Michelangelo Merisi da Caravaggio

Biografia dell'artista

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    Michelangelo Merisi da Caravaggio

    «Egregius in Urbe Pictor»



    caravaggio

    25pa1571. Michelangelo Merisi nasce il 29 settembre a Milano da Fermo Merisi e dalla seconda moglie Lucia Aratori, come è provato dalla fortunata scoperta del certificato di nascita avvenuta nel 2007.
    Il padre era «maestro di casa et architetto» ( capocantiere addetto ai lavori di costruzione e di riparazione edile) di Francesco I Sforza, marchese di Caravaggio, cittadina agricola nella bassa bergamasca, a circa trenta chilometri da Milano, confinante con il territorio cremonese.
    Per i buoni rapporti intrattenuti con i Merisi, il marchese aveva fatto da testimone alle seconde nozze di Fermo.
    Michelangelo viene battezzato il 30 settembre nella parrocchia di Santo Stefano; è il primogenito di quattro fratelli di cui il secondo, Giovan Battista, nato nel 1672, diventerà sacerdote.

    25pa1576-1577. Milano è colpita da una terribile epidemia di peste: la famiglia Merisi si trasferisce a Caravaggio. Il 20 ottobre 1577, quando ormai il contagio è in completa remissione, muoiono di peste nello stesso giorno, Bernardino e Fermo Merisi, il nonno e il padre del pittore.
    La madre decide di rimanere a Caravaggio, per meglio difendere gli interessi ereditari dei figli.

    25pa1578. Viene redatto l’atto di tutela dei figli di Fermo Merisi, defunto. La madre assume la tutela sui quattro figli: Michelangelo, Giovanni Battista, Margherita e Caterina.

    25pa1583. Muore il marchese di Caravaggio. Il titolo e i possedimenti passano a Costanza Colonna: la nobildonna darà a più riprese appoggio e sostegno al pittore.

    25pa 1584. Lucia Aratori compie scelte decisive per i figli maschi: Giovan Battista entra nel seminario di Cremona, mentre il tredicenne Michelangelo torna a Milano. Grazie a un contratto stretto dal principe Colonna, Caravaggio viene assunto come apprendista nella bottega del pittore bergamasco Simone Peterzano, stimato e rinomato pittore che si autodefiniva “ alunno di Tiziano”, uno dei principali interpreti della pittura sacra riformata a Milano nell’età di San Carlo Borromeo. Il contratto del 6 aprile 1584, fissa in quattro anni il periodo di apprendistato.

    25pa1588. Dopo un apprendistato di quattro anni ( nel corso del quale ha probabilmente compiuto insieme al maestro un viaggio di aggiornamento a Venezia, e conosciuto il maestro Tintoretto), Michelangelo Merisi lascia la bottega di Peterzano. Non abbiamo notizie (né opere) dell’adolescenza milanese, tra la fine dell’apprendistato e la decisione di partire per Roma. E’ comunque certo che Caravaggio abbia completato una formazione ricca e articolata sulla pittura veneta e lombarda del XVI secolo, da Leonardo a Tiziano, dai maestri bresciani ai cremonesi.

    25pa1589. Michelangelo torna a Caravaggio per vendere, con il consenso della madre, un appezzamento di terreno.

    25pa1590. Muore la madre Lucia Aratori.

    25pa1592. I fratelli Merisi si dividono l’eredità materna e paterna. Michelangelo rinuncia a ogni proprietà immobiliare o fondiaria in Lombardia per trasferirsi definitivamente a Roma. Nella Città Eterna aveva preso avvio un grandioso processo di rinnovamento urbano ed edilizio: molte maestranze provenivano dalla Lombardia e dal Canton Ticino, e Michelangelo era figlio di un carpentiere. Ma le prospettive di un rapido impiego nei cantieri artistici e decorativi si scontra con una realtà diversa. A Roma Caravaggio trova sistemazione in casa di monsignor Pandolfo Pucci (soprannominato «Monsignor Insalata» per il misero vitto) per il quale dipinge quadri devozionali. Trascorre poi otto mesi nella bottega del Cavalier d'Arpino «da cui fu applicato a dipingere fiori e frutta» (Bellori). Conosce altri pittori, stringe amicizia con il pittore siciliano Mario Minniti e con Prospero Orsi, detto Prosperino delle Grottesche.

    25pa1593-94. Difficili anni di avvio dell’attività del giovane pittore, ormai soprannominato “Caravaggio”, che passa come garzone attraverso le botteghe di diversi pittori, fino a essere ammesso tra i lavoranti dell’affermato artista Giuseppe Cesari, chiamato il Cavalier d’Arpino. Impegnato nel dipingere dettagli di fiori e di frutti all’interno delle composizioni del maestro, Caravaggio comincia a realizzare le prime opere autonome a noi note: tele di dimensioni piccole o medie, destinate a un modesto collezionismo, con personaggi ed episodi della vita quotidiana. Risalgono a questi anni le prime, profonde amicizie ( come quella con il pittore siciliano Mario Minniti, e poco più tardi Tommaso “Mao” Salini) e le altrettante profonde rivalità negli ambienti artistici. Alla fine del 1594 il ventitreenne Caravaggio viene ricoverato all'Ospedale della Consolazione, non è chiaro se per un attacco di febbri malariche o per una ferita alla gamba

    25pa 1595. Caravaggio entra nel giro del collezionismo aristocratico: viene ospitato dal coltissimo e influente cardinale Francesco Maria Del Monte nel sontuoso palazzo Madama. Grazie all’appoggio del cardinale, Caravaggio è in contatto con alcune grandi famiglie romane (Mattei, Costa, Aldobrandini, Doria). Le opere di questo periodo, fra cui anche “Il riposo durante la fuga in Egitto”, sempre destinate alle raccolte private, cominciano a mostrare una crescente complessità compositiva. Il cardinal Del Monte arriverà ad accumulare una collezione di seicento dipinti, confrontabile per importanza con quelli dei fratelli Benedetto e Vincenzo Giustiniani, a loro volta tra i primi estimatori di Caravaggio ( di cui giungeranno a possedere ben tredici dipinti).

    25pa1596-98. Sempre sotto la protezione del cardinal Del Monte, Caravaggio allarga la propria cultura ( aprendosi anche a interessi musicali) e alterna, alle scene di vita quotidiana, dipinti di soggetto religioso e mitologico: decora, con le figure Giove, Nettuno e Plutone, un soffitto della villa Boncompagni Ludovisi già Del Monte, unico lavoro murale dell’intera carriera.
    Intorno al 1597 Caravaggio conosce Fillide Melandroni, una cortigiana che posa per lui ripetutamente come modella. Il rapporto tra Caravaggio e Fillide si intreccia e si complica con varie vicende giudiziarie e anche il contatto tra la donna e Ranuccio Tomassoni, l’uomo che il pittore ucciderà nella tragica rissa del 1606. Il cardinal Del Monte fa dono di opere realizzate da Caravaggio a importanti personaggi: al granduca Ferdinando di Toscana invia il tondo con la testa di Medusa, al cardinale Federico Borromeo la Canestra di frutta. Caravaggio entra così nelle più prestigiose collezioni di Firenze e Milano.

