Sacrificio di Isacco

Caravaggio, 1604

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    Sacrificio di Isacco, 1604
    Olio su tela 104x135 cm
    Firenze, Galleria degli Uffizi



    Il committente di questo dipinto è monsignor Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII, grande uomo di cultura. All’epoca del quadro, il mecenate fiorentino, non ancora quarantenne, cominciava a segnalarsi come uno dei più autorevoli esponenti dell’amministrazione pontificia: laureato in giurisprudenza a Pisa; appoggiato dai Gesuiti, nunzio apostolico in Francia, stava compiendo i passi che lo avrebbero portato a diventare cardinale nel 1606 e infine papa, nel 1633.

    Come testimonia questa tela di Caravaggio, da tempo Maffeo Barberini aveva capito l’importanza delle opere d’arte, non solo per il piacere personale del collezionismo, ma anche come mezzo di affermazione personale e di casato. Il suo pontificato sarà contrassegnato da una serie di lavori di architettura e scultura affidati a Gianlorenzo Bernini, ben riconoscibili grazie allo stemma delle api in volo.

    Nella tela conservata alla Galleria degli Uffizi, una delle ultime in cui compare una luce diurna e una ambientazione nel paesaggio aperto, Caravaggio propone un’ interpretazione particolarmente dinamica e drammatica del soggetto biblico, del tutto diversa da quella adottata per la versione oggi a Princeton: il grido di Isacco terrorizzato e minacciato dal coltello è un dettaglio sorprendente, innovativo rispetto alla tradizione iconografica del tema.
    Una stringente logica gestuale e una immediata relazione espressiva avvince i quattro protagonisti dell’azione, presentati simultaneamente in primo piano: l’angelo che entra velocemente in scena e con moto perentorio blocca il braccio di Abramo; l’anziano patriarca che ubbidendo alla volontà di Dio, si sta accingendo a sacrificare l’unico figlio maschio; Isacco che geme e si dispera; e infine anche il montone, che verrà sacrificato al posto del ragazzo.
    Questo animale dalle corna ricurve, come anche il giovane che impersona Isacco, sono gli stessi modelli utilizzati da Caravaggio per il San Giovanni Battista dei Musei Capitolini.


    caravaggioabramo






    Abramo
    volta il capo
    con un’espressione stupita
    e interrogativa.














    caravaggio_Mano

    L’indice puntato dell’angelo sottolinea
    la perentorietà della sua azione,
    emanazione della volontà divina.
    E’ da notare che lo stesso gesto
    ritorna altre due volte nella produzione di Caravaggio
    e, in entrambi i casi,
    la mano è quella di Cristo:
    sia nella Vocazione di san Matteo,
    sia nella Resurrezione di Lazzaro.





    L’angelo afferra la mano di Abramo proprio all’ultimo momento: il patriarca sta per affondare il coltello nelle carni del figlio Isacco. (M.@rt)



    caravaggio_Isacco



    caravaggiosacrificioari



    Edited by Milea - 18/6/2014, 19:21
     
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