Paul Cézanne, Biografia dell'artista

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view post Posted on 12/7/2011, 18:04     +5   +1   -1
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Paul Cézanne


“La differenza nell’arte e nella vita è
nella capacità di guardare, nell’attenzione, nella volontà di vedere”






Paul Cézanne, nasce il 19 gennaio del 1839 ad Aix-en-Provence in un'antica ed agiata famiglia. Il padre Louis-Auguste è proprietario di una fabbrica di cappelli e la madre Anne-Elisabeth-Honorine Aubert collabora con il marito. Nel gennaio del 1844 nasce la sorella di Paul, Marie, e l'anno seguente il padre fonda con un socio la banca "Cézanne et Cabassol".

Paul_cezanne

La famiglia non ha difficoltà economiche e, anzi, il loro tenore di vita permette a Paul di frequentare le migliori scuole. Nel Collège Bourbon riceve un'istruzione umanistica e stringe amicizia con Émile Zola. Nel 1858 il padre lo obbliga a iscriversi alla facoltà di Diritto per intraprendere la carriera legale, ma i suoi veri interessi lo spingono verso l'arte e nel 1859, organizza nella sua casa di campagna presso Aix il suo studio di pittore. Il padre non vede di buon occhio questa attività del figlio, che sicuramente lo distrae negli studi di legge, ma la madre e la sorella lo aiutano.

Nel 1860 viene esonerato dal servizio militare (il padre versa una quota per mandare un giovane al posto del figlio) e abbandona gli studi universitari; il padre gli dà malvolentieri il permesso (con un modesto sostentamento) di compiere la sua formazione come artista a Parigi.
Nell'aprile del 1861 , quindi, raggiunge Émile Zola a Parigi per studiare all'Académie Suisse, già frequentata da Courbet, Manet e Delacroixt.
Paul Cézanne rimane affascinato dall’opera di Eugène Delacroix, mentre al Louvre studia con attenzione i dipinti del Caravaggio, di El Greco e di Velázquez. In questo periodo le opere di Paul Cézanne trattano soggetti romantici dai toni cupi, con colori di pesante impasto, principalmente ritratti e soggetti figurativi di fantasia, con occasionali nature morte.

I ritratti (di solito di membri della sua famiglia e autoritratti) sono scuri, con una pittura densa, spesso applicata con la spatola.
I dipinti di fantasia sono molto diversi, spesso con soggetti erotici o violenti caratterizzati da una pennellata impetuosa (Le meurtre, 1868 ca, Walker Art Gallery, Liverpool); questi dimostrano l'ammirazione che Cézanne nutre per Delacroix , delle cui opere effettua diverse copie.
Studia presso l'Académie Suisse, dove incontra Camille Pissarro, ma dopo pochi mesi torna sconfortato alla città natale; ha un carattere permaloso e maschera le sue insicurezze dietro un atteggiamento da rozzo provinciale, per esempio rifiutandosi di stringere la mano all'elegante Manet spiegando che non si lavava da giorni e non intendeva sporcare il grande personaggio.

L'anno successivo torna a concludere i suoi studi a Parigi e nel 1865 Cézanne invia al Salon di Parigi, una sua opera che viene rifiutata; anche l’anno seguente ottiene un rifiuto e allora invia una lettera di protesta al responsabile del Salon, sostenendo che chi lavora seriamente ha il diritto di esporre. Non ottiene alcun risultato, anzi non verrà mai più ammesso al Salon.
Dal 1866 al 1870 si divide tra Aix e Parigi. Nella capitale conosce la giovane parigina, Hortense Fiquete, modella e sarta, con la quale, senza informare la famiglia, instaura una convivenza e che nel 1872 gli darà un figlio, Paul. Cézanne intendeva mantenere segreta questa relazione alla sua famiglia, terrorizzato dalla figura autoritaria del padre, ma la verità venne a galla nel 1878 e sposò Hortense nel 1886, poco prima della morte di suo padre (che alla fine aveva accettato la relazione).

Cezanne_self_Portrait

Contemporaneamente dipinge una serie di ritratti, tra i quali lo "zio Dominique" e la sua tecnica passa dalla spatola a impasti grassi e a grandi strati di colore a un substrato romantico.
Dopo la nascita del figlio Cézanne non può più permettersi di vivere a Parigi, quindi si trasferisce nella regione di Pontoise e di Auvers-sur-Oise , circa 30 km a nord-ovest, ritrovando l'amico Pissarro, anch'egli trasferitosi poco prima.
Nel 1873 dipinge "La casa dell’impiccato" un capolavoro dovuto all'influenza significativa di Camille Pissarro, che lo introduce nella cerchia degli impressionisti. Questo quadro, tuttavia, benché non convinca la critica, è la prima opera che Cézanne riuscirà a vendere ad un collezionista.

