Antonio Canal, detto il Canaletto

Biografia dell'artista

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Pl@net Admin
    Posts
    34,024
    Location
    Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

    Status
    Offline


    Antonio Canal, detto il Canaletto


    “Supera tutto ciò che è mai esistito […]
    La sua maniera è luminosa, gaia, viva, trasparente e mirabilmente minuziosa.
    Gli inglesi hanno a tal punto viziato questo artista,
    offrendogli per i suoi quadri tre volte di più di quanto ne chieda egli stesso,
    che non è più possibile comprar nulla da lui”




    giovanniantoniocanalett

    Antonio Canal, detto il Canaletto, ricevette già in vita onori e lodi. Committenti italiani, tedeschi e soprattutto britannici lo coprirono d’oro e ne fecero il modello dell’artista svincolato dagli obblighi dell’Accademia, impegnato nella realizzazione di quadri profani di medie dimensioni, adatti all’arredo delle dimore borghesi e signorili.

    Egli nacque a Venezia il 17 ottobre 1697, da un padre pittore e scenografo di una certa fama. I suoi esordi furono all’interno della bottega artigiana di famiglia dove, dato il mestiere, fondamentale era la conoscenza e l’applicazione delle regole della prospettiva architettonica e illusionistica.
    Nel 1719 la realizzazione delle scene del Tito Sempronio Greco e del Turno Auricino di Alessandro Scarlatti spinse il giovane Canaletto a Roma.

    Fu là che egli “scomunicò solennemente il teatro” e, venuto a contatto con i capricci architettonici e le vedute della città di Viviano Codazzi (1604-1670), Gaspar Van Wittel (1653-1736) e Giovanni Paolo Pannini (1691-1765), prese a realizzare una serie di “scaraboti” (così egli li definì) davanti ai monumenti antichi del Foro, del Campidoglio, del Campo Marzio.

    Tornato l’anno seguente in patria, cominciò a tracciare sul taccuino personale vedute di Venezia “en plein air”, con l’ausilio della camera ottica. Lo strumento, già utilizzato nei Paesi Bassi alla metà del Seicento, permetteva al pittore un approccio rigoroso al paesaggio architettonico, trasposto dettagliatamente sul foglio di carta. In studio egli scomponeva e ricomponeva i disegni, alterando le vedute, concedendosi licenze poetiche, deformando insomma il dato reale.

    Nel Canal Grande da palazzo Balbi verso Rialto, nel Rio dei Mendicanti (entrambe a Ca’ Rezzonico), nella Piazza San Marco della collezione Thyssen Bornemisza di Madrid, tutte datate tra il 1719 e il 1723, Canaletto esaltò i contrasti chiaroscurali tra le zone in ombra e quelle soleggiate, ricorrendo ad una gamma cromatica verde-azzurra e grigio-argento, fredda, e ai toni brumacei della tavolozza del conterraneo Marco Ricci, grande pittore di paesaggio.

    Alla fine degli anni Venti l’artista entrò in contatto con il primo compratore inglese, Owen Mc Swiney, spregiudicato impresario teatrale e mercante d’arte che gli commissionò due Capricci con tombe allegoriche di Lord Somers e dell’arcivescovo Tillotson, parte di una serie di ventiquattro tele dedicate alla celebrazione di famosi personaggi britannici del secondo Seicento. L’artista si misurò così con il genere del capriccio architettonico, proprio della cultura del “pittoresco” tipica mondo illuminista settecentesco.

    Egli schiarì intanto la tavolozza, abbandonando i toni cupi e violacei, carichi di umori romantici, in favore di una luminosità cristallina e solare, più consona al gusto degli acquirenti inglesi. Il massimo esito venne raggiunto nel Ritorno del Bucintoro al molo nel giorno dell’Ascensione, appartenuto a Caterina II di Russia (Mosca, Museo Puskin). Canaletto realizzò in questo periodo due dei suoi capolavori, Il laboratorio del tagliapietra (Londra, National Gallery) e Il Fonteghetto della Farina (Venezia, collezione privata).

    Study of a Merchant Vessel
    Pen and brown ink and gray and brown wash over black chalk;
    bears inscription in brown ink


    canalettopareink1

    Al 1730 risale la conoscenza di Joseph Smith, banchiere, mercante, uomo di cultura, futuro console britannico a Venezia, che “lanciò” definitivamente il pittore commissionandogli dodici vedute della città, una sorta di campionario per i potenziali acquirenti, ospiti nel suo palazzo ai Santi Apostoli. Nel 1735 Visentini tradusse in incisione i dipinti di proprietà Smith: le vedute conquistarono nel giro di pochi mesi il pubblico d’oltremanica.

    Del 1738 è lo stupefacente Bacino di San Marco (Boston, Museum of Fine Arts) dove Canaletto “dilata” lo spazio, come se lo vedesse attraverso un grandangolo, a cercare la veduta panoramica abbassando la linea dell’orizzonte.

    All’apice della fama, l’artista si trasferì nel 1746 a Londra. Là, per dieci anni, fu in contatto con una realtà urbana, climatica e storica profondamente diversa che gli diede l’opportunità di meditare e di ripensare il suo approccio al “vero”. Realizzò nello studio di Silver Street (l’attuale Beak Street, presso Regent’s Park) numerose vedute panoramiche, nelle quali animò i primi piani di un’umanità attiva e ciarliera.

