Vincent Willem Van Gogh

Biografia dell'artista

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    Vincent Willem Van Gogh

    “Aspiro alle stelle che non posso raggiungere”



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    “Più robusto che slanciato, con la schiena incurvata dalla cattiva abitudine di lasciar ciondolare la testa in avanti, i capelli tagliati corti sotto il cappello di paglia che ripara il suo strano viso, sotto la fronte leggermente corrugata, le sopracciglia aggrottate in un’intensa meditazione, piccoli occhi a volte blu. a volte verdastri…”


    Questo è il ritratto di Vincent Van Gogh, adolescente scontroso e difficile, lasciatoci dalla sorella minore Elizabeth.

    Vincent era nato il 30 marzo 1853 a Groot Zundert nel Brabante olandese, figlio di Theodorus, pastore protestante, e di Anna Cornelia Carbentus. Suo padre, Theodorus Van Gogh, proviene da una famiglia borghese che annovera pastori, uomini di mare, mercanti d'arte; nell’aprile del 1849 viene nominato pastore calvinista di Groot Zundert: ha ventisette anni ed è al suo primo incarico pastorale.
    Professionalmente è un esordio modesto, non è quello che si dice un uomo brillante, ma è affabile generoso, profondamente buono e di aspetto decisamente attraente ( in paese verrà soprannominato “il bel pastore”. E’ un mediocre oratore, nonostante la laurea in teologia, conseguita all’università di Utrecht.
    La madre, nata nel 1819 e morta nel 1907, amava la natura e aveva il dono di una grande facilità epistolare; è probabilmente da lei che Vincent derivò le sue doti di scrittore.

    casavangogh







    Vincent nacque qui,
    ma la casa originaria
    venne abbattuta nel 1903.

    Ora il luogo è segnalato da una targa
    dov'è iscritta la celebre frase di Vincent:

    ”Sento che la mia opera
    ha le radici nel cuore del popolo”.





    Esattamente un anno prima della nascita di Vincent, era venuto alla luce un altro bambino, battezzato con lo stesso nome, morto poco dopo la nascita. La tragica coincidenza fece sì che il futuro pittore crescesse oppresso da un fatale senso di colpa, quasi che la sua vita si fondasse sul sacrificio di una più preziosa esistenza. Per tutta la vita in modo struggente e perenne, ricercherà quell’affetto materno, da cui si sente esiliato a causa del peccato commesso col suo nascere.
    Dopo Vincent, Theodorus e Anna ebbero altri cinque figli; Anna, Theo, Elizabeth, Wilhelmine e Cornelius. Vincent mantenne per tutta la vita un rapporto epistolare con Theo e Wilhelmine.

    Vincent era un ragazzo solitario e passava le giornate attraversando i campi, raccogliendo uova e nidi. Mentre ancora vive a Zundert, Vincent esegue i suoi primi disegni. Inizia invece le scuole a Zevenbergen: impara il francese, l' inglese, il tedesco e per la prima volta inizia a dipingere. E’ uno studente distratto, pieno di nostalgia per la propria casa; la prima separazione dalla famiglia avrà conseguenze profonde sulla sua evoluzione psicologica.
    Il paesaggio brabantino non offre bellezze accattivanti e scenografiche; al contrario l’orizzonte piatto e la netta prevalenza dei toni grigi, danno origine a una grazia sottile, sobria, lievemente malinconica e adatta a silenziose meditazioni. La brughiera, i campi d’erica, la terra bruna entreranno nel cuore di Vincent, che mai scorderà “l’aria densa di bruma” della sua Olanda.

    Tanti anni dopo, ad Arles, scriverà: “Durante la mia malattia ho rivisto ogni camera della casa di Zundert, ogni sentiero, ogni pianta del giardino, i dintorni, i campi, i vicini, il cimitero, la chiesa, il nostro orto”.

