La montagna Sainte-Victoire, Paul Cézanne, 1904

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Cezanne-La-montagna-di-Saint-Victoire--1905

Paul Cézanne, La montagna Sainte-Victoire (1904 ca.)
olio su tela, cm 6,5 x 83
Zurigo, Kunsthaus



Un paesaggio, un edificio o un semplice oggetto, attrae irresistibilmente il pittore e lo risucchia in una sorta di vortice. Finisce per concentrarsi su quello, come se in esso fosse racchiuso il segreto della sua opera, o della sua vita. E lo dipinge da diversi punti di vista o dallo stesso, in un solo periodo o a distanza di anni. Creando una serie, come Claude Monet con la cattedrale di Rouen e le ninfee, oppure opere indipendenti, diverse una dall’altra, come Paul Cézanne con la montagna Sainte-Victoire. L’ha dipinta quaranta volte a olio, e altrettante ad acquarello.

La ripetizione è caratteristica della sua pittura analitica
- tant’è che si concentrò sempre sugli stessi motivi: i bagnanti, le mele, i giocatori di carte, la moglie. Ma se queste opere sconcertanti - ritenute quasi subito la matrice dell’avanguardia del ‘900 - mi lasciano ammirata e però impassibile, quelle sulla Sainte-Victoire esercitano su di me la stessa fascinazione ossessiva, quasi ipnotica, che la montagna esercitava su di lui. E quando sono andata in Provenza, mi sono accorta che la montagna non c’era più. Cioè: dopo aver visto una Sainte-Victoire di Cézanne, non si può più vedere la montagna vera, ma solo quella dipinta da lui. Così, per me, fanno le opere d’arte. Non aboliscono la realtà, ma la sostituiscono. Creano un mondo parallelo.

La Sainte-Victoire l’aveva sempre avuta sotto gli occhi, poiché era l’attrazione turistica di Aix-en-Provence, la sua città natale: cartolina già usurata dai paesaggisti locali, meta di escursioni e di scavi (vi erano stati rinvenuti fossili e uova di dinosauro). Ma Cézanne dovette consumare quasi tutta la vita per scoprire che quel blocco di calcare, mille metri di altitudine a dominio della piana circostante, non era solo una montagna.

All’inizio, era stata lo scenario romantico della sua adolescenza.
Nella sottostante valle verde dell’Arc, prendeva il sole e faceva il bagno coi suoi amici del College Bourbon, fra cui l’inseparabile Émile Zola. Non pensava ancora di dipingerla: figlio di un banchiere, era destinato a studiare legge - e comunque sognava solo di andar via dalla provincia. Come fece quando, a 22 anni, raggiunse Parigi per diventare pittore. Lo notarono per il caratteraccio, la barba selvaggia, il linguaggio scurrile, lo stile brutale - insomma per il personaggio del pittore anti-accademico, rifiutato dai Salon. Dagli impressionisti, il cui movimento costeggiò, apprese la lezione decisiva: dipingere all’aperto, nella natura.

Però, salvo una volta, la montagna sembrava scomparsa dalla sua memoria e dalla sua pittura. Finché, nel 1886, lasciò Parigi per stabilirsi definitivamente ad Aix. Voltò le spalle alla metropoli, alla speranza di gloria e alle relazioni sociali, e scelse di vivere isolato, dedicandosi solo all’esercizio della pittura, come un artigiano (dissero che vestiva “come un vetraio”). E quasi subito, la Sainte-Victoire diventa il motivo dominante. Prima la dipinge da lontano, dalla casa della sorella; poi dalle cave abbandonate di Bibémus. Infine, dopo il 1902 identifica il punto giusto. Quell’anno, infatti, Cézanne si trasferisce nella casa-atelier che si è fatto costruire a Les Lauves, su una collina sopra Aix. E’ come una rivelazione.

Cézanne esce dalla sua casa-atelier con la scatola di colori, risale la collina per un chilometro e sistema il cavalletto in un uliveto. Tutte le ultime Sainte-Victoire (una decina a olio, 17 ad acquarello) sono dipinte da questo stesso punto di vista frontale, con spostamenti a sinistra o a destra che sembrano corrispondere al movimento reale del pittore. Sono quadri molto simili, spesso dello stesso formato: la montagna invade la superficie pittorica. La Sainte-Victoire di Zurigo è una delle ultime. Cézanne la dipinge forse intorno al 1904: è invecchiato precocemente, soffre di diabete, lamenta la crescente miopia.

