Josef Mengele Günzburg (Germania), 16 marzo 1911 Bertioga (Brasile), 7 febbraio 1979
Si faceva chiamare "lo zio" dai bambini di Auschwitz, lui li chiamava "le mie cavie".
Josef Mengele fu soprannominato "Il Dottor morte" o "L’angelo della morte", perchè dal 1943 fu lui ad accogliere i prigionieri nel campo di concentramento di Auschwitz.
Aspettava i carichi umani in guanti e camice bianco e decideva chi aveva diritto di vivere e chi no.
I primi spesso diventavano cavie per i suoi esperimenti medici, i secondi cadaveri da sezionare.
Malgrado ciò Josef Mengele rimase sempre impunito e trascorse gli anni successivi al crollo del nazismo senza scontare mai un solo giorno di carcere.
Mengele trascorse quel lasso di tempo, tra la fuga in Sud America e la sua morte, ben trent'anni, misteriosamente e con ogni probabilità portando avanti gli esperimenti del lager di Auschwitz.
Ad Auschwitz Mengele per prima cosa si circondò di una équipe di medici prigionieri che lo aiutassero nel suo lavoro.
Scovò nel campo circa 15 dottori provenienti da tutta Europa, infermieri professionali ed una disegnatrice con il compito di fare ritratti dei pazienti.
Il primo obiettivo consisteva nello studio dei gemelli.
Mengele eseguì ogni sorta di sperimentazione e di misurazione, tentò trasfusioni incrociate, cercò di cambiare il colore degli occhi delle sue vittime, studiò il "Noma" una malattia dovuta alla profonda denutrizione.
Collezionò gemelli arrivando a studiare e a torturare sino alla morte 3.000 persone per lo più bambini e adolescenti.
Mengele inviava al suo maestro Verschuer gli occhi, gli organi interni, le ossa, il sangue dei gemelli affinché gli studi venissero approfonditi.
Aveva organizzato ad Auschwitz un vero e proprio centro studi, una parodia di un istituto scientifico tedesco: i medici prigionieri erano costretti ad ascoltare le sue conferenze.
Il 1° settembre 1944 li intrattenne con una giornata di studio che intitolò "Esempi di analisi antropologica e di ereditarietà genetica effettuati nel campo di concentramento di Auschwitz".
Mengele inviava al suo maestro Verschuer gli occhi, gli organi interni, le ossa, il sangue dei gemelli affinché gli studi venissero approfonditi.
Da sinistra: Richard Baer (Comandante di Auschwitz), Dr. Josef Mengele and Rudolf Hoess (precedente Comandante di Auschwitz).
E' importante sottolineare che non c'era nessun fondamento scientifico negli esperimenti condotti da Mengele.
Questi esperimenti erano una miscela di sadismo e fede cieca nell'ideologia razzista.
Nel suo laboratorio, al blocco numero 10 di Auschwitz, erano all'ordine del giorno operazioni senza anestesia, mutilazioni, inoculazioni di batteri della lebbra e del tifo.
Mengele praticò trasfusioni incrociate tra gemelli, tentò di creare in laboratorio fratelli siamesi (cuocendoli insieme), iniettò liquido nei loro occhi per mutarne il colore, impose castrazioni, sterilizzazioni e congelamenti.
Tutto questo aveva un solo scopo: l'eugenetica.
Ovvero selezionare la razza ariana per farla perdurare: il sogno di Mengele.
Alcune testimonianze di prigionieri sopravvissuti ad Auschwitz dimostrano la cruenta e sadica attività del Dottor Morte.
L’ex-internata Hani Schick, madre di gemelli che fu sottoposta ad esperimenti insieme ai suoi bambini, testimoniò che il 4 luglio 1944, su istruzioni di Mengele, furono effettuati prelievi di sangue sui suoi bambini in quantità tali che la procedura terminò con la morte sia del bambino sia della bambina.