    25pa1599. Svolta decisiva nella carriera del pittore. Caravaggio riceve la prima commissione pubblica: il 23 luglio, stipula il contratto per dipingere due tele per le pareti laterali della cappella del cardinale Mathieu Cointrel (italianizzato in “Contarelli”) nella Chiesa di San Luigi dei Francesi. La committenza, inizialmente rivolta al Cavalier d’Arpino, arriva a Caravaggio dopo un iter molto complicato, con diversi cambiamenti progettuali. Alla esecuzione delle scene laterali si aggiunge la commissione, per l’altare della Cappella di un «San Matteo che scrive il vangelo sotto dettatura dell'angelo». La prima versione del dipinto viene però rifiutata ( ritirata dal marchese Giustiniani, è scomparsa durante la devastazione di Berlino nel 1945) e Caravaggio realizza la tela definitiva nel 1602.
    Cadono in questo periodo celebri episodi di cronaca: Tommaso Campanella viene arrestato nel 1599, mentre Giordano Bruno viene messo al rogo come eretico il 17 febbraio 1600 sulla piazza di Campo dei Fiori a Roma. Crescono i guai giudiziari del pittore, che, già noto alla polizia per vari atti di intemperanza e schiamazzi, viene ora querelato da Girolamo Stampa da Montepulciano per aggressione.

    25pa1600. In luglio, le tele Contarelli sono completate. Il 19 novembre è imputato di aggressione.

    25pa1601-1602. Il 7 febbraio si riappacifica con Flavio Canonico, sergente delle guardie di Castel Sant'Angelo: decade la causa da lui intentata per un ferimento durante una rissa, alla quale aveva partecipato anche l'amico architetto, Onorio Longhi. Caravaggio riceve un nuovo incarico pubblico: le tele laterali con la conversione di san Paolo e san Pietro per la cappella del tesoriere papale Tiberio Cerasi in Santa Maria del Popolo. Anche in questo caso Caravaggio esegue una seconda versione dei dipinti perché i primi «non piacquero al Padrone, se li prese il Cardinale Sannesio» (Baglione).
    Caravaggio è considerato ormai un celebre pittore di grandi e nobili scene sacre, e non più uno specialista di tele profane di soggetto quotidiano: nel contratto per la Cappella Cersi viene definito «egregius in Urbe pictor». Alcuni pittori internazionali cominciano a ispirarsi al suo stile e realizzano copie di diverse opere.

    25pa1603. Giovanni Baglione querela per diffamazione Caravaggio, Onorio Longhi, Orazio Gentileschi e Filippo Trisegno, a causa delle gravi offese contenute in una poesia satirica anonima, che Baglione riteneva di mano di Caravaggio. L’artista viene arrestato 1'11 settembre: in mancanza di altri scritti dell’artista, i verbali dell’interrogatorio del 13 settembre, contengono le uniche esplicite affermazioni di stile e di concezione dell’arte e le sue opinioni sui suoi contemporanei, a noi note.
    Viene rilasciato in libertà condizionata, il 25 dello stesso mese, grazie all’intervento dell’ambasciatore del re di Francia.

    25pa1604. Continuano le disavventure legali di Caravaggio, che viene arrestato più volte con l’imputazione di porto d’armi abusivo e ingiurie. In aprile, si raccolgono testimonianze contro il Caravaggio per aver insultato un garzone d'osteria e per avergli gettato in faccia un piatto di carciofi. In ottobre Caravaggio è imprigionato per aver lanciato sassi e, in novembre, per aver insultato un ufficiale.
    D’altra parte la sua celebrità raggiunge forse l’apice con l’esecuzione della Madonna dei pellegrini per la chiesa di sant’Agostino e la Deposizione nella chiesa della Vallicella ( oggi nei Musei Vaticani). Risale a quest’anno la pubblicazione del trattato sulla pittura di Karel Van Mander, che contiene una pungente descrizione dell’aspetto, del carattere e dell’arte di Caravaggio.

    25pa1605. Il 28 maggio viene arrestato per possesso illegale di armi e il 20 luglio finisce nelle carceri di Tor di Nona per aver offeso una donna e sua figlia. Viene scarcerato grazie ad alcuni amici, tra i quali Prospero Orsi, che fanno da garanti. Il 29 luglio Caravaggio ferisce il notaio Mariano Pasqualone d’Accumulo in una disputa a causa di una certa Lena «donna di Michelangelo». Per qualche settimana lascia Roma per Genova, dove entra in contatto con la famiglia Doria. In totale, tra il 1603 3 il 1605 Caravaggio viene fermato, interrogato e trattenuto per ben cinque volte. Rientrato a Roma, si riappacifica con il notaio. Il 1 settembre, Donna Prudenzia Bruna, padrona della casa lasciata dal Caravaggio prima della fuga a Genova, lo denuncia per aver rotto l'imposta di una finestra a sassate. Il pittore si era così vendicato perché ella si era impadronita dei suoi mobili per ripagarsi di sei mesi d'affitto arretrato. Il 1 dicembre l'Arciconfraternita di Sant'Anna dei Palafrenieri (gli staffieri del papa) versa un primo acconto per una pala destinata al proprio altare in San Pietro. Contemporaneamente Caravaggio dipinge la Morte della Vergine per la Chiesa di Santa Maria della Scala in Trastevere, poi rifiutata dai committenti, e sta terminando la Madonna di Loreto per la cappella Cavalletti in Sant'Agostino.

    25pa1606. Il 2 marzo la Madonna dei Pellegrini compare sull’altare della chiesa di Sant’Agostino. Il 16 aprile la Madonna dei Palafrenieri viene ritirata dalla chiesa di San Pietro: "levata d'ordine dei Signori Cardinali della fabbrica" di San Pietro (Baglione) per mancanza di decoro, essendo ritratti "vilmente la Vergine con Gesù fanciullo ignudo" (Bellori) e il 16 giugno viene acquistata dal cardinale Scipione Borghese. Nel frattempo viene rimossa anche la Morte della Vergine a causa della sconcertante veste iconografica. La sera del 28 maggio, nel corso di una rissa, quattro contro quattro, in Campo Marzio, per una disputa durante una partita di pallacorda, Caravaggio colpisce, con un colpo di spada alla coscia, Ranuccio Tomassoni, che muore dissanguato. A sua volta ferito alla testa, Caravaggio deve fuggire da Roma. Processato in contumacia per omicidio volontario, verrà riconosciuto colpevole e condannato a morte per decapitazione. Dopo essersi rifugiato nei feudi dei principi Colonna, di Zagarolo, Paliano e Palestrina, dipinge una Maddalena a mezza figura e La cena in Emmaus (ora alla Brera). Tra settembre e ottobre si trasferisce a Napoli. La sua fama come artista viene confermata dall’immediato successo. Il mercante Nicolò Radulović gli commissiona subito un’opera, forse la Madonna del Rosario. Il 6 ottobre riceve 200 ducati per un grande dipinto della Madonna ed il Bambino con quattro santi (opera mai eseguita, o perduta, o sostituita con una di altro soggetto)

