribuisce alla figura una carica pericolosa, inquietante.
    Tale sensazione era acuita dallo specchio, che la donna solleva e rivolge verso lo spettatore, restituendo l'immagine del vuoto in cui vegetava il morente impero austro-ungarico, dove qualsiasi innovazione veniva repressa.

    "Se l'uomo può vivere in mezzo al nulla", osserva acutamente Hermann Broch, autore di uno dei più brillanti saggi sulla Vienna di fine secolo, "non può tuttavia sopportarne la vista".

    Klimt realizzò il tema in due versioni.

    Quella dipinta era stata preceduta da una grafica, pubblicata su "Ver Sacrum" nel 1898. Nella seconda elaborazione l'artista aveva accentuato la carica sensuale e aveva sostituito una citazione di Schefer, meno polemica "La verità è fuoco e parlare significa illuminare e bruciare", con la frase schilleriana. ( Mar L8v )














    Edited by Milea - 23/6/2014, 15:12
     
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    Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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    Chiusa tra le due tabelle dorate la nota dominante è l’azzurro del velo che fluttua dietro la Verità denudata e, ondeggiando evoca il movimento dell’acqua.


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    I due fiori in basso sono denti di leone, i cui pappi lanuginosi al minimo soffio di vento, si spargono ovunque a simboleggiare il rapido diffondersi delle nuove idee.
    Lo specchio e il serpente nella tradizione iconografica, quando compaiono insieme sono attribuiti alla Prudenza, ma in una acquaforte del 1880 di Klinger, autore caro ai secessionisti, rappresentano invece i due strumenti del peccato di Eva. Lo specchio è uno dei temi chiave del simbolismo di fine secolo, dove il motivo di Narciso si sovrappone al motivo di Dorian Gray: come il ritratto di Dorian nel romanzo di Oscar Wilde, lo specchio contiene e rivela l’Io segreto, e guardarsi riflessi equivale a gettare la maschera sociale per riconoscere la propria intima verità. (M.@rt)


    nudaveritas3




    Edited by Milea - 23/6/2014, 15:14
     
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