Erik Weisz nacque a Budapest il 24 marzo 1874, ed emigrò quattro anni dopo con la famiglia negli Stati Uniti.
Il padre, Mayer Samuel Weisz, un rabbino, sperava di fare fortuna nella comunità ebraica di Appleton, nel Wisconsin.
Non andò così.
E neppure il successivo trasferimento a New York migliorò le cose.
I cinque figli dei coniugi Weisz dovettero darsi da fare con lavoretti.
Erik era il più intraprendente di loro: ancora bambino fece il lucidascarpe e il fattorino, ma a 9 anni la sua passione era lo spettacolo.
Si esibiva per gli amici in un numero di trapezismo sotto il nome di "Ehrich, principe dell'aria".
Nel 1891 il piccolo trapezista decise di tentare la fortuna come prestigiatore.
Fu allora che nacque Harry Houdini, nome d'arte che era un omaggio a due suoi idoli, maestri dell'illusionismo: Harry Kellar e Jean Eugène Robert-Houdini.
Gli inizi furono durissimi: saloon e fiere non pagavano e spesso i "fratelli Houdini" (si esibiva con il fratello Theo) erano costretti a dormire sui marciapiedi.
Ad addolcire quella vitaccia ben poco magica arrivò l'amore.
Si palesò a Coney Island (New York) nei panni di Beatrice "Bess" Rahner, giovanisima cantante.
Houdini con la madre e Bess.
Bess prese il posto di Theo e nacque una nuova coppia da palcoscenico "Gli Houdini".
Tra i tanti numeri del giovane illusionista ce n'era uno che colpiva più degli altri: l'evasione da un paio di manette fornite dal pubblico.
Del resto, lucchetti e ingranaggi erano sempre stati una passione per il giovane Erik, che aveva anche lavorato come fabbro.
Ben presto Houdini imparò a "evadere" da catenacci e vere celle carcerarie.
Fu allora che la stampa si accorse di lui.
E il suo impresario, Martin Beck, ebbe un'idea luminosa: un tour dell'Europa per accrescere la fama.
Si partì da Londra dove nessuno aveva mai sentito parlare di lui.
Houdini decise di puntare tutto sull'arte dell'evasione: quel numero faceva presa sul pubblico forse perchè aveva del miracoloso.
Teatro del debutto fu una cella di Scotland Yard: grande successo e repliche in Scozia, Olanda, Francia e persino nella lontana Russia, dove Houdini eseguì una spettacolare fuga tuttora rimasta senza spiegazione.
Era il 1903 e la fuga "impossibile" consisteva nell'uscire da una camionetta blindata utilizzata per il trasporto dei prigionieri destinati alla detenzione in Siberia.
La sfida prevedeva alcune condizioni.
Innanzitutto Houdinì venne perquisito, completamente spogliato e , una volta nudo, venne ammanettato.
Quindi fu condotto alla camionetta che somigliava più a una grossa cassaforte su ruote che a un mezzo di trasporto.
Era dotata di un'unica porta, con una minuscola finestrella munita di sbarre.
La serratura era solo all'esterno.
Eppure, una volta rinchiuso, il "mago" ne uscì in 28 minuti.
Come ci riuscì?
Si è compreso solo che in qualche modo Houdini riuscì a forzare la serratura.
Forse un assistente aveva nascosto qualche attrezzo a bordo della camionetta.
E alcuni sostengono che la moglie Bess, dandogli un bacio prima di entrare sulla camionetta, gli avesse passato un piccolo attrezzo da scasso.
Ma si tratta solo di un'ipotesi.
Oggi di quella fuga ci resta solo una litografia a colori, mentre il segreto su come fu compiuta è perduto per sempre.
Ovunque andasse, Houdini sfidava la polizia locale a imprigionarlo.
Spesso si faceva denudare, perquisire, incatenare con diversi metri di catene, ammanettare polsi e caviglie e infine chiudere a chiave in una cella.
In Germania un ufficiale di polizia denunciò Houdini: avrebbe pagato un secondino perchè lo lasciasse fuggire.
Ma quella che poteva diventare una pietra tombale sulla carriera del "mago" si trasformò in uno dei suoi più grandi successi: durante un processo dimostrò di potersi liberare da catene e manette.
Quale era dunque il suo segreto?
Davvero era in grado di smaterializzare il proprio corpo, come affermò Conan Doyle?
La realtà è che Houdini non ha mai vantato superpoteri o doti soprannaturali.
I suoi erano solo trucchi.
Alcuni se li è portati nella tomba, ma molte sue fughe sono state spiegate e anche replicate.