    25pa1607. A Napoli Caravaggio ha numerosi e importanti incarichi ( fra cui la grande pala d’altare con Le sette opere di Misericordia per la fabbriceria del Pio Monte della Misericordia). Il 7 aprile il dipinto rifiutato la Morte della Vergine viene acquistato dal duca di Mantova. Ormai alla fine del soggiorno napoletano, il Caravaggio riceve da Tommaso de Franco (de Franchis) 100 ducati, a compimento dei 250 per un'opera identificabile con la Flagellazione. A Roma intanto si manovra per ottenere l'amnistia al Caravaggio. In estate decide di lasciare la città per trasferirsi a Malta, dove sbarca il 12 luglio, con l’intenzione di lavorare per i ricchi e nobili Cavalieri di Malta. Poco dopo l’arrivo viene chiamato nel tribunale maltese come testimone nel processo di bigamia intentato contro Mario Minniti, l’amico pittore siciliano. Intanto, papa Paolo V, accogliendo la mediazione di Enrico IV di Francia, toglie alla città di Venezia l’”interdetto” (scomunica collettiva, comminata l’anno prima): il pontefice dimostra una disponibilità al perdono che spinge i committenti aristocratici di Caravaggio, a cominciare da Costanza Colonna, a muoversi presso la corte papale per ottenere un provvedimento di grazia o quantomeno le derubricazione dell’omicidio da volontario a preterintenzionale. Il 25 settembre a Napoli sono in vendita la Madonna del Rosario e una Giuditta e Oloferne.

    25pa1608. A Malta, in un ambiente ristretto ma raffinato, Caravaggio ritrova membri di nobili famiglie sue committenti ed entra in contatto con Alof de Wignacourt, Gran Maestro dell’ordine dei Cavalieri di San Giovanni.
    Dipinge ritratti (due del Wignacourt) e opere sacre, fra cui la Decollazione del Battista, per la cattedrale di La Valletta. Trascorso l’anno di “noviziato” il 14 luglio viene nominato Cavaliere dell'Ordine di Malta dal Gran Maestro: per alcuni mesi vive una condizione di agio e di privilegio.
    Prima dell’autunno però, per cause non note ( molto probabilmente per uno screzio con un cavaliere di più alto grado), il pittore viene incarcerato ed espulso dall’ordine. Con l’aiuto dell’amico Minniti scappa dalla prigione, fugge in barca da Malta e ripara a Siracusa. Grazie all’appoggio di Minniti, si integra immediatamente nell’ambiente culturale siracusano e in brevissimo tempo realizza il Seppellimento di santa Lucia. Il dipinto viene ambientato in una famosa grotta a cui Caravaggio darà il nome di "Orecchio di Dionigi" come riferisce il Mirabella (1613). Il 1 dicembre Caravaggio è espulso dall'Ordine di Malta "tamquam membrum putridum et foetidum".

    25pa1609. Caravaggio è a Messina dove il 10 giugno consegna ai Padri Crociferi la Resurrezione di Lazzaro, ordinata, già dal dicembre. Commissionata dal Senato di Messina, dipinge l'Adorazione dei pastori. Per timore di qualche vendetta maltese, la fuga continua a Palermo, dove, per l'Oratorio di San Lorenzo, dipinge la Natività coi Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi(opera trafugata nel1969).
    In ottobre Caravaggio ritorna a Napoli: poco dopo il suo arrivo viene assalito e sfregiato in una rissa, nella locanda del Cerriglio. A Roma giunge la notizia che "fosse stato ammazzato il Caravaggio, pittore celebre". Ferito gravemente, durante la lunga convalescenza dipinge un drammatico autoritratto nel David con la testa di Golia della Galleria Borghese. Al termine del suo soggiorno in Italia il pittore Rubens, uno dei primi estimatori di Caravaggio, lascia Roma e torna ad Anversa. Il momento del “ caravaggismo”, la pittura ispirata al realismo di Merisi, assume una dimensione sempre più internazionale.

    25pa 1610. L’11 maggio la presenza del pittore è documentata a Napoli da una lettera del procuratore del principe Marcantonio Doria il quale spiega al suo signore di Genova che la vernice sul Martirio di Sant'Orsola si era rovinata e che sarebbe stata restaurata dal pittore stesso. Dopo nove mesi trascorsi a Napoli, Caravaggio si imbarca in direzione di Roma, confidando in un salvacondotto. Attende la grazia, per la quale sta negoziando il cardinale Gonzaga.
    A Palo sul litorale laziale, non solo la grazia non giunge, ma per errore viene incarcerato per due giorni. La nave da trasporto, con gli averi e gli ultimi dipinti del pittore, salpa senza di lui. Caravaggio, secondo le testimonianze antiche, si sarebbe allora incamminato a piedi, nel caldo di luglio. Colpito da febbri malariche sulla spiaggia della Feniglia, presso Porto Empedocle, Caravaggio muore il 28 luglio. La notizia della morte giunge a Roma alcuni giorni dopo e diventa subito la romanzesca conclusione, la metafora stessa di una vita sciagurata.
    Nel frattempo gli era stata concessa la grazia come si apprende da un "Avviso" del 31 luglio:« È morto Michielangelo da Caravaggio pittore celebre a Port'Ercole mentre da Napoli veniva a Roma per la gratia da Sua Santità fatta li del bando capitale che haveva». (M.@rt)


    «A li 18 luglio 1609 nel ospitale S. Maria Ausiliatrice
    morse Michelangelo Merisi da Caravaggio»
    .


    certificatomortecaravag



    Clicca sulla tazza sottostante

    per visualizzare tutte le opere trattate in questa sezione










    Bibliografia delle opere trattate:
    Simboli e Segreti (Stefano Zuffi) Ed. Rizzoli




    Edited by Milea - 18/6/2014, 14:24
     
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    Tutta l’opera del Caravaggio

    …una mostra impossibile

    Clicca sull’immagine sottostante ed esplora la galleria virtuale




    caravaggio




    Edited by Milea - 18/6/2014, 14:27
     
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    Caravaggio: simboli e segreti


    Fiori e frutti



    Uno dei più grandi ammiratori e appassionati collezionisti di Caravaggio, il marchese Vincenzo Giustiniani, ci ha tramandato un aforisma del pittore: “Vuol tanta manifattura per fare un quadro buono di fiori come di figure”.
    Caravaggio non si limita alla riproduzione accurata della natura: riesce a dare a fiori, frutti, foglie, strumenti musicali e altri oggetti un’anima e un senso, conferendo loro una dignità autonoma, tanto da essere giustamente considerato un pioniere della “natura morta”.


    bacchinomalato





    Bacchino malato


    Due pesche pallide
    e un grappolo di uva scura:
    nel primo dipinto a noi noto
    Caravaggio manifesta subito
    il gusto per i dettagli naturalistici.









    fruttarolo




    Fruttarolo

    Fra le braccia del ragazzo bruno
    fa la sua prima comparsa
    la cesta di vimini intrecciati,
    ricolma di frutta e di foglie,
    che Caravaggio raffigurerà
    in almeno altre due occasioni.








