Mère supérieure (Madre superiora)

Tamara de Lempicka, 1935

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    Tamara de Lempicka
    Mère supérieure, 1935
    (Madre superiora)
    olio su cartone intelato, 30x19,9 cm
    Nantes, Musée des Beaux-Arts




    Forse per suscitare stupore e meraviglia per la sua eccezionale capacità tecnica, forse per adeguarsi alla generale atmosfera non proprio spensierata, Tamara de Lempicka scelse l’immagine di questa suora piangente e altri dipinti consoni al clima di guerra per la campagna stampa che precedette la sua mostra alla Julien Levy Gallery di New York nel 1941. Così la Mère supérieure risulta uno dei quadri più pubblicati, comparso a partire dal 2 marzo su “The Hammond Times” su una grande quantità di quotidiani statunitensi, anche quelli delle cittadine più sperdute.

    La sua immagine è in un “format” sotto il titolo East to see Painting of Baroness, Favorite Artist of Hollywood stars: l’articolo è pubblicato, sempre uguale, fino al novembre 1941.
    E’ corredato da una foto della baronessa polacca con la testa coperta da una sari, e l’articolo illustra la storia della sua vita, il racconto del suo arrivo a Hollywood, le sue frequentazioni con le star (Dolores del Rio, Annabella, Tyrone Power e così via), e soprattutto la sua amicizia con Greta Garbo.



    Si avverte uno stridente contrasto tra il contenuto dell’articolo e quei quadri pieni di sofferenza; fu certo questo uno dei motivi che indusse la critica a considerazioni fortemente negative sulla sua arte, che si accentra sul personaggio dall’aria aristocratica, “che afferra il pennello come uno scettro”, ha i capelli rossi come molte donne raffigurate nei suoi quadri e sbatte le palpebre come un’attrice. Proprio parlando della Mère supérieure viene spesso messo in rilevo il suo iperrealismo, addirittura si dice che “è specializzata nel dipingere occhi lacrimosi”, fino alla terribile stroncatura comparsa sul “San Francisco Bulletin” il 18 settembre, che parla di “imperdonabili lacrime di glicerina”.

    meresuperieured



    L’amore che la Lempicka ebbe per questo quadro fu però reale, e ribadito in diverse occasioni: quando nel corso della mostra di New York, nell’aprile del 1941 l’amico Nicholas Orloff, russo emigrato, la fotografa con i personaggi più in vista accorsi a vedere i suoi dipinti, l’artista si mette in posa vicino a questo quadro: queste preziose foto inedite di Orloff la colgono così con Godfrey Leslie, Madame de Lipovatz e con Salvador Dalì, accanto a Mère supérieure.

    lempickadali



    Che fosse uno dei suoi quadri preferiti lo dimostra il fatto che rifiutò l’offerta di un acquirente disposto a sborsare ben 25.000 dollari. A quella data il dipinto era noto in tutto il mondo: esposto negli Stati Uniti e in Europa, a Parigi, nel 1955, era stato usato come brochure della mostra romana alla Galleria Sagittarius del 1957.
    Variamente datato tra il 1935 3 il 1939, la Lempicka raccontò che il quadro era nato durante la depressione che la colse tra il 1934 e il 1935.

    lempickaorloff



    Nel 1953 tenta una cura a Salsomaggiore e, secondo il suo racconto, caduta in una malinconia distruttiva, si reca in un convento vicino a Parma, dove incontra la madre superiora che, pur portando sul volto i segni di “tutta la sofferenza del mondo”, riescea darle un senso di serenità. In effetti nel 1935 fu in Italia, è documentato il passaggio a Venezia, non sappiamo se si recò a Salsomaggiore, dove risulta essere stata nel 1934; è comunque intorno a quella data che avviene quel profondo cambiamento interiore che inciderà notevolmente anche sulla scelta dei soggetti.

    La pittura fiamminga come momento d’origine del dipinto si trova nelle dichiarazioni che la Lempicka rilascia alla stampa americana nel 1941. lo studio dei fiamminghi sembra dunque essere all’origine di questa ennesima prova di bravura, e in particolare l’addolorata ai piedi della Deposizione di Van der Weyden al Prado e il volto della Vergine dei dolori, uscita dalla bottega di Dirck Bouts, conservata al Louvre. Alla fonte fiamminga si può aggiungere la Vergine dolente e piangente e piangente, presente nel Cristo morto di Mantegna conservato a Brera, dove Maria è rappresentata come una donna anziana, con il volto coperto da pieghe e rughe.

    Rogervan der Weyden
    Deposizione, particolare, 1435
    Madrid, Musei Nacional del Prado


    vandeer


    Tamara de Lempicka
    La veuve, 1924
    Amsterdam, Jacobs Fine Art


    laveuve1924



    Il dipinto è comunque legato a quella Veuve del 1924 che la Lempicka espose alla bottega di Poesia nel 1925. Certo, nei dieci anni trascorsi tra l’affranta donna in lutto e la suora piangente, quella forza virile che Woroniecki riconosceva all’artista (qualità che le impediva di non cadere nel sentimentalismo) sembra essere andata perduta. L’iniziale secchezza metallica sembra addolcirsi, rimane immutata solo nel trattamento del velo, e gli occhi gonfi di lacrime sono virtuosisticamente restituiti in tutta la loro acquosa trasparenza. (M.@rt)




    Edited by Milea - 2/7/2014, 12:21
     
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