Il giardino degli Hoschedé a Montgeron, Claude Monet, 1877

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view post Posted on 25/9/2022, 17:31     +1   +1   -1
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Giardino-degli-Hoschede-a-Montgeron-P

Claude Monet
Il giardino degli Hoschedé a Montgeron
1877
Olio su tela
172x192cm
ERMITAGE - San Pietroburgo






Durante il periodo di Argenteuil, Monet si reca di tanto in tanto a Parigi per rinnovare il suo repertorio con vedute cittadine.

Probabilmente durante uno di questi spostamenti, nella primavera del 1876, il pittore incontra il mercante Ernst Hoschedé che, affascinato dalla sua pittura, lo invita nella sua residenza a Montgeron dove gli commissiona la decorazione del castello di Rothenburg.

Monet accetta il lavoro ed esegue quattro dipinti che illustrano le due stagioni durante le quali egli si trattiene a Montgeron.

Realizza nelle tele due vedute del giardino della residenza, una veduta dello stagno e una grande tela con dei tacchini che beccano sul prato.

"Il giardino degli Hoschedé a Montgeron" fa parte di questo ciclo decorativo; Monet rinuncia definitivamente alla costruzione prospettica tradizionale dello spazio e non struttura l'ambiente scandendolo secondo piani di profondità, ma lo organizza attraverso valori di superficie, dal basso verso l'alto.

I colori utilizzati sono accesi e brillanti e restituiscono perfettamente la lussureggiante vegetazione descritta attraverso la prevalenza di pigmenti gialli, verdi e rossi. (M.@rt)





 
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LES-dindons-P

Claude Monet
Les dindons (I tacchini)
1877
Olio su tela
174,5 x 172,5cm
Musée d'Orsay - Parigi


Eseguito per gli Hoschedé, il dipinto di grandi dimensioni rappresenta un prato dove becchettano dei tacchini. Le pennellate sono stese a tocchi molto ampi che generano un effetto quasi “diviso”.

Il verde del prato è ottenuto dalla combinazione di tonalità di verdi a cui sono mescolate tonalità azzurre e blu. Il manto chiaro degli animali è realizzato con un impasto di pennellate bianche, rosa, azzurre e verdi.

Sul finire degli anni settanta Monet si dedica soprattutto allo studio sull’influenza reciproca dei colori. Usa pennelli con grosse spatole che gli consentono di mantenere distinte le ampie pennellate. Così, se guardato da lontano, il dipinto acquista una definizione netta che si perde, però, a un’osservazione attenta a breve distanza.

L’impatto emotivo è molto forte e il soggetto sorprende per la sua inconsuetudine: non è infatti la veduta di un giardino con gli animali da cortile, bensì lo scorcio di una porzione di prato dominata da enormi tacchini, che sembrano correre in avanti, dal primo piano fin fuori dalla tela. (M.@rt)


 
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