San Matteo e l’Angelo

Caravaggio, 1602

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    San Matteo e l’Angelo, 1602
    olio su tela, 295x195 cm
    Roma, San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli



    La pala d’altare destinata alla cappella Contarelli fu eseguita due anni dopo le tele laterali con la narrazione degli episodi culminanti nella vita di san Matteo ( Martirio di san Matteo e Vocazione di san Matteo): la tela che oggi vediamo è la seconda e definitiva versione del soggetto. L’iniziale stesura era anche in assoluto la prima tela dipinta da Caravaggio per un altare.

    San Matteo e l'angelo, 1602
    olio su tela 475×599 cm






    I committenti - gli esecutori testamentari di Mathieu Cointrel, morto da diversi anni, ben prima di poter vedere i lavori di decorazione della sua cappella - ritennero indecorosa la posa di Matteo, a gambe accavallate e con i piedi sporchi, e troppo popolaresco l’aspetto dell’evangelista, tanto in difficoltà nello scrivere da costringere l’angelo a reggergli la penna. La tela respinta venne subito acquistata dal banchiere Vincenzo Giustiniani; i suoi gli eredi la cedettero nel 1815 al Kaiser Friedrich Museum di Berlino. Il dipinto è andato distrutto nell’incendio della Flaktum (la torre in cui erano stati stivati i dipinti del Museo) conseguente alle due ore di bombardamento del 1945.

    L’angelo, un po’ ritorto, come l’imperscrutabile pensiero divino, piega la testa e distorce la bocca, che resta socchiusa. Si possono rilevare i pensieri dell’Angelo: “Come si può spiegare la volontà divina” e quelli di Matteo: “Maestro guidami è troppo per me”. Nulla è tuttavia pronunciato. Esasperato insegnante con delle parole non dette sulle labbra, rinuncia per un attimo a far udire la parola di Gesù e trascina le goffe dita dell’allievo sul foglio sfiorandole, portando impercettibilmente la rivelazione. Un vecchio modo di dire sarebbe potuto stare in bocca a un devoto del ‘600 tanto ignorante quanto religioso:ai piedi grossi, dell’uomo di fatica, corrisponde un cervello poco allenato alle cose di lettere. La scena è abbagliante, pare di vederla emergere dall’ombra della cappella, come una rappresentazione sacra teatrale. Niente fronzoli eruditi o svolazzare d’ali, niente innalzamento al cielo. Il cielo è da un’altra parte, qui non c’è, si deve fare un esagerato sforzo di immaginazione per tirarlo giù dalla cima della pala e fuori da quel nero.


    Nella stessa occasione sono bruciate altre due tele di Caravaggio: il ritratto di Fillide Melandroni e la scena di Cristo nell’orto con i discepoli addormentati.


    Il soggetto raccontato nella tela è l'episodio del Vangelo di Matteo (capitolo 26), quando Gesù e i suoi discepoli si recarono al monte degli Ulivi, fuori Gerusalemme, la notte in cui Gesù venne arrestato; Gesù si allontana per pregare, e ritorna trovando i discepoli addormentati. Egli sveglia Pietro con un rimprovero: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole." In seguito arriverà Giuda con i soldati Romani, con lo scopo di indicare loro l'uomo da arrestare. Le altre due figure sono San Giovanni (al centro) e San Giacomo.


    Cristo nell'orto degli ulivi, 1605 circa
    olio su tela, 154x222 cm

    caravaggioolives




    Per la seconda versione del San Matteo e l’angelo, Caravaggio si premura di conferire alla scena maggior “ decoro”, ricorrendo come modello, a un robusto uomo anziano dalla ampia fronte calva e bombata, che posa ripetutamente per lui e compare in diversi dipinti.
    Prevale ora l’elegante contrasto cromatico tra il fondo scuro e gli abiti dei due personaggi: il rosso-arancio di Matteo, la candida e abbondante veste dell’angelo in volo. Il volto dell’angelo di profilo contrasta splendidamente sia con il fondo scuro, sia con il drappo bianco che descrive un’ampia curva nella parte alta del dipinto; Caravaggio ha raggiunto ormai un totale dominio sugli effetti di luce.

    Rimane intensissimo il rapporto tra san Matteo e l’angelo che gli sta dettando il Vangelo: un lampeggiare di sguardi, un corrispondersi di gesti senza intermediari. Caravaggio non rinuncia a conferire al santo una posa disinvolta, con un ginocchio appoggiato, in una posa alquanto instabile, ad uno sgabello che pare dondolare al di fuori del dipinto, con un effetto illusionistico accentuato dalla posizione sghemba del libro sporgente da tavolo.


    sanmatteoeangelo




    sanmatteoviso






    Per il volto di Matteo
    Caravaggio ricorre ancora ad una volta
    ad un modello anziano,
    stempiato
    e con la barba incolta,
    che compare spesso
    nei dipinti intorno all’anno 1600.











    maniangelo





    Lo sguardo di Matteo
    è diretto
    verso il gesto eloquente dell'angelo
    che enumera i passi da trascrivere.









    sanmatteomano


    La pesante mano sinistra
    tiene fermo il libro
    su cui Matteo sta scrivendo
    quasi sotto dettatura,
    seguendo attentamente
    le indicazioni dell’angelo.
    (M.@rt)



    Edited by Milea - 1/5/2014, 12:03
     
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    La Cappella Contarelli


    sanmatteochurch





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    Edited by Milea - 19/6/2014, 14:10
     
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