La passione di Mengele per la pulizia e la perfezione si riversavano in un’estetica della selezione; mandava in camera a gas persone con piccoli difetti sulla pelle, o quelle con piccoli ascessi o cicatrici d'appendicectomie.
"I miei due cugini furono mandati a morte da Mengele davanti ai miei occhi perché avevano piccole ferite sul corpo": raccontò un sopravvissuto.
Mengele tracciava una linea sul muro del blocco dei bambini, tra i 150 e i 156 centimetri dal pavimento, e mandava alle camenre a gas quelli il cui capo non arrivava a raggiungere la linea.
I prigionieri marciavano davanti a lui con le braccia levate in aria e Mengele decideva la loro sorte fischiettando Wagner, Verdi o Strauss.
Mengele uccideva anche in modo diretto.
Fu osservato mentre praticava le iniezioni di fenolo, sempre in modo professionalmente corretto.
Mengele sparò anche a un certo numero di prigionieri, e fu testimoniato che uccise almeno una volta calpestando il corpo di una donna.
Il 2 maggio 1945 quando la Germania capitolava Mengele che si era tolto la divisa delle SS si aggregò ad un ospedale da campo in fuga dai russi.
Qui Mengele ebbe una relazione con un'infermiera alla quale affidò i suoi documenti di Auschwitz affinché li facesse arrivare a Günzburg.
Pochi giorni dopo l'intero ospedale veniva catturato dagli americani presso Weiden.
Mengele venne registrato con il suo vero nome, ma nessuno si curò di lui: solo verso la fine del 1945 venne spiccato il primo ordine di ricerca per crimini di guerra.
Mengele assunse una nuova identità con documenti falsificati: il 30 ottobre 1945 con il nome di Fritz Hollmann abbandonava il campo di prigionia.
Trovò lavoro come bracciante in una fattoria di Mangalding vicino Rosenheim in Baviera.
Qui rimase tre anni e nell'ottobre 1948 chiese alla sua famiglia che l'aiutasse ad espatriare in Sud America.
I preparativi per la fuga durarono diversi mesi.
Il procuratore della famiglia Mengele, Hans Sedlmeier, organizzò la fuga in ogni particolare.
Il 17 aprile 1949 Mengele raggiunse la frontiera tra Italia ed Austria e la varcò grazie all'aiuto di una guida alpina aggirando il confine.
A Vipiteno Mengele trovò un altro inviato della famiglia che gli consegnò nuovi documenti, denaro proveniente dalla filiale della ditta "Mengele" (la ditta del padre) di Merano e, soprattutto, il libro di appunti scientifici di Auschwitz e numerose diapositive scattate alle sue vittime.
Mengele, che aveva cambiato ancora nome in Helmut Gregor, arrivò a Genova da dove, il 18 luglio 1949, salpò verso l'Argentina.
Il 26 agosto sbarcava a Buenos Aires.
Dopo inizi stentati (un lavoro come carpentiere) Mengele entrò in contatto con i circoli di nazisti che avevano trovato protezione nell'allora Argentina del presidente Peron.
Contemporaneamente da Günzburg la famiglia iniziò a spedire regolarmente denaro.
Così Mengele acquistò una quota dell'industria farmaceutica Fadrofarm che produceva farmaci contro la tubercolosi.
Nel frattempo la moglie Irene aveva chiesto il divorzio.
Il patriarca della famiglia Karl propose a Josef Mengele di sposare la cognata Martha rimasta vedova del fratello minore.
Mengele nel 1956 tornò in Europa e sposò Martha in Svizzera.
Dopo le nozze, visto che nessuno gli stava dando la caccia, Mengele rientrò in Germania per rivedere il figlio Rolf e il resto della famiglia.
Ritornato in Argentina venne raggiunto dalla nuova moglie il 30 ottobre 1956.
Ormai Mengele si sentiva tanto al sicuro da chiedere ed ottenere dall'Ambasciata tedesca in Argentina un passaporto intestato con il suo vero nome.