    Nella pratica dei pittori, nel gusto dei committenti e nella consapevolezza dei trattatisti, la natura morta si configura come genere autonomo della pittura verso la fine del Rinascimento, e , soprattutto grazie a Caravaggio.
    La precisa definizione critica è avvenuta molto più tardi, come conferma la netta separazione nei termini e nel significato tra l’Europa mediterranea e cattolica (dove si adottano, tradotte nelle diverse lingue, le parole “natura morta”) e l’area nordica e protestante, che preferisce utilizzare le varie derivazione da still life, “vita silenziosa”.
    E’ un fenomeno internazionale, caratterizzato da continui scambi e incroci tra artisti, tendenze e collezioni: tuttavia, si possono riconoscere abbastanza nettamente le specifiche tendenze locali, individuando caratteri distintivi per le diverse scuole.


    Concerto





    Concerto

    Talvolta la presenza marginale
    nelle tele di fiori e frutta
    nasconde valori simbolici.
    E’ il caso della enigmatica figura
    del dio Amore
    che coglie un grappolo d’uva.









    suonatoreliuto





    Suonatore di liuto

    Il più bel mazzo di fiori
    dipinto da Caravaggio:
    il piccolo pinnacolo floreale
    costituisce quasi un alter ego
    del giovane e solitario
    suonatore di liuto.








    Durante la giovinezza lombarda, partendo dall’esempio di Leonardo e osservando il realismo dei maestri bresciani e cremonesi, Caravaggio aveva acquisito il gusto per una profonda “comprensione” degli oggetti inanimati, non come semplici elementi decorativi marginali, ma come parte essenziale dell’immagine. Con il suo trasferimento a Roma (dove fin dai primi tempi dei suoi esordi Caravaggio dipinge dettagli di fiori e di frutti all’interno di composizioni altrui), il nascente genere della natura morta raggiunge rapidamente la piena maturazione.
    Peraltro, solo un quadro certamente di mano di Caravaggio, può propriamente essere definito una natura morta: la Canestra di frutta, talvolta chiamata con il nome storico di “fiscella”, donata dal cardinal Del Monte a Federico Borromeo e conservata da sempre nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

    caravaggiocanestradifru

    Canestra di frutta

    Nonostante le piccole dimensioni, l’unica vera natura morta autonoma di Caravaggio è una pietra miliare nella storia della pittura; frutti e foglie sono dipinte con grande naturalezza.


    Altre nature morte “pure”, via via proposte dai critici come possibili opere di Caravaggio, non hanno mai incontrato l’unanimità dei consensi degli specialisti, e anzi sono spesso servite come punti di partenza per ricostruire l’attività dei maestri diversi.
    D’altro canto, la straordinaria forza della tela dell’Ambrosiana è affiancata dalla perentorietà e dall’importanza delle presenze di nature morte ( soprattutto frutta e fiori, ma anche strumenti e tavole imbandite) in dipinti “narrativi”, dove le figure umane entrano in dialogo compositivo e poetico con gli oggetti.


    Bacco





    Bacco

    Una fruttiera di ceramica,
    che rimanda
    ai ricordi domestici
    dell’adolescenza lombarda del pittore,
    sostituisce qui
    il prediletto canestro di vimini.








    conversionepaolo





    Conversione di san Paolo

    Dopo l’anno 1600
    Caravaggio si concentra
    sulle figure umane
    e riduce al minimo
    lo spazio concesso
    a dettagli naturalistici,
    proprio per questo
    sempre più preziosi.





    Segue una precoce serie di capolavori anteriori all’anno 1600, in cui la natura morta appare combinata con personaggi a mezza figura; questo gruppo di dipinti giovanili costituisce il punto di partenza e il fondamentale riferimento stilistico per gli artisti presto coinvolti da un esigente collezionismo aristocratico “di tendenza”.


    sangiovannibatt




    San Giovanni Battista

    Dalla incombente oscurità
    delle tele caravaggesche
    della maturità
    spuntano particolari
    del mondo vegetale.
    Erbe e foglie
    trasmettono
    una robusta forza vitale.







    cenaemmaus


    Cena in Emmaus

    Un po’ sfibrato dall’uso,
    a quasi dieci anni
    dalla sua prima comparsa
    in braccio al Fruttarolo,
    il vecchio cesto di vimini
    ritorna sulla tavola
    della taverna di Emmaus.

    (M.@rt)




    Edited by Milea - 18/6/2014, 14:30
     
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    Teste mozzate




    Ben prima di diventare omicida e di essere condannato a morte per decapitazione, Caravaggio ha dipinto, di frequente, temi biblici o mitologici in cui compaiono teste mozzate: Oloferne, Golia, Medusa, poi ripetutamente, il Battista. E’ quasi una premonizione, un anticipo di quella che negli ultimi quattro anni di vita diventerà una vera (e comprensibile) ossessione.
    Il macabro ricorrere di scene di decollazione nella produzione di Caravaggio può essere legato all’esperienza visiva di esecuzioni capitali in piazza, uno spettacolo non infrequente alle soglie del Seicento, e al quale i pittori erano vivamente incoraggiati ad assistere per rendere più realistiche le loro opere. All’epoca di Caravaggio, a Roma si svolgono processi celebri, seguiti da clamorose sentenze di morte, come nei casi di Beatrice Cenci e di Giordano Bruno.
    Il 28 maggio 1606 la vita di Caravaggio cambia in modo drammatico: da questo momento ogni volta che dipinge una testa tagliata il pittore sa che questa orrenda sorte potrebbe toccare alla sua.
    In quella sera di maggio, nel cuore di Roma, cade l’omicidio di Ranuccio Tomassoni, colpito da un fendente alla coscia, vibrato dalla spada di Caravaggio e morto dissanguato per la ferita all’arteria femorale.


    giudittaoloferne




    Giuditta e Oloferne

    Impugnando una scimitarra,
    l’energica Giuditta
    sgozza Oloferne in modo sanguinario,
    fra gli spasmi orrendi
    del malcapitato:
    nella storia dell’arte,
    non sono rari i casi in cui
    il generale è invece addormentato
    e non si accorge di nulla.







    Davide_Golia



    Davide e Golia

    Sulla fronte del gigante abbattuto
    spicca evidente la ferita
    del sasso scagliato dalla fionda
    del giovanissimo Davide:
    una volta ucciso Golia,
    Davide gli stacca la testa,
    per portarla nella propria città
    come macabro trofeo
    di vittoria.








