Balthasar Klossowski de Rola, BALTHUS, Biografia dell'artista

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view post Posted on 20/11/2011, 21:18     +2   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Balthasar Klossowski de Rola, BALTHUS


“Amo le ore trascorse a guardare la tela,
a meditare davanti a essa. A contemplarla.
Ore incomparabili nel loro silenzio”




Balthasar Klossowski conte de Rola, artista conosciuto con il nome di Balthus, nasce il 29 febbraio 1908 in una Parigi nel pieno della sua effervescenza artistica. La sua famiglia, di origine polacca, vive a Parigi a partire dal 1903 nel quartiere di Montparnasse . Il padre è Erich Klossowski, pittore e critico d'arte ; la madre è Elisabeth Spiro, pittrice, di origine russo-polacca. Il fratello è Pierre Klossowski, futuro scrittore.
Sin da piccolo è attorniato dagli artisti e intellettuali più colti dell'Europa di quel tempo; la sua pittura infatti non ha né eguali né simili nello scorso secolo sembra essere proiettata con lo stile nel passato, ma con tutti i temi, le nevrosi e le morbosità del Novecento.

balthus-autoritratto-1940

Trascorre la giovinezza tra Berlino, Berna e Ginevra al seguito degli irrequieti genitori. Ad incoraggiarlo sulla strada della pittura è il poeta tedesco Rainer Maria Rilke, amico e amante della madre.
che avrà una notevole importanza nel destino dei giovani fratelli Klossowski.
Il periodo ginevrino segna una certa stabilità nella vita di Balthus, che inizia ad avvicinarsi all'arte con una serie di disegni a inchiostro nei quali illustra una storia che ritrae il suo gatto Mitsou, che nel 1921 vengono pubblicate. Mitsou, con una prefazione scritta dal mentore dell'artista, Rilke, racconta la storia di un ragazzo e del suo gatto. Sulla copertina del libro appare per la prima volta il soprannome dell'artista col quale Balthazar firmava i suoi lavori da bambino. La trama del libro prefigura la sua passione per i gatti, che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita e che sarebbe riemersa nel suo Autoritratto. Il re dei gatti del 1935. Nel 1921 Rilke lo convince a pubblicare una raccolta di disegni infantili sul suo gatto Mitsou.

Cresce a contatto con pittori come Paul Cezanne, Henri Matisse, Joan Mirò e Pierre Bonnard. E' amico dei romanzieri Albert Camus, André Gide e del drammaturgo Antonin Artaud.
Verso la fine del 1922 Balthus rientra a Berlino con la speranza d'iscriversi alla Scuola di Belle Arti, a causa dell'instabilità familiare, invece, passa l'inverno nello studio dello zio pittore Eugen Spiro dipingendo ed elaborando bozzetti teatrali ispirati alle opere cinesi. Nel 1924 Balthus allora sedicenne, seguendo il fratello maggiore Pierre, torna anche'egli a Parigi.
Nei primi anni Venti viaggia in Italia. Nel 1925 si stabilisce a Firenze, visitando tutte le città d'arte. Visita gli Uffizi, la chiesa di Santa Maria del Carmine dove studia gli affreschi di Masolino. Lo colpisce Piero della Francesca, soprattutto l'opera la "Leggenda della Vera Croce” e Masaccio di cui studia la "vita di Pietro" della famosa Cappella Brancacci nella chiesa degli Scalzi a Firenze. Conosce Carlo Carrà e Felice Casorati.

Dal 1927 si dedica totalmente alla pittura. La prima personale si svolge nel 1934, anno nel quale dipinge uno dei suoi primi capolavori, "La Rue". E' organizzata a Parigi alla Galerie Pierre, una delle più note della città. E' un evento. André Masson è indignato, ma Antonin Artaud scrive: "Balthus si serve della realtà per meglio crocifiggerla".

A cominciare dagli anni Trenta Balthus si specializza in interni essenziali, dai colori crepuscolari in cui spesso campeggiano ragazze adolescenti dall'aria malinconica ed enigmatica. Nel 1936 si trasferisce alla Cour de Rohan. Va a trovarlo Pablo Picasso. In questa casa esegue i ritratti della viscontessa de Noailles, di Derain e di Jean Miró con la figlia Dolores, La montagne, Les enfants. Quest'ultimo dipinto è acquistato da Picasso.


Dipingere è uscire da se stessi,
dimenticare se stessi,
preferire l'anonimato a ogni cosa
e rischiare talvolta di non essere in accordo
con il proprio secolo e con i contemporanei.




Nel 1937 sposa Antoinette de Watteville, un'amica d'infanzia proveniente da un'antica ed influente famiglia aristocratica di Berna. L'aveva incontrata nel 1924 ed aveva posato per lui come modella per il già menzionato La Toilette e per una serie di altri ritratti. Dal matrimonio nascono due figli, Thaddeus e Stanislas (Stash) Klossowski, che recentemente hanno pubblicato alcuni libri su loro padre, includendo anche le lettere ricevute dai loro genitori. La storia d'amore con Antoinette è burrascosa e lo porta, dopo un'ennesima rottura, a tentare il suicidio, che Antonin Artaud ricorderà nel brano dal titolo La misèere peintre in cui raccontà di aver trovato Balthus disteso inerme.

Artaud chiede a Balthus di progettare le scene e i costumi dei Cenci, nel 1935. Nel 1935 Balthus si trasferisce in un altro atelier in Cour de Rohan dove dipingerà soprattutto ritratti su commissione. Balthaus ottiene in quegli anni pre-guerra un grande successo che gli vale una serie di riconoscimenti nell'ambito artistico. Ben presto il suo lavoro suscita l'ammirazione di pittori e letterati: la sua notorietà cresce.

