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Giorgio de Chirico I figli di Ebdomero 1926 Olio su tela 92X65cm Civiche Raccolte d'Arte - Milano
Più delle figure rappresentate e del contesto in cui esse sono inserite è il singolare titolo che distingue questo quadro da altri che de Chirico dipinge a Parigi nel 1926, dopo che vi si è stabilito nuovamente, dopo quasi dieci anni d'assenza.
E' in questi mesi che vengono alla luce quegli sconsolati manichini - discendenti diretti di quelli dipinti in Italia durante gli anni della guerra - seduti o in piedi, con il grembo ingombro di indefinibili scatole a metà fra il mobile e l'edificio.
Più avanti queste strane scatole diverranno rovine antiche e il pittore chiamerà i manichini Archeologi; con alcune varianti possono diventare però anche "Manichini in riva al mare" o "Antonio e Cleopatra" o la "Famiglia del pittore".
Questi "Fils d'Hebdomerus" sono i loro stretti parenti: gli edifici classici che li circondano rimandano a un lontano passato mitico mentre il tavolato simile alla tolda di una nave deriva dal più famoso quadro dechirichiano del periodo ferrarese, "Le Muse inquietanti".
All'epoca in cui viene eseguito questo dipinto di de Chirico stava già lavorando al suo meraviglioso romanzo "Hebdomeros", largamente autobiografico nel quale i fatti reali della storia personale, per quanto poeticamente trasfigurati sono tuttavia ben riconoscibili ed è dalla lettura di quel romanzo che si potrebbero cogliere suggestioni per meglio apprezzare questo dipinto.
Come fanno questi figli d'Ebdomero, anche de Chirico estrae dal suo grembo quel bagaglio di memorie alle quali attinge per inventare gli stupendi quadri nei quali - come ha scritto un intelligente studioso della sua opera, Patrick Wahlberg - pare di " poter toccare un altro lato delle cose, procurandoci una sensazione di benessere e nello stesso tempo di timore". ( Mar L8v )
Edited by Milea - 28/8/2022, 18:57
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