Il quadro sembra dipinto in fretta
, con una fitta trama di pennellate verticali, furiose, frante, quasi febbrili. Si ha l’impressione di guardare un’immagine fuori fuoco, un flusso di sensazioni a colori, un quadro astratto, una foresta vibrante, una tappezzeria indecifrabile. La visione è così sintetica che solo aguzzando lo sguardo nella tessitura cromatica si riconoscono le forme e i volumi: la macchia ocra in basso sulla sinistra riassume una casa, i tocchi di verde sono gli olivi della piana, i bianchi della canapa non dipinta i riflessi della luce sui campi.

La montagna è una massa blu che si erge a due terzi della tela: la linea parallela all’orizzonte rende l’estensione, la linea perpendicolare la profondità; le nuvole verdi del cielo riflettono gli alberi, perché ciò che vediamo non è l’apparenza del paesaggio colto in un istante, ma la sua essenza unitaria e armoniosa nella persistenza della durata. Forse il quadro fu lasciato incompiuto. O forse Cézanne ritenne che il non-finito fosse il linguaggio più appropriato per restituire la sensazione esatta della sera - quando i contorni fluttuano, la montagna sta per essere inghiottita dall’oscurità, la pesantezza si dissolve e lascia spazio alla malinconia.

A un amico, in quei giorni, scrisse di essere vicino alla realizzazione di sé in arte: l’esperienza di una vita intera gli aveva infine permesso di appropriarsi dei mezzi per esprimere l’emozione. Nell’ottobre del 1906, durante una sessione di pittura all’aperto, fu sorpreso da un temporale ed ebbe un malore. Fu ritrovato più tardi, fradicio e intirizzito. Aveva sempre detto di voler morire col pennello in mano e quasi ci riuscì: la polmonite se lo portò via in pochi giorni. Guardando le sue estreme Sainte-Victoire, dipinte da Les Lauves, si comprende che quel monolite roccioso, duro, frustato dal vento, che svetta solitario sulla pianura sottostante, assomigliava a lui - e per questo in esso si era riconosciuto. Cézanne è seduto davanti alla montagna.

Elimina dal quadro tutto ciò che disturba
: le tracce degli uomini, le strade, il viadotto - perfino le case e gli alberi. Dialoga con lei, da solo a sola: guardandosi come in uno specchio. Melania Mazzucco






Edited by Milea - 28/11/2022, 13:41
 
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La vita di Paul Cézanne





Paul Cézanne
I giocatori di carte
1890-1895
olio su tela - 47,5 × 57 cm.
Musée d'Orsay, Parigi


Nella storia della modernità ci sono colline, montagne e vette che spiccano nel panorama dell'arte europea. Paul Cézanne è la punta di un cono che copre, come un grande mantello, tutto quanto avverrà dopo di lui: l’immagine del cono non è scelta a caso, perché egli stesso - parlando dell'infinito spettacolo della natura - disse che poteva essere modellato secondo tre forme elementari: la sfera, il cono e il cilindro.

paul-cezanne_Portrait

Era nato nel Midi, a Aix-en-Provence nel 1839, suo padre era un banchiere e con lui lavorò da giovane. Al collegio Bourbon divenne amico di Émile Zola, un incontro decisivo, per intraprendere poi studi di diritto. Una formazione da autodidatta, senza Académie des Beaux Arts e senza frequentare atelier d' artisti.

Soltanto nel 1861 fece il suo primo viaggio a Parigi che ebbe i suoi effetti grazie soprattutto alla frequentazione dei musei e l'incontro, tramite Zola, degli artisti più in vista del momento. La sua vita oscillò come un pendolo, tra la Provenza e Parigi, ma il suo baricentro rimane senza alcun dubbio Aix, i dintorni della campagna dove installò l’atelier di Lauves e la montagna di Sainte-Victoire che assume nella sua pittura di paesaggio una funzione simbolica e esercitò su di lui un’irresistibile attrazione. Una mostra a Palazzo Reale di Milano (fra il 2011 e il 2012) ne ha ripercorso l’opera dai primi faticosissimi esordi fino al 1906, anno della morte.