Nel breve periodo che trascorre con Pissarro a Auvers-sur-Oise, Cézanne passa rapidamente dai toni cupi alle tinte luminose e comincia a dipingere scene agresti. Anche se la figura artistica di Cezanne appare piuttosto isolata e difficilmente riconducibile ad uno spirito e a una poetica condivisi, viene accolto tra gli impressionisti e partecipa senza successo alle loro esposizioni del 1874 e del 1877. Tuttavia, se i suoi compagni di strada avevano un successo commerciale molto limitato, le opere di Cézanne, erano quelle che ricevevano le critiche più aspre. A onore del vero, occorre però dire che per quanto Cézanne accettasse l'impressionismo e ne condividesse gli obiettivi, non si identificava perfettamente con esso e i suoi risultati erano infatti diversi e anche gli stessi impressionisti, fatta eccezione per Pissarro, Monet e I giocatori di carte - Paul Cézanne Renoir, mostravano diffidenza verso la sua pittura.

Nel 1877 Georges Rivière scrive: "L'artista più attaccato, più maltrattato da quindici anni dalla stampa e dal pubblico, è Cézanne. Egli è, nelle sue opere, un Greco della Belle époque; le sue tele hanno la calma, la serenità eroica delle pitture e delle terrecotte antiche, e gli ignoranti che ridono davanti alle Bagnanti, per esempio, mi fanno l'effetto dei Barbari che criticano il Partenone. Il signor Cézanne è un pittore e un grande pittore. Coloro che non hanno mai tenuto in mano una pennellessa o una matita hanno detto che non sa disegnare, e gli hanno rimproverato delle imperfezioni che non sono che un raffinamento ottenuto attraverso un'enorme scienza [...] la sua pittura ha l'inesprimibile fascino dell'antichità biblica e greca, i movimenti dei personaggi sono semplici e grandi come nelle sculture antiche, i paesaggi hanno una maestà imponente, e le sue nature morte così belle, così esatte nei rapporti tonali hanno, nella loro verità, qualcosa di solenne. In tutti i suoi dipinti, l'artista commuove, perché egli stesso prova, davanti alla natura, un'emozione violenta che l'abilità trasmette alla tela".

Paul_Cezanne_Father

Alla morte del padre, nel 1886, Cézanne eredita i beni di famiglia (tra cui la casa Jas de Bouffan, che compare in diversi dipinti), e vive principalmente ad Aix, recandosi però spesso a Parigi; ma in generale viaggia poco, recandosi all'estero una sola volta nella sua vita, in Svizzera nel 1890.
Paul Cézanne stanco dei suoi insuccessi, si isola in Provenza, allentando i contatti con gli impressionisti e cominciando a maturare un nuovo stile pittorico più attento ai volumi degli oggetti ed alla organizzazione dello spazio che li circonda.

Libero da preoccupazioni economiche e, per la prima volta nella sua carriera può concentrarsi solo sull'arte; nei successivi vent'anni non fa praticamente altro che dipingere, perseguendo i suoi ideali con disciplina e pazienza.
Si concentra nella ricerca di una nuova tecnica che superi quella impressionista e che esalti, attraverso il colore, le forme e lo spazio; in questo periodo modifica il suo stile e pur continuando a dipingere studi di natura nelle brillanti tonalità impressioniste, semplifica gradualmente la tecnica pittorica, fino a rendere i volumi con pennellate giustapposte di colore puro. Ma tanta tenacia non vale a far breccia nell'incomprensione del pubblico e della critica, che non apre gli occhi neppure di fronte alla mostra di Vollard del 1895, nella quale erano esposti i suoi più alti capolavori.

Cezanne passa quindi gli ultimi anni della sua vita, quasi in totale e volontario isolamento; la moglie e il figlio sono rimasti a Parigi e dunque Cézanne vive da solo ad Aix en Provence, dividendosi tra la casa in città e l'atelier in località Chemin des Lauves.
Il suo carattere chiuso, con tendenze paranoiche, contribuisce all'isolamento; unico ad occuparsi di lui è il grande mercante d'arte Ambroise Vollard. Alla fine del secolo è ormai riverito come “il Saggio” dalle avanguardie e nel 1904 il Salon d'Automne gli dedica una mostra speciale.

