Portrait de Madame M.

Tamara de Lempicka, 1932

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    Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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    Tamara de Lempicka
    Portrait de Madame M., 1932
    (Ritratto di Madame M.)
    olio su tela, 100x64,7 cm
    Collezione privata




    Il dipinto venne esposto nel giugno del 1932 con il titolo Portrait de Mme André G:Morillot al Salon des Tuileries insieme al Portrait de Mme Ferry e a un dipinto con calle. Numerose sono le citazioni che riguardano i quadri della Lempicka esposti in quell’occasione, che documentano quanto fosse vivo l’apprezzamento dei contemporanei.
    Di fronte ai due dipinti giocati su pochi colori, dominati dal bianco e dal grigio, le reazioni sono sempre abbastanza nette, molto positive o freddamente negative. Quelle positive sottolineano il personalissimo stile dell’artista: il rigore, la brillantezza, lo splendore metallico, la prestanza sportiva delle sue donne.

    Ci sono poi giudizi titubanti, espressi per gli stessi motive che negli altri recensori suscitano apprezzamento: la glaciale imponenza delle figure, il realismo pulito e chiaro dei volti, la solidificazione delle pieghe dei tessuti, trovando i ritratti freddi e secchi.
    Certo è che la Lempicka doveva considerarlo un dipinto riuscito, perché compare tra quelli ripresi nel film Un bel Atelier moderne, proiettato nel novembre del 1932.
    Giocato sulle diagonali, è concepito in modo speculare rispetto ad un altro ritratto dello stesso periodo, il Portrait de Ira P.

    Il Portrait de Madame M. è una committenza ricevuta nel 1931-1932 da André Morillot, avvocato alla Corte di Cassazione e al Consiglio di Stato: è infatti il ritratto della moglie, Marie-Thérèse Morand e doveva essere il dono per il loro matrimonio, celebrato nel 1929. La destinazione era dunque una casa dell’alta borghesia, in cui evidentemente si apprezzava una modernità che richiamasse la rassicurante arte del passato.

    La Lempicka infatti unisce nella composizione elementi che citano il manierismo fiorentino e l’arte greca classica: la ricchezza di pieghe e volute dell’abito bianco infatti ricorda certe soluzioni di Pontormo, ma anche pregevoli reperti dell’arte classica greca, come la Nike di Samotracia al Louvre o quella Nike Paionios pubblicata all’epoca su diverse riviste francesi.

    portraitmadamemd



    Alle pieghe dell’abito marmorizzate come un tessuto della napoletana cappella Sansevero, si contrappongono le dure volute della sciarpa blu, il famoso “blu Lempicka”, su uno sfondo che richiama quinte teatrali e sagome di grattacieli: un capolavoro di raffinate corrispondenze e studiate contrapposizioni.
    In questa architettura, costruita dall’abito e dallo sfondo, il volto di Madame Morillot si inserisce impassibile e composto, senza leziosità eccessive, a eccezione forse dell’esibita mano dalle unghie laccate. Il suo look è moderno e dinamico, con i capelli corti e lisci, come proponevano alcuni manichini dell’epoca.

    La freddezza rimproverata allora da alcuni critici era poi l’elemento che la Lempicka ricercava con convinzione, che rendeva i suoi dipinti “virili”, privi di sentimentalismo facile, di soluzioni accattivante e compiacenti. Il ritratto di Madame Morillot è, fra i suoi lavori, uno dei più vicini al realismo gelido e puro di alcuni autori degli anni Venti e Trenta. Un confronto che rivela consonanze ma anche notevoli differenze, essendo i ritratti degli altri autori molto più statici di quelli della Lempicka, che era in grado di animare un personaggio anche solo muovendo una sciarpa. (M.@rt)




    Edited by Milea - 2/7/2014, 15:53
     
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