TRAMONTO A MONTMAJOUR: scoperto un nuovo Van Gogh

E' la prima tela dell'autore dei Girasoli scoperta "ex novo" dal 1928

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    “Tramonto a Montmajour”: scoperto
    ad Amsterdam un nuovo Van Gogh


    Lo ha svelato il Museo dedicato all'artista. Il "Tramonto a Montmajour" risale al 1888, l'apogeo della carriera del grande post-impressionista olandese


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    Scoperto un nuovo Van Gogh.
    L'annuncio proviene dal celebre Museo di Amsterdam dedicato al grande artista e a lui intestato. La tela si chiama "Tramonto a Montmajour" e risale al 1888, il periodo in cui il geniale postimpressionista olandese si trovava ad Arles. Riproduce, appunto, un'atmosfera crepuscolare nella campagna della Provenza, con i classici vigneti, la rocca e l'abbazia benedettina di Montmajour sullo sfondo.



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    E' la prima tela dell'autore dei Girasoli scoperta "ex novo" dal 1928. Il direttore del museo, Axel Rüger, l'ha descritta come "esperienza che si vive una sola volta nella vita". "E' già una rarità il fatto stesso di poter aggiungere un nuovo pezzo all'opera dell'artista - ha aggiunto Rüger -. Ma quel che rende la scoperta ancor più eccezionale è che siamo di fronte a un lavoro di transizione, a un dipinto di grandi dimensioni, del periodo in cui l'artista era al culmine della carriera. Un evento di simile portata non s'era mai avuto nella storia del Van Gogh Museum".

    Il Tramonto ha trascorso gli ultimi anni in un attico norvegese, acquistato da un privato cui era stato venduto come opera d'altri. I ricercatori dell'Istituto hanno spiegato di essere arrivati alla conclusione, grazie all'identificazione dei pigmenti utilizzati nel dipinto, che corrispondono alla palette, alla tavolozza che Vincent utilizzava nel periodo di Arles.

    Ancora, il quadro è stato dipinto nello stesso tipo di tela e con lo stesso fondo utilizzati in almeno un'altra opera "Arles, le rocce", che si trova al Museum of Fine Arts di Houston, e che guarda caso risale al 1888 e riproduce la stessa area geografica immortalata in questo "Tramonto".

    Opera, le "Rocce", già catalogata nella collezione di Van Gogh nel 1890, alla morte del tormentato artista, conseguenza di una ferita da arma da fuoco autoinflitta, e venduta nel 1901. Citazioni di questa tela si trovano nella sua corrispondenza epistolare. Un'opera ambiziosa, in origine, come dimostrano le misure - 93,3 x 73,3 centimetri - ma poi messa in disparte dall'autore, che l'aveva considerata "un fallimento".

    Il museo aveva già visionato e "rigettato" l'autenticità dell'opera. Ma oggi, grazie anche alle nuove tecnologie di riconoscimento dei materiali, il grande passo è diventato possibile. Particolare decisivo: sulla tela è stato rinvenuto il numero - 180 - con il quale il Tramonto era stato a sua volta registrato nel catalogo ufficiale del pittore originario di Zundert, nel 1891, dove appare come "Sole al tramonto ad Arles".


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    Il quadro "Arles, le rocce", dipinto nel 1888 da Van Gogh, utilizzando la stessa tela
    e lo stesso fondo. Ha aiutato gli studiosi nell'attribuzione del "Tramonto"



    Da lì prende corpo una vicenda ultracentenaria, compendio di distrazione e abbandono. Il quadro fu venduto nel 1901 al commerciante Maurice Fabre, che mai registrò ulteriori passaggi di proprietà. Di fatto, il dipinto scomparve dalla scena fino al 1970, quando tornò alla luce, alla morte di Nicolai Christian Mustad, parte di una nota dinastia norvegese che ha creato la più grande industria di articoli da pesca al mondo. Secondo quanto appurato e/o dichiarato dagli eredi, l'uomo d'affari aveva acquistato il dipinto nel 1908.


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    I primi esperti che videro l'opera pensarono a un falso, o, in alternativa, a un lavoro di un artista minore tedesco. Nel 1991 il Van Gogh Museum non volle autenticare il dipinto, al quale mancava la firma. "Un ammissione dolorosa, oggi - dicono gli esperti dell'istituto - ma comprensible, anche perché mancavano descrizioni dettagliate dell'originale". Theo Meedendorp, uno dei tre esperti che oggi hanno ribaltato la prima sentenza spiega che uno degli elementi fuorvianti potrebbe essere stato il carattere "di transizione" dell'opera. "Da quel momento - spiega Meedendorp - l'artista sentì sempre più l'esigenza di dipingere a impasto e di sovrapporre più strati".


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    Il "Raccolto a La Crau - Montmajour sullo sfondo",
    altra opera coeva che ha contribuito all'identificazione


    Van Gogh si era trasferito nella cittadina provenzale - oggi celebrato buen retiro di artisti contemporanei di tutto il mondo, anche per merito suo - nel febbraio di quel magico 1888. Trascorse lunghi periodi di tempo esplorando il paesaggio provenzale e lavorando all'aperto, in mezzo alla natura. Pare fosse particolarmente affascinato dal paesaggio di Montmajour, con i suoi contrasti tra il pianoro sottostante e lo spuntone roccioso, e coloratissimo. Numerosi i suoi dipinti delle rovine che ritraggono le rovine del monastero, gli uliveti, le rocce che sbucano dalla collina.


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    Il Tramonto (primissmo piano)


    In una lettera, del luglio di quello stesso anno scrisse di essere stato a Montmajour almeno 50 volte, per godere la vista sul pianoro. "E' un enorme tratto di campagna piatta, di cui si può avere una 'vista da uccello' dalla cima di una collina - scriveva all'amico e collega Emile Bernard -. Vigneti e campi di grano appena raccolto, il tutto che si moltiplica all'infinito, estendendosi fino all'orizzonte come la superficie di un mare, limitato dalle piccole colline della Crau". Un altro famoso quadro del 1888, infatti, è il "Raccolto a La Crau - con Montmajour sullo sfondo".

    Il capolavoro restituito al suo creatore sarà visibile nel museo dal prossimo 24 settembre, parte della mostra in corso su "Van Gogh al lavoro", incentrata su altre nuove scoperte sull'opera e sulla poetica del grandissimo Vincent. Dove tra l'altro è possibile ammirare 2 delle 3 versioni esistenti di un altro celebre capolavoro datato 1888 (almeno nella prima versione): la "Stanza di Arles".


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