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Flagellazione di Cristo, 1607-1608
olio su tela 286×213 cm
Napoli, Museo di Capodimonte
Nel maggio del 1607, un anno dopo la tragica rissa del Campo Marzio, per una curiosa coincidenza, due fatti molto diversi riguardano opere di Caravaggio. Il giorno 4, il Cavalier d’Arpino, vecchio datore di lavoro del pittore lombardo, subisce a Roma il sequestro dei beni, fra cui anche opere giovanili di Caravaggio come il Fruttarolo e il Bacchino malato, subito acquisite dal Cardinale Scipione Borghese, accanito e tempestivo collezionista.
Di contro, nei giorni 11 e 29, Caravaggio a Napoli riceve un totale di 250 ducati da parte di Tommaso de Franchis come pagamento per la grande pala della Flagellazione di Cristo, destinata alla chiesa di San Domenico Maggiore, oggi in deposito presso il Museo Nazionale di Capodimonte.
L’ingente cifra corrisposta al pittore è ulteriore conferma dell’affermazione di Caravaggio ai vertici del contesto artistico napoletano, e dell’indiscusso prestigio che le sue opere eserciteranno durante tutta la lunga stagione del Barocco partenopeo.SPOILER (clicca per visualizzare)
Ritorna l’antica memoria della pala di Tiziano vista da ragazzo a Milano, rievocata nella tragica girandola di aguzzini che si accaniscono intorno a Cristo, legato alla colonna e scavato dall’ombra.
Un altro riferimento figurativo sono gli affreschi di Sebastiano del Piombo nella chiesa di San Pietro in Montorio a Roma di analogo soggetto e in parte condotti su cartoni di Michelangelo: ma la potenza drammatica di Caravaggio si impone decisamente sui pur importanti precedenti.
Lo conferma l’attenzione che il pittore stesso ha riservato alla sua opera: nel 1609, al ritorno dalla Sicilia, Caravaggio ha ripreso e reso ancora più intenso il dipinto. Modificando la posa della figura di sinistra ed eliminando un terzo personaggio.
Risulta così ulteriormente potenziato il contrasto tra il nobile e scultoreo corpo di Cristo, investito pienamente dalla luce che fluttua spiovendo di lato, e le figure fosche dei due brutali carnefici.
Cristo è l’unica figura ad emergere dalle ombre profonde che avvolgono la scena. Forte è il contrasto tra il torso robusto, dai muscoli degni di una statua classica, e il volto ripiegato, rigato da gocce di sangue.Mentre in diverse opere
Caravaggio sembra provare
un moto di umana comprensione
verso gli aguzzini,
qui il carnefice di sinistra
ha un volto crudele
e un’espressione stravolta.Il volto del carnefice di destra
è quasi del tutto
nascosto nel buio;
il fatto di non vedere in faccia
gli aguzzini accresce
il senso di angoscia
e di solitudine del grande dipinto,
in cui certamente si possono intuire
i tormenti di Caravaggio.Quasi al centro della scena,
Caravaggio colloca il panno
che cinge i fianchi del Cristo,
con un nodo che ricorda direttamente
il perizoma della Crocifissione.
Cristo è legato ad una colonna,
la cui base si scorge
dietro la gambe incrociate. (M.@rt)
Edited by Milea - 18/6/2014, 18:40.