    A sedici anni Vincent, terminati gli studi, deve scegliere un mestiere. Non sente una vocazione precisa, ma la sua famiglia è povera e numerosa. Il 30 luglio 1869, lo zio Vincent lo fa entrare come commesso nella galleria d’arte da lui stesso fondata all’Aia. Come Gauguin, commesso di banca a Parigi quasi negli stessi anni, Vincent si dimostra un impiegato perfetto.

    Nei mesi in cui risiede all’Aia compie frequenti visite ai musei locali. Nel 1873 è inviato a Londra, mentre il fratello Theo diviene impiegato a Bruxelles. Vincent è pieno di entusiasmo per la città di Dickens. Passeggia lungo il Tamigi e schizza ritratti ai passanti. Passa le sue domeniche nei musei e conosce così l’arte di Constable e Turner. In un quaderno trascrive poesie e brani di prosa; in questa solitudine si innamora di Eugenia Loyer, figlia della sua padrona di casa. Nelle sue lettere al fratello Theo, però, Vincent la chiama col nome della madre di lei, Ursula: ancora una volta nel suo desiderio di affetto si affacciano le dolorose memorie familiari. La delusione amorosa innesca una tragica sequenza di atti autopunitivi: si reca dai genitori che si sono trasferiti a Etten, ma il suo umore nero lo porta a continue liti.

    Nel maggio del 1875 viene definitivamente trasferito a Parigi; molto del suo tempo lo spende assieme al fratello Theo che già risiede lì e i due, da quel momento, iniziano una corrispondenza che durerà tutta la vita e che rappresenta ancora oggi il mezzo migliore per studiare le opinioni, i sentimenti e lo stato d'animo di Vincent. Durante il soggiorno parigino l'artista scopre la pittura impressionista e approfondisce l'interesse per l'arte e le stampe giapponesi: le colleziona cercando di venderle e di diffonderne la conoscenza.

    Conosce molti pittori tra cui Toulouse Lautrec e Paul Gauguin che apprezza particolarmente.
    Ma il rapporto con l’ambiente che lo circonda si esaspera tanto da creare conflitti nell’ambito del lavoro; viene licenziato nel 1876 e assunto come commesso in una libreria di Dordrecht. Intanto sente crescere dentro di sé un richiamo che è allo stesso tempo religioso e sociale: lo studio della Bibbia diventa la sua passione dominante e non pensa ad altro che alla sua vocazione religiosa.

    Man mano che il fervore religioso di Vincent aumenta, il suo stato di salute fisico e mentale volge al peggio. La famiglia accetta di aiutarlo e Vincent viene mandato a seguire i corsi della facoltà di teologia protestante di Amsterdam, ma gli esiti dei suoi studi non sono incoraggianti: più stimolanti sono le lunghe passeggiate nella Amsterdam dei canali, attraverso la zona dell’ex ghetto in cui ha abitato Rembrandt. Due visite al Rijksmuseum di Amsterdam, appena aperto, lo convincono che in Franz Hals e in Rembrandt sono i precedenti storici naturali delle sue scelte cromatiche e tecniche.

    Dopo il fallimento degli esami, Vincent arriva come predicatore libero nella zona di Wasmes, vicino a Mons; è una delle zone più povere, tristi e miserabili dei Corons del Belgio. I salari sono infimi: i minatori, preda di epidemie, lavorano in terribili condizioni.

    Vincent vuole condividere le loro sofferenze: regala tutto ciò che ha, taglia egli stesso i suoi vestiti.
    Il suo comportamento suscita sorpresa e diffidenza: anche Theo lo disapprova e Vincent smette di scrivergli per nove anni. Poi, nel luglio 1880, viene a sapere che Theo gli ha spedito cinquanta franchi e ricomincia a inviargli lettere. Nell’ottobre dello stesso anno, parte per Bruxelles: vuole diventare pittore.

    vangogh

    Theo inizia ad appoggiarlo finanziariamente, permettendogli di seguire la propria vocazione artistica; una situazione che si protrarrà fino alla fine della vita di Vincent.
    Nel corso dell'anno, intraprende studi formali di anatomia e prospettiva all'Accademia di Belle Arti di Bruxelles.
    Incontra Clasina Maria Hoornik (detta "Sien"), una prostituta, con una figlia di cinque anni ed incinta di un altro figlio. Alla nascita del bambino Van Gogh mette tutto il suo ardore nel preparare una nuova camera. Questa scelta di vita porta alla rottura con quanti conosce all'Aja, e provoca la totale disapprovazione di Theo.

