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Henri de Toulouse-Lautrec Ambassadeurs: Aristide Bruant 1892 Litografia a pennello e a spruzzo 150X100cm Musée Toulouse-Lautrec - Albi
''Il manifesto: una sagoma, due o tre. Non c'è bisogno di altro per evocare la nullità ingombrante, volgare e presuntuosa di Bruant, che per qualche anno fu ammirato da pacifici borghesi a cui faceva pagare assai caro il piacere di essere insultati tutte le sere, con molteplici minacce, senza spirito, senza eloquenza e perfino senza convinzione da uno di quei falsi proletari con i castelli e i milioni, la cui razza, per nostra sfortuna, abbonda. Eccolo nella sua uniforme da falso operaio con la sciarpa rossa, che sottolinea con una nota insolente l'orgoglio di questa maestà ampollosa'', scrive nel 1907 il critico Jules Pigasse dello chansonnier Aristide Bruant (1851-1925), che nel suo locale Le Mirliton ha inaugurato dal 1885 un genere proprio e di grande successo, fatto di canzoni scritte in argot e di battute salaci, per lo più rivolte contro i clienti: questi talvolta si vedono maltrattati con strofette del tipo: ''Oh la la ! Che ceffo, che muso ! Oh la la ! Che muso che ha !''.
Nel locale sono appesi i quadri di Lautrec, Desboutin, Steinlen, Anquetin, spesso pubblicati sul periodico ''Le Mirliton'' a illustrare le canzoni di Bruant.
Nel 1892 il cantante, assunto come vedette a Les Ambassadeurs ( uno del caffè-concerto più chic degli Champs-Elysées ), impone al direttore Ducarre questo manifesto dell'amico Lautrec.
Dopo una violenta scenata del cantante, Ducarre è costretto suo malgrado ad attaccare il manifesto nel suo locale, benchè sia spaventatissimo dalla novità dell'immagine e dall'audacia della concezione grafica, una stesura di pochi colori, con contorni molto netti e una sagoma che conserva del modello solo le linee essenziali, risultato e sintesi di due precedenti stesure a matita e ad acquerello. ( Mar L8v )
Edited by Milea - 19/5/2014, 21:52
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