Chi conobbe Mengele a metà degli anni '60 lo descrisse come un "ometto anziano con i baffi mangiati" a causa di un tic nervoso che lo induceva a mordicchiarsi la peluria che con cura si era fatto crescere per camuffare il largo spazio tra gli incisivi, che lo rendeva più facilmente riconoscibile.
In Europa, intanto, i sopravvissuto di Auschwitz serravano le fila, iniziando a far affiorare testimonianze agghiaccianti sul suo conto.
"Presero me, mia mamma e mia sorella gemella.
Ci rinchiusero in una gabbia con altre due gemelle.
Non c'era spazio per muoversi.
Eravamo trattate come bestie, anzi peggio"
raccontò un'ex prigioniera.
"Persino la mano non si poteva tirar fuori perchè le maglie della gabbia erano molto strette.
Mengele veniva quotidianamente e ci iniettava non so quale sostanza.
Dopo quelle iniezioni avevo tutto il tempo voglia di vomitare.
Mia sorella viveva in una specie di coma, era completamente fuori di sè.
Facevamo i nostri bisogni come animali nella gabbia, che non aprirono mai.
Nel 1958 il Comitato internazionale dei sopravvissuti ad Auschwitz lo accusò di genocidio.
L'Università di Francoforte, dove Mengele aveva conseguito la laurea, annullò il suo diploma.
E gli agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano, iniziarono a dargli la caccia.
Apparentemente con successo.
Nel 1960 lo individuarono a Buenos Aires insieme ad Adolf Eichmann, che fu rapito, processato in Israele e giustiziato due anni dopo.
Eichmann durante il processo.
Perchè Mengele, invece, non fu catturato quella volta?
Il funzionario del Mossad, capo dell'operazione spiegò che se avessero tentato di prenderli insieme li avrebbero perduti entrambe.
Nel frattempo Mengele fece perdere le sue tracce fuggendo in Paraguay, il cui dittatore, Alfredo Stressner, non aveva mai nascosto le sue simpatie per il Terzo Reich.
Le tracce del Dottor Morte riemersero nel 1974, quando sotto falso nome (Wolfgang Gerhard) risiedeva in un quartiere di San Paolo, in Brasile, al numero 5555 di via Alvarenga.
Durante questo periodo Mengele era rimasto solo perchè la moglie non sopportava più la vita da fuggitivo del marito ed aveva deciso di tornare in Germania.
Mengele, in Brasile, manteneva contatti solo con una coppia tedesca: i Bossert e, all'apparenza, viveva in ristrettezze economiche.
Nel 1977 il figlio Rolf volò in Brasile per incontrare il padre.
Pur non condividendo gli ideali nazisti del padre Rolf si guardò bene dal denunciarlo alle Autorità.
Due anni dopo, il 7 febbraio 1979, durante una gita insieme ai Bossert, Mengele morì.
Si era appena immerso in mare per una nuotata quando venne colto da infarto.
I Bossert fecero seppellire Mengele sotto l'ultimo falso nome di Wolfgang Gerhard.
Il segreto della morte di Mengele venne mantenuto dalla famiglia per sei anni.
Soltanto nel 1985 il fedele procuratore dei Mengele, Sedlmeier, si confidò con una persona che riferì alla polizia ciò che aveva saputo.
Il 6 giugno 1985 la salma di Mengele venne riesumata.
Era necessario effettuare dei test per dimostrare che quell'uomo fosse proprio Mengele, visto che negli anni si era scatenata la caccia all'uomo spesso solo per suscitare clamore, ma senza nessuna verità.
Tutta la parentela di Mengele, però, per anni si rifiutò di fornire materiale biologico per effettuare i test.
I sopravvissuti ai campi di concentramento organizzarono molti picchetti davanti alle abitazioni dei Mengele per sollecitare la loro collaborazione e dare loro una risposta sulla fine del loro carnefice.
Solo nel 1992 il figlio di Mengele, Rolf decise di collaborare e la risposta fu positiva.
Quell'uomo annegato nel 1979 in Brasile era proprio Josef Mengele.