Cézanne vuol divenire pittore, malgrado l'ostilità del padre-padrone che gli renderà difficile anche la vita privata e si rassegnerà solo negli anni ottanta, quando Cézanne è ormai un pittore affermato. Nel “Bacio della musa”, 1850-60, c’è una vena tardo romantica e le “Quattro stagioni”, 1860, sono il segno della sua imperizia e della sua ingenua vena arcadica: ma nel “Bagnante” e nel “Teschio con bollitore” la pennellata si fa densa e decisa, la tavolozza ricca di contrasti cromatici.

Siamo alla metà degli anni Sessanta. Dal tema della natura morta trascorre al paesaggio e le prove sono disuguali, come se fosse alla ricerca di una sua strada che s’intravede nel dipinto murale “Pescatore sulla roccia”, 1868, dove mare, cielo e rocce sono una modulata massa bruna e compatta da cui emerge la sagoma del pescatore in camicia bianca.



“Zuccheriera, pere e tazza blu”, che di poco lo precede, è già la prova che tutto il reale è ridotto a forme elementari, con un colore caldo che renderanno celebri le nature morte della maturità. Del ‘70 le prime bagnanti dinanzi alla montagna di Sainte-Victoire: una piccola tela raramente vista in cui i corpi si avvitano nel buio del fondo scuro. I musei di Parigi ebbero un effetto traumatico nel giovane provinciale che conosce al Louvre la grande pittura italiana (Tiziano, Veronese), olandese (Rubens, Rembrandt), spagnola (Velasquéz) e naturalmente l'impatto con Delacroix e con Manet.





Paul Cézanne
Zuccheriera, pere e tazza blu
1865-1866
olio su tela - 30 × 41 cm
Museo d'Orsay, Parigi





Paul Cézanne
Portrait of madame Cezanne
1885
olio su tela - 46 x 38 cm
Berggruen Collection, 1962 acquisition.






Paul Cézanne
Still life with bottle and apple basket (1895)
1895
olio su tela - 62 x 79 cm.
Chicago, Art Institute







Paul Cézanne
Bathers (1875)
olio su tela - 60 x 82 cm.
Musée d'Orsay, Parigi







Paul Cézanne, La signora Cézanne nella serra
1891-1892
olio su tela - 92,1 x 73 cm.
New York, Metropolitan Museum of Art






Edited by Milea - 28/11/2022, 13:59
 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(St. Victoire bij Aix)
1888 circa
Olio su tela
54 x 65 cm
Amsterdam, Stedelijk Museum



Edited by Lottovolante - 3/12/2022, 14:00
 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(Mont Sainte-Victoire)
1897 - 1898 circa
Olio su tela
81 x 100,5
San Pietroburgo, Ermitage

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire)
1886-1887
Olio su tela
59,7 x 72,4 cm
Washington, Phillips Collection

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire)
1902-1906 circa
Olio su tela
63,82 x 81,6 cm
Kansas City, Nelson-Atkins Museum of Art

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire au-dessus de la route du Tholonet)
1904 circa
Olio su tela
72,2 x 92,4 cm
Cleveland Museum of Art

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire)
1890-1895
Olio su tela
55 x 65,4 cm
Edimburgo, National Galleries of Scotland

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire)
1892-1895
Olio su tela
73 x 92 cm
Philadelphia, Barnes Foundation

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(Montagne Sainte-Victoire)
1890 circa
Olio su tela
65 x 95,2 cm
Parigi, Musée d′Orsay

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire)
1904-1906 circa
Olio su tela
83,8 x 65,1 cm
Princeton, University Art Museum

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire)
1900-1902
Acquerello e matita su carta
31,1 x 47,5 cm
Collezione privata

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire)
1902-1904
Olio su tela
73 x 91,9 cm
Philadelphia Museum of Art

 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire)
1888 circa
Olio su tela
64,8 x 81,3 cm
Philadelphia Museum of Art



Edited by Lottovolante - 5/12/2022, 07:51
 
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Paul Cézanne
La montagna Sainte Victoire
(La Montagne Sainte-Victoire)
1904-1906 circa
Olio su tela
55,6 x 46 cm
Detroit Institute of Arts

 
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