    L’episodio che segna l’esistenza degli ultimi cinquanta mesi di vita del pittore, punto culminante della “leggenda nera” sulle sue intemperanze, non è stato del tutto chiarito: è un intreccio di pretesti del tutto banali (un fallo di gioco durante una partita di pallacorda, un debito non saldato), vecchi rancori, insopprimibile tendenza all’ira e alla violenza.
    Tra Caravaggio e la rissosa banda che ruotava intorno ai fratelli Tomassoni, c’erano da tempo attriti anche gravi. Caravaggio e Ranuccio Tomassoni si erano contesi le grazie della stessa donna, Fillide Melandroni, frequentavano i medesimi ambienti, si alternavano nei debiti di gioco, e con ogni probabilità, erano venuti alle mani già diverse volte.
    Non sono esclusi anche motivi politici: i Tomassoni, guardaspalle della potente famiglia Crescenzi, erano legati alla fazione filo spagnola della nobiltà romana, mentre Caravaggio, come ben testimonia il lavoro della Cappella Contarelli, era evidentemente vicino agli ambienti francesi, sotto l’egida del cardinal Del Monte.


    medusauq



    Testa di Medusa

    Secondo la mitologia,
    l’orrenda Medusa
    aveva la facoltà di trasformare i nemici
    in statue di pietra con il solo sguardo.
    Caravaggio crea un raccapricciante contrasto
    tra le teste dei serpenti ancora vivi
    e l’ultima, terribile occhiata
    della medusa sconfitta
    da Perseo.







    salomtestabattista





    Salomè con la testa del Battista

    Dopo essersi reso colpevole
    di un assassinio nel 1606,
    Caravaggio viene condannato a morte
    per decapitazione:
    il tema della testa staccata dal collo
    diventa un’ossessione ricorrente.
    La morte del Battista
    ne offre un celebre pretesto.





    Questo è il resoconto in un laconico “avviso” di polizia spedito dalla curia di Roma a Urbino: “ Soccesse in Campo Marzio la suddetta sera di domenica una questione assai notabile di 4 per banda, capo di un tal Ranuccio da Terni, che vi restò morto subito dopo un lungo contrasto, et dall’altra Michelangiolo da Caravaggio, pittore di qualche fama ai nostri giorni, che vogliono sia restato ferito, ma però non si trova ove sia, ma bene è restato malamente ferito et prigione uno dei suoi compagni, che chiamano Antonio da Bologna, che era soldato di Castello, et vogliono la causa sia stato di interessi di gioco et di 10 scudi che il morto haveva vinto al pittore”.

    Della banda di Caravaggio facevano parte due amici pittori, Onorio Longhi e Mario Minniti, che lo aiuteranno nella fuga, e in futuro gli saranno di indispensabile sostegno anche in altre circostanze.
    Nell’ odissea mediterranea dei quattro anni successivi, Caravaggio si riconoscerà nell’immagine di personaggi decapitati: la testa di Golia sorretta da Davide è il suo autoritratto, e il sangue che cola dal collo mozzato del Battista, è la sua firma.


    davidecontestagolia




    Davide con la testa di Golia

    Come è noto,
    Caravaggio si è autoritratto
    nella testa mozzata di Golia:
    un’immagine amara,
    in cui oltre all’angoscia della morte inattesa
    si legge una lunga sofferenza,
    testimoniata dai solchi profondi delle rughe
    e dai denti radi e poco sani.







    Decollazione_Battista




    Decollazione di san Giovanni Battista

    Con il sangue che sgorga
    dal collo mozzato del Battista,
    Caravaggio ha scritto il proprio nome:
    questo è l’unico dipinto firmato dal pittore
    e la scelta conferma
    l’angoscioso ricorrere
    del tema della decapitazione
    nella sua pittura e nella sua mente.
    (M.@rt)




    Edited by Milea - 18/6/2014, 14:33
     
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    Il linguaggio delle mani e delle espressioni



    Nell’epoca in cui dipingeva il Cenacolo, Leonardo da Vinci affermava che la pittura è una “poesia muta”, e il compito più difficile, per un artista, è rendere eloquenti i personaggi, far comprendere non solo il significato dell’azione che si sta svolgendo, ma anche le reazioni emotive delle figure.
    Per questo Leonardo consigliava i pittori di osservare il gesto dei gesti utilizzato dai sordomuti, oppure le espressioni facciali e gli atteggiamenti assunti dagli oratori e dai predicatori per rendere più convincenti e comprensibili i loro discorsi. Caravaggio, un secolo dopo, riprende e sviluppa l’antica lezione di Leonardo.


    Martirio_San_Matteo




    Martirio di san Marco

    Il chierichetto
    che serviva la Messa
    accanto a san Matteo,
    alza le mani,
    con un gesto di repulsione e di fuga.
    Caravaggio
    rende indimenticabile
    questa figura di bambino.






    catturacristo




    Cattura di Cristo

    Nel momento del tradimento,
    Cristo abbassa le mani
    e intreccia le dita.
    Secondo la spiritualità francescana,
    questo gesto
    indica l’accettazione
    della cattura e del martirio.






    Sensibile all’espressione dei “moti dell’anima”, Caravaggio studia accuratamente i gesti dei suoi personaggi, variando notevolmente a seconda dell’atmosfera del quadro, da una sfogata teatralità ( per esempio, nella Cattura di Cristo di Dublino o nel Martirio di san Matteo di San Luigi dei Francesi a Roma) a un teso controllo emotivo che frena e congela i gesti, come nella Decollazione di san Giovanni Battista a Malta.


    Vocazione_San_matteo





    Vocazione di san Matteo

    La perentoria scena di Cristo
    si riassume nella mano,
    alzata ad indicare Matteo,
    citando l’analogo gesto di Dio Padre
    nella Creazione di Adamo
    di Michelangelo.








    Come conferma Federico Zeri, “Caravaggio interpreta i gesti in modo molto originale: in base alle posizioni e ai gesti l’osservatore poteva capire lo stato d’animo, diremmo oggi il “clima della situazione”.


    sacrificioisacco






    Sacrificio di Isacco

    Quasi perfetta controparte
    dell’analogo gesto di Cristo
    nella vocazione di san Matteo,
    il dito puntato dell’angelo
    esprime con precisa chiarezza
    la volontà divina.







    deposizione




    Deposizione

    L’ultima figura
    del gruppo di dolenti,
    Maria di Cleofa,
    alza le braccia e gli occhi al cielo,
    Caravaggio ricorre qui
    a una posa
    e a un’ espressione
    un po’ teatrali e scontate.