    La presenza del neonato lo intenerisce: “L’ uomo è invaso da una sensazione profonda, intensa quando è seduto accanto alla donna che ama, presso la culla dove dorme un bambino”. Respinto da Eugenia Loyer durante il periodo di Londra, poi dalla giovane cugina vedova Kees Sticker, al cui rifiuto si brucia con la fiamma di una candela fino allo svenimento, Vincent sogna la donna-madre. Nella sua vita e nella sua solitudine, un ruolo importante hanno le piccole prostitute, da Sien a Rachele ( cui invierà il proprio orecchio tagliato dopo la lite con Paul Gauguin). Nella tristezza dell’abbruttimento vede dibattersi anime e che sente affettuose e vicine alla sua sofferenza. Scrive a proposito di Sien, butterata dal vaiolo,alcolizzata e probabilmente afflitta da malattie veneree: “ Io e lei siamo due infelici che si tengono compagnia e che portano insieme un fardello”.

    Mentre continua i suoi studi e dipinge, il suo stato di salute va nuovamente deteriorandosi, tanto da dover essere ricoverato in ospedale per gonorrea. Una volta dimesso, inizia alcune sperimentazioni pittoriche e, dopo più di un anno trascorso insieme, pone termine alla sua relazione con Sien. Più tardi, Vincent si trasferisce a Nuenen dai suoi genitori, mette in piedi un piccolo studio per lavorare: contadini e tessitori diventano i suoi modelli. Il 26 marzo muore il padre e il 24 novembre 1885 Vincent parte per Anversa, si iscrive all’Accademia di Belle arti e studia Rubens. Viene posto in una classe per principianti, non si trova a suo agio e abbandona
    Dopo la morte del padre, si riavvicina a Theo che raggiunge a Parigi, dove rimane due anni.
    Abita col fratello in rue Victor Massè, vicino a Pigalle; si iscrive subito all’atelier del pittore Cormon e instaura rapporti con gli altri allievi, tra cui Henri de Toulouse Lautrec, Claude Monet, Auguste Rodin, Henri Matisse.

    Vincent comincia a dipingere ciò che vede dalla finestra, sogna di fondare un nuovo gruppo di amici e scrive: “Più colore nei quadri, più entusiasmo nella vita!.

    L’anno in cui Van Gogh giunge a Parigi segna la crisi del movimento impressionista, che dal 1870 aveva animato le scene artistiche parigine. All’ottava Esposizione di Pittura, sono ormai presenti nomi nuovi. Vincent scopre le opere di Adolfo Monticelli, lo strano pittore dal destino di bohémien romantico, morto a Marsiglia il 29 giugno 1886, in una solitudine minacciata dalla follia. Vincent scrive: “Talvolta mi sembra che continui in me la sua vita”.

    Intanto, sopravviene il 1888, un anno fondamentale nella vita di Van Gogh: lascia Parigi in febbraio e si trasferisce ad Arles, nel Sud. All'inizio, il cattivo tempo invernale gli impedisce di lavorare, ma una volta arrivata la primavera inizia a dipingere i paesaggi in fiore della Provenza.

    vangoghhouse

    Si stabilisce all’Hotel Cared e successivamente affitta la casa numero 2 di place Lamartine. E’ la celebre “casa gialla” dove vorrebbe creare un sodalizio di artisti, realizzando un Atelier du Midi in cui lavorare tutti uniti.
    Convince Theo ad assicurarsi in esclusiva opere di Gauguin in cambio di assegni periodici che dovrebbero permettere all'amico di lasciare la Bretagna, dove è pieno di debiti, per Arles. Questi lo raggiunge in ottobre e per qualche tempo Van Gogh si lascia convincere a sperimentare una pittura di immaginazione fatta sull'eco dei ricordi e delle impressioni mentali.
    E' il momento in cui riesce a dipingere alcune delle sue opere migliori ma anche il momento delle sue già accennate violente tensioni con Gauguin.
    I temperamenti dei due artisti e le loro idee sono troppo differenti, la vita in comune è piena di scontri e di asperità. Il 23 Dicembre 1888 dopo una lite violenta con Gauguin che ha deciso di andarsene a dormire in albergo, Van Gogh si taglia il lobo dell'orecchio e va a consegnarlo ad una Rachele, una prostituta che sia lui, che Gauguin conoscono.

