Il caffè di notte

Vincent Willem van Gogh, 1888

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    Il caffè di notte, settembre 1888
    olio su tela, 72,4×92,1 cm
    New Haven, Yale University Art Gallery



    Per la realizzazione di questa tela, tenuta dall’artista a pari considerazione dei Mangiatori di patate, Van Gogh impiega tre lunghe notti. Il quadro si distacca dal lato piacevole del mondo del caffè immaginato dagli impressionisti, per cogliere i momenti più oscuri e angosciosi.
    Sotto una luce ovattata ogni singolo oggetto, piccolo o grande che sia, appare deformato in una violenta distorsione prospettica. Il dipinto, con la massima soddisfazione di Vincent, si rivela un’efficace apparizione dei sensi, un’esperienza onirica in cui domina un profondo senso di angoscia e di vuoto.

    orologiov


    Il grande orologio da parete
    sospende il tempo degli ultimi bevitori assonnati,
    veri protagonisti silenziosi e stanchi
    di una notte
    colta con strepitosa genialità creativa.
    Piccolo ma evidente riferimento
    alla brevità della vita,
    l’orologio segna le ore
    di una notte di solitudine.
    Forse Vincent si ricorda qui
    delle clessidre inserite
    nei “memento mori” dei tedeschi.




    Allontanata dal primo piano, in una prospettiva di velocità vertiginosa, una coppia appare sullo sfondo, cosa fra le cose. La rozzezza del disegno, l’interesse per gli oggetti, la preoccupazione morale ricordano le opere olandesi di Vincent. Egli infatti ne parlò come di un’opera equivalente ai Mangiatori di patate, ai quali rimanda la luce delle lampade: è l’immagine della condizione degli emarginati.

    amanti



    Sullo sfondo sangue che evoca Le terribili passioni dell’umanità, le bottiglie sembrano stringersi le une alle altre, nell’atmosfera di fornace infernale che caratterizza l’immagine.


    Bottiglie



    Specchio







    Lo specchio
    che tanta importanza
    aveva avuto
    negli interni del caffè
    di Manet
    quale elemento
    di animazione e magia,
    è qui
    una cupa superficie nera,
    dai riflessi sulfurei.








    Sedia




    Nell’impetuosa irruenza
    delle linee convergenti,
    la sedia in primo piano
    pare travolta
    dal fluire di onde d’angoscia.
    La sedia vuota
    ritorna nella pittura di Vincent
    come metafora ossessiva
    dell’assenza.






    “Ho cercato di dipingere le terribili passioni umane con il rosso e con il verde. E’ ovunque una lotta e un’antitesi dei verdi e dei rossi più diversi, nei personaggi di piccoli teppisti che dormono, nella sala vuota e triste… Nel mio quadro Caffè di notte, ho cercato di esprimere l’idea che il caffè è un posto dove ci si può rovinare, diventar pazzi, commettere dei crimini. Inoltre ho cercato di esprimere la potenza tenebrosa quasi di un mattatoio, con dei contrasti tra il rosa tenero e il rosso sangue e feccia di vino, tra il verdino Luigi XV e il Veronese, con i verdi gialli e i blu intensi, tutto ciò in un’atmosfera di una fornace infernale di zolfo pallido” (Lettere 533 e 534 a Theo). (M.@rt)




    Edited by Milea - 30/6/2014, 12:50
     
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