Nell'ottobre 1906, mentre dipinge in plein air, Cézanne viene sorpreso da un temporale, subentra una polmonite che in pochi giorni lo porterà alla morte, tanto che il figlio e Hortense, giungeranno dopo la sua morte. L'anno dopo, a Parigi, Ambroise Vollard, tiene una grande retrospettiva che rivela al grande pubblico l'arte di Cézanne. Finalmente le sue ultime tele colpiscono il mondo artistico, aprendo la strada della ricerca pittorica alle avanguardie del '900. Fonte


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Tazza_Cezanne150




La sua arte


Fu solito lavorare lentamente e istintivamente, creando un senso di profondità e solidità non attraverso la prospettiva o altre tecniche convenzionali, ma attraverso variazioni tonali estremamente delicate, distorcendo l'aspetto reale, inclinando e allungando leggermente le forme, per raggiungere un equilibrio pittorico, scopo principale della sua ricerca.
L'accuratissima analisi della natura nelle viste ripetute di soggetti, differiva totalmente dagli esercizi pittorici di Monet. L'idea di Monet era di dipingere un paesaggio in un'unica sessione in modo da catturare l'impressione di un particolare istante, invece Cézanne tornava sul luogo più e più volte per creare un'immagine profondamente calibrata che portasse in sé tutte le visioni da lui accumulate nel corso del tempo; i suoi dipinti infatti raramente forniscono indicazioni precise sull'ora o la stagione in cui il soggetto è rappresentato.

Si interessò in effetti più dell'analisi strutturale che della superficie e il suo obiettivo consisteva nel fondere la grandezza formale degli antichi maestri con il naturalismo e il colore della migliore pittura contemporanea.
Anche se nella resa della figura umana, Cézanne era solito rimproverarsi gravi mancanze, il suo contributo alla storia dell’arte del Novecento è stato notevolissimo: le opere degli ultimi anni, anticiparono gli studi delle avanguardie storiche sulla scomposizione dei volumi e la costruzione dei corpi.

Si dedicò soprattutto ad alcuni soggetti che preferiva: ritratti della moglie, nature morte, e soprattutto i paesaggi provenzali, in particolare il Mont Sainte-Victoire, che acquistò un valore simbolico simile a quello che potrebbe avere il monte Fuji per un pittore giapponese. Negli ultimi anni produsse opere di luminosa bellezza e compostezza classica, lontane anni luce dall'impulsività selvaggia dell'opera giovanile.
Cézanne lavorò spesso a lungo sui dipinti: si dice che abbia effettuato oltre cento sedute per un ritratto di Ambroise Vollard (1899, Petit Palais, Parigi) che poi abbandonò.

Nonostante la lentezza con cui lavorava lasciò una sostanziosa quantità di opere (disegni e acquarelli oltre che oli); ne esistono esemplari in molti importanti musei, con collezioni particolarmente pregiate, come presso la Courtauld Gallery a Londra, la Barnes Foundation a Merion in Pennsylvania, il Museo Pushkin a Mosca, il Metropolitan Museum a New York, il Musée d'Orsay a Parigi, l'Ermitage a San Pietroburgo e la National Gallery a Washington.
Una mostra postuma delle sue opere tenuta nello stesso luogo nel 1907 fu un fattore determinante per la nascita del cubismo, e la sua successiva influenza è stata profonda, diversificata e durevole, guadagnandogli il titolo di “'Padre dell'arte moderna”': la convinzione che la superficie pittorica abbia una propria integrità indipendente da ciò che è in essa rappresentato -caratteristica fondamentale di gran parte della pittura moderna -nasce in gran parte proprio da Cézanne.

Non è solamente la qualità del suo lavoro a render conto della sua ispirazione, ma anche l'esempio da lui dato di completa devozione all'arte. Henri Matisse comprò un dipinto di Cézanne nel 1899 e nel 1936 scrisse che il dipinto l'aveva sostenuto spiritualmente nei momenti critici della sua carriera di artista, e che da quello aveva attinto fede e perseveranza. Quello che fu il suo studio ad Aix è adesso un museo monografico, ripristinato nella forma in cui l'aveva lasciato alla sua morte e contenente oggetti personali come il cappello e la pipa. Fonte


“All’inizio, sottomissione completa al modello;
accuratamente stabilire la posizione, sviluppare la ricerca delle linee,
raccordare le proporzioni;
in seguito, in sedute di profonda meditazione,
esaltare le sensazioni coloranti,
elevare la forma fino a una concezione decorativa;
partendo dal colore verso il diapason dell’armonia”









Bibliografia delle opere trattate: Rizzoli/Skira, I classici dell'arte



Edited by Milea - 25/10/2022, 19:35
 
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view post Posted on 24/11/2022, 14:19     +4   +1   -1
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Paul Cèzanne


“Quello che non ho ancora potuto ottenere,
che sento che non otterrò mai nella figura o nel ritratto,
l’ho forse toccato là,
in quelle nature morte…”.