Molto si doveva alla destrezza e all'eccezionale forza fisica, così come alla straordinaria capacità (frutto dell'allenamento e di doti naturali) dei suoi polmoni, oltre che dall'agilità con cui muoveva le dita dei piedi, praticamente prensili.
Houdini si libera dalla camicia di forza mentre è sospeso nel vuoto.
In alcuni casi usò grimaldelli, duplicati di chiavie arnesi da scassinatore.
Il problema, semmai, era capire dove potesse nascondere questa ferraglia durante le perquisizioni.
Houdini stesso dimostrò di sapere ingoiare piccoli oggetti, trattenerli nello stomaco o in bocca e rigurgitarli a comando.
E alcuni hanno ipotizzato che nascondesse piccole chiavi in una capsula che ingoiava e recuperva poi al momento giusto.
Ma se Houdini è entrato nel mito è proprio per l'incertezza sui suoi "poteri".
Come i grandi crimini rimasti senza colpevole, le sue evasioni sfidano il senso comune e il fatto che in alcuni casi restino inspiegabili ne alimenta ancora oggi il mistero.
Lo stesso Houdini rivelò ad una rivista americana del 1914 il segreto per liberarsi dalla camicia di forza.
Nella prima immagine centrale Houdini faceva notare come tenesse le spalle dritte e il petto gonfio mentre le guardie legavano la camicia di forza.
Delle immagini in basso, da sinistra a destra Houdini commentava:
*Posizione di partenza: osservate la postura delle braccia.
* Abbassando le spalle e tirando in dentro il petto cambio la posizione delle braccia.
* Infilo la testa fra le braccia e le libero.
* A questo punto è semplice raggiungere le fibbie della camicia sulla schiena e slacciarle.
L'evasione dalla camicia di forza sospeso a testa in giù, con un argano dalla cima di un palazzo fu studiata da Houdini nel 1904 per riconquistare il pubblico Statunitense che, durante la sua tournèe in Europa, si era dimenticata del grande mago.
Veniva scelto, non a caso, un palazzo sede di qualche grande giornale per attirare ulteriormente l'attenzione.
Houdini fu tra i primi a capire che il vero "superpotere" era quello della pubblicità.
E comprese anche che niente attrae più gli uomini della sfida alla morte.
Fu per andare incontro a questa curiosità morbosa che prese a tuffarsi ammanettato in fiumi dai quali riemergeva sempre sano e salvo e con le manette aperte.
Oppure si faceva legare e chiudere dentro una cassa di legno poi inchiodata e gettata in mare, da dove usciva libero dopo una breve attesa (al massimo un paio di minuti che agli spettatori sembravano eterni).
L'acqua aveva sempre esercitato un grande fascino su Houdini.
E fu ancora una volta la capacità di anticipare i gusti del pubblico, da pubblicitario di razza, la sua carta vincente.
Quando liberarsi dalle manette sembrò passato di moda e in tanti ormai lo imitavano, escogitò l'evasione dal bidone del latte.
Si faceva calare in un enorme bidone di acciaio riempito d'acqua, che veniva chiuso dall'esterno con quattro lucchetti portati dagli spettatori.
Una situazione claustrofobica, amplificata da un enorme orologio che segnava il tempo e dall'invito al pubblico, fatto da Houdini prima di immergerso, a trattenere il fiato per tutto il tempo (anche in questo caso un pao di minuti) in cui restava rinchiuso.
Tutti erano costretti a riprendere fiato almento due volte o tre prima che il volto sorridente di Houdini facesse di nuovo la sua comparsa.
Nel 1912, poi, Houdini mise a punto la sua spettacolare fuga: il numero della PAGODA, ispirato ad una tortura cinese.
Prevedeva un grande contenitore in vetro, riempito d'acqua, nel quale Houdini veniva calato a testa in giù, con i piedi imprigionati in un coperchio che chiudeva il contenitore con numerosi lucchetti.
Una tenda copriva la "trappola" dalla quale, dopo qualche minuto, Houdini saltava fuori lasciando alle sue spalle la vasca chiusa e integra, come gli spettatori l'avevano vista.
Dopo tutte queste imprese, Houdini divenne una superstar internazionale e l'artista più pagato sui palcoscenici d'America, impegnato a esplorare sempre nuovi modi di stupire: nel 1916 fu infatti il primo uomo a volare sulle ali di un aeroplano in Australia.
Nel 1920 debuttò al cinema con una serie di 15 mediometraggi, The master mystery, quindi interpretò, diresse e produsse tre film di successo prima di lasciare la carriera cinematografica, appena cinque anni dopo.
