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Salvador Dalì L’Angelus di Gala, 1935 olio su tavola, 32x27 cm New York, Museum of Modern Art (MoMA)
In questo dipinto, la figura di Gala (raffigurata in due diverse posizioni e vestita con la giacca ricamata che porta nel dipinto La sfinge di zucchero e in molti altri) è strattamente associata all’immagine dell’Angelus di Milet, appeso alla parete dietro di lei, i cui significati nascosti che Dalì credeva di scorgervi, sono abbondantemente spiegati nel suo Il mito tragico dell’Angelus di Millet.
La donna del dipinto di Millet, in atteggiamento pio e sottomesso, starebbero addirittura meditando l’assassinio dell’uomo accanto a lei. Mentre la figura di schiena siede su un semplice cubo, quella di fronte ha sotto di sé una carriola dello stesso tipo di quella raffigurata nel dipinto del francese e che, da comune attezzo contadino, è stata eletta da Dalì a intenso simbolo sessuale.
Altro particolare interessante, i contadini del quadro sono raffigurati anch’essi seduti sulla carriola (stabilendo così un ulteriore collegamento tra loro e Gala) e non, come avviene nell’originale, in piedi uno accanto all’altro, con la carriola dietro la donna, in posizione meno evidenziata.
Inquieta che l’artista abbia legato l’immagine della sua compagna a quella dei due personaggi di Millet, nei quali egli vede il paradigma dell’incontro fatale tra la mantide religiosa e il maschio, che essa divora dopo l’accoppiamento. Forse un’ ombra del terrore del pittore davanti all’eterno femminino e al suo fascino potenzialmente castrante.
Dalì attribuiva una particolare importanza all’immobilità assorta che nel dipinto caratterizza lo sguardo di Gala: “La fissità di Gala che guarda Gala deve essere posta in primo piano, inaugurando il mito tragico dell’Angelus di Millet”. Nel Dictionnaire abrégé du Surréalisme, uscito nel 1936 e del quale Dalì redasse alcune parti, alla voce Gala egli fa corrispondere la definizione: “Donna violenta e sterilizzata”. (M.@rt)
Edited by Milea - 29/7/2021, 14:55
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