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Incredulità di san Tommaso, 1602 - 1603
olio su tela, 107x146 cm
Potsdam, Bildergalerie Sanssouci
Questa tela, come peraltro è avvenuto anche per i diversi altri dipinti di Caravaggio, ha conosciuto una sorte singolare, un’alternanza di celebrità e di oblio. Dipinto per Vincenzo Giustiniani, immediatamente conosciuto e copiato (forse, almeno in un caso, dallo stesso Caravaggio) il quadro è rimasto nella ricchissima collezione di famiglia per oltre due secoli.
Nel 1812, quando la Collezione Giustiniani venne dispersa in mezza Europa, fu trasferita a Parigi per essere posto in vendita all’asta. Acquistato dal re di Prussia, nel 1826 passò al Museo di Berlino. Qui, giudicato non adatto all’esposizione e rifiutato, ritornò tra i beni privati del re, per finire dimenticato nei magazzini di un suo castello. Successivamente fu esposto nella galleria di pittura del castello di Sanssouci di Potsdam, ma con i bombardamenti del 1945 se ne persero di nuovo le tracce. Anche l’ Incredulità di san Tommaso, come le altre tre tele di Caravaggio conservate a Berlino, venne registrata tra le opere andate distrutte; tornò alla luce in un deposito solo una decina d’anni dopo.
Il tema evangelico, che grazie alla celebrità di questo capolavoro diventerà alquanto frequente nel collezionismo di pittura del Seicento, viene svolto da Caravaggio con grandissima concentrazione, sottolineata dalla posizione a “ lunetta dei personaggi”, strettamente ravvicinati e spostati leggermente sulla sinistra.Il volto di Cristo,
ombreggiato da lunghi capelli,
esprime pazienza e rassegnazione.
In contrasto con le fronti aggrottate
degli apostoli,
si legge la sofferenza spirituale,
quasi una sorta di rassegnazione
per la fragile fede degli uomini,
che hanno bisogno di verificare
fino in fondo il miracolo
di cui sono stati testimoni.
La fisicità dell’incontro è sottolineata dall’indice di Tommaso, che si insinua profondamente nella ferita del costato di Cristo, fino a sollevarne dal di sotto l’epidermide.
Un effetto simile è presente anche nei chiodi che perforano le mani e i piedi di san Pietro nel Martirio di Santa Maria del Popolo e nella mano di Giovanni che sorregge e comprime il corpo di Cristo nella Deposizione dei Musei vaticani.I due apostoli,
con le fronti solcate da profonde rughe
e gli occhi fissi nel gesto di Tommaso,
mostrano di essere a loro volta
alquanto perplessi.
Evidentemente non è solo Tommaso
ad aver bisogno di una conferma oggettiva.Il dito indice di Tommaso teso in avanti,
va a frugare sotto la pelle di Cristo
per provarne la realtà fisica e anatomica;
con mano delicata ma ferma,
Cristo indirizza Tommaso,
invitandolo a mettere il dito nella piaga
e constatare l’effettiva resurrezione. (M.@rt)
Edited by Milea - 19/6/2014, 13:54.