Nel 1940 a causa dell'invasione della Francia da parte dell'esercito tedesco Balthus è costretto a unirsi alle truppe sul fronte alsaziano. La sua permanenza nell'esercito durerà pochi mesi: ferito gravemente verrà congedato e si rifugerà con la moglie in Savoia, in una fattoria di Champrovent, nei pressi di Aix-les-Bains; lì inizia a lavorare a due dei suoi dipinti più importanti, Paysage de Champrovent (1942-1945 e The Living Room (1942). Nel 1942 scappa dalla Francia, ormai in mano ai Nazisti, fuggendo in Svizzera prima a Berna e poi nel 1945 a Ginevra.



Bisogna imparare a spiare la luce.
Le sue modulazioni, le sue fughe e i suoi passaggi.
Fin dal mattino,
dopo la prima colazione, dopo la lettura della posta,
bisogna informarsi sulle condizioni della luce,
apprendendo allora se quel giorno si dipingerà,
se ci si addentrerà profondamente nel mistero del quadro.
Se la luce dell'atelier sarà buona per mettervi piede.




Nel 1951 soggiorna in Italia: si reca a Roma e a Sermoneta, splendida cittadina medioevale, dove incontra Elektra Prekas, una giovane greca che frequenta segretamente. Dalla relazione nasce il figlio Andros. Tre anni dopo va a vivere nel Castello di Chassy sul Morvan, dove coabita con la nipote Frédérique Tison e dà gli ultimi tocchi ai suoi capolavori La Chambre (1952), probabilmente influenzato dai racconti del fratello Pierre) e Le Passage du Commerce Saint-André (1954).

Nel 1961 si trasferisce a Roma, dove lavora a Villa Medici come direttore della Académie de France à Rome, nominato dal ministro francese della cultura André Malraux.
Nel 1962 a Kyoto, dove si reca per reperire artisti nipponici da far esporre al Petit Palais, conosce la ventenne Setsuko Ideta, proveniente da una antica famiglia di samurai. Diventa sua modella e ispiratrice, dopo averlo raggiunto a Roma. Nel 1967 si sposano: la coppia ha due figli, Fumio (nato nel 1968 ma morto solo due anni dopo) e Harumi (nata nel 1973).

Nella capitale conosce Federico Fellini. Il regista italiano disse: "Apparve dinanzi ai miei occhi un grandissimo attore, tra Jules Berry e Jean-Louis Barrault; alto magro, profilo aristocratico, sguardo da dominatore, gesti magistrali, con alcunché di enigmatico, diavolesco, metafisico: un signore della Rinascenza e un principe della Transilvania".

Nel 1977 si trasferisce a Rossiniere, nel Cantone svizzero del Vaud. Nel 1980 vengono esposti 26 suoi dipinti alla Biennale di Venezia. Nel 1998 è proclamato "Dottore Honoris causa" all'Università di Wroclaw.
Balthus è l'unico artista ad aver visto, ancora vivente, alcune sue opere, inserite nella collezione del Louvre; le tele provenivano dalla collezione privata di Picasso, donata al museo.
Nel 2001 Balthus termina l'ultimo quadro, intitolato L'attesa, e muore in Svizzera il 18 febbraio, a pochi giorni dal suo novantaduesimo compleanno. Alle esequie di Balthus, partecipano moltissimi volti noti della politica dell'arte e dello spettacolo. Durante il funerale Bono, il cantante degli U2 canta per le centinaia di presenti, tra cui il Presidente della Francia Chirac.
La sua vedova, la Contessa Setsuko Klossowska de Rola, dirige la Fondazione Balthus, creata nel 1998



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Tazza_Balthus





La sua arte




hofer-balthus

Balthus è stato l'ultimo mito del Novecento, l'estrema incarnazione di un'idea dell'arte con il suo carico di esclusivismo e non di privilegio. Un maestro tuttora vivo. La sua arte, su cui Bonnard e Giacometti ebbero una influenza decisiva, si colloca a metà strada tra un naif molto introspettivo ed intimista e alcune venature di surrealismo.

Celeberrimi sono i suoi "interni" - spesso percorsi da connotazioni erotiche - anche se la sua produzione indagò anche il tema del paesaggio sia urbano che agrestre.

Non amava molto parlare della sua pittura e delle sue opere: «Trovo che la pittura, in sé, sia un linguaggio. E passare da un linguaggio all'altro è estremamente difficile. Il modo stesso di stendere un colore con un pennello è espressione della pittura. Perché dire la stessa cosa con le parole? Non che mi rifiuti, ma ne sono incapace".

E' con grande gioia invece che Balthus riceveva le lettere che i giovani artisti gli indirizzavano da tutto il mondo. Dalle sue opere emerge una rappresentazione ambigua ed effimera della vita, scaturita da corpi che s'offrono e al tempo stesso si sottraggono, le cui pose mettono in evidenza il profilo delle membra di adolescenti nude.

Immagini impudiche e insieme austere contenute in una rigidità che rende queste rappresentazioni quasi immateriali e forse più misteriose che scandalose. Rappresentando nudi, nature morte, contadini, nella loro verità ultima; le sue sono pitture enigmatiche e il tacito interrogativo contribuisce ad accrescere la suggestione. La pittura di Balthus è segreta quanto il suo autore. Ed è questo a spiegarne la grandezza e a renderla così affascinante.


Bisogna resistere alle mode,
rispettare a ogni costo ciò che si crede valido per sé,
e persino coltivare quello che ho sempre definito,
come i dandy del XIX secolo,
"il gusto aristocratico di non piacere".





Bibliografia delle opere trattate: Rizzoli/Skira, I classici dell'arte




Edited by Milea - 13/8/2022, 14:33
 
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