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Giorgio de Chirico
Manichini in riva al mare
( Le repos du philosophe )
1926
Olio su tela
92x73cm
Civiche raccolte d'Arte - Milano
Il titolo venne attribuito al quadro dal gallerista Paul Guillaume così come era avvenuto per alcuni dipinti realizzati nell'inverno tra il 1925 e il 1926, assai vicini a questo come tematica, sollevando così le proteste dell'autore che rimproverava al suo mercante di dare tali titoli con l'intenzione di aumentare il contenuto poetico delle opere, ottenendo però il solo risultato di alterare, guastandola, l'atmosfera metafisica e lirica del quadro.
Due figure dal busto esageratamente allungato e dagli arti inferiori esageratamente accorciati siedono sulla riva del mare su delle specie di panche dagli alti schienali; dai loro grembi fuoriescono lunghe scatole-torri dai teneri colori che richiamano i giocattoli o gli edifici che si vedono in sogno.
Le teste di manichino lievemente reclinate rivelano che forse sono immerse in quelle profonde meditazioni che suggeriscono a Guillaume un titolo secondo lui, più evocativo del semplice "Manichini in riva al mare".
Il grande tavolato o molo la cui prospettiva si perde in lontananza ricorda quello che appare, simile alla tolda di una nave, in alcuni quadri metafisici del decennio precedente, come "Le duo", "Il Veggente", "Le Muse inquietanti".
De Chirico, i cui rapporti con il caposcuola del Surrealismo Andrè Breton, a quest'epoca cominciano a già guastarsi irrimediabilmente a causa del preteso tradimento del pittore italiano dei valori e della poetica della Metafisica degli anni Dieci - avendo cambiato maniera dopo il 1916 ed essendo passato dall'immagine netta all'immagine sfumata, umida -, non abbandonerà in realtà mai i suoi antichi fantasmi.
Essi ritornano lungo tutta la sua produzione, fino alla fase estrema conosciuta con l'espressione di "neometafisica".
( Mar L8v )
Edited by Milea - 28/8/2022, 19:32 |
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