    Durante la prima parte dell'anno, lo stato di salute mentale di Vincent oscilla paurosamente. A volte è completamente calmo e lucido; altre volte, soffre di allucinazioni e fissazioni. Non vuole far chiamare Theo che sa essere ormai prossimo al matrimonio ( si sposerà il 17 aprile).

    Continua sporadicamente a lavorare nella sua “casa gialla”, Vincent era sempre più preoccupato di pesare sul fratello: fu questa una molla determinante nell’accettare il ricovero.
    Inoltre, nel maggio 1889 viene a sapere di una petizione degli abitanti del quartiere di Place Lamartine per allontanarlo e, data anche la frequenza crescente degli attacchi, accetta di entrare nell'ospedale psichiatrico di Saint Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence, per essere curato dal dottor Peyrou.

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    Fondato all’inizio del secolo dal dottor Mercurin, questo antico monastero aveva offerto inizialmente ai suoi pensionati un parco gradevole e ampi spazi. Ma l’istituzione era decaduta e al tempo di Van Gogh, l’edificio era in stato di semiabbandono. Il dottore Peyron assegnò al pittore non soltanto una camera individuale, ma anche l’uso di una stanzetta al pianterreno, da lui trasformata in un atelier; dalla finestra, chiusa con sbarre di ferro, poteva intravedere “un campo di grano recintato”. Esplode così il “caso clinico“ Van Gogh: i medici non sono d’accordo con la diagnosi.

    C’è chi parla di accessi di paranoia e di depressione maniacale: alcuni riconducono il dramma a malattie veneree contratte con le prostitute, altri riconducono ogni cosa al complesso di colpa, interiorizzato ancor prima della nascita, per la morte del fratello maggiore e al bisogno di amore durato tutta la vita.
    Con l’arrivo della bella stagione, verso l’estate, Van Gogh accelera i suoi ritmi di lavoro: sveglia alle sei, poi fuori, seguito da un sorvegliante, a dipingere siepi, montagne, cieli, muri.

    Per ironia della sorte, mentre lo stato mentale di salute di Vincent continua a peggiorare, la sua opera inizia infine a ricevere riconoscimenti presso la comunità artistica. I suoi dipinti "Notte stellata sul Rodano" e "Iris" sono in mostra al Salon des Indépendants.
    Preoccupato dalle notizie che gli giungono da Saint-Rémy, Theo, che il 13 gennaio è diventato padre, chiama Vincent a Parigi. Nella camera da letto i due fratelli piangono di gioia davanti alla culla del bambino, cui è stato dato il nome di Vincent.

    Sembra cominciare un periodo più felice; quattro giorni più tardi Vincent parte per Auvers-sur-Oise per farsi curare dal dottor Gachet, esperto in stati depressivi. Lavora molto e attende la visita di Theo, che arriva con la famiglia l’8 giugno. Successivamente Theo, oppresso da problemi di salute e di lavoro, decide di rinunciare alle progettate vacanze col fratello. Vincent si sente abbandonato e il male in lui riprende il predominio. Esprime la sua tristezza e la sua estrema solitudine in immense distese di grano sotto dei cieli minacciosi, come Corvi sul grano (Museo nazionale Vincent Van Gogh), la sua ultima tela. Il 23 luglio scrive: “ La miseria non avrà mai fine”.

