A l'Opéra (All’Opera)

Tamara de Lempicka, 1941

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    Tamara de Lempicka
    A l'Opéra, 1941
    (All’Opera)
    olio su tela,76,2x50,8 cm
    New York , collezione privata



    L’opera è pubblicata per la prima volta sul “Los Angeles Examiner” del 24 marzo 1941, in una foto in cui la Lempicka è nel suo studio di Beverly Hills: nel breve articolo di commento si racconta che l’artista e il marito erano partiti il giorno prima per New York, per ritirare le carte che li avrebbero trasformati da nobili europei in comuni cittadini statunitensi, da “barone” e “baronessa” a “signore” e “signora”. Una conquista per la coppia, che nei mesi precedenti era comparsa in numerosi articoli di varie testate per raccontare quanto desiderassero diventare cittadini americani. Nella foto il quadro compare sul cavalletto, accanto a una raggiante Lempicka in pantaloni e giacca gessata.



    Esposto in tutte le tre sedi della mostra organizzata in quel 1941 da Julien Levy (New York, San Francisco e Los Angeles), il quadro è riprodotto in alcuni annunci relativi alla mostra di San Francisco e le prime righe di commento lo definiscono “magistrale” esempio di virtuosismo tecnico dell’artista. E’ l’unica nota positiva in una recensione negativa, perché si dice che Tamara dipinge come un aristocratico, senza coinvolgimento nelle passioni. L’ambientazione in un palco di teatro dalle decorazioni elaborate e barocche, la perfezione della resa dei tessuti (il velluto rosso, il voile trasparente dei merletti delle maniche e del fazzoletto, il raso dei guanti) ne fanno un esempio di quella perfezione tecnica che la Lempicka racconta con clamore di avere scoperto i segreti della pittura antica, dopo aver studiato antichi ricettari, che le permettono di usare una vernice che dà ai suoi quadri una particolare brillantezza.

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    Tese a impressionare il pubblico del nuovo continente, queste affermazioni vengono riprese e enfatizzate in molte descrizioni dei suoi dipinti, dall’aria un po’ rococò; quelle che tutti sottolineano sono le linee pulite, la resa sensuale delle carni, in un’affettazione non priva di esagerazione.
    Datato 1941, il quadro è preceduto da uno studio a matita che porta una data molto anteriore, “1937”, con notevoli differenze rispetto alla redazione finale: la donna tracciata a matita è una signora intenta a seguire la rappresentazione, con gli occhi rivolti verso il basso, e il palco appare molto meno imponente nelle decorazioni, trasformate nel dipinto in ricche volute gessose.

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    Del disegno del 1937 al dipinto del 1941, l’immagine si trasforma, assumendo u’aria “cinematografica”, con barocchismi da ebanisteria da set, e un volto dalle carni rese perfette da un accurato trucco di scena: ovale da bambola, occhi verso un’immaginaria camera da ripresa, labbra tumide, spalle rotonde, riccioli accuratamente scolpiti con inserti di gardenie e mughetti bianchi.

    Platealmente artificioso, border line tra manierismo e kitsch, il quadro era particolarmente apprezzato da Andy Warhol, battuto sull’acquisto, nel 1980, da Wolfgang Joop, uno dei collezionisti più appassionati della Lempicka. (M.@rt)




    Edited by Milea - 2/7/2014, 11:36
     
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