Portrait du baron Kuffner dans un fauteuil

Tamara de Lempicka, 1954

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    Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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    Tamara de Lempicka
    Portrait du baron Kuffner dans un fauteuil, 1954 circa
    (Ritratto del barone in poltrona)
    olio su tela,61x45,7 cm
    Collezione privata





    Tutti i segni della vecchiaia sono rintracciati con minuziosa attenzione: le rughe del volto, le vene che attraversano la fronte calva del barone, il collo dai muscoli rilassati. Ma il barone mantiene il tono di un’eleganza d’altri tempi: l’anello nobiliare al mignolo sinistro, i baffi alla Francesco Giuseppe, il rigoroso abito grigio, completo di gilet, da cui pende la catena d’oro di un orologio. Corona il tutto una cravatta gialla: nell’insieme, il barone veste i colori dell’appartamento di New York, dalle pareti grigio elefante con la tappezzeria in satin giallo. Si tratta dell’appartamento su due piani, sesto e settimo, con vista sull’East River, di sei stanze e tre bagni, acquistato nel luglio 1942 per 240.000 dollari.
    La camera da letto di Tamara era arredata con mobili provenienti dal castello di Dioszegh: una sala tappezzata di satin grigio-azzurro occupava due piani, con un soffitto alto sei metri e una scala per accedere al piano superiore.
    Dell’appartamento, la Lempicka documenta in questo dipinto diversi elementi: la poltrona su cui è seduto il marito, compare infatti in una foto del 1943 circa, appoggiata a una parete della sala da pranzo: è dipinta di bianco, colore con cui Tamara ricoprì le originarie dorature degli specchi, i tavoli e quant’altro, come racconta a Priscilla Chapman in un’intervista pubblicata nel novembre 1961. Sullo sfondo del dipinto, compare parte di un “cabinet” ritratto anch’esso in una foto che riprende il salotto.

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    Sono quei mobili Biedermeier e italiani descritti in dettaglio e magnificati dalla giornalista dello Houston Post” in un articolo del 26 novembre 1961, Baroness Furnishes Apartment with Reminders of Hungary. Non è da escludere che questi articoli, in cui si parla poco della mostra di Tamara in corso alla Iolas Gallery e tutti incentrati sulla descrizione dei mobili -che si sottolinea sempre- lei e il marito hanno portato via dall’Europa invasa dai nazisti, siano una specie di “inventario pubblico”, destinato a frenare qualsiasi richiesta potessero avanzare i figli del barone Kuffner.
    Il barone era morto da circa venti giorni, ma di lui si parla come se fosse vivo, raccontando che caccia in giro per il mondo, dalle Alpi austriache alle Rocky Mountains, mentre Tamara ancora racconta di essere stata uno degli amori de Gabriele d’Annunzio. (M.@rt)




    Edited by Milea - 2/7/2014, 11:12
     
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