    Il 27 luglio vaga per i campi con una rivoltella: per uccidere i corvi, dice. Invece si spara un colpo che, diretto al cuore, viene deviato dal diaframma. Nascondendo la ferita, ritorna in camera, ma il sangue svela il dramma. Sopravvive ancora due giorni, senza perdere conoscenza e senza lamenti: muore all’una e mezza di notte del 29 luglio 1890.
    Theo era presente alla sua morte. Il funerale ha luogo il giorno dopo, e la sua bara è ricoperta di dozzine di girasoli, i fiori che amava così tanto. Pochi mesi dopo, Theo si ammala e muore il 25 gennaio 1891. Lascerà scritto: “ Se penso che lui non c’è più, provo un acuto dolore”. (M.@rt)

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    La sua arte



    Con le sue contraddizioni ben evidenti, tra il perenne bisogno di tenerezza e la timidezza un po’ proterva, tra la metodica autodistruzione compiuta tra caffè e case di tolleranza e la coscienza fiera del proprio valore di artista, Van Gogh offre l’esempio primo e più celebre dell’ artista “maledetto”. Spesso, trascurando la qualità lucidissima delle sue analisi critiche, lo si è trasformato in un uomo fatto solo di passioni e di istinto.

    La grandezza di Van Gogh venne riconosciuta all'unanimità solo negli anni dieci del XX secolo, e non nella natìa Olanda, bensì in Germania. A prova di ciò, sta il fatto che la casa natale dell'artista a Zundert venne abbattuta nel 1903.

    La conoscenza delle opere di Vincent Van Gogh nella Germania degli inizi del Novecento causò un autentico terremoto nel mondo dell’arte: i pittori si resero conto che quei colori saturi e quelle forme in movimento potevano ridare vita e anima a un’arte che si isteriliva nelle secche del tardo impressionismo.

    In polemica appunto con le immagini stancamente realistiche che vincevano i concorsi espositivi, i giovani pittori, uniti nel movimento chiamato Die Brücke (Il Ponte), fondato a Dresda nel 1905, scoprirono nel linguaggio di Vincent la soluzione alla tensione romantica che li portava ad esprimere più che a rappresentare. Saranno chiamati espressionisti. (M.@rt)





    Clicca sulla tazza sottostante
    per visualizzare tutte le opere trattate in questa sezione




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    Curiosità



    isunflowers50

    Sulla mutilazione di Van Gogh, ancora adesso le fonti sono discordanti. Il dottor Rey che lo curò ed il poliziotto che fu chiamato in soccorso dalle prostitute la notte fatale del 23 dicembre affermavano che l'orecchio era completamente mutilato (questa è la versione anche di Gauguin, sebbene lui abbia rivisto l'amico solo quando, esanime, e già fasciato); ma il figlio del dottor Gachet, così come la moglie di Theo e Signac affermavano che si fosse tagliato soltanto il lobo. Secondo il dr.Rey, l'orecchio mutilato fu portato in ospedale con ritardo, troppo tardi per tentare una sutura. Il dottor Peyron di Saint-Remy, nel referto di ammissione di Vincent nel manicomio, scrisse che il paziente s'era mutilato "recidendosi l'orecchio".

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    La prostituta Sien, dopo essersi separata da Vincent, tornò sulla strada.
    Ad inizio del XX secolo contrasse un matrimonio di convenienza con un uomo altolocato "per dare ai suoi figli un nome"; poi, in preda all'alcool e alla depressione, si suicidò annegandosi.


    isunflowers50

    Ad Auvers sur-Oise è ancor oggi vivo il ricordo del soggiorno di Van Gogh.
    A tal proposito, gli è stato dedicato un piccolo parco con una statua in bronzo scolpita da Ossip Zadkine. Inoltre, è possibile ancor oggi identificare i luoghi dipinti dall'artista grazie a delle riproduzioni dei quadri stessi in loco.


    isunflowers50


    Nonostante sia stata da lui ritratta più volte, la moglie del postino Roulin confiderà anni dopo alla figlia Marcelle di aver sempre provato un certo timore in presenza dell'artista.