    Braccia alzate, indici tesi, mani che si muovono nell’aria si associano a una mimica facciale estremamente ricca, fatta di bocche spalancate, occhi sgranati, fronti solcate da rughe. Con un forte denso della scena, Caravaggio sceglie accuratamente gli attori dei suoi drammi o delle sue commedie di strada, non solo per il loro aspetto fisico, ma anche e soprattutto per l’espressività delle loro pose (assunte naturalmente o accuratamente studiate dal pittore) e la capacità gestuale.
    Nell’opera di Caravaggio, il caso più evidente di narrazione affidata ai gesti delle mani è probabilmente la Vocazione di san Matteo: nella grande tela della Cappella Contarelli, Caravaggio orienta sapientemente la luce per sottolineare lo scambio di occhiate e di segni che attraversa la composizione.


    Cena_Emmaus3





    Cena in Emmaus

    La versione londinese
    del tema evangelico
    è caratterizzata da gesti ampi:
    Cristo sporge in avanti il braccio,
    con uno scorcio in prospettiva
    che attraversa la tela
    in profondità.








    cenaemmaus8





    Cena in Emmaus

    Nel confronto con la versione di Londra,
    la tela milanese
    mostra i gesti
    molto più misurati e sobri.
    Per benedire il pane
    Cristo si limita
    a sollevare lentamente la mano.







    Cristo entra in scena sulla destra, e solleva il braccio per indicare Matteo, seduto al tavolo del banco dei pegni, e confuso tra le altre quattro figure maschili. Sentendosi chiamato, Matteo chiede conferma mettendosi l’ indice sul petto, con fare interrogativo. Pietro, che si trova davanti a Cristo, indica verso Matteo, ribadendo il gesto di Gesù.
    E’ interessante poi mettere a confronto le due versioni della Cena in Emmaus, eseguite in circostanze biografiche molto diverse, per vedere come lo stato d’animo del pittore si rifletta sulla differente ampiezza ed evidenza dei gesti: nella tela conservata a Londra, più ricca e luminosa, i personaggi misurano lo spazio in lungo e in largo, aprendo le braccia, mentre nella più intimista e sofferta interpretazione di Milano i gesti sono trattenuti dall’ emozione.
    Infine, una conferma impressionante dell’importanza del senso del tatto, viene dall’ Incredulità di san Tommaso, dove Cristo guida con mano ferma il dito dell’apostolo riluttante nella profondità della ferita sul costato, per confermare in modo eloquente la fisicità palpabile e miracolosa del corpo risorto.


    incredulitatommaso





    Incredulità di san Tommaso

    L’attenzione di Caravaggio
    nei confronti del senso del tatto
    raggiunge qui un’evidenza fisica:
    Tommaso infila l’indice
    nella ferita di Cristo,
    quasi a verificare
    la gravità del taglio.








    resurrezionelazzaro




    Resurrezione di Lazzaro

    L’interpretazione drammatica
    del miracolo
    offerta da Caravaggio
    è accentuata dal contrasto
    tra il corpo riverso ed esanime di Lazzaro
    e le sue braccia,
    tese e nervose.
    (M.@rt)







    Edited by Milea - 18/6/2014, 14:37
     
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    Modelli ricorrenti



    Nonostante le apparenze di assoluto realismo, Caravaggio non dipingeva affatto dal “vivo”. I suoi dipinti sono tutti eseguiti in bottega, accuratamente costruiti con modelli messi in posa, e l’effetto di immediatezza naturale è frutto di un calcolo calibrato e consapevole. Il senso di istantaneità è frutto di una scelta tecnica per l’epoca assolutamente controcorrente: l’artista dipinge stendendo direttamente i colori sulla tela, senza un disegno preliminare.

    baril



    I bari

    Nelle opere giovanili di Caravaggio
    compaiono ripetutamente ragazzi adolescenti.
    Inconfondibile
    è il ragazzo che posa in contesti diversi,
    dal baro fino all’angelo.











    Narciso




    Narciso alla fonte


    Ecco di nuovo
    il giovane dai folti capelli castani.
    Un particolare
    è la dimensione un po’ eccessiva
    dell’orecchio,
    che il ragazzo cerca di nascondere
    coi capelli lunghi e le basette.






    Non possediamo nemmeno un foglio di schizzi di Caravaggio, che si limitava a grandi linee la posizione delle figure principali tracciando solchi sulla tela con il manico del pennello, impugnato al contrario.
    Fin dalle primissime opere, Caravaggio si è servito di modelli in posa: davanti al suo cavalletto si avvicendavano ragazzi e vecchi, giovani donne attraenti e anziane megere, e non di rado egli inserisce il suo stesso volto (allo specchio) nelle scene narrative.
    Per questo, non è difficile ritrovare nei dipinti fisionomie che ci risultano familiari, anche se inserite in contesti diversi. All’inizio della carriera il pittore non poteva certo permettersi modelli professionisti, e chiedeva ad amici e conoscenti di posare per lui. Non è certa l’identità ( forse Tommaso “Mao” Salini) del ragazzo bruno, dai grandi occhi scuri che tendono a velarsi di malinconia e dal volto pienotto, che compare ripetutamente nelle opere giovanili, agghindato da Bacco.


    conversionemaddalena





    Conversione della Maddalena

    Negli anni che precedono il 1600,
    una delle modelle preferite di Caravaggio
    è Fillide Melandroni.
    La donna non si limita
    a posare per il pittore,
    ma diviene la sua amante.








    caterina





    Santa Caterina d’Alessandria

    La testa leggermente ruotata
    e fasciata dall’ombra
    mette in risalto gli occhi profondi
    e i capelli ramati di Fillide,
    che appare qui
    molto più attraente
    che nel suo vero ritratto,
    andato perduto.





    Del tutto diversi sono i lineamenti fini e sottili di un suo coetaneo dai capelli castano chiari, il cui profilo esalta il naso affilato e certi spessi riccioli dietro le orecchie: variando profondamente la “parte” affidata a questo duttile modello, Caravaggio lo dipinge come un baro, come un angelo e come il mitico Narciso.
    Con tutti i suoi meriti di pittore, anche Caravaggio ha un limite: non è un grande ritrattista. I pochi ritratti snocciolati lungo quasi due decenni di carriera, sono fra le opere meno vivaci e attraenti, e i personaggi raffigurati appaiono curiosamente poveri di quella intensità esistenziale che palpita nelle opere di carattere narrativo.
    Eloquente è il caso della cortigiana e modella Fillide Melandroni, alla quale Caravaggio aveva dedicato un ritratto, disperso a Berlino nel 1945. Dalle fotografie disponibili affiora la memoria di una figura bloccata, quasi contratta: tutto il contrario dell’espressività mostrata dalla ragazza quando viene a impersonare la Maddalena pentita o la biblica, terribile Giuditta.


    giudittaoloferne


    Giuditta e Oloferne

    Fillide ripropone la stessa pettinatura, con la netta scriminatura
    al centro e ciocche libere sulle tempie. Anche
    l’orecchino lo ritroviamo nella Maddalena della Galleria Doria Pamphilj.


