Martirio di sant'Orsola

Caravaggio, 1610

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    Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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    Santa_Orsola_Pr

    Martirio di sant'Orsola, 1610
    olio su tela 143x180 cm
    Napoli, Galleria di Palazzo Zevallos Stigliano



    Eseguita a Napoli su commissione del nobile genovese Marcantonio Doria ( che aveva conosciuto Caravaggio in occasione del soggiorno del pittore a Genova nel 1605), questa tela è tra le ultime opere dipinte dall’artista. Compiuta a Napoli nel maggio del 1610, venne spedita a Genova via mare, dove giunge il 18 giugno.
    La stesura è rapida, essenziale: mentre la tradizione iconografica prevede che il martirio di Orsola avvenga insieme a numerose compagne, nel quadro di Caravaggio fluttuano nella penombra poche figure.


    visoanziano



    soldatocorazza





    Viso_Orsola






    Una freccia
    trafigge Orsola
    appena sotto il seno:
    la santa non mostra dolore,
    semmai sorpresa
    e amarezza.











    drapporosso






    I colori
    assumono dovunque
    toni spenti
    di grigio e di bruno,
    a parte il rosso
    delle maniche
    del carnefice
    e del mantello della santa.








    Nella sua spoglia essenzialità, la tela porta a compimento un tragitto espressivo di meditazione sul senso della sofferenza, del martirio e della morte.
    Partendo dell’esplosione di violenza che sconvolge il Martirio di san Matteo, Caravaggio passa a compiangere anche i carnefici di san Pietro; dalla raffigurazione dell’ agonia di sant’Andrea in croce, giunge infine ad isolare il dramma di Orsola, come rapporto esclusivo tra vittima e carnefice.
    Dopo questa opera, Caravaggio si imbarca a Napoli dalla riviera di Chiaia, proprio sotto il palazzo abitato dalla sua antica protettrice, la marchesa Costanza Colonna.
    Il viaggio, che ha come meta il ritorno a Roma, avrà un epilogo tragico. Caravaggio viene fatto sbarcare a Palo e trattenuto due giorni per un controllo di polizia. Perde la nave che lo avrebbe portato a Roma, e vaga disperato sul litorale di Porto Ercole.
    L’ultimo atto è così descritto da Giovanni Baglione: “Postosi in furia, come disperato andava per quella spiaggia sotto la sferza del Sol Leone a veder se poteva in mar ravvisare il vascello che le sue cose portava. Ultimamente arrivato in un luogo della spiaggia, misesi in letto con la febbre maligna, e senza aiuto umano tra pochi giorni morì malamente, come appunto male aveva vissuto.”
    “Così il Caravaggio si ridusse a chiuder la vita e l’ossa in una spiaggia deserta, ed allora che in Roma attendevasi il suo ritorno, giunse la novella inaspettata della sua morte, che dispiacque universalmente…”, così il Bellori consegna alla storia la notizia della morte del genio lombardo.






    spettro





    Il denso fondo scuro
    assorbe gesti, corpi, volti:
    ciò che affiora dalla penombra
    ha il tono livido di un incubo.
    Nella sua tragica essenzialità,
    il dipinto,
    una delle ultimissime opere di Caravaggio,
    ha un tono davvero spettrale.












    soldato




    Le mani,
    per quanto dipinte
    in modo volutamente sommario,
    quasi abbozzato,
    sono le protagoniste del dipinto
    non meno dei volti
    e delle espressioni:
    questa è la sinistra
    dello stralunato carnefice
    che ha impugnato l’arco.










    Ferita





    La freccia scagliata
    da distanza ravvicinatissima,
    colpisce Orsola in pieno petto.

    La giovane santa
    comprime istintivamente
    la ferita con le mani.












    autoritrattocaravaggio





    Il personaggio con la barba
    e le sopracciglia nere,
    è l’ultimo autoritratto
    di Caravaggio: ancora una volta,
    il pittore dipinge il proprio volto
    nel contesto di una situazione
    altamente drammatica,
    mostrandosi come il “testimone oculare”
    di un fatto di sangue.
    (M.@rt)









    Edited by Milea - 18/6/2014, 15:15
     
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