Negli ultimi anni della sua vita dedicò gran parte del suo tempo a smascherare sedicenti medium e spiritisti che, sfruttando trucchi da illusionisti, ingannavano frotte di ingenui.
L'interesse per il mondo degli spiriti era nato in seguito all'amicizia con Arthur Conan Doyle, convinto spiritista.
Ma ogni medium che lo scrittore gli aveva consigliato si era rivelato un ciarlatano.
Houdini riconosceva facilmente che quelli che ai profani sembravano prodigi inesplicabili erano trucchi del suo mestiere.
Fu così che iniziò a smascherare pubblicamente più di una truffa.
L'amicizia con Doyle andò in frantumi, ma Houdini si trovò ancora sulle pagine dei gornali come paladino della giustizia.
La vita dell'artista sembrava ormai avviata a una maturità di onori e successi.
Ma una sera di ottobre del 1926, nel camerino di un teatro di Montreal (Canada) uno studente appassionato boxeur volle sfidarlo a una prova di forza, colpendolo con un pugno al ventre.
Il giorno dopo Houdini, che forse era stato colpito senza avere avuto il tempo di preparare i muscoli addominali, accusò forti dolori.
Andò lo stesso in scena.
Pochi giorni dopo, a Detroit (USA) al calare del sipario stramazzò al suolo con la febbre a 40.
Solo allora lo convinsero a farsi ricoverare.
La diagnosi fu peritonite: probabilmente il colpo al ventre aveva contribuito alla perforazione dell'appendicite già infiammata.
Operato d'urgenza, ma, inutilmente, Houdini lasciò questo mondo il 31 ottobre 1926, la notte di Halloween.
Ma la sua leggenda era appena incominciata.
Come commentò un suo amico: "Houdini poteva scappare da qualunque cosa, ma non dalla nostra memoria".
Secondo lo storico americano Kenneth Silverman, parte del fascino perenne di Houdini risiede nel fatto che era un "mago" in pieno Novecento. "Sia che pendesse a testa in giù da un grattacielo o che evadesse da una cassa immersa nell'acqua, la sua carriera è stata segnata dalla modernità, inseparabile dagli strilli in prima pagina, dagli aeroplani, dalla radio, dalle automobili e dai sottomarini."
Probabilmente fu Bess, la moglie di Houdini, a cogliere nel segno quando disse che "il segreto di Houdini è Houdini stesso".
Chiunque, se volesse, potrebbe ripetere alcune delle sue evasioni, ma evidentemente, non è questo il punto.
Nessuno all'infuori di Houdini è riuscito in seguito a prendere il suo posto nell'immaginario collettivo.
Fu infatti lui il primo a convincere intere masse di spettatori di possedere poteri sovrumano.
A distanza di un secolo dalle sue strabilianti performance il mito di Harry Houdini non perde mai smalto.
Sono numerosi i film che ne ripercorrono le gesta e la vita.
Già nel 1953 uscì nelle sale cinematografiche Il mago Houdini, con Tony Curtis nei panni di Houdini.
Molti degli equivoci legati alla vita e alla morte di Houdini sono legati a questo film.
Ad esempio, nel film il protagonista muore nella cassa della tortura cinese dell'acqua e non per la più prosaica peritonite.
In realtà il finale del film è ambiguo, perché nell'ultima scena il mago è ancora vivo, anche se malconcio.
Nel 1976 Melville Shavelson dirige Il grande Houdini, con Paul Michael Glaser.
Nel film televisivo del 1998 Houdini viene nterpretato da Johnathon Schaech.
Nel 2007 la regista australiana Gillian Armstrong ha realizzato il film Houdini - L'ultimo mago, con Guy Pearce e Catherine Zeta-Jones.
Prossimamente vedremo nelle sale cinematografiche una versione al quanto originale della vita di Houdini.
La storia prevede che Houdini fosse una spia britannica, che ebbe come incarico quello di consigliere dello Zar Nicola II, nel periodo della Russia prerivoluzionaria.
Questa volta a portare una storia sul grande schermo sarà la Summit Entertainment, che ha ingaggiato lo sceneggiatore Noah Oppenheim.
Di recente anche la Dreamworks ha deciso di portare al cinema una storia sul mago Houdini, anche se di genere diverso.
In questo caso infatti si tratta di “Voices of the dead”, un’indagine di Harry Houdini ed Arthur Conan Doyle su una serie di delitti avvenuti a New York.
Harry Houdini è un personaggio così moderno e attuale che il 24 Marzo 2011 anche Google ha ricordato il 137° anniversario della sua nascita.