Portrait de Kizette adulte I

Tamara de Lempicka, 1955-56

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    Tamara de Lempicka
    Portrait de Kizette adulte I, 1955-1956 circa
    (Ritratto di Kizette adulta I)
    olio su tela, 27x22 cm
    Stati Uniti, collezione Richard e Anne Paddy




    Questo è l’ultimo ritratto di Kizette: della giovane donna quarantenne, la Lempicka restituisce il volto illuminato dagli occhi azzurri, e mette in evidenza la bocca truccata con un ductus sommario, poco rifinito, ormai lontano da quello, meticoloso e attento, che caratterizzava i suoi dipinti fino a pochi anni prima.
    Il ritratto è forse desunto da una foto di Kizette scattata nel Natale 1955. All’epoca, la Lempicka andava almeno una volta all’anno a trovare la figlia, che viveva a Houston dal 1952, al 3235 di Reba Drive. E alcune cronache cittadine riportano la sua presenza in città.

    Ma il rapporto tra madre e figlia fu sempre conflittuale. Da una parte l’artista si curò poco di Kizette, anche quando era bambina, amava ritrarla, ma non conviverci, e presto la ragazza fu messa in collegio.
    Quando la Lempicka arriva a Hollywood, una delle sue dichiarazioni più sconvolgenti fu che non aveva figli, fatta probabilmente per ingannare sulla sua reale età, visto che Kizette aveva oltre vent’anni.

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    Laureata in lingue a Oxford e in scienze politiche a Stanford, Kizette sposò nel febbraio 1942 il geologo Harold Foxhall, a Las Vegas, dandone l’annuncio alla madre per telefono. Tamara era impegnata nella preparazione della mostra che si doveva tenere in marzo a Milwaukee, si limitò a invitare la coppia a un pranzo a Beverly Hills. D’altro canto la Lempicka si sentiva assediata prima da Kizette e poi dall’intera famiglia Foxhall –Kizette aveva due bambine, Christie e Victoria-, che la cercavano costantemente per denaro.
    Tamara lasciò negli anni Sessanta una caricatura in cui esplicitava il suo ruolo nell’ambito della famiglia: lei appare sdraiata sul pavimento, e intorno Kizette, il marito e le due bambine chiedono tutti “Money” con molti punti esclamativi.



    Kizette, d’altro canto. Rimproverava alla madre un certo “killer instinct”, che la rendeva capace di ignorare chiunque, marito e figlia, in nome del suo lavoro, con la tendenza a dominare e dirigere la vita di tutti coloro che le erano accanto. Tutto questo traspare anche dal libro che Kizette pubblicherà nel 1987, Passion by Design: The Art and Times of Tamara de Lempicka, redatto con Charles Phillips: un testo poco attendibile da un punto di vista filologico, in cui forse si vendicò di molte disattenzioni.

    Una delle narrazioni più ostili è forse quella che riguarda l’antica amante della madre, Ira Perrot, che Tamara frequentò a Parigi sino alla fine, contrariamente a quanto narrato da Kizette che ricostruisce una fantasiosa e precoce rottura. Certo è che un tremendo “lapsus” lo commette proprio firmando il volume col titolo di “baroness”, che non le spettava, essendo di Raoul Kuffner solo figliastra.
    E se Tamara, adottando quel titolo, appariva un po’ pomposa agli occhi dei critici degli anni Quaranta, Kizette usandolo alla fine degli anni Ottanta, per di più senza averne diritto, si rendeva un po’ ridicola. Quando morì, il 16 aprile 2001, sullo “Houston Chronicle” comparve un breve articolo in cui si parlava di lei come di una protagonista del jet set internazionale, e comunque sempre della “daughter of famed art deco painter Tamara de Lempicka”. (M.@rt)




    Edited by Milea - 2/7/2014, 11:09
     
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