    isunflowers50

    Il celeberrimo Ritratto del dottor Gachet fu venduto da Christie's a New York nel maggio 1991 per la cifra di 82,5 milioni di dollari, e detenne per quasi un decennio il primato per il prezzo più alto mai pagato per un quadro.


    isunflowers50

    Contrariamente a quanto si pensa, quando morì Van Gogh aveva la barba rasata.
    Un disegno fattogli dal dottor Gachet sul letto di morte (replicato poi in numerose acqueforti) ed oggi conservato al Museo d'Orsay lo conferma.


    isunflowers50

    Spesso a corto di denaro, Van Gogh era solito dipingere nuovi quadri su tele già utilizzate in precedenza e delle quali non era soddisfatto.
    Varie sue opere, esaminate con i raggi X, lo confermano.


    isunflowers50

    Alcune opere dell'artista sono andate purtroppo distrutte in guerra (Il pittore sulla via di Tarascona, una versione dei Girasoli). Altre hanno subito numerose vicissitudini, quali furti (I mangiatori di patate, ritrovato, Spiaggia a Scheveningen), danneggiamenti, falsificazioni.
    Il Ritratto del Dottor Rey fu talmente disprezzato dalla madre del medico, da essere usato per tappare un buco nella rete di un pollaio.


    isunflowers50

    Recentemente (2010), un Ritratto d'uomo attribuito da sempre a Van Gogh ed esposto a Melbourne s'è rivelato un falso, realizzato probabilmente da qualche contemporaneo del pittore.
    Negli stessi giorni, una prima versione di Burrone a Saint-Remy è stata ritrovata sotto l'originale, conservato ad Otterlo.


    isunflowers50

    Il 21 Agosto 2010 è stato rubato in un museo de Il Cairo il quadro "I Papaveri" (valutato più di 39.000.000 di Euro). I ladri hanno usato un taglierino, nascondendo forse la tela, della misura 35×35 cm, tra gli abiti. Non è un quadro fortunato: era già stato rubato nel 1974 e ritrovato dopo 10 anni.

    girasoli26



    Fotografia presunta di Vincent Van Gogh



    vangoghphoto




    Questa fotografia
    è stata scoperta recentemente
    in un antico deposito
    nel Massachusetts.
    È datata 1886
    e creerà certamente
    un interessante dibattito
    sul fatto che possa essere
    una foto di Van Gogh.

    Il nome del fotografo,
    che è stampato
    sulla parte anteriore della fotografia
    è Victor Morin,
    che aveva uno studio proprio a Bruxelles,
    dove Van Gogh ha passato molto del suo tempo.
    Non ci sono altre foto conosciute
    che mostrano Van Gogh da adulto.
















    Bibliografia delle opere trattate:
    Mondadori/Arte ( I geni dell'arte)
    ArtBook, Van Gogh




    Edited by Milea - 29/6/2014, 21:08
     
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    selfportraitvincent

    Vincent van Gogh morì all'una e trenta del mattino del 29 luglio 1890.
    La chiesa Cattolica di Auvers non permise la sepoltura di Vincent nel suo cimitero, poiché questi aveva commesso suicidio.
    La vicina cittadina di Méry, comunque, acconsentì alla sepoltura, e il funerale si tenne il 30 luglio.
    Il pittore Emile Bernard, da lungo tempo amico di Vincent, raccontò nei dettagli il funerale a Gustave-Albert Aurier:




    gordina

    La bara era già chiusa. Arrivai troppo tardi per poter rivedere l'uomo che mi aveva lasciato quattro anni fa così carico di aspettative di ogni genere...

    Sulle pareti della stanza dove il suo corpo giaceva, quasi a fargli da alone, erano appesi tutti i suoi dipinti, e la brillantezza del genio che si irradiava da loro rendeva la sua morte ancor più dolorosa per noi artisti che eravamo là.


    girasoli10

    La bara era rivestita di un semplice drappo bianco e circondata da mazzi di fiori, i girasoli che amava tanto, dalie gialle, fiori gialli ovunque.

