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Madame Pompadour nel 1749-50, ritratta sempre da Boucher.
Giunta al culmine del potere, Madame Pompadour non perde di vista nulla: amministra le proprietà di famiglia, elargisce cariche, sceglie la moglie per l'erede al trono, sostiene gli enciclopedisti, caldeggia l'espulsione dei Gesuiti tenendo però a bada i rigurgiti più anticlericali dei suoi consiglieri.
Durante il conflitto, i suoi appartamenti si trasformano in un vero e proprio gabinetto di guerra, con carte militari sparse ovunque, puntellate dei suoi nei finti appiccicati sui confini per aggiornare le avanzate (e soprattutto le ritirate) delle truppe francesi.
Luigi, sempre più sprofondato nel suo carattere lunatico che gli anni hanno trasformato in depressione a causa dei lutti familiari che lo perseguitano, la lascia fare, purchè sia chiaro a tutti che è lui a decidere e ad avere l'ultima parola.
Nel 1752, non sapendo più come omaggiare l'amica, le regala un tabouret, ossia uno sgabello: ben poca cosa, se non fosse che solo alle duchesse è permesso sedersi in presenza della regana durante il pranzo del re.
Madame de Pompadour, ora duchessa, è all'apice del successo, potente e temuta, riverita ma anche odiata.
I libelli contro di lei, le cosiddette poissonade (dal suo cognome da nubile), si sprecano: un foglio anonimo, forse messo in circolazione dal suo acerrimo nemico,il ministro Maurepas, svela a tutti il suo precario stato di salute e la scarsa passione amorosa.
Da qualche anno, infatti, soffre di una grave infezione polmonare aggravata da numerosi aborti spontanei e dalla leucorrea, che l'avrebbe resa frigida.
Offesa nell'animo, debole nel fisico fiaccato dalla malattia, Madame si batte come un leone per difendere il proprio onore e le proprie posizioni, riuscendo perfino a far cacciare il potente Muarepas e a far nominare cardinale e poi ministro il fido, quanto politicamente inesperto, abate Bernis.
Madame Pompadour nel 1755, questa volta ritratta da Maurice Quentin de La Tour.
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