Cristo portacroce

Lorenzo Lotto, 1526

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    Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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    cristoportacrocep

    Lorenzo Lotto
    Cristo portacroce, 1526
    olio su tela, 66x60 cm
    Parigi, Musée du Louvre
    Firmato e datato “LAUR. LOTUS 1526”



    Lotto dipinse quest’opera, fermata e datata 1526, durante il suo soggiorno a Venezia. Entrata al Louvre nel 1982, la tela appartenne forse in origine a un collezionista privato: così suggeriscono infatti il formato, il soggetto e il tono. Le fonti citano in effetti due diversi dipinti lotteschi con questo tema, presenti in collezioni veneziane.

    Sembra di poter riconoscere il primo proprietario del dipinto in Jacopo Pighetti, un nobile bergamasco che nel suo palazzo veneziano aveva una raccolta di dipinti tra i quali compariva anche un “pietoso Redentore con la croce in ispalla”; da cui il quadro sarebbe passato a Roma e poi in Francia.

    Secondo un modello iconografico assai diffuso in Italia settentrionale tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, Lotto dipinse l’ascesa di Cristo al Calvario con un taglio limitato alla mezza figura: la formula consentiva di concentrare l’attenzione sulla portata emotiva dell’evento accentuando, come in questo caso, le connotazioni drammatiche e patetiche.

    cristoportacroced



    Cristo incede sotto il peso della croce, con il capo coronato di spine e la fronte sanguinante: attorno a lui i soldati si accaniscono, arrivando addirittura a tirarlo per i capelli. Le figure dei carnefici sono volutamente tagliate, in modo da non distogliere l’attenzione dal soggetto principale e insieme da suggerire che la schiera dei torturatori sia in verità molto più ampia.

    L’immagine è costruita in modo da suscitare nell’osservatore pietà e devozione: lo sguardo di Gesù è sofferente e la delicatezza delle sue mani diafane contrasta con i gesti delle ruvide mani degli sgherri. Anche le fisionomie dei soldati risultano volutamente caricate. Gli studiosi hanno evidenziato un diretto rapporto tra questa iconografia e fonti lombarde di ambito leonardesco. La straordinaria finezza dell’esecuzione pittorica, evidente soprattutto nella resa degli effetti di luce, testimonia la volontà dell’artista di trovare consensi presso il raffinato pubblico veneziano. (M.@rt)




    Edited by Milea - 23/6/2014, 18:56
     
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