    Caravaggio-MaddalenaDetail





    Poco più tardi, entra nel repertorio di Caravaggio un anziano modello barbuto, dall’alta fronte bombata e calva, che si presta perfettamente a dare il volto a patriarchi biblici ( come Abramo) o pensosi protagonisti del cristianesimo, come i santi Matteo, Pietro e Gerolamo; un altro modello professionista è un giovane uomo forte e pensoso, che curiosamente posa per i due santi di nome Giovanni: un torvo, solitario Battista e un dolente evangelista nella grande Deposizione.


    sacrificioisacco





    Sacrificio di Isacco

    Nei primi anni del Seicento
    Caravaggio utilizza ripetutamente
    come modello
    un anziano uomo barbuto e stempiato:
    un interprete perfetto
    per patriarchi biblici e santi.








    matteoangelo




    San Matteo e l’angelo

    Le rughe orizzontali
    che solcano l’alta fronte bombata,
    e quelle verticali
    che si profilano alla radice del naso,
    trasformano il volto
    di questo modello
    in una sorta di mappa dei sentimenti.







    Da ultimo va citata Lena Antognetti, una ragazza per la quale Caravaggio non esita ad affrontare e ferire un rivale in amore, il notaio Pasqualone. Lena offre il suo volto incorniciato dai lunghi capelli scuri ( ma anche il florido seno, il che non manca di creare scandalo) per tre diverse Madonne: quella sensuale dei Palafrenieri, quella popolare dei Pellegrini e infine quella amarissima della Morte della Vergine. Qui, secondo un’antica interpretazione, Caravaggio ritrae il cadavere dell’amante e modella, tragicamente annegata nel Tevere.



    madonnapalafrenieri





    Madonna dei Palafrenieri

    L’ultima famosa modella
    e amante di Caravaggio a Roma
    è Lena Antognetti,
    che presta il volto,
    i capelli scuri
    e anche il generoso seno
    a diverse Madonne.







    mortevergine






    Morte della Vergine

    La sorte di Lena è terribile.
    Pare che sia proprio lei
    la prostituta morta annegata nel Tevere,
    il cui cadavere
    avrebbe dato a Caravaggio
    l’ispirazione per questa Madonna.
    (M.@rt)






    Edited by Milea - 18/6/2014, 14:40
     
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    Spade e pugnali



    In moltissimi dipinti di Caravaggio, balena il riflesso di un acciaio affilato: spade, pugnali e anche una sciabola arcuata compaiono ripetutamente, e non sempre queste armi da taglio sono strettamente legate al tema raffigurato. La storia giudiziaria del pittore dimostra che Caravaggio sapeva maneggiare con disinvoltura, persino eccessiva, la spada ancora prima dell’uccisione di Ranuccio Tomassoni. Probabilmente, nei primi difficili anni romani girare armato per lui era una necessità, e tornerà ad esserlo negli ultimi concitati anni di vita ( secondo un biografo siciliano, a Messina, Caravaggio andava addirittura a dormire tenendo il pugnale accanto al letto, tanto era ossessionato); ma nel periodo centrale della carriera, la spada al fianco era diventato un vero e proprio status symbol, una parte indispensabile del suo personaggio.

    buonaventura





    La buona ventura

    Il ragazzo beffato dalla zingarella
    ostenta l’elsa di uno spadino.
    Si tratta di un regalo recente
    e il giovanissimo ingenuo
    non è abituato
    ad avere armi alla cintola.








    barie





    I bari

    Insieme alle carte vincenti,
    il baro nasconde
    dietro la schiena
    anche una spada,
    probabilmente da brandire
    in caso di scoperta dell’inganno.







    Il pittore e trattatista olandese Karel van Mander, autore della biografia intitolata Het Schilderboek (“Il libro dei pittori”), pubblicata nel 1604, ci offre la più livida immagine di un Caravaggio trentenne che si pavoneggia per le vie di Roma, con atteggiamenti da autentico bullo: “ C’è anche un Michelangelo da Caravaggio che fa a Roma cose meravigliose.[…] E’ faticosamente uscito dalla povertà mediante il lavoro assiduo, tutto afferrando e accettando, con accorgimento e ardire, come fanno quelli che non vogliono rimanere indietro per timidezza e pusillanimità. […] Peraltro, accanto al buon grano c’è sempre l’erbaccia; infatti, egli non si dedica di continuo allo studio, ma quando ha lavorato un paio di settimane se ne va a spasso per un mese o due, con la spada al fianco e un servo alle calcagna, e gira un campo di pallone all’altro, sempre pronto ad attaccar briga e ad azzuffarsi; è difficile frequentarlo. Tutto ciò non assomiglia troppo alla nostra professione: Marte e Minerva non sono stati mai troppo amici. E tuttavia, la sua pittura è fuori discussione: è condotta con grande eleganza, piace molto, ed è meravigliosamente adatta a costituire un esempio per i giovani pittori.”


    sacrificioisacco




    Sacrificio di Isacco

    Nella prima versione,
    Abramo impugna con decisione
    un corto coltello,
    tenendolo al contrario,
    come se si accingesse
    a sventrare il figlio
    con un fendente
    dal basso verso l’alto.








    caterinadalessandria





    Caterina d’Alessandria

    Con un contrasto di straordinaria efficacia,
    Caravaggio contrappone
    il lucido e dritto acciaio della lama
    e le morbide curve
    delle braccia e delle mani
    della santa.






    Caravaggio era autorizzato ad avere armi: disponeva dell’apposita licenza, da mostrare alle guardie in caso di controllo. Ma anche il semplice possesso del porto d’armi (unito alle abitudini notturne) ha creato problemi giudiziari all’irascibile pittore. Alle cinque di mattina del 18 novembre 1604, Caravaggio si aggira armato di pugnale e di spada dalle parti della Chiavica del Bufalo e viene fermato da una pattuglia di ronda. L’ufficiale intima al pittore di esibire la licenza, la ispezione e la restituisce con un “Buonanotte signore” che al pittore suona irridente. Caravaggio replica immediatamente “mandando a …quel paese” lo sbirro. Subito arrestato per oltraggio a pubblico ufficiale, viene imprigionato per alcuni giorni nelle carceri di Tor di Nona.

    martiriomatteo




    Martirio di san Matteo

    L’esplosione di violenza
    che percorre la tela
    si sintetizza nella presenza delle armi.
    Un robusto spadone
    è sguaiato dallo sgherro,
    che urlando
    colpisce ripetutamente il santo.








    conversionepaolo





    Conversione di san Paolo

    In questa versione
    Caravaggio interpreta la “caduta”
    in chiave intima e crepuscolare:
    la spada abbandonata a terra,
    del tutto inutile,
    accresce il senso
    di un evento soprannaturale.





