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René Magritte
La leggenda aurea
( La Légende dorée )
1958
Olio su tela
97 x 130cm
Leslie and David Rogath Collection
“I miei quadri sono validi, ai miei occhi, se gli oggetti che rappresentano resistono a interpretazioni per simboli o ad altre spiegazioni”.
I pani volanti della “Leggenda aurea” non sono simboli di nulla, eppure non si può notare che “somiglino” ad altro, che richiamino alla mente qualche straordinario essere dotato di vita che noi accettiamo non volendo accettare che delle semplici baguette si mettano a volare.
Scrive per esempio, David Sylvester: “I pani nella 'Leggenda aurea', sebbene inequivocabili, sembrano anche essere qualcosa d’altro... Sembrano una specie cieca di vita animale. E la direzione e la velocità del loro movimento sono complessivamente equivoche. Forse si librano, con leggere impennate e cadute, o forse si innalzano decisamente, oppure ancora attraversano il campo visivo, forse in volo ravvicinato concertato, forse in direzioni opposte, nel qual caso può essere imminente una collisione”.
Ogni narrazione prevede un patto con il lettore, che accetta una serie di eventi perchè sa che sono implicite nel genere cui appartiene il racconto.
Nessuno ha da obiettare se Ulisse si trova a combattere con un gigante con un solo occhio, perchè sa di leggere un poema mitologico e nessuno critica Ray Bradbury perchè le sue storie si svolgono nello scenario inverosimile di Marte.
Magritte viola costantemente il suo patto con lo spettatore, chiedendogli di credere che degli oggetti banali possono radunarsi in uno stormo e mettersi a volare in un mondo banale. “La leggenda aurea” è una raccolta di agiografie, vite di santi piene zeppe di miracoli.
Qui il miracolo è solo uno, banalissimo (un semplice caso di lievitazione); e si ripete invariato nella luce lattiginosa della notte. ( Mar L8v )
Edited by Milea - 13/1/2023, 16:55
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