La caccia era terminata, Mengele non poté essere giudicato da un tribunale per i suoi crimini spaventosi.
La commissione di esperti incaricata delle analisi sui resti riesumati di Mengele mostra alla stampa il teschio.
Assodato il dubbio dell'identità e della reale fine di Josef Mengele si infittì un inquietante mistero in un piccolo paese del Brasile al confine con l'Argentina: Candido Godoi.
In questo paesino nello stato del Rio Grande do Sul si stava verificando un evento molto anomalo: in media nel Dopoguerra si ebbe un incredibile aumento dei parti gemellari.
Si calcola che un parto su cinque fosse un parto gemellare, così che Candido Godoi è diventata famosa per essere il paese dei gemelli per eccellenza.
All'eccezionalità della frequenza dei parti gemellari si unì un altro elemento straordinario: i gemelli presentavano caratteristiche insolite per bambini nati in questi territori.
Le neo-mamme avrebbero partorito decine di gemelli, tutti biondi e con gli occhi azzurri.
Il prototipo della razza ariana.
Gli scienziati cercarono una spiegazione a tutto questo, ma la risposta è lampante per chi ci ha seguito fin qui.
Chi aveva la fissazione per l'eugenetica e i gemelli?
Josef Mengele.
All'arrivo a Candido Godoi un grosso cartello ricorda le bellezze del posto, “terra dal suolo ricco e cittá dei gemelli”
Foto di gruppo per i gemelli di Candido Godoi nel 2006.
Evidentemente Mengele non solo aveva portato a termine i suoi studi, ma aveva anche trovato un terreno fertile per i suoi esperimenti.
In quelle terre sperdute tra Argentina e Brasile, Mengele offriva i suoi servigi gratuitamente ad una popolazione molto povera e arretrata.
Mengele si aggirava nei villaggi come dentista ed entrava nelle case delle famiglie somministrando alle donne farmaci che sicuramente erano frutto dei suoi esperimenti.
Alcuni anziani del luogo raccontano che Mengele passava mesi interi girando per le campagne, visitando contadini ed allevatori con il suo stock di medicine e trattamenti per animali, ma non solo.
Questo il racconto di un ex infermiera Anencia da Flores: “Si presentava come Rudolph Heiss, diceva che era medico e veterinario e applicava i suoi trattamenti mediante iniezioni che servivano a rafforzare l'organismo”.
Ogni tanto organizzava riunioni a casa di qualche contadino per parlare dei progressi della scienza e dei benefici delle nuove tecniche di inseminazione artificale.
Dissertazioni molto convincenti giá che diverse famiglie, stando ai testimoni ancora in vita, decisero di dargli retta.
Poco tempo dopo sono iniziati i parti gemellari, uno dopo l'altro, in ogni famiglia.
Nel passato molti sostennero che Mengele visse quei trent'anni in Sud America come un uomo braccato e in povertà.
I fatti lasciano ad intendere che invece Josef Mengele era finanziariamente sostenuto, probabilmente dalla sua famiglia, tanto da poter creare un laboratorio per la produzione delle misteriose medicine che somministrava alla popolazione.
Ancora oggi a Candido Godoi persiste un tasso di parti gemellari superiore alla media il che suggerisce il pieno compimento del folle sogno di Mengele.
Gli abitanti, dal canto loro, non sono affatto preoccupati e stanno cercando anzi di trovare un risvolto turistico a tutta la faccenda: ogni due anni viene organizzata la “Festa del gemello”, con balli tipici e banchetto a base di birra e salsicce, la messa della domenica é celebrata da due sacerdoti identici.
Nel 2009 lo storico argentino Jorge Camarasa pubblicò il libro "Mengele. L'angelo della morte in Sudamerica" sempre sull'inquietante ipotesi che Mengele abbia relizzato a Candido Godoi il suo progetto.
Il tema molto intrigante fu ripreso nel 1978 nel film con Gregory Peck "I ragazzi venuti dal Brasile".