    Sei mesi dopo, il 28 maggio 1605, nei pressi della chiesa di Sant’Ambrogio al Corso, il capitano Pino, della polizia del Campidoglio, gli chiede di mostrare la licenza, ma il pittore deve confessare di non averla con sé. Nonostante i tentativi di giustificazione, e le lamentele per il presunto accanimento della polizia nei suoi confronti, Caravaggio deve cedere: il capitano Pino gli sequestra spada e pugnale, ne schizza la sagoma ai margini del verbale, e denuncia Caravaggio per porto d’armi abusivo.



    sacrificioisacco2




    Sacrificio di Isacco

    L’intervento dell’angelo
    a bloccare la mano di Abramo
    arriva proprio all’ultimo istante:
    la lama scura
    del tozzo ma micidiale coltello
    è ormai vicinissima
    alle membra di Isacco.









    Davide_Testa_Golia





    Davide con la testa di Golia

    Sulla lama
    si leggono nitidamente le lettere:
    ”H AS O S”.
    questa sigla misteriosa
    è stata interpretata variamente dagli studiosi,
    ma forse indica il marchio dell’armaiolo.








    decollazionebattista






    Decollazione di san Giovanni Battista

    La decapitazione
    non è del tutto riuscita al primo colpo
    e il boia deve ricorrere
    alla “misericordia”,
    un corto e affilato coltello,
    per recidere completamente
    la testa dal collo.
    (M.@rt)






    Edited by Milea - 18/6/2014, 14:44
     
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    Ritratti



    In contrasto con un’epoca in cui raffigurare il proprio aspetto costituiva per gli artisti un imprescindibile mezzo di comunicazione sociale dell’immagine e la chiave di presentazione al pubblico, ai collezionisti, ai colleghi e ai critici, Caravaggio non ha dipinto ritratti autonomi. Nelle biografie e più di recente anche nelle scelte di casting per film e sceneggiati, il ritratto “ufficiale di Caravaggio è considerato quello che compare, ripetuto quasi identico, in due disegni a carboncino e gessetto su carta azzurrina, presumibilmente assai fedeli, opere di Ottavio Leoni, un discreto pittore compagno di avventure del pittore.
    I biografi del XVII secolo, quando la vicenda umana di Michelangelo Merisi aveva assunto i toni di una oscura, quasi mefistofelica leggenda, ci hanno trasmesso descrizioni poco attraenti dell’aspetto del pittore, quasi per evocare fin dal primo contatto l’immagine di un uomo tormentato e quasi diabolico.


    ritrattoottavioleonicar




    Ottavio Leoni, Ritratto di Michelangelo Merisi

    Questo disegno,
    conservato nella Biblioteca Marucelliana di Firenze,
    è considerato tradizionalmente
    la più fedele immagine del volto di Caravaggio,
    e corrisponde alle caratteristiche somatiche
    ricordate e descritte dai letterati.









    bacchinomalato




    Bacchino malato

    Poco dopo il suo arrivo a Roma,
    intorno al 1592,
    il giovane Caravaggio
    viene ricoverato in ospedale.
    Il colorito terreo,
    i lineamenti segnati
    e l’impressione di debolezza
    di questo auto ritratto simbolico,
    ricordano lo stato fisico del pittore
    intorno ai ventidue anni.






    Il primo “ritratto in scrittura” è quello che, cinque anni dopo la morte del pittore, ci ha lasciato Giulio Cesare Gigli, un mediocre poeta che aveva conosciuto Caravaggio di persona: “ Di fantastico umor certo bizzarro/ pallido in viso e di capillatura/ Assai grande, arricciato/ Gli occhi vivaci sì, ma incavernati…”.
    Il letterato classicista Giovan Pietro Bellori, impegnato a stroncare senza riserve la mancanza di “decoro” del naturalismo trasmesso da Caravaggio ai suoi seguaci, in un volume pubblicato nel 1642 ma presumibilmente redatto durante gli anni Venti del Seicento, fonte importantissima di notizia sulla vita e le opere di Caravaggio, lo ricorda così:” Egli era di color fosco ed aveva foschi gli occhi, le ciglia ed i capelli”, e in un altro passo aggiunge che il pittore era “ di statura piccola e brutto di volto”.
    Una compagnia poco raccomandabile, insomma: tanto più che, sempre secondo l’acido Bellori, Caravaggio era molto trasandato nel vestire, di maniere semplici e talmente poco attento all’etichetta da sfociare spesso nella maleducazione.


    martiriosanmatteo



    Martirio di san Matteo

    Celebre e indiscutibile
    è il corrucciato autoritratto
    del pittore trentenne: Caravaggio
    si è inserito tra il gruppo degli astanti
    nel suo primo grande capolavoro
    di pittura sacra esposto in pubblico,
    nella chiesa romana
    di San Luigi dei Francesi.







    catturacristo





    Cattura di Cristo

    Nel serrate episodio notturno,
    con personaggi presentati in primo piano,
    a mezza figura,
    Caravaggio compare sulla destra,
    portando una lanterna:
    letteralmente, il pittore vuole “ far luce”
    sul tradimento di Giuda
    e sull’arresto tumultuoso di Cristo.







    La mancanza di autoritratti ufficiali è abbondantemente compensata dal fatto che il pittore si è spesso immedesimato e raffigurato nei personaggi dei suoi dipinti, come per suggerire l’aspetto fondamentale della sua opera: il desiderio di rompere il diaframma che divide la pittura dalla vita, la scena raffigurata dalla realtà viva e vissuta. Lungo l’intero svolgersi della sua attività, in pratica dal primo all’ultimo quadro, incontriamo e riconosciamo più volte il viso di Caravaggio, spesso inserito in contesto drammatici: nel Bacchino malato, Caravaggio è un ragazzo che ha da poco superato la ventina e appare debole, con il colorito segnato dalla malaria; a trent’anni, nella sua “comparsa” più celebre, Caravaggio si raffigura mentre assiste impotente al Martirio di san Matteo; poco dopo, nella confusa scena notturna della Cattura di Cristo, il pittore si ritrae di profilo mentre solleva la lanterna; poi, nel terribile Davide con la testa di Golia ( il dipinto forse più intensamente autobiografico di tutta la sua vita insieme alla Decollazione di san Giovanni Battista dipinta a Malta), Caravaggio si mostra come un gigante sfregiato e decapitato, certo più da compiangere che da umiliare; e proprio nell’ultimo quadro, il Martirio di sant’Orsola, è di nuovo il testimone oculare di un atto di brutale, folle violenza.


    testagolia




    Davide con la testa di Golia

    Il più terribile autoritratto di Caravaggio,
    che si raffigura
    come un gigante sfregiato e ucciso.
    Il colpo sulla fronte
    può essere giustificato dalla immedesimazione
    con il personaggio biblico di Golia,
    ma anche essere la cicatrice
    di una reale ferita del pittore.






    martirioorsola




    Martirio di sant’Orsola

    Nell’ultimo dipinto,
    eseguito poche settimane prima di morire,
    Caravaggio inserisce di nuovo il proprio volto,
    mettendosi nei panni
    di un attonito personaggio
    che assiste impotente
    al brutale assassinio
    di una innocente ragazza.
    (M.@rt)




    Edited by Milea - 18/6/2014, 14:48
     
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