Tavole delle Visioni dell’Aldilà

Hieronymus Bosch, 1490

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    paradiso Eden


    Il Paradiso terrestre e L’ascesa all’Empireo, dal 1490 circa
    olio su tavola, 86,5x39,5 cm ognuna
    Venezia, Palazzo Ducale



    Le quattro celebri tavole di Palazzo ducale dovevano in origine costituire le ante interne di un trittico, a sportelli affiancati o forse sovrapposti, del quale è andata perduta la raffigurazione centrale ( probabilmente un Giudizio Finale) o di due retabli (termine spagnolo che indica una grande pala d'altare inquadrata architettonicamente tra) loro indipendenti. Ma un’ipotesi affascinante è anche quella che le considera composizioni isolate, quadri a sé stanti. Si trovavano in casa del cardinale Domenico Grimani già nel 1521: quanto alla loro presenza a Venezia, il mistero resta dei più fitti. Nel Paradiso terrestre un’umanità libera dal peccato può vagare tra i boschi collinari che ricoprono l’Eden, attirata dalla visione della Fonte della Vita, irta su un monte e perciò lontana dalla sua portata. Come al solito in Bosch, interviene il male a inficiare anche le visioni più idilliache: sullo sfondo una bestia feroce ha catturato una preda per sbranarla, dimostrando quanto il peccato sia già in agguato. Solo le anime degne potranno ascendere all’Empireo.


    vtaoltrevita



    Nella seconda tavola la fantasia di Bosch raggiunge livelli insuperati, componendo una visione memorabile dell’aldilà: liberandosi progressivamente dal peso della corporeità le anime ascendono al cono di luce che le ricongiunge con Dio. Il movimento a serpentina consente quasi di cogliere il loro spostamento nello spazio etereo, dal loro anelito iniziale accompagnato dagli angeli fino alla conquista del tunnel luminoso, realizzato tramite sfere concentriche e progressive, la cui imboccatura coincide con la visione ineffabile della luce divina. (M.@rt)




    Edited by Milea - 14/6/2014, 12:18
     
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    Discesa_INferi inferi


    La caduta dei dannati e L’Inferno, dal 1490 circa
    olio su tavola, 86,5x39,5 cm ognuna
    Venezia, Palazzo Ducale



    Nel 1521 Marcantonio Michiel, oltre alla “Tela delli Sogni” ( l’Ascesa all’Empireo) cita anche la “ tela dell’Inferno con la gran diversità dei mostri” nella casa del cardinale Domenico Grimani; l’uso del singolare resta un mistero, a meno di non accettare l’ipotesi dell’”assimilazione” delle tavole affini.
    Nella prima delle due tavole in esame Bosch immagina la caduta delle anime dannate, sospinte da demoni verdastri verso un fondo dai connotati alquanto indefiniti.
    Bastano pochi personaggi a materializzare la sensazione di perdizione assoluta. L’altra raffigurazione è più interessante per la presenza in primo piano dell’uomo nudo tormentato dal demonio, la cui “visione” è quella, apocalittica, di un paesaggio infernale popolato da orridi demoni seviziatori di anime e devastato dagli incendi.

    Jheronimus_Bosch_Hell_%28deta



    L’anima meditabonda potrebbe anche essere un monito al pentimento, finchè si è in tempo, da una vita di peccati. L’elemento del fuoco si unisce all’acqua per costruire l’idea dell’ineluttabilità della perdizione. E’ illuminante la lettura che della novità iconografica dà Mia Cinotti già nel 1966, approfondendo le suggestioni letterarie: “Bosch supera le oggettive descrizioni medievali, attuando la prima figurazione visionaria del tema, secondo le visioni dei mistici come Ruysbroeck e Maestro Eckart, e non senza assonanze con la poetica dantesca.
    Egli giunge al cuore del tema, risolvendo in modo meramente pittorico il complicato problema iconologico delle sfere divine, dei raggi infernali, del levitare delle anime innocenti, dannate o elette”. (M.@rt)




    Edited by Milea - 14/6/2014, 12:20
     
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