    I numerosi dipinti (tra i quali vale la pena ricordare il Tamigi dalla terrazza della Somerset House, la Veduta del castello di Warwick, il Ponte di Walton) sono purtroppo inaccessibili al grande pubblico, custoditi nelle residenze private dell’aristocrazia inglese.

    Canaletto scelse il ritorno a Venezia per dedicarsi ai capricci e alle vedute di fantasia. Nel Capriccio con il ponte di Rialto (Parma, Galleria Nazionale) egli raffigurò il celebre ponte secondo la ristrutturazione cinquecentesca, di impianto classicheggiante, progettata da Andrea Palladio e mai realizzata; nel Capriccio con motivi classici (Milano, Museo Poldi Pezzoli) rielaborò le suggestioni del giovanile viaggio romano, mostrando di aderire al gusto del tempo per il paesaggio pittoresco.

    Quando il maestro morì, il 18 ottobre 1768 nella sua casa a San Lio, dopo aver ottenuto una tarda ammissione all’Accademia di Pittura e Scultura della città, non lasciò discepoli. Il richiamo di Venezia, grazie ai suoi capolavori, si era fatto però potente: masse di artisti e di viaggiatori arrivarono dall’Inghilterra in laguna per tutta la seconda metà del Settecento, e ancora oltre. Fonte



    canalettopareink

    An Architectural Capriccio with a Pavilion and a Ruined Arcade on the Water's Edge
    Pen and brown ink and gray wash over black chalk





    Clicca sulla tazza sottostante
    per visualizzare tutte le opere trattate in questa sezione







    La sua arte





    canalettoinkpaper

    Canaletto ebbe il grande merito di inserire il «vedutismo» veneziano nel cuore della cultura illuministica, della ragione che trionfa sul secolo delle ciprie e delle parrucche. Dopo il periodo giovanile del chiaroscuro elaborò una pittura che si basava da un lato sul colore dalle tonalità più diverse, comunque già cariche di luce, e dall'altro sull'uso della prospettiva quale elemento scientificamente semplificatore.

    Usò la prospettiva non per creare un'immagine che si allontana bensì un'immagine che si avvicina. Il punto di fuga all'orizzonte non respinge nel mare della distanza i palazzi e i canali, il paesaggio, ma sembra sospingerli verso chi guarda, in primo piano.

    Questa intuizione raggiunse il massimo dell'efficacia con le vedute inglesi, che per lungo tempo sono state considerate inferiori alle vedute veneziane: la critica più recente ha invece ribaltato la valutazione, almeno per quanto riguarda la tecnica pittorica.

    Certo, il fascino di Canaletto, il suo nome e la sua opera sono indissolubilmente legati alla città natale, al punto da potersi chiedere se egli sarebbe stato altrettanto grande qualora non avesse mai potuto conoscere Venezia.




    Man Smoking a Pipe (recto);
    Standing Man and Two Studies of His Head (verso)
    Pen and brown ink, over traces of lead or graphite (recto);
    vertical ruled line in lead or graphite at center,
    standing men and study of profile head in pen and brown ink,
    over traces of graphite or lead; study of head in graphite (verso)
    Drawings: 29,8x16,4 cm



    La superba e prospera Venezia, che infiniti traffici legavano all'Oriente, era stata a suo tempo più lenta degli altri centri italiani ad accettare lo stile rinascimentale e l'applicazione brunelleschiana delle forme classiche restituite all'architettura. Ma, una volta accettata la nuova moda e il nuovo stile, vi aggiunge di suo una gaiezza e un calore che evocano la grandiosità delle famose città mercantili del periodo ellenistico da Alessandria ad Antiochia.

    Mentre l'atmosfera lagunare, che sembra sfumare i contorni troppo netti delle cose e fondere il loro colore in una luminosità diffusa, insegna ai pittori veneziani a usare il colore forse con maggiore consapevolezza e attenzione di quanto avessero mai fatto in passato i pittori sia nel resto dell'Italia sia all'estero. Canaletto approfondisce le ricerche sulla prospettiva dando nuove dimensioni e possibilità al genere paesaggistico.

    Egli non inventa, piuttosto risolve il problema con accenti molto personali. Prima di lui il già citato Carlevarijs, figlio di un matematico, nel dilemma tra veduta esatta e veduta di fantasia aveva rifiutato di usare la prospettiva solo come mezzo di illusione spaziale. Canaletto ordinò e approfondì, conservando un primato di rigore anche nella considerazione dei contemporanei, che sotto questo profilo lo preferirono al grandissimo virtuoso Francesco Guardi (1712-93). Fonte


    capricciowitharomantriu
    Capriccio with a Roman Triumphal Arch
    Pen and brown ink, brush and gray wash, over traces of lead or graphite
    Drawings: 38,1x54 cm (The Metropolitan Museum of Art)






    Bibliografia delle opere trattate: Rizzoli/Skira, I classici dell'arte





    Edited by Milea - 16/6/2014, 20:50
     
    .
0 replies since 25/2/2012, 19:49   427 views
  Share  
.