È un Paul Cézanne anziano, ormai pronto a fare un bilancio della propria vita, di uomo e di artista, quello che così si confida agli amici più cari. Ma non c’è stanchezza, non c’è rassegnazione nelle sue parole; semmai la lucidità di chi finalmente ha capito, la consapevolezza di chi è riuscito a vedere, l’intima serenità di chi ha avuto una rivelazione che illumina una vita segnata da amarezze e fallimenti, da crisi e da tormenti, ma che non si è mai adagiata, non si è mai arresa, in una ricerca continua di senso e di significato. Per questo ogni pennellata di Cézanne, l’ateo infine conquistato a Cristo, il materialista convertito via via alla spiritualità, pare mormorata invocazione, ogni suo dipinto inno alla natura e al suo Creatore. Cézanne, un pittore poco compreso e lungamente osteggiato in vita, fu riconosciuto come padre e ispiratore dalle avanguardie artistiche del Novecento e dai loro protagonisti, a cominciare da Picasso.


La campagna attorno ad Aix-en-Provence, dove Cézanne nasce nel 1839, è la fonte continua della sua ispirazione; quella campagna dove ha vissuto adolescente con Emile Zola, lo scrittore che dopo averlo incoraggiato lo “rinnegherà”, ritenendo fallimentare l’esperienza artistica dell’amico Paul. Quella campagna dove il pittore ritorna dopo la snervante parentesi parigina, quasi come un rifugio, anche rispetto alla stessa borghesia provenzale a cui appartiene (lui, figlio di un cappellaio diventato banchiere), ma che lo guarda con ricambiata diffidenza. Quella campagna di cui Cézanne conosce ogni sentiero, ogni ruscello, ogni albero, per averli contemplati per ore, per giorni, in qualsiasi stagione e condizione, prima ancora di portarli sulla tela, come farà fino al suo ultimo respiro. Luoghi che diventano non-luoghi, spazi simbolici della sua stessa fantasia, punti di riferimento della sua geografia dell’anima. È come se Cèzanne, per tutta la sua esistenza non abbia avuto che un unico scopo, caparbiamente perseguito con il pennello in una mano e la tavolozza nell’altra: analizzare il suo rapporto con quel “tutto indivisibile” che è il mondo, cercando di cogliere pittoricamente ogni frammento di realtà nella sua pienezza e nella sua unità: un’esperienza artistica che non poteva non diventare autentico itinerario spirituale.


È per questo che le nature morte di Cézanne non sono soltanto raffigurazioni di mele, fiori o bicchieri. Sembrano ritratti di una bellezza effimera e caduca, e sono invece squarci sull’infinito. Paiono istanti casualmente catturati dallo sguardo, ma diventano brani di vita consegnati all’immortalità. Così che la trasformazione in volume e colore di quelle mele, di quei fiori, di quei bicchieri, è talmente profonda da suggerire, più che la parvenza degli oggetti, la loro stessa essenza: come se ognuno di essi, cioè, si ritrovasse al centro stesso dell’universo.
Sappiamo, del resto, che ad ogni sua composizione Cézanne dedicava decine e decine di sedute: un tempo che ad osservatori estranei appariva perfino eccessivo. Soprattutto per chi riteneva che le “impressioni” dovevano essere buttate giù sulla tela così, di getto. Ma non voleva dipingere emozioni, il maestro di Aix-en-Provence. Le sue opere sono piuttosto come il risultato di una lunga meditazione interiore, frutto quasi di quella stessa ascesi in cui si immerge il monaco orientale per scrivere la sua icona. Alla ricerca di un ordine primigenio, di un equilibrio da ricostruire, dove nulla vi è più di vile, di inutile, di emarginato, ma dove ogni cosa è come illuminata da una luce che salva, in una sublimazione della quotidianità che è già riflesso di eternità. (M.@rt)




 
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