Saint Jean-Baptiste

Tamara de Lempicka, 1936

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    Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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    Tamara de Lempicka
    Saint Jean-Baptiste, 1936 circa
    (San Giovanni Battista)
    olio su cartone, 35x30 cm
    Fundación V.M.Contreras



    Il dipinto venne realizzato durante un anno di profondo disagio, quel 1936 in cui la Lempicka fu curata per una depressione che la portava a raccontare a Puglisi in una lettera del 5 giugno di sentirsi “un essere infelice, tormentato, senza patria, senza casa, sempre sola. La lettera è spedita da Monte Verità, vicino ad Ascona, sul lago Maggiore.
    Sia questo Jean-Battiste che Saint-Antoine nascono in questo stato di sofferenza che evidentemente influisce sulla scelta dei soggetti. La testa del santo vaga in un spazio nero percorso da grigie striature, come se fossero nuvole che vagano in un cielo notturno: una visione alla Redon, allucinata, cruenta, drammatica. Appena decapitata, ancora sprizza zampilli di sangue, mentre la bocca è aperta in un ultimo sospiro, gli occhi già chiusi e infossati, intonsi i fluenti capelli e la barba dai riccioli composti.

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    L’opera è molto vicina alle sculture barocche colorate e questo è rilevabile se si confronta il dipinto con una testa mozzata di Giovanni Battista di Gaspar Núñez Delgado, conservata al Museo de Bellas Artes di Siviglia, città che la Lempicka dichiarò di aver visitato, ma anche la tavola di Andrea Solario, conservata al Louvre, dello stesso soggetto. Entrambi hanno molti particolari in comune con il dipinto della Lempicka: l’insistenza sulla presenza del sangue, quegli occhi drammaticamente chiusi, la bocca aperta e i capelli inanellati.

    Gaspar Núñez Delgado
    Testa di San Giovanni Battista, 1591
    Siviglia, Museo de Bellas Artes

    delgadob


    Andrea Solario
    Testa di San Giovanni Battista, XV secolo
    Parigi, Musée du Louvre


    solari



    Esposto negli Stati Uniti in tutte le quattro mostre che la Lempicka tiene tra il 1941 e il 1942, il dipinto viene citato per la perfezione della stesura pittorica nella recensione sul “Los Angeles Times” del 19 ottobre 1941, nel quale si riconosce nell’artista un esponente importante del neoclassicismo che si rifà al manierismo italiano del XVII.

    All’elenco finora noto delle mostre in cui il dipinto venne esposto va aggiunta quella che si tenne nel 1955 a Parigi, alla Galerie André Weill: il quadro infatti è citato nella cronaca di Roger Nalys pubblicata su “Combat” del 10 ottobre.
    Il suo racconto, significativamente intitolato Les visons sont lachés, è il resoconto mondano dell’inaugurazione, corredato da una vignetta in cui compaiono molte signore in pelliccia: Tamara de Lempicka in visone, la duchessa de Rochefoucauld con una mantella di volpe blu, la contessa Sanjust di Teulada con la lontra, Suzy Solidor in astrakan nero con collo di visone. (M.@rt)




    Edited by Milea - 2/7/2014, 11:59
     
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