    Era questo, se ben ricorda, il suo colore preferito, il simbolo della luce che egli sognava albergasse nel cuore delle persone così come nelle opere d'arte.
    Accanto a lui sul pavimento di fronte alla sua bara c'erano anche il suo cavalletto, il suo seggiolino pieghevole e i suoi pennelli.

    Molta gente arrivò, soprattutto artisti, tra i quali riconobbi Lucien Pissarro e Lauzet. Non conoscevo gli altri, anche gente del luogo che lo aveva conosciuto un poco, lo aveva visto una volta o due e ai quali era piaciuto perché era così di buon cuore, così umano...

    seminatore


    Eravamo là, completamente silenziosi, tutti assieme attorno a questa bara che conteneva il nostro amico.
    Io guardavo gli studi: uno molto bello e triste, basato su La Vergine e Gesù di Delacroix.
    Detenuti che camminano in cerchio circondati dalle alte mura della prigione, una tela ispirata da Doré di una ferocia terrificante e che pure rappresenta simbolicamente la sua fine.

    Forse che non fu simile a quello la sua vita, un'alta prigione come questa, con mura così alte...e questa gente che cammina incessantemente in cerchio non sono forse i poveri artisti, le povere anime dannate sotto la sferza del Destino? ...


    sediac

    Alle tre in punto la salma venne rimossa e caricata dagli amici sul carro funebre, numerose persone erano in lacrime. Theodore Van ghogh (sic) che si era dedicato a suo fratello, che lo aveva sempre sostenuto nel suo sforzo di mantenersi per mezzo della sua arte, singhiozzò in modo pietoso per tutto il tempo...

    Il sole fuori era terribilmente caldo.

    Salimmo la collina fuori Auvers parlando di lui, dell'impulso audace che aveva dato all'arte, dei grandiosi progetti ai quali pensava in continuazione, e di tutto il bene che aveva fatto a tutti noi.


    biliardo

    Raggiungemmo il cimitero, un piccolo cimitero nuovo disseminato di nuove tombe. Si trova sulla collinetta sopra i campi maturi per il raccolto sotto l'ampio cielo blu che egli avrebbe ancora amato . . . forse.

    Quindi fu adagiato nella fossa...

    Chiunque avrebbe cominciato a piangere in quel momento ... il giorno sembrava così fatto apposta per lui perché uno potesse fare a meno di immaginare che egli era ancora vivo e ne stava godendo...

    Il dottor Gachet (che è un grande amante delle arti e possiede una delle migliori collezioni di dipinti impressionisti al giorno d'oggi) volle pronunciare poche parole di omaggio per Vincent e la sua vita, ma egli pure piangeva così forte che potè solo balbettare un addio molto confuso ... (forse fu questo il modo migliore di farlo).


    amanti

    Egli diede una breve descrizione delle lotte e dei successi di Vincent, affermando quanto sublime fosse il suo intendimento e quale grande ammirazione provasse per lui (sebbene lo avesse conosciuto solo molto poco).

    Egli era, disse Gachet, un uomo onesto e un grande artista, aveva solo due obiettivi, l'umanità e l'arte.
    Era l'arte ciò che egli stimava sopra qualsiasi altra cosa e che avrebbe mantenuto vivo il suo nome.

    Poi ce ne tornammo via. Theodore Van ghog (sic) era affranto dal dolore; tutti eravamo molto commossi, alcuni se ne andarono verso l'aperta campagna mentre altri tornavano verso la stazione.
    Laval e io tornammo alla casa dei Ravoux, e parlammo di lui ...



    Theo van Gogh morì sei mesi dopo Vincent. Fu sepolto a Utrecht, ma nel 1914 sua moglie Johanna, sostenitrice così devota ed instancabile delle opere di Vincent, fece riseppellire la salma nel cimitero di Auvers accanto a quella di Vincent. Jo richiese che un ramoscello di edera del giardino del Dr.Gachet venisse piantato tra le due pietre tombali. Quella stessa edera ricopre le tombe di Vincent e Theo ancora oggi.
    Fonte




    Edited by Milea - 29/6/2014, 21:18
     
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