Viandante sul mare di nebbia (Der Wanderer über dem Nebelmeer), Caspar Friedrich, 1818

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view post Posted on 12/2/2012, 14:29     +3   +1   -1
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Der-Wanderer-uber-dem-Nebelmeer-P

Caspar Friedrich
Viandante sul mare di nebbia
(Der Wanderer über dem Nebelmeer)
1818
Olio su tela
98,4 x 74,8 cm.
Hamburgher Kunsthalle - Amburgo



E’ questa l’immagine più emblematica dell’arte di Friedrich, ma anche, forse, di l’intero Romanticismo. Un viandante solitario ha raggiunto la cima di un monte, da cui domina il vasto panorama: i capelli sono scompigliati dal vento e la sua vista spazia sui rilievi lontani, sul cielo, sulla nebbia che si addensa nelle valli, impedendo di coglierne la morfologia.

Il paesaggio percorso dal suo sguardo assume un’intensità che lo rende quasi irreale e la scena si trasforma in un emblema della “Sehnsucht” (lo struggimento), così caratteristico della sensibilità romantica.

A dieci anni di distanza dall’“Altare di Tetschen”, un’altra vetta è protagonista di un evento che assume una portata metafisica. I due dipinti sembrano quasi instaurare un silenzioso dialogo, ma se il primo esprimeva comunque speranza, al secondo l’artista affida un messaggio di nostalgia per l’impossibile fusione con il Tutto. Il protagonista è presentato di spalle e le rocce invadono il primo piano; l’osservatore è dunque invitato a entrare e portato a identificarsi con il personaggio, vivendo le sue stesse sensazioni.

Vi sono concentrati molti degli elementi distintivi della cultura dell’epoca: l’ansia di infinito; l’aspirazione a una sempre delusa, irraggiungibile, comunione con la natura e, attraverso di essa, con il divino; la malinconia che deriva dalla consapevolezza di restare confinati entro i limiti dell’umano; l’ammirazione estatica per la bellezza del creato e il suo caricarsi di un senso religioso; la solitudine, che diventa uno stato esistenziale. In breve, tutto ciò che sta alla base della sensibilità moderna; la coscienza della propria finitudine.

Sorge spontanea una consonanza con i versi dell’“Infinito”, composto da Giacomo Leopardi proprio nello stesso giro d’anni: ... mirando, interminati/spazi... e sovrumani silenzi, e profondissima quiete/io nel pensier mi fingo... Così tra questa/immensità s’annega il pensier mio/e naufragar m’è dolce in questo mare". ( Mar L8v )







Edited by Milea - 3/2/2023, 10:55
 
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view post Posted on 3/2/2023, 10:58     +1   -1
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