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René Magritte
L'evidenza eterna
( L' Evidence éternelle )
1930
Olio su tela
(tele incorniciate e montate su vetro)
22 x 12; 19 x 24; 27 x 19; 16 x 22; 22 x 12 cm.
The Menil Collection - Houston
E’ stato il Rinascimento a introdurre nell’arte l’idea del quadro come “finestra sul mondo”, apertura su una realtà di cui ci viene fornita una porzione degna di nota.
La pittura di Magritte non è stata che una inesausta messa in discussione di questa tradizione attraverso un uso “alterato” delle sue convenzioni.
In “L'evidenza eterna”, Magritte fa il gioco sporco, e applica letteralmente la metafora della finestra prospettica rivelandone così tutta la convenzionalità (e menzogna implicita in questa convenzione).
Presuppone così un piano immaginario, al di là del quale c’è una modella nuda, in piedi.
Le cinque piccole tele non sono altro che “finestre” aperte in questo piano, che ci rivelano il mondo esistente alle sue spalle (e permettono alla donna che lo abita di fare un'occhiata al nostro).
A seconda della posizione dello spiraglio vediamo così, della donna, dei particolari diversi: il volto, il seno, il pube, le ginocchia e i piedi.
Qui Magritte mantiene ancora una sostanziale, ironica sincerità, mettendo tutti gli elementi “a posto”, in altri casi, dislocherà particolari incoerenti nei vari spiragli, imponendo al nostro cervello delle piccole correzioni che diano senso all’immagine e che ci salvino dall’inquietudine generata dalla visione di un mondo che non rispetta le nostre regole.
Su un altro versante, “L'evidenza eterna” è anche la denuncia del sostanziale voyeurismo che informa la nostra cultura dell’immagine, e l’idea stessa della pittura come “finestra sul mondo”; l'artista concentra il nostro sguardo sul corpo della donna, ma nello stesso tempo ci rende vittime del suo sguardo indagatore, scaricando su di noi il disagio di cui siamo responsabili senza curarcene. ( Mar L8v )
Edited by Milea